Daria La Ragione //
Questa non è musica
a Rovereto fino al 29 giugno
In mostra vinili che comprendono, al di là da della musica, rumori, poesie, registrazioni di performance, reperti sonori e rielaborazioni di suoni naturali. Non si tratta quindi di supporti che contengono spiegazioni o documentazioni d’arte sonora: il disco stesso è l’opera d’arte, generata con la stessa logica di un dipinto, una scultura, un video, un libro, un’installazione.
I dischi d’artista presentano chiaramente un’interessante punto di contatto con la pratica compositiva della musica contemporanea: la precisa determinazione a uscire dall’ambito ristretto della propria disciplina. La mostra rintraccia l’origine di questo intento nelle Avanguardie storiche dei primi anni del XX secolo: Futurismo, Dada e Surrealismo. Manipolatori di suoni come Salvador Dalí o Luigi Russolo, che cercano di abbattere la tradizione dell’ascolto, sono messi a confronto con gli innovatori del secondo dopoguerra come Jean Dubuffet e Yves Klein che azzerano il piano sonoro avvicinandolo al sublime livello del “silenzio”.
Indifferente alle poetiche stilistiche, il disco riscrive una storia parallela dell’arte che permette la ricostruzione dei passaggi e il susseguirsi delle possibilità espressive nella seconda metà del Novecento. Le infinite possibilità date dal supporto e dalla registrazione hanno affascinato artisti pop, concettuali, fluxus, minimal e i poeti concreti e visuali. Con il mezzo espressivo del disco si sono infatti cimentati quasi tutti gli artisti attivi tra gli anni Sessanta ed Ottanta: di particolare interesse i dischi di Joseph Beuys, Henri Chopin, Maurizio Nannucci, Yoko Ono e John Lennon, Mario Schifano e, in anni più recenti, di Laurie Anderson, Christian Boltanski e Lawrence Weiner.