Daria La Ragione //
Una mostra impossibile
a Napoli fino al 21 aprile 2014
Una mostra dedicata a un grande artista può, realisticamente, presentare solo una selezione limitata delle sue opere. Ad esempio, se l’artista è il Caravaggio è praticamente impossibile pensare di esporne tutti i dipinti, nessuno escluso.
Ancora più impensabile è immaginare una mostra che esponga, in uno stesso luogo, oltre all’opera completa di Michelangelo Merisi, anche tutti i dipinti di Leonardo e quasi tutte le opere di Raffaello: capolavori che sono disseminati, come è noto, in decine e decine di musei, chiese e abitazioni private di diversi continenti.
Nel convento di San Domenico Maggiore, magnificamente restaurato, dal 3 dicembre al 21 aprile 2014, si potrà, invece, assistere, a questa sorta di prodigio: una “mostra impossibile” che presenta centodiciassette dipinti e affreschi dei tre grandi artisti riprodotti rigorosamente in scala 1:1 e ad altissima risoluzione.
L’idea di allestire delle “mostre impossibili” nasce da un’attenta riflessione sulla crisi strutturale che investe i musei di tutto il mondo e dalla considerazione che, nell’epoca della riproducibilità digitale dell’opera d’arte, la riproduzione dev’essere tutelata e valorizzata quanto l’originale, non solo per motivi economici ma, prima di tutto, perché una diffusione veramente capillare e di massa delle opere d’arte può essere garantita soltanto dalle riproduzioni: un’istanza di democrazia culturale che ha in Paul Valéry, Walter Benjamin e André Malraux i suoi precursori