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Riehen | SEGANTINI
Fino al 25/04/2011
In Giovanni Segantini (1858-99) non c’è solo il mito della montagna e il divisionismo. I Giovanni Segantini si ammirano il bisogno di appartenenza, legato in maniera indissolubile al mito contadino e soprattutto alla montagna come luogo non solo fisico, ma spirituale, dell’anima. Il divisionismo, è un pretesto per sezionare la realtà in migliaia di frammenti che, ad una certa distanza, la restituiscono ancora più viva e vibrante. Una settantina di sue opere sono adesso esposte alla Fondazione Beyeler in Svizzera , a Riehn. E la Svizzera deve molto a questo artista eccezionale, per certi versi apolide. Segantini non ha avuto vita facile. Nato povero in Tirolo, è rimasto orfano in tenera età e da Milano è “emigrato” a Savognin, da cui ritrasse le splendide vedute della Alpi svizzere. Dopo il lago brianzolo e la celebre Ave Maria a trasbordo, arriva a quell’incredibile opera che è Trittico delle Alpi. Che passi dall’acqua alla montagna, il risultato è simile. Ovvero, la ricerca di un mondo perfetto, qualcosa che esiste soltanto nella mente, nella memoria e forse in qualcosa che non si è mai visto se non a tratti. Un’illuminazione improvvisa, un bagliore lontano, qualcosa che si è sognato o che si è vissuto, anche per poco, durante l’infanzia, ma che ha sublimato e segnato tutta la vita. Quello di Segantini è un mondo fatto di luce, colore, atmosfere vibranti, serene, qualcosa di veramente sublime. Non a caso, le ultime parole dell’artista, in punto di morte, sono state: “voglio vedere le mie montagne”, come per avere, l’ultima, salvifica, illuminazione.