Al Palazzo delle Esposizioni di Roma doppia mostra dedicata ad Alexander Calder ( 1898-1976 ). Sono presenti sia le opere del grande artista, che una visone particolare delle opere dovuta all’occhio del celebre fotografo Ugo Mulas. Calder è uno degli artisti più celebri e affermati al mondo. Concentrato da sempre sull’idea di movimento con i suoi “mobile”, nel 1933 affermava: “Perché non rappresentare le forme in movimento? Non un semplice movimento di traslazione o rotativo, ma una composizione di diversi moti di vario tipo, velocità e ampiezza. Così come si possono comporre colori o forme, così si può comporre il movimento». Questa mostra è infatti un invito a partecipare a questa idea di movimento spaziale ed è anche un’occasione unica per poter ammirare opere che provengono dalle più importanti collezioni pubbliche e private del mondo, come dal Museum of Modern Art di New York, dalla Fondazione Solomon R. Guggenheim di New York , dal Whitney Museum of American Art di New York, dalla National Gallery of Art di Washington, dal Centre Pompidou di Parigi; dalla Menil Collection di Houston, dalla Raymond e Patsy Nasher Collection di Dallas, dal Ludwig Museum di Colonia e dalla Fondazione Calder di New York. La sua arte è caratterizzata inoltre dall’uso di materiali come il filo di ferro. Egli fu da sempre convinto di dover occupare lo spazio con le sue figure astratte ma subì comunque l’influenza di grandi artisti contemporanei come Duchamp, Léger, Mirò e Mondrian trasferendosi a Parigi nel 1926. Ogni sua opera è intrisa da una grande energia e secondo la concezione dell’artista, alla fine dovrà essere lo spettatore a plasmare l’opera attraverso la sua visione, collocandola visivamente nello spazio. Al primo piano del Palazzo delle Esposizioni, in un trait d’union organico e in armonia con la mostra di Calder si possono ammirare gli scatti che Ugo Mulas, circa un’ottantina, ha dedicato al grande artista americano. Le sue immagini rafforzano e completano la mostra per il grande valore critico e interpretativo. Mulas, prima di dedicarsi alle sue Verifiche, lavorò molto con gli artisti e sull’arte e di Calder, nel testo che gli dedicò, L’Amicizia, disse “L'ambiente, l'uomo, l'amicizia hanno influito, spesso in modo decisivo, sul mio lavoro. E Calder ne è stato un protagonista. Per lui volevo fare qualcosa di molto bello, volevo delle fotografie che fossero significative del suo atteggiamento - dell'aspetto giocoso della sua opera - e poi fotografie affettuose, con la moglie, con le figlie coi nipoti, nella casa americana, a Roxbury, in quella sull'Indre, a Sachè, insomma foto da album ricordo. Dalle foto non doveva trasparire altra intenzione che quella di dichiarare il mio amore per la sua opera e la gioia che mi dava la sua amicizia. Un omaggio totale cercando di cogliere anche l'aspetto fisico, da patriarca un po' ironico, un po' burlone. Mi piaceva il fatto che si dedicava a tutto con uguale intensità, che riuscisse a costruire dei forchettoni o dei mestoli per la cucina non meno belli delle sue sculture (…) l'impegno e l'abilità con cui si muove per realizzare delle teste o delle figure con un solo filo di ferro, senza mai tagliarlo (…) oppure le gouaches fatte senza pennelli, giocando sul movimento e l'inclinazione del foglio (…)”. Celebri sono i suoi studi, spesso diventati libri, ripresi anche negli atelier degli artisti e sull’arte, tra cui : sulle Biennali di Venezia (dal 1954 al 1972, Le verifiche e la storia delle Biennali, a cura di Tommaso Trini, Venezia 1974), su David Smith (Giovanni Carandente, Voltron: David Smith, New York 1964), sugli artisti americani (New York: arte e persone, con Alan R. Solomon, Milano, New York, Barcellona 1967), su Lucio Fontana (Lucio Fontana, con poesie di Nanni Balestrini, Milano 1968), su Fausto Melotti (Fausto Melotti, lo spazio inquieto, a cura di Paolo Fossati, con un testo di Italo Calvino, Torino 1971), Marcel Duchamp (Marcel Duchamp, Milano 1973), Pietro Consagra (Fotografare l’arte, con introduzione di Umberto Eco, Milano 1973), su Arnaldo Pomodoro (Guido Ballo, Alberto Boatto, Gillo Dorfles, Libro per le sculture di Arnaldo Pomodoro, Milano 1974).