Giulio Turcato (1912-1995) è uno degli artisti più importanti del secondo novecento, protagonista dell’astrattismo pittorico in ambito internazionale. Quasi alla vigilia del suo centenario, il comune di Terni ha voluto rendergli omaggio con una grande antologia delle sue opere, tra cui spiccano le 7 grandi sculture, restaurate per l’occasione, le Libertà. Le opere esposte sono circa 60, di cui alcune inedite e prestate dall’Archivio Giulio Turcato di Roma. L’arte di Turcato si contraddistingue per i suggestivi risvolti figurativi sconfinanti nella scultura e nella scenografia, come testimoniano le 7 sculture, bellissimo e fulgido esempio di astrattismo tradotto in chiave plastica. Un plasticismo visionario, difforme ma al contempo calato in un significato civile e morale preciso. Lo stesso Turcato diceva, riferendosi alle Libertà: ““Le Libertà sono strutture longilinee in spinta verso l’alto, per cercare di evadere verso uno spazio più consono alla loro natura . Erette verso il cielo e raggruppate, rappresentano i desideri a cui ogni persona può ambire anche in senso astratto, e le volontà di uscire contro i vari veti e tabù che incatenano alle obbedienze diurne e ai conformismi che pullulano intorno a noi e dentro di noi, alle abitudini della nostra esistenza corporale societaria.” La mostra comprende, oltre alle Libertà, un inedito Comizio del 1949-50, Giardino di Miciurin (1953), Deserto dei Tartari (1956), Tranquillanti per il mondo (1961), Superficie lunare (1965), Il Tunnel (1970), La passeggiata (1972).
Turcato fondò nel 1947 il gruppo “Forma 1” con Accardi, Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Sanfilippo, firmando il manifesto del “Formalismo”, aderendo in quell’anno al “Fronte Nuovo delle Arti”, con la partecipazione di Vedova, Santomaso, Guttuso, Leoncillo, Corpora, Morlotti, Birolli, Franchina, Fazzini, Pizzinato e Viani. Nel 1950 entrò nel “Gruppo degli Otto”, avviato da Lionello Venturi, insieme ad Afro, Birolli, Corpora, Moreni, Morlotti, Santomaso, Vedova. Dopo diversi successi ed esposizioni all’estero, l’ultima sua comparsata è nel 1993 alla Biennale di Venezia, ospitato nella sezione intitolata “Opera Italiana”.