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Venezia | Louise Bourgeois. The Fabric Works
Fino al 19/09/2010
In mostra nella capitale Americana 70 fotografie di Allen Ginsberg con i celebri ritratti di Jack Kerouac e William S. Burroughs. Tutto nasce quando Allen Ginsberg(1926-1997) acquista nel 1953 una piccola macchina Kodak di seconda mano. Da allora scatta immagini a se stesso e agli amici, agli amanti e ai compagni del suo viaggio "Beat". Smette nel 1963 per riprendere negll'80, incoraggiato dai fotografi Berenice Abbott e Robert Frank. Nelle opere ritroviamo molto più di semplici documenti storici, ma la rappresentazione della poetica della beat generation. Non è forse tutto nell'occhio di Ginsberg poeta, scrittore e infine fotografo? Che con il suo io vedo, non filmico ma fotografico, immortala la realtà da lui conosciuta, evidenziandone la bellezza anche nella volgarità. Sono le immagini che testimoniano di un epoca e la disegnano. O la ridisegnano di volta in volta, a seconda di chi è dietro l'obiettivo. In questo caso, dato che il protagonista è in assoluto uno degli artefici della Beat Generation, la ricostruzione di quell'epoca è di una lucidità assoluta. La National Gallery ospita istantanee e ritratti di fama mondiale, che hanno contraddistinto un'epoca La mostra è realizzata con il supporto dalla Robert Mapplethorpe Foundation.
Al Rijksmuseum di Amsterdam la serie olandese di Joan Miró (1893-1983). Le opere esposte sono frutto del suo viaggio in Olanda nell’estate del 1928, in cui fu suggestionato soprattutto da scene di interni dipinte da maestri olandesi del 1400 come Hendrick Sorgh e Jan Steen. I primi tre quadri venuti fuori da questa esperienza, rappresentano i lavori iniziali di Mirò improntati al surrealismo. La mostra è un interessante viaggio tra passato e presente, pittura fiamminga, con i suoi colori, il suo senso della verità, la luce e l’esperienza, l’ottica, la capacità descrittiva e il surrealismo fantastico di Mirò. L’arte contemporanea nulla sarebbe senza secoli di indagine artistica, da cui tutti in qualche modo hanno attinto e a cui tutti si sono inevitabilmente ispirati.. Il 400-500 olandese fu un periodo d’oro nella rappresentazione e nella forma, nei colori e nella luce, superato dal mondo di Mirò e nel contemporaneo riconfermato nella sua grandezza. Gli Interni olandesi, frutto di quest’ispirazione, fanno parte delle collezioni del Museum of Modern Art (New York), la Collezione Peggy Guggenheim (Venezia) e il Metropolitan Museum of Art ( New York). Furono donati da Miró al Museo di Arte Moderna e la Fundació Joan Miró (Barcellona) negli anni settanta. Jan Steen è uno dei maestri del Secolo d'oro olandese, particolarmente noto per le sue scene umoristiche che rappresentano la vita di tutti i giorni. Negli anni 20 del ’900 diventò famoso grazie ad una mostra e a varie pubblicazioni. Proprio in quel periodo avvenne l’incontro con Mirò. Un incontro fermo nel tempo e nello spazio, che da un lato ha ridato vigore e importanza alla Golden Age olandese, da un lato ha decretato il successo e l’influenza artistica di Joan Mirò collocandolo tra i più grandi artisti del ventesimo secolo. La mostra si sposterà poi, a New York, al Metropolitan Museum dal 4 ottobre 2010 al 17 gennaio 2011.
Per la prima volta in un’ istituzione pubblica italiana ( al Pac di Milano ) espone Zhan Huan, artista cinese noto per le sue performance ai limiti della sopportazione fisica. Come lui stesso afferma:” «Ashman è l'eroe che porto nel cuore, la personificazione di molti desideri e anime molteplici. Ashman sogna, sostiene la giustizia, definisce un nuovo ordine internazionale, persegue la pace per sconfiggere la guerra terroristica, interagisce con la Terra in maniera ecosostenibile, rende l'umanità più pacifica, più libera. Porterà a Milano una profonda, universale, armonia per l'umanità». Le opere in mostra (42)ripercorrono tutta la carriera artistica e provengono da collezioni internazionali. Al centro della sua poetica ci sono soprattutto la spiritualità e il legame tra pratiche spirituali buddhiste e tecniche tradizionali cinesi, permeate dall’estrema versatilità espressiva dell’artista che si destreggia tra performance, fotografia, scultura e pittura. Al centro le antiche tecniche, la calligrafia, il rito del bruciare l’incenso, la raffigurazione di alcune parti sacre del corpo di Buddha, la riproduzione precisa della natura, i simboli della propaganda comunista. In mostra le opere più celebri come gli Ash paintings su temi diversi con l’immaginario completo di Huan. Zhang Huan è nato nel 1965 a An Yang City, provincia di Henan, Cina; ha vissuto dal 1998 al 2005 a New York, per trasferirsi nel 2006 a Shanghai, dove attualmente vive e lavora. Le sue opere sono presenti nelle collezioni dei più importanti musei al mondo, come The Museum of Modern Art, Salomon R. Guggenheim Museum e il Metropolitan Museum a New York; lo S.M.A.K. Museum a Gent, Belgio; il Centre Georges Pompidou a Parigi; l’Hara Museum of Contemporary Art di Tokyo e l’Israel Museum di Gerusalemme. Tra le principali esposizioni, ricordiamo la mostra Altered States, Asia Society, New York, 2007, allestita l’anno successivo al Vancouver Art Gallery, Vancouver e la recente prima personale cinese Dawn of Time, Shanghai Art Museum, 2010.
Tra reportage giornalistico e scene interne realizzate in studio, il fotografo olandese Erwin Olaf, realizza immagini perfette, uniche che colgono la dimensione privata, seppur studiata e in posa. Come in un fotogramma di un film, le immagini ritraggono interni di case, colloqui silenziosi, sguardi e atmosfere ispirate spesso ai film anni '50. Per la prima volta in Italia, l'artista espone le sue serie più celebri: Rain, Hope, Grief, Fall, Dawn e Dusk e Hotel. Tra stereotipi americani trasmessi dalla tradizione cinematografica, ai lapsus visivi, in un senso di sospensione e di pseudo immobilismo che pare presagire un movimento successivo, atteso e indefinito, indefinibile. La serie Hotel, in particolare, offre un rapporto stridente tra i modelli in posa pseudo casual, e l'aspetto tipico dell'albergo, con le sue lenzuola e tappezzerie dai colori smorti o intensi, gli sguardi imbambolati dei protagonisti, che in ogni caso, emergono plasticamente dall'insieme e ne sono al contempo parte integrante, come oggetti tra gli oggetti, seppur vivi e dagli sguardi pensosi, come prima di un pianto. La mostra è realizzata da Mondrian Foundation e dal Consolato Olandese in Italia ed è ospitata dalla Galleria Forma di Milano.
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