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Mostre ed eventi // Pagina 34 di 230
15.06.2015 # 4206
DOMENICA REGAZZONI | LU ZHIPING. Convergenze Parallele

Daria La Ragione //

DOMENICA REGAZZONI | LU ZHIPING. Convergenze Parallele

a Milano fino al 28 giugno 2015

EXPO: ITALIA E CINA UNITE NEL SEGNO DELL’INCISIONE
IN MOSTRA LE “CONVERGENZE PARALLELE” DI DOMENICA REGAZZONI E LU ZHIPING

Procedimenti differenti, tecniche che parlano il linguaggio di tradizioni fra loro distanti ,ma unite in un senso di comune e raffinata eleganza. L’Italia chiama la Cina per una mostra che mette a confronto le diverse anime della grafica: in scena al Palazzo della Permanente di Milano, dal 4 al 28 giugno, le Convergenze parallele che legano Domenica Regazzoni e Lu Zhiping.
Un evento curato da Ivan Quaroni, presentato dalla galleria ARTESPRESSIONE di Milano e prodotto dalla Shanghai International Culture Association con il patrocinio di Expo 2015, Regione Lombardia, Comune di Milano e China Corporate United Pavilion – Expo 2015.
Un centinaio le opere esposte, a tessere un dialogo tra la filosofia dell’incisione propria della cultura occidentale e quella di tradizione invece orientale. Domenica Regazzoni, cresciuta artisticamente nel settore della grafica nello storico laboratorio di Giorgio Upiglio, insegue la felice dinamica del segno, in una rarefazione della figura che tende a emozioni dal sapore tattile, proponendo, grazie alla tecnica del monoprint, quelli che di fatto risultano come pezzi unici: quasi una contraddizione in termini dell’idea di incisione come linguaggio del multiplo, preziosa e originale rielaborazione di un’intera cultura.
Uno sguardo dal sapore archeologico è invece quello gettato da Lu Zhiping, artista ma anche apprezzato docente d’accademia, figura che ama giocare con riferimenti alla cultura tradizionale e alle formule narrative proprie della Cina, scavando nel passato e al tempo stesso riscrivendo costantemente il presente. Le sue incisioni, fitte di elementi della mitologia e mitografia orientale, trattano la superficie della carta quasi si trattasse di un palinsesto, su cui sovrapporre continuamente figure e paesaggi, eroi e divinità, in un sublime e controllatissimo caos visuale.


15.06.2015 # 4211
DOMENICA REGAZZONI | LU ZHIPING. Convergenze Parallele

Daria La Ragione //

La poetica ironia di Giovanni Gastel

a Bibbiena (Ar) fino al 6 settembre 2015

Sedici celle del carcere mandamentale di Bibbiena, in provincia di Arezzo, struttura ottocentesca rifunzionalizzata e trasformata in spazio per la creatività.
Questa l’inedita cornice in cui Giovanni Gastel, il più importante fotografo italiano di moda, espone dal 13 giugno al 6 settembre: in occasione del decimo compleanno di CIFA, Centro Italiano della Fotografia d’Autore che ha sede nelle ex prigioni della città toscana.

Ad essere esposte 150 polaroid in formato 20x25, pezzi unici realizzati negli ultimi trent’anni di attività di Gastel, testimonianza della sua costante ricerca nel campo della comunicazione per immagine. Ogni scatto appartiene infatti a storiche campagne pubblicitarie per brand del lusso, della moda, della cosmesi; progetti condotti con originalità e un’irresistibile curiosità nei confronti di soluzioni formali ed estetiche sempre differenti.

Lo spirito giocoso, non convenzionale e irriverente dell’artista emerge con vitalità coinvolgente fin dal titolo della mostra stessa, curata da Giovanna Calvenzi e Claudio Pastrone: “La poetica ironia di Giovanni Gastel”. Il fotografo milanese assembla o disarticola forme e colori, texture e ambientazioni, mettendosi alla prova con veri e propri “effetti speciali analogici”, che da sempre gli permettono di esprimere al massimo la sua inventiva.

Ad accompagnare la mostra, concepita come un immediato instant show, è un volume monografico della collana FIAF Grandi Autori della fotografia Contemporanea che racconta attraverso 80 opere e le parole degli stessi Gastel e Calvenzi il processo creativo dell’artista.

15.06.2015 # 4210
DOMENICA REGAZZONI | LU ZHIPING. Convergenze Parallele

Daria La Ragione //

PERCEZIONI VISIVE.

a Forte dei MArmi (Lu) fino al 15 settembre

Dal 13 giugno al 15 settembre 2015, la Galleria Spirale Milano apre una sede temporanea sul litorale lucchese a Forte dei Marmi (via Giosuè Carducci 45) e ospita la mostra Percezioni visive. Integrazione tra spazi reali e spazi virtuali che propone 36 opere di Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Lucio Fontana, Paolo Scheggi, esponenti storici di quella corrente definita da Gillo Dorfles, Arte oggettuale, cui si affianca una corposa sezione dedicata a Giuseppe Amadio, in collaborazione con l’Archivio Giuseppe Amadio.
Caratteristica comune agli artisti oggettuali è la creazione di elementi tridimensionali, dei veri e propri quadri-oggetto, senza alcun riferimento figurativo, nei quali la tela, spesso monocroma, viene movimentata da strutture sottostanti, siano esse sagome di legno e metalli o chiodi, per conferirle un significato scultoreo. In queste opere, che richiamano Marcel Duchamp nelle sue sperimentazioni dadaiste, ma anche Man Ray e la Pop Art, la tela, il telaio e le intromissioni formano un elemento unico inscindibile nelle sue parti, pena la perdita della sua stessa essenza.
Dal canto suo, Giuseppe Amadio, fa propria la lezione di questi artisti, giungendo a nuovi esiti espressivi, seppur in coerenza con quei dettami. Come scrive Vittorio Sgarbi nella monografia su Giuseppe Amadio, dal titolo ‘estro...ri...flessioni’: “anche nelle estroflessioni di Amadio, ogni oggetto è una storia diversa, un’avventura della forma che si giustifica per proprio conto, frutto di un’idea primaria, certo, ma anche di una messa in pratica che diventa basilare nell’elaborazione del fatto artistico e si rifiuta di essere un semplice pretesto del dettato iniziale, un modo come un altro per affermare la bontà del suo credo, riproponendo, semmai, i diritti di una precisa capacità configurativa, perfino artigianale, volta a escogitare, plasmando nella dimensione mediana e sfuggente, ancora in attesa di definizione, del “poco più che piatto”, o “poco meno del tutto tondo”, se si preferisce, quella che in passato era riconosciuta al bassorilievo, ovvero alla scultura che più di ogni altra, esprimendo la sua massima disponibilità a illustrare il tema nobile per eccellenza, l’historia, ambiva alla sovrapposizione con la pittura”.

15.06.2015 # 4209
DOMENICA REGAZZONI | LU ZHIPING. Convergenze Parallele

Daria La Ragione //

EC-CEL-LEN-ZA

a Milano fino all'8 agosto 2015

Dal 12 giugno all’8 agosto 2015, la sede milanese della Galleria Giovanni Bonelli (via Porro Lambertenghi 6) ospita la mostra [ec-cel-lèn-za], che prende le proprie mosse programmatiche proprio dal significato stesso del termine che indica ‘elevata superiorità’, ‘perfezione’, in questo caso riferito alle opere d’arte.
Non una semplice collettiva, quanto una rassegna di otto artisti italiani (Agostino Arrivabene, Alessandro Brighetti, Bertozzi & Casoni, Angelo Filomeno, Jacopo Mazzonelli, Luigi Ontani, Fabio Viale, Massimo Vitali), il cui lavoro, sebbene si distingua per tecnica, linguaggio o approccio metodologico, risulta accomunato dal fine, che risiede nella ricerca della massima qualità delle loro creazioni.
L’esposizione, curata da Flavio Arensi, col contributo di Desalto e del Consorzio Vini Mantovani, si propone quindi di rivelare le diverse espressioni di eccellenza italiana, nelle molteplici forme che l'arte può assumere.
Ognuno di questi autori è apprezzato a livello internazionale per la specifica qualità del lavoro, che si esplicita nelle fotografie panoramiche di Massimo Vitali, nelle iperrealistiche ceramiche del duo Bertozzi&Casoni, nei raffinati ricami di Angelo Filomeno, nei virtuosismi pittorici di Agostino Arrivabene, e ancora nelle sperimentazioni plastiche di Alessandro Brighetti, nelle geniali invenzioni di Jacopo Mazzonelli, o nell’edonismo di Luigi Ontani.

15.06.2015 # 4208
DOMENICA REGAZZONI | LU ZHIPING. Convergenze Parallele

Daria La Ragione //

JULIA KRAHN

a Milano fino al 30 agosto 2015

Dal 10 giugno al 30 agosto 2015, il Museo Diocesano di Milano, nell’ambito di MuDi Contemporanea, ospita la personale di Julia Krahn.

L’esposizione presenta una serie di opere, fotografie, video, scultura e performance, che appartengono al ciclo di lavori sviluppati attorno al tema sacro dell'Ultima Cena, cui l’artista tedesca si dedica fin dal 2010 e che contengono accenni al simbolismo cristiano, a gesti liturgici e a riferimenti alla storia dell’arte.
 La rassegna ruota attorno alla figura del piccione, e al suo processo di metamorfosi in colomba. Il piccione è stato scelto come simbolo sacro biblico che nell'Antico Testamento, al pari della colomba, si ergeva come messaggero divino.

Fulcro dell’esposizione sarà il video Taube, in cui una colomba bianca, fotogramma dopo fotogramma, viene macchiata da gocce di liquido rosso sangue che cadono dall’alto, fino a ricoprirla completamente. Il filmato è accompagnato da tracce musicali della Passione Secondo Matteo BWV 244 di J.S.Bach.
“Hanno detto che era una colomba, ma forse era un piccione - scrive Luca Doninelli nel suo testo in catalogo. Si dice che le colombe sono animali più spirituali, ma quando poi quell’uomo - Gesù Cristo - fu catturato si accorsero con raccapriccio che la sua veste era tutta bagnata di sangue. In quel momento non c’era molto di spirituale nel suo aspetto.
C’era molto dolore, questo sì, ma il dolore appartiene alla carne. L’anima stessa, nel dolore, sente di essere attaccata alla carne”.

Nella stessa sala, si potrà ammirare un wallpaper di grande dimensione, sul quale compare una donna vestita con una lunga gonna di lino bianco dalla quale escono delle colombe, che anticipa e testimonia per tutta la durata della mostra, la performance in programma nel chiostro del Museo, la sera dell’inaugurazione - martedì 9 giugno 2015, alle ore 20.00.

Il video Taube sarà introdotto da una serie di fotografie Polaroid, poste nel corridoio d’ingresso del Museo Diocesano, che documentano alcuni momenti di questo filmato, inserite in cornici bianche con fondo foglia d'oro per simboleggiare lustro e bellezza, splendore e ricchezza, e da una scultura del volatile, in grandezza naturale e rivestita quasi interamente in foglia d'oro.
Ralf Meister, vescovo della chiesa luterana, afferma che, “Nell’arte di Julia Krahn, per lo più creata mediante la fotografia, la percezione estetica diviene secondaria. È un’arte perfettamente allestita e curata, ma attraverso la fotografia essa ci mostra i gesti, le posture e le posizioni che ancora restano immutati. Tali gesti rievocano grandi narrazioni e sembrano raccontarli in modo nuovo e bizzarro. I grandi motivi religiosi sembrano avere un aspetto eterno come fossero ancora in vita”.
Accompagna la mostra un catalogo (ediz. Emmegi Group) con testi, tra gli altri, di Silvana Turzio, Luca Doninelli e di Ralf Meister. Il catalogo presenta unitariamente il ciclo di lavori a cui Julia Krahn si dedica dal 2010 ad oggi, documentandone lo sviluppo.

15.06.2015 # 4205
DOMENICA REGAZZONI | LU ZHIPING. Convergenze Parallele

Daria La Ragione //

ANTONIO LIGABUE

a Gualtieri (Reggio Emilia) fino all'8 novembre 2015

A cinquant’anni dalla sua scomparsa, Antonio Ligabue torna a Gualtieri (RE), il paese nel quale ha vissuto per oltre 40 anni.
Dal 31 maggio all’8 novembre 2015, Palazzo Bentivoglio, recentemente restaurato, accoglie la grande antologica che, attraverso 180 opere, tra dipinti, disegni, incisioni e sculture in terracotta, ripercorre la vicenda umana e creativa di uno degli autori più geniali e originali del Novecento italiano.
L’esposizione, curata da Sandro Parmiggiani e Sergio Negri, col patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, della Regione Emilia Romagna, della Provincia di Reggio Emilia, è la prima iniziativa organizzata dalla Fondazione Museo Antonio Ligabue e dal Comune di Gualtieri. La Fondazione è stata costituita un anno fa dal Comune di Gualtieri, dal Banco Emiliano Credito Cooperativo e di Girefin SpA, ai quali si è aggiunta Boorea, con lo scopo di istituire, gestire e promuovere il Museo Antonio Ligabue e di valorizzare la figura dell’artista.
La rassegna costituisce un punto fermo da cui partire per una corretta valutazione critica e storica del lavoro di Ligabue; un’occasione per riaffermare, al di là delle fuorvianti definizioni di naïf o di artista segnato dalla follia, il fascino di questo “espressionista tragico” di valore europeo che fonde esasperazione visionaria e gusto decorativo.
Come afferma Sandro Parmiggiani, “l’opera di Ligabue ha finito per essere in parte oscurata dal ‘racconto’ della sua vita, assolutamente eccezionale nella tragicità e nella sofferenza. Tuttavia, se la tormentata esistenza dell’artista ha contribuito, almeno all’inizio e per un certo periodo, a gettare un’aura di leggenda sull’opera, alla fine questa sorta di fardello dell’uomo Ligabue ha ripreso il sopravvento: le ragioni dell’esperienza esistenziale sono sembrate inesorabilmente prevalenti rispetto a quelle artistiche. Ci si è dunque proposti di fare il percorso inverso: non dalla vita all’opera, ma dall’opera alla vita”.

L’allestimento nello spettacolare Salone dei Giganti è stato ideato da Mario Botta che, come dichiara lui stesso, ha trasformato “la meraviglia architettonica della Sala dei Giganti nel cuore stesso dell’antologica dell’artista selvaggio e primitivo, vissuto nei decenni scorsi ai margini di questa città, che ora viene riconosciuto per la profondità del suo essere e per la sapienza del suo fare”.
“È con la consapevolezza del suo lavoro - continua l’architetto svizzero - che ho accettato di allestire l’esposizione; un’occasione per saldare, almeno in parte, un debito morale di riconoscenza verso un personaggio che non ho mai incontrato”.

Il percorso si snoda attraverso alcuni dei massimi capolavori di Ligabue, da Tigre con serpente, gazzella e scheletro, Leopardo che assale un cigno, Tigre reale degli anni Trenta e primi anni Quaranta, per poi passare all’impressionante galleria di autoritratti, da Autoritratto con pianoforte e torre della fine degli anni Quaranta, ai dolenti Autoritratto con berretto da motociclista del 1954-55, Autoritratto del 1958 e all’Autoritratto con berretto da fantino del novembre 1962, poco prima che l’emiparesi lo colpisse e gli impedisse di continuare a dipingere. Non mancano altri capolavori, dai paesaggi bucolici e agresti, in cui sulla linea dell’orizzonte si stagliano castelli e costruzioni della Svizzera conosciute nell’infanzia e nell’adolescenza, alle Carrozze con postiglione, ad alcune versioni dei Cavalli imbizzarriti dal temporale e delle Lotta di galli, a Traversata della Siberia e Aquila con volpe della fine degli anni Quaranta, alla Caccia al cinghiale, alla Vedova nera con volatile e alla Testa di tigre della metà degli anni Cinquanta.
In particolare, nell’universo creativo di Ligabue due sono i motivi verso i quali ha mostrato la sua attrazione o inclinazione: gli animali e i ritratti di sé.
Ligabue rappresenta sia animali domestici, colti in un’atmosfera agreste e bucolica, inseriti in paesaggi in cui giustappone le terre piatte della Bassa reggiana e i castelli, le chiese, le guglie, e le case con le bandiere del vento sui tetti ripidi, della natia Svizzera, sia gli animali della foresta e della giungla - tigri, leoni, volpi, aquile, gorilla - di cui conosceva molto bene l’anatomia, spesso colti nel momento in cui stanno per piombare sulla preda agognata, con un’esasperazione di stampo espressionista che coinvolge anche il colore.

Quello degli autoritratti costituisce un filone di altissima e amarissima poesia nell’arte di Ligabue. In essi, il pittore si colloca in primo piano, quasi a occupare tutto lo spazio della scena, sullo sfondo di un paesaggio che pare quasi sempre, salvo rare eccezioni, un dettaglio del tutto ininfluente.
I suoi autoritratti compendiano una perenne, costante condizione umana di angoscia, di desolazione e di smarrimento, un lento cammino verso l’esito finale. Il suo volto esprime dolore, fatica, sgomento, male di vivere; ogni relazione con il mondo pare essere stata per sempre recisa, quasi che l’artista potesse ormai solo raccontare, per un’ultima volta, la tragedia di un volto e di uno sguardo, che non si cura di vedere le cose intorno a sé, ma che chiede, almeno per una volta, di essere guardato. “Questi autoritratti - ricorda ancora Sandro Parmiggiani - dicono tutta la sofferenza dell’artista; ne sentiamo quasi il muto grido nel silenzio della natura e nella sordità delle persone che lo circondano. Quando perduta è ogni speranza, ormai fattasi cenere, il volto non può che avere questo colore scuro, fangoso, questa sorta di pietrificazione dei tratti che il dolore ha recato con sé e vi ha impresso”.

Catalogo Skira.
LIGABUE.
Gualtieri
Gualtieri (RE),
Palazzo Bentivoglio (piazza Bentivoglio, 36)

31 maggio - 8 novembre 2015

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