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Ravenna | Turner Monet Pollock | Fino al 23 luglio 2006
Fino al 23 luglio 2006
dal Romanticismo all'Informale, Omaggio a Francesco Arcangeli.
La mostra dal titolo Turner Monet Pollock. Dal Romanticismo all'Informale, omaggio a Francesco Arcangeli che il Comune di Ravenna, Assessorato alla Cultura, Museo d'Arte della città promuovono e realizzano negli spazi della rinascimentale Loggetta Lombardesca, dal 18 marzo al 23 luglio 2006, prosegue il percorso di ricerca volto a far luce su grandi temi e figure centrali della critica e della storia dell'arte moderna e contemporanea.
Il percorso espositivo è già alluso nei nomi dei tre protagonisti che, a vedere di Arcangeli, costituiscono delle pietre miliari di una linea romantica della storia dell'arte contemporanea, che va, appunto, "Dal Romanticismo all'Informale", secondo il titolo scelto per i due volumi pubblicati da Giulio Einaudi nel 1977, a tre anni dalla prematura scomparsa, e che raccoglievano buona parte degli scritti più significativi. L'esposizione prenderà dunque avvio dai romantici inglesi, ai quali il critico dedicò le sue acutissime letture, davvero rivelatrici e non solo in Italia: in particolare Turner e Constable, senza trascurare le premesse di Reynolds e Gainsborough. Seguiranno alcune figure prime della pittura francese, Corot e soprattutto Courbet, ritenuto una pietra miliare nell'Ottocento per un nuovo pensiero della 'natura' che Arcangeli ha analizzato nei suoi sviluppi moderni, e che trova nell'impressionismo - nel pur diverso ruolo svolto da Cézanne, Renoir, Sisley e Monet -, un passaggio decisivo. Ed è soprattutto a Monet che lo studioso ha dedicato scritti fondamentali, recuperandone pienamente l'ultima stagione anche in tempi in cui la quasi totalità dei critici avanzava forti riserve o ne offriva una lettura riduttiva. L'Ottocento italiano sarà rappresentato da alcuni nomi di primo piano, dai prodromi romantici di Fontanesi ai macchiaioli Fattori e Lega, a Segantini, un altro pittore che deve ad Arcangeli una sostanziale rivalutazione. Anche per la prima metà del Novecento la mostra insisterà su alcuni artisti cari al critico, in particolare Klee, Soutine, Permeke, gli italiani Carrà, De Pisis e soprattutto Morandi, per il quale scrisse una straordinaria monografia, il testo di gran lunga più denso e illuminante che sia uscito sul pittore, e che per primo istituiva connessioni con la situazione contestuale europea. L'informale, che ha caratterizzato la scena artistica internazionale dal secondo dopoguerra agli anni cinquanta, rappresentò per Arcangeli la condizione in cui arte ed esistenza risultavano inscindibili: protagonisti furono, in primo luogo, Wols, Fautrier, Dubuffet, de Staël, De Kooning, Kline e, soprattutto, Pollock - vero culmine del lavoro critico di Arcangeli lungo il filo rosso di un percorso modernamente romantico - oltre agli italiani Burri, Leoncillo e agli 'ultimi naturalisti' Morlotti, Mandelli, Moreni, Vacchi, Bendini, Romiti, per citare i più vicini al grande studioso.