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Internet Case Study Book
Di Julius Wiedemann e Rob Ford | Edizioni Taschen
La storia la scrivono i vincitori e questo è vero anche nel mondo della scienza. Questo libro raccoglie tutti i racconti sulla scienza che avrebbe potuto essere e che potrebbe ancora essere, attraverso la narrazione degli esperimenti non riusciti, di geni ed inventori che sono stati tenuti al margine del mondo scientifico perché ritenuti delle minacce rispetto allo status quo, con un potere in qualche modo sovversivo e inaccettabile. Tutti i personaggi presenti in questo libro formato CD di Mark Pilkington, con le loro storie sulla scienza, dimenticate, sono comunque personaggi storici e che rispondono a tutta una serie di curiosità legittime su fallimenti intriganti, su invenzioni sconosciute e occultate negli ultimi secoli.
Un libro ricchissimo dei progetti più creativi e d’avanguardia in ambito internazionale, una fonte irrinunciabile per tutti gli stampatori, graphic designer, artisti e studenti. Printmaking: traditional and contemporary techniques è una sorta di enciclopedia visiva che spazia dalle tecniche più tradizionali a quelle contemporanee, attraverso le immagini e le interviste ai protagonisti con la spiegazione dei vari impieghi. I capitoli sono dedicati alle varie tecniche di stampa illustrate passo dopo passo con la spiegazione delle diverse metodologie applicate e con una sezione finale dedicata ai fornitori, agli studi, alle stamperie, agli inchiostri e alla carta. Veramente imperdibile per chi voglia avere una visone ampia e articolata del mondo della stampa.
La globalizzazione, anche nel campo della comunicazione e in senso stretto, del giornalismo, oggi deve fare i conti con un’enorme censura. L’erogazione di informazioni, chiamata giornalismo, viene distillata e selezionata accuratamente e determinate notizie, per volontà politiche precise, si fermano e non riescono a produrre il feedback necessario allo stimolo di una reazione. In questo annuario, come ogni anno, vengono raccolti gli esempi più eclatanti di censura, elencando notizie che avrebbero dovuto essere annoverate nelle prime pagine dei giornali ma che invece sono state completamente ignorate. Tengono “banco”, al contrario, notizie di nessuna importanza, dal punto di vista dell’informazione, che servono semplicemente per “distrarre” e sottrarre tempo alle vere notizie, come ad esempio l’eterna saga di Briteney Spears piuttosto che le vicende coniugali di Brad Pitt e Angelina Jolie. Ecco, invece alcune delle notizie censurate: “ ancora oggi nel mondo esistono 27 milioni di schiavi. Globalizzazione, povertà, violenza e avidità facilitano la crescita di nuove forme di schiavitù, non solo nel Terzo Mondo ma anche nei paesi sviluppati. Dietro la facciata di una qualsiasi capitale o città del mondo, esiste un fiorente commercio di esseri umani; un commercio che tiene testa a quello di droga o di armi. Finora le Nazioni Unite, i cui principi fondanti richiamano alla lotta alla schiavitù in ogni sua forma, hanno fatto ben poco per combattere tali forme di schiavitù moderna.” E ancora “gli Stati Uniti e Israele stanno impedendo alla Palestina di sfruttare un giacimento di gas che si trova a due miglia dalla costa e il cui valore è stimato attorno ai 2 miliardi di sterline. Il Palestinian InvestmenteFund stava negoziando per la vendita del gas all’Egitto ma ha dovuto riconsiderare Israele come acquirente dopo aver ricevuto delle pressioni dall’allora primo ministro inglese Toby Blair. Tuttavia dopo la vittoria elettorale di Hamas, tale processo ha subito un notevole rallentamento. Nel gennaio 2008 la British Gas ha annunciato che stavo lavorando per la ripresa dei negoziati con Israele ma che stava ancora considerando l’Egitto come un possibile compratore. A partire da quell’annuncio, Israele ha radicalmente aumentato le sue sanzioni, tagliato interamente i rifornimenti di petrolio e aumentato la sua campagna militare nella regione palestinese.”
Project Censored è un importante gruppo statunitense di ricerca sui media che si propone di dare impulso al il ruolo “del giornalismo indipendente in una società democratica”. Nasce nel 1976 da un'idea di Carl Jensen, docente di Scienze della Comunicazione presso la Sonoma State University, California, e dal 1996 è guidato da Peter Phillips, docente di Sociologia e da molto tempo attivo in organizzazioni no profit.
La Green communication s’inserisce in quella che oggi viene comunemente definita Green Economy. Ma cos’è? Risulta riduttivo spiegare la Green Economy semplicemente come la somma di tutti quei lavori che si possono collegare alla svolta “verde” dell’economia, perché la Green economy è soprattutto un nuovo modo di ragionare e di pensare alle cose, una rivoluzione nel modo di vivere finalizzato ad un auspicabile cambiamento di rotta nei confronti di un pianeta che si sta auto-distruggendo. Un libro interessante dove viene tratteggiato il nuovo tipo di consumatore perfettamente inserito in questo clima di profondo cambiamento, in cui il fattore umano sta mettendo a rischio con procedimenti invasivi legati all’industria, allo sfruttamento delle risorse naturali, tutto l’ecosistema terreste. La Green Economy, quindi, cerca di salvare la specie per la prima volta ponendo la questione in maniera funzionale rispetto alla collettività e facendone, appunto, un discorso globale e non più limitato a settori specifici. Attraverso i Social Media e i Social Networks, attraverso i blog, i cittadini hanno in mano un potenziale enorme e soprattutto la capacità di cerare un Tam Tam che rimbalzi da una parte all’altra del pianeta per informare e sensibilizzare sui disastri provocati dalla pessima gestione che l’uomo sta facendo delle risorse terrestri. In questo contesto, in cui il consumatore non è più passivo ma diventa sempre più partecipativo e critico nei confronti del prodotto, sono premiate soprattutto trasparenza e chiarezza e la campagna di Obama è una pertinente testimonianza di questo. Le aziende sono costrette a cambiare strategia e la parola d’ordine dovrà essere Brand Reputation, ovvero la reputazione del brand, del marchio, costruita attraverso lungimiranza e creatività e non con budget stellari. L’autore, Diego Masi parte dalla ricerca “Gli italiani, la Green Economy & Communication” effettuata da GfK-Eurisko per UPA e AssoComunicazione, associazione di cui Masi è presidente.
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