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Mostre ed eventi // Pagina 15 di 230
29.11.2016 # 4718
GIAN PAOLO BARBIERI

Daria La Ragione //

GIAN PAOLO BARBIERI

a Milano fino al 20 dicembre 2016

Dal 23 novembre al 20 dicembre 2016, 29 ARTS IN PROGRESS gallery di Milano (via San Vittore 13) ospita una mostra che ripercorre mezzo secolo di carriera di Gian Paolo Barbieri, uno dei fotografi di moda più importanti e riconosciuti a livello internazionale.

La rassegna, dal titolo Occhio, cuore e mente: cinquant’anni di bellezza nella fotografia di moda, curata da Nikolaos Velissiotis, propone 40 tra i suoi soggetti più conosciuti, stampe vintage ai sali d’argento e polaroid, oltre ad alcuni scatti inediti.

Celebre per la teatralità dei suoi set, Gian Paolo Barbieri ha saputo rappresentare lo spirito della fotografia di moda, in tutte le sue sfumature, dalla seduzione alla provocazione, dal mito all’eleganza.

Interprete più accreditato del Made in Italy, Barbieri ha creato campagne fotografiche per maison quali Valentino, Armani, Missoni, Versace, Ferré, Dolce & Gabbana.

Il suo lavoro per le edizioni francesi, americane e tedesche di Vogue lo ha portato inoltre a collaborare con stilisti internazionali come Yves Saint Laurent e Vivienne Westwood.

Proprio parlando di lui, Yves Saint Laurent ha affermato che “Gian Paolo Barbieri attraversa l’eleganza sontuosa dei suoi ritratti femminili e delle scene dei quartieri poveri con la stessa anima, lo stesso amore. Un segreto che non appartiene che a lui. Nutro per Gian Paolo una profonda ammirazione, perché lo ritengo un fotografo sensibile, umano e capace di dignitosa partecipazione emotiva”.

 Le fotografie per riviste di moda, ritratti in studio, scatti eseguiti durante pause sul set restituiscono un affresco variopinto del mondo della moda e la sua dimensione sospesa tra realtà e immaginario.

Tra le dive e le modelle messe in posa davanti al suo obiettivo si possono ricordare Audrey Hepburn, Jerry Hall, Vivienne Westwood, Eva Malstrom, Aly Dunne, Mary Jonasson, Veruschka, Anjelica Huston, le italiane Isa Stoppi, Simonetta Gianfelici, Ivana Bastianello, Monica Bellucci.

L’esposizione, nell’ambito degli eventi in calendario durante il Photo Vogue Festival, è un’occasione imperdibile per ripercorrere quanto di meglio la fotografia ha potuto esprimere nel mondo della moda ed entrare in contatto con un universo di enorme fascino ed eleganza formale.



20.12.2016 # 4727
GIAN PAOLO BARBIERI

Daria La Ragione //

DE CHIRICO. LA RICOSTRUZIONE

a Amalfi fino al 19 marzo 2017

Giorgio de Chirico è il grande protagonista della mostra De Chirico. La Ricostruzione dal  7 dicembre 2016 all’Antico Arsenale di Amalfi, negli spazi, da pochissimo riaperti al pubblico, del MAG Metamorfosi Art Gallery.


Dopo la fortunata mostra dedicata al  maestro della pop art americana Andy Warhol, l’Antico Arsenale che ospita anche la sede del Museo della Bussola e della Repubblica marinara di Amalfi, si apre ad una nuova incursione nel mondo dell'arte moderna, con l’esposizione De Chirico. La Ricostruzione, organizzata da Metamorfosi unitamente alla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, con il sostegno del Comune di Amalfi e della Regione Campania.


Curata dallo storico dell'arte Claudio Strinati, la mostra riunisce per l'esposizione un significativo corpus di 13 opere di pittura realizzate nell'ultimo trentennio di vita dell'artista, dal 1948 al 1976, due anni prima della morte avvenuta nel 1978. Un percorso che evidenzia un interessante parallelismo tra il processo di ricostruzione che l’Italia si trova a compiere nel periodo postbellico e la produzione del Maestro dello stesso periodo.


«Dall'immenso patrimonio della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, che possiede un amplissimo fondo di opere del Maestro, tra dipinti, disegni, incisioni, sculture, nonché documenti importanti inerenti alla sua vita e al suo lavoro - spiega Strinati - è stato selezionato un piccolo ma pregevole nucleo di 13 opere che appartengono tutte all’ultima fase della lunga attività del Pictor Optimus.  


Questo piccolo nucleo di opere costituisce una sorta di sintesi di quelle tematiche che il Pictor Optimus volle ribadire e diffondere per la salvaguardia culturale e morale del nostro Paese e per il necessario nutrimento delle coscienze tese al riscatto e alla rigenerazione di un popolo prostrato, ma ricco di energie e aspirazioni».



20.12.2016 # 4726
GIAN PAOLO BARBIERI

Daria La Ragione //

BLOW YOUR MIND

a Napoli fino al 3 aprile 2017

Da giovedì 1 dicembre a Napoli presso Magazzini fotografici la personale del fotografo serbo Vladimir Milivojevich in arte Boogie dal titolo BLOW YOUR MIND. La mostra presenta una selezione di immagini tratte da due pubblicazioni dell’autore dal titolo IT’S ALL GOOD e A WAH DO DEM. Il primo è un lavoro in bianco e nero che ritrae la cruda realtà dei sobborghi di New York; il secondo, prima pubblicazione a colori del fotografo, ci fa viaggiare attraverso il ventre caotico di Kingston, Giamaica.


Nato e cresciuto a Belgrado, in Serbia, Boogie inizia la sua carriera di fotografo documentando le rivolte e gli scontri durante la guerra civile che ha distrutto il suo paese negli anni '90, periodo in cui inizia la propria ricerca poetica attorno al lato oscuro dell'esistenza umana.

Crescere in un paese devastato dalla guerra ha definito lo stile del fotografo. Si trasferisce a New York City nel 1998. Ha pubblicato sei monografie. Boogie vive a Brooklyn e in tutto il mondo.


Nella sua carriera Boogie ha realizzato servizi fotografici per clienti e pubblicazioni di fama mondiale ed ha esposto in mostre personali a Parigi, New York, Tokyo, Milano, Istanbul e Los Angeles. 

Per la prima volta a Napoli, la mostra a lui dedicata rappresenterà un percorso non solo allestitivo, ma anche cronologico passando dagli inizi della carriera dell’autore fino ad arrivare all’evoluzione del colore nel suo lavoro più recente nonché sesta monografia (edita da DRAGO).

Le due sale di Magazzini Fotografici saranno invase da fotografie di diversi formati, un allestimento dall’anima street in conformità con la personalità dell’artista.



29.11.2016 # 4716
GIAN PAOLO BARBIERI

Daria La Ragione //

MARCO SCHIFANO

a Milano fino al 24 marzo 2017

A due anni dalla sua ultima personale, Marco Schifano (Roma, 1985) torna, dal 24 novembre 2016 al 24 marzo 2017, allo Studio Giangaleazzo Visconti di Milano (corso Monforte 23).

L’esposizione presenta due nuovi cicli fotografici dell’artista romano: Ballet e Le spose di Max. 

La serie Ballet offre, come di consuetudine nel lavoro di Marco Schifano, immagini elusive e seducenti, nate da un lungo e complesso processo di realizzazione, a partire dalle centinaia di scatti dal vivo di rare specie di pesci e fauna marina tropicali, poi pazientemente e “pittoricamente” giustapposti, assemblati e fusi insieme.

Come scrive Gianluca Ranzi nel testo in catalogo, “l’immagine finale che risulta da questo meticoloso quanto fantasioso lavoro riesce a evocare l’aspetto realistico dell’animale, ma al contempo diviene anche qualcosa di completamente altro, una composizione che, attraverso la brillantezza dei colori, la magia delle forme e dei pattern di righe, delle macule e delle geometrie che spiccano sul fondo nero, assume un sapore onirico e conturbante”.

Con Ballet si ripropone uno dei temi principali del lavoro di Marco Schifano, ovvero il dialogo tra tecnologia e natura, tra finzione e realtà, tra messa in posa e naturalezza. La fotografia diviene il mezzo attraverso cui l’artista esprime un sogno privato in cui la natura, l’eros e le metafore dell’arte convivono in nuove forme e inediti insiemi.

Il riferimento al sogno è presente anche nella seconda serie Le spose di Max, in cui c’è un diretto riferimento al famoso quadro di Max Ernst La vestizione della sposa del 1940, oggi nella collezione permanente della Peggy Guggenheim Collection di Venezia.

Come la donna ammantata che compare nell’opera del maestro del Surrealismo, anche le donne fotografate nude a mezzo busto da Marco Schifano portano una maschera rocambolesca e visionaria che copre loro completamente il volto, creando immagini a metà strada tra realtà e illusione, evocative, ma allo stesso tempo di grande presenza.

Le maschere fanno assomigliare le donne a dei totem fatti di fiori, frutta e piume, divinità incombenti, altere e ipnotiche in cui le forme bizzarramente animalesche hanno qualcosa di primitivo e di ancestrale, ma che si distinguono anche per l’eleganza della postura e lo sfarzo della composizione, magicamente dominata da un lussureggiante mondo vegetale.

 


21.11.2016 # 4711
GIAN PAOLO BARBIERI

Daria La Ragione //

La Collezione Gelman

a Bologna fino al 26 marzo 2016

La straordinaria Frida Kahlo rivive a Bologna grazie a una mostra che sarà inaugurata il 7 novembre a Palazzo Albergati di via Saragozza. Fino a marzo 2017, gli amanti della pittrice messicana potranno ripercorrere la sua storia di artista e donna.

Sempre a Bologna, nel mese di gennaio, il fotoreporter Leo Matiz le aveva dedicato degli scatti suggestivi. 


La mostra organizzata da Arthemisia che nello stesso palazzo ha allestito l’omaggio alla Barbie, sarà un viaggio tra ritratti, autoritratti e opere di Frida che con la sua arte profonda e provocatoria, è riuscita ad affermarsi nel panorama artistico e variegato del Novecento.


Accanto alle sue opere anche quelle del pittore Diego Rivera, il grande amore della pittrice messicana che l’avvicinò all’arte e che sposò nel 1929 conducendo una vita matrimoniale molto sofferta.

Nata in Messico nel 1907, Frida Kahlo condusse una vita molto travagliata, ma nonostante i problemi fisici sin da giovane, riuscì a sviluppare una sua idea di arte legata al contesto politico messicano. La mostra ripercorre, quindi, la sua storia e mette in luce i diversi aspetti della sua poetica: dagli autoritratti fino al rifiuto di un corpo martoriato da un incidente, dal tormento per una maternità mancata fino alle esperienze con il Surrealismo francese.



21.11.2016 # 4710
GIAN PAOLO BARBIERI

Daria La Ragione //

Vermeer, La donna con il liuto

a Napoli fino al 9 febbraio 2017

Una giovane donna seduta dinanzi ad una finestra accorda un liuto. Con l’orecchio attento al suono delle corde intona lo strumento guardando, attraverso la finestra, la strada. La luce che penetra nella stanza dalle lastre di vetro piombato, esalta il bagliore delle perle all’orecchio e al collo della donna, così come le borchie in ottone lucido della sedia accanto a lei. Alcuni spartiti musicali sono sparsi sul tavolo al quale è seduta, un altro spartito è caduto sul pavimento di marmo e si trova accanto a una viola da gamba. Sulla parete di fondo della stanza una carta geografica dell’Europa colorata a mano è appesa al muro bianco, altrimenti spoglio. Qualcuno ha spinto la sedia, con pesanti finiture scolpite, lontano dal tavolo. 


Questo è il soggetto, e la scena, rappresentati nel quadro “La Donna con il liuto” del pittore olandese Jan Vermeer (Delft, 1632 – 15 dicembre 1675) conservato al Metropolitan Museum di New York e che dal 18 novembre sarà esposto, per la prima volta a Napoli, al Museo di Capodimonte, per la mostra Vermeer, la donna con il liuto dal Metropolitan Museum aperta sino al 9 febbraio 2017, senza alcuna maggiorazione sul costo del biglietto di ingresso al museo (euro 8 intero; euro 4 ridotto) grazie anche alla Regione Campania. Si tratta di un’opera del massimo esponente della pittura olandese del XVII secolo, prezioso dipinto, parte dell’esiguo numero di opere del maestro che si conservano distribuite nei musei di tutto il mondo, ma nessuna in collezione italiana. 

 

Per ricreare l’ambiente rappresentato nel quadro nella stessa sala sono esposti  due elementi chiave dello sviluppo narrativo dell’opera di Vermeer: il liuto e la carta geografica.


Il liuto presentato da Vermeer sembra essere un esemplare "alla francese" a 11 ordini. Poiché il cavigliere e il numero di corde non sono ben visibili, lo strumento raffigurato potrebbe essere identificato anche con un antico liuto rinascimentale a un numero inferiore di ordini, tuttavia in uso soltanto fino ai primi decenni del XVII secolo, in Francia fino al 1640 circa, e all'epoca in cui fu realizzato il dipinto del tutto obsoleto. Tali considerazioni hanno indotto ad accostare al dipinto di Vermeer un esemplare del 1644, del costruttore parigino Jean Des Moulins, appartenente alle collezioni del Musée Instrumental du Conservatoire di Parigi e custodito presso il Museo della Cité de la Musique. 


La carta geografica esposta (Europa recens descripta, recita il cartiglio in alto a destra) è quella edita postuma da Willem Blaeu e inserita nel suo Theatrum Orbis Terrarum, sive, Atlas Novus (1644), conservata dalla Società Napoletana di Storia Patria e restaurata per l’occasione. Questa incisione si riferisce alla stampa di Hondius del 1623, corredata nella parte superiore dalle vedute di Amsterdam, Praga, Costantinopoli, Venezia, Roma, Parigi, Londra, Toledo e Lisbona, mentre lateralmente sono rappresentati gli abiti maschili e femminili delle principali popolazioni europee (Angli, Galli, Belgi, Castigliani, Veneziani, Germani, Ungari, Boemi, Polacchi, Greci). 


In un’altra sala sono esposti altri 4 dipinti, dalla immensa e prestigiosissima collezione del Museo di Capodimonte, che rappresentano donne suonatrici: l’Autoritratto alla spinetta di  Sofonisba Anguissola (Cremona 1532 – Palermo 1625) datato circa 1559; la Santa Cecilia in estasi di Bernardo Cavallino (Napoli 1616 – 1656 ca) del 1645; la Santa Cecilia al clavicembalo di Francesco Guarino (Sant’Agata Irpina 1611 – Solofra 1654) del 1650 circa e la Santa Cecilia all’organo e angeli musicanti e cantori di Carlo Sellitto (Napoli 1581 – 1614) del 1613 circa. Tutte opere del Seicento quindi che presentano donne “musiciste”, che porranno l’accento sulla differente resa - soggetti analoghi ma pienamente inseriti in un contesto devozionale - per favorire la comprensione del fatto che, nello stesso giro di anni, dipinti con soggetti di donne musiciste potevano avere valenze assai differenti.




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