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Mostre ed eventi // Pagina 29 di 230
20.10.2015 # 4362
Balthus

Daria La Ragione //

Balthus

a Roma fino al 24 gennaio 2016

Le Scuderie del Quirinale di Roma, il Kunstforum di Vienna e l'Académie de France / Villa Medici presentano la prima grande retrospettiva dell'opera di Balthus organizzata in Italia dopo l'esposizione di circa quindici anni fa. La mostra comprenderà, accanto a una selezione di disegni e fotografie, oltre ottanta dipinti provenienti da importanti musei e collezioni private. L'esposizione si soffermerà sui vari aspetti della carriera di Balthus per gettare una luce inedita sull'opera singolare di questo protagonista del Novecento.

I legami tra Balthus e l'Italia sono molteplici e costanti. Affascinato in gioventù dai maestri del Rinascimento toscano, in particolare da Piero della Francesca e Mantegna, Balthus concepiva i suoi quadri di figure e paesaggi attingendo a una riflessività e una chiarezza logica ereditate dall'Italia magnificata dal poeta Rilke o dallo storico dell'arte Meier-Graefe. L'amore di Balthus per l'arte italiana iniziò nel 1961, nel corso del suo lungo soggiorno a Roma come direttore di Villa Medici; in quel periodo studiò a fondo le tecniche del disegno e dell'affresco e sviluppò progetti di restauro del palazzo e dei giardini, guardando con un approccio originale, a volte ambiguo, al rapporto tra il passato e il presente.

La mostra presenterà l'opera di Balthus seguendo un itinerario cronologico scandito da paralleli utili a evidenziare l'influenza di modelli letterari quali Cime tempestose di Emily Brontë o Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll; sottolineare l'importanza di alcune amicizie (Artaud, Derain e Giacometti) o illustrare i procedimenti tipici della sua pittura, il modo peculiare di impiegare i modelli, il disegno, la fotografia e la scenografia dei suoi atelier.

29.10.2015 # 4368
Balthus

Daria La Ragione //

WE LAND. Ama la terra come te stesso

a Milano fino al 15 gennaio 2016

«Dio ci ha dato la terra, e noi l’abbiamo ignorata.»
Walter De Maria

Alleatasi alla tecnologia, a partire dal secolo scorso, l’hybris - la superbia, la vanitas umana - ha conosciuto un’accelerazione storica esponenziale, profonda, velocissima. Da una parte un grande, apparente progresso: come industrializzazione, benessere, nuove prospettive di vita. Ma, dall’altra, una complicazione, un paradosso: poiché, come ogni medaglia, anche questo enorme, fragile progresso, ha sviluppato due facce, portando con sé i gravi problemi legati all’ecologia e all’inquinamento.
A partire dalla seconda metà del Novecento, un gruppo di artisti, autonomi e diversi – a fronte di tanta frenesia ed eccessiva astrazione e virtualità - più di altri, ha sentito forte il ritorno alle origini, il ritorno alla natura: l’esigenza della ripresa del contatto diretto, semplice, immediato con la terra, l’acqua, gli alberi, le pietre, le montagne, le nuvole, i campi. La riscoperta di una certa calma e lentezza; l’elogio della contemplazione: l’accarezzare una corteccia, il profumo di una zolla, gli arabeschi dell’erba, le trasperanze di un ruscello, i cristalli del ghiaccio, il lontano canto delle nuvole.
In questo senso, questi artisti, hanno dedicato molta parte del loro lavoro al ritorno alla terra. Biasiucci con i suoi drammatici crateri vulcanici; Burri con i suoi famosi ed elegantissimi Cretti; Calzolari con i suoi sali ispirati al mirabile panneggio dell’Efebo di Mozia; De Lonti con la sua aspra, viva testimonianza delle ferite inferte alla natura dal petrolio; De Maria con le sue concettuali linee disegnate sul deserto; Eliasson con la sovrana malinconia dei suoi frastagliati e gialli orizzonti; Fulton e Long con le loro lunghe e impegnative escursione nel cuore dei paesaggi e delle monta- gne; Giacomelli con le arate cicatrici delle sue colline; Gohlke con i suoi alberi e rami di seta e cenere; Goldsworthy con i suoi ampi arabeschi di foglie, di neve, di pietre e di terra; Heizer con il suo passionale amore per il deserto; Mangano con le sue laiche e preziose sindoni; Mendieta con l’impronta del suo corpo, già terra e polvere; infine Penone con la continua riscoperta, attraverso gli alberi, i tronchi, le cortecce, dei boschi del suo Appennino Ligure.
Poiché, come scrive Padre Enzo Bianchi nella sua presentazione pubblicata in catalogo : “la terra, luogo della vita che continuamente sboccia con alberi, fiori, erbe, foreste; la terra, con i suoi sassi, le sue rocce, le sue crete, con le sue pianure e le sue montagne; questa è l’unica terra che conosciamo e abbiamo, è la terra madre alla quale vogliamo essere fedeli, fino a poter declinare il comando: Ama il prossimo tuo come te stesso
(Lv 19,18; Mc 12,31 e par.) in: Ama la terra come te stesso, perché per amare il prossimo con un amore intelligente e autentico occorre amare anche la terra che insieme al prossimo abitiamo”.
Paolo Repetto

20.10.2015 # 4361
Balthus

Daria La Ragione //

GAITONDE. Pittura come processo, pittura come vita

a Venezia fino al 10 gennaio 2016

Con circa 45 dipinti e opere su carta provenienti da oltre 30 importanti istituzioni pubbliche e collezioni private tra Asia, Europa e Stati Uniti, si tratta della prima retrospettiva mai dedicata a all’artista indiano Vasudeo Santu Gaitonde (1924–2001). Con una carriera artistica che non ha pari nella storia dell’arte moderna del Sud-Est asiatico, Gaitonde fu un colorista influente, noto agli artisti e agli intellettuali della sua epoca, come agli studiosi e ai collezionisti della generazione successiva, per la sua assoluta integrità di spirito e di scopo. L'esposizione, presentata prima al Museo Solomon R. Guggenheim di New York e ora alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, rivela al grande pubblico questo genio solitario che sviluppò un proprio stile non-oggettivo impiegando mestichini, rulli e un particolare procedimento di "rimozione". Le opere in mostra rivelano l’uso straordinario che Gaitonde fece del colore, della forma e della superficie pittorica nel creare opere che sembrano brillare di luce propria. Per Gaitonde la pittura, la vita e il processo creativo erano un tutt'uno.

14.10.2015 # 4350
Balthus

Daria La Ragione //

Oltre... I confini dell'onda

a Napoli fino al 10 dicembre 2015

La mostra propone un viaggio tra oltre 100 opere tra dipinti, fogli, libri d'artista, sculture e tre installazioni site specific: Oltre...i confini dell'Onda, Nidi Sicuri, Nidi d'Attesa, realizzati per Castel dell'Ovo: espressioni della sensibilità di Antonio Nocera per temi di palpitante attualità: l'emigrazione, il vagare dei popoli, tragico eppur ricco di speranze, la dignità, i valori, i diritti dell'uomo, compresi quelli di sognare.
Il suo viaggio immerge il pubblico in un trascinante coinvolgimento dei sensi, affiancando alle ultime creazioni, attraverso suggestivi video, recenti e ancora attuali esperienze:
Oltre il Nido - con testi di Vincenzo Cerami, (premio Oscar per la sceneggiatura de "La Vita è Bella") e Pinocchio, libro d'artista realizzato, a tiratura limitata, con il sostegno della Fondazione Collodi, custodito in una valigia di cartone, emblematica del bagaglio povero dei nostri progenitori emigranti.
Antonio Nocera, disegnatore, incisore, scultore e pittore ha sempre legato il suo segno favolistico e creativo a un forte impegno sociale, all'attualità e alla tradizione culturale europea, realizzando anche opere commemorative con iniziative che l'hanno visto attivo protagonista in Europa tra Parigi, Bruxelles, Roma e Londra.

14.10.2015 # 4349
Balthus

Daria La Ragione //

DANIEL SPOERRI. Eat Art in Transformation

a Modena fino al 10 gennaio 2016

Le opere esposte vanno da un primo periodo di sperimentazione legato alla rivista "Material" (1955-1961), ai multipli cinetici, ai celebri tableaux-pièges, "quadri trappola" ottenuti da assemblaggi di oggetti di uso quotidiano incollati a supporti e ribaltati nell'orientamento – composizioni casuali di residui di cibo e stoviglie usate, intrappolati nella resina e disposti in verticale, come quadri, oggi in collezione al MoMA di New York e al Centre Pompidou di Parigi – fino alla scultura e alla ricerca in campo grafico, cui si aggiungono importanti documenti d'archivio.
La poetica di Spoerri consente una lettura a ritroso dell'epocale attrazione dell'uomo nei confronti del cibo. Non a caso l'artista è presente nel Padiglione svizzero dell'Esposizione Universale di Milano con un'opera realizzata ad hoc dal titolo "Meissen Porzellan Puzzle", composta da 36 formelle in porcellana.
In mostra anche le ricette d'artista, i suoi appunti e i menù del Restaurant Spoerri di Düsseldorf (1968) fino al Bistrot di Santa Marta realizzato per la Fondazione Mudima di Milano 2014.
Un'intera sezione sarà dedicata alla grafica, per la prima volta oggetto di studio in una sede museale, che presenta, fra gli altri fogli, i suoi elaborati, i manifesti, gli annunci.
Lettere e documenti saranno testimoni dei rapporti di Spoerri con gli artisti contemporanei, tra i quali, Jean Tinguely, Marcel Duchamp, Man Ray, Meret Oppenheim, Ben Vautier.
Le opere provengono dalla collezione dell'artista, dalla Biblioteca nazionale svizzera di Berna che custodisce l'archivio di Spoerri e da importanti musei, gallerie e collezionisti europei.
A Modena la mostra si arricchisce di una sezione che attinge alle collezioni del tessuto regionale messi a disposizione da generosi prestatori.
sedi Palazzo Santa Margherita, corso Canalgrande 103, Palazzina dei Giardini, corso Canalgrande, Modena
A cura di Susanne Bieri, Antonio d'Avossa, Nicoletta Ossanna Cavadini
Periodo 10 ottobre 2015-31 gennaio 2016
Organizzazione e produzione
 Galleria civica di Modena, Fondazione Cassa di Risparmio di Modena

06.10.2015 # 4342
Balthus

Daria La Ragione //

MALEVIČ

a Bergamo fino al 17 gennaio 2016

La mostra restituirà un ritratto esaustivo di un autore chiave del XX secolo, che ha attraversato uno dei periodi storico-artistici più intensi del Novecento.
L’esposizione presenterà circa 70 opere di Kazimir Malevič, accanto a un nutrito corpus di lavori di importanti esponenti russi, appartenenti ai movimenti artistici di inizio Novecento, oltre a documenti e filmati.
Per la prima volta in Italia, una grande sala accoglierà la riedizione de La Vittoria sul Sole, prima opera totale di musica, arte, poesia e teatro, creata da Malevič con Michail Matjusin e Aleksej Krucenych.
Malevič è internazionalmente considerato parte della triade pioneristica che ha aperto le nuove strade dell’arte del XX secolo: se Picasso ha contribuito maggiormente al rinnovamento della tradizione figurativa e Duchamp di quella concettuale, Malevič è colui che ha dato vita all’egemonia della tradizione dell’arte astratta, ancor oggi determinante.
La sua è stata, e continua a essere, una personalità chiave per il secolo scorso, grazie a una produzione complessa, che va oltre il solo lavoro astratto e la nascita del Suprematismo, corrente artistica fondamentale per lo sviluppo dell’arte del XX secolo.
Malevič, infatti, è un artista dalle molteplici sfaccettature; dopo un esordio simbolista e neoimpressionista, che riconsiderava le conquiste dell’arte affermatesi a Parigi verso la fine del XIX secolo, ha abbracciato lo sviluppo del Cubofuturismo, movimento che sintetizzava le conquiste del Cubismo francese di Braque e Picasso e del Futurismo italiano di Balla e Boccioni. Il suo è stato un percorso iniziale comune ad altri artisti russi suoi coetanei, quali Kandinskij, con cui partecipò alle prime collettive d’avanguardia.


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