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Milano | INTOLERANCE ZERO
Fotografie di Donata Pizzi
Fino al 31/03/2011
Una profonda riflessione attraverso le immagini, fotografando i luoghi resi “famosi” per episodi di violenza, sopraffazione e discriminazione, come Ulitsa Lesnaja a Mosca, via Valdonica a Bologna, Barron Road a Barnwell, dove hanno perso la vita Anna Politkovskaja, Marco Biagi, Fiona e Francesca Pilkington. Un viaggio negli spazi della coscienza, per tentare di sensibilizzare il mondo sulla necessità del diritto ad una corretta informazione, sulla libertà di pensiero, sul rispetto di culture o valori diversi dai nostri, sull’integrazione di chi è portatore di handicap o parte di una minoranza etnica, religiosa o di genere. Una riflessione su tutti gli aspetti che riguardano la tolleranza, inizio di un progetto più grande e articolato. Si racconta, tra gli altri, di Hina Saleem, la ragazza pakistana uccisa l’11 agosto 2006 vicino a Brescia, nella casa di famiglia, dal padre e da alcuni parenti per non aver accettato il marito pachistano scelto dalla famiglia. Di padre Anthony Kaiser, ucciso a Naivasha, in Kenya, per aver denunciato la corruzione del governo e aver difeso il diritto agli insediamenti delle tribù keniote più deboli. E ancora: Eudy Simelane, capitano della nazionale sudafricana di calcio, 25 anni, violentata e uccisa nel 2008 in uno stupro collettivo nella township di Kwa Tema, nel Gauteng, in Sudafrica, dove era nata e dove viveva apertamente la sua omosessualità. L’ l’autrice di queste immagini, Donata Pizzi, racconta del suo lavoro: “Queste persone che muoiono ora, sono vicinissime a me, sono miei coetanei, e tante sono donne, che vivono e lottano nel mio stesso tempo. Ho pensato di testimoniare il loro impegno fotografando i luoghi dove sono state assassinate, per ricordarle oltre il momento cruento della cronaca. Tutti questi luoghi, lontanissimi tra loro, ma vicinissimi alla vita di ognuno di noi (una qualsiasi strada, un anonimo interno, un grande magazzino, un paesaggio), vogliono ricordare l’incongruità e la diffusione oggi di una violenza che ci riporta ai secoli bui. Nella mia convinzione le immagini ci aiutano a non dimenticare, a riflettere, per mantenere vivi l’energia e l’impegno di queste persone generose e libere, che hanno vissuto vite vere “. La mostra, ospitata alla Triennale di Milano, si pone come un work in progress, arricchita dalla partecipazione dei navigatori in rete, degli studenti, dei giornalisti e di chiunque vorrà portare una sua testimonianza su questo argomento.