Birds are not allowed to cross the border
Un delicato racconto fotografico di Paola Favoino
di Federica Cerami
Il 25 Ottobre, negli spazi di Magazzini Fotografici, il suggestivo presidio culturale di Napoli dedicato alla fotografia, si è inaugurata la mostra di Paola Favoino sul tema dei confini, con un doppio racconto: “Birds are not allowed to cross the border” e “A je burrnesh”, a cura di Aminta Pierri.
A distanza di qualche giorno, mi rendo conto di essere ancora rimasta, emotivamente, dentro il primo dei due racconti ed è per questo motivo che ho scelto di parlarne; credo che le parole e le fotografie quando si incontrano, lungo le strade della vita, hanno il magico potere di creare dei tragitti luminosi che fanno bene a tutti noi che abbracciamo le narrazioni per provare ad accogliere tutto il mondo che, nelle grigie quotidianità vissute, non riusciamo nemmeno a sfiorare.
Questa è la storia di Julia che dall’Ucraina è venuta nella primavera del 2022 in Italia, scappando dalla guerra, per trovare un rifugio con suo figlio, ma questa è una storia che, incredibilmente, non parla di sofferenze, di famiglie spezzate, di paura e di disperazione ma, volgendo lo sguardo al cielo, parla di libertà, di dignità, di amore per la vita, di poesia, di leggerezza Calviniana e tanto altro ancora e lo fa mostrando i ritratti di nove uccelli tratti in salvo dalla protagonista e curati con tanto amore.
Paola abbraccia questa storia a tutto tondo; una storia che rientra pienamente nelle sue corde, avendo lei compiuto gli studi in sociologia culminati poi con un master su immigrazione e asilo politico.
Con Julia si incontra a Montegiordano, il suo paese di origine, nell’estate del 2022 proprio grazie a questi uccelli con i quali Julia ha percorso ben 2800 km, dall’Ucraina all’Italia, utilizzando solo i mezzi di trasporto che le consentivano di viaggiare con loro, chiusi dentro alcune scatole di cartone.
Il tragitto di Paola e Julia verso il veterinario del paese, che presterà le prime cure a uno dei suoi uccellini, segna l’inizio di questa amicizia sincera che continuerà ad essere coltivata e nutrita anche quando Julia, pochi mesi dopo questo incontro, deciderà di ritornare in Ucraina con suo figlio, per ricongiungersi con il marito e con il suo amato e martoriato paese.
La bellezza seminata da Julia, come una sorta di inno alla vita, resta dentro i pensieri di Paola che decide di dedicarle questo racconto fotografico e sarà proprio la distanza e la difficoltà di comunicazione a suggerire a Paola una particolare modalità di costruzione del racconto che il fotografo e teorico dell’immagine, Joan Funtcuberta potrebbe definire “postfotografica”.
Julia, infatti, dopo vari tentativi di Paola di comporre le tessere del mosaico della poetica storia di questa donna, decide di darle il permesso di accedere al suo archivio fotografico presente su Facebook con il quale Paola interagisce con tanta creatività e con analoga poesia e ricerca della bellezza.
L’idea che Julia abbia sentito il bisogno di viaggiare con questi uccellini come parte della sua famiglia, di salvarli e di curarli è un insegnamento potente che offre a noi spettatori una visione altra della vita: si ribaltano le priorità e la cura della bellezza va oltre la paura e l’orrore della guerra.
Julia, come mi ha raccontato Paola “insegna ad amare” e allora serve un modo giusto per renderle omaggio, una cifra stilistica che sia leggera e forte al tempo stesso.
Paola entra nell’archivio di Julia, seleziona alcune fotografie e rende analogico il file digitale che poi stampa in camera oscura.
Il processo creativo di Paola arriva anche alla carta fotosensibile, da lei creata con carta d’acquerello emulsionata con gelatina ai sali d’argento, mentre le immagini in diapositiva sono state create trasformando un file digitale in una immagine trasparente positiva che è stata poi proiettata come se fosse una semplice diapositiva.
Arriva, alla fine, il momento dell’allestimento che sembra spezzare le barriere di tempo e spazio e con delicatezza di espande su tutte le pareti della stanza che ospita la mostra.
English Version
Birds are not allowed to cross the border: A Delicate Photographic Story by Paola Favoino
Photography exhibition in Naples: Paola Favoino tells the story of Julia and her birds
On October 25, at Magazzini Fotografici in Naples, a cultural space dedicated to photography, Paola Favoino‘s exhibition on the theme of borders was inaugurated. The exhibition presents two photographic narratives: “Birds are not allowed to cross the border” and “A je burrnesh”, curated by Aminta Pierri.
A few days later, I realize that I am still emotionally immersed in the first of these stories, and it’s for this reason that I chose to write about it; I believe that words and photographs, when they meet along life’s paths, have the magical power to create luminous journeys. This magic benefits those of us who embrace narratives, attempting to welcome the world that we can barely touch amid our everyday lives.
This is the story of Julia, who came from Ukraine to Italy in the spring of 2022, fleeing the war, to find refuge with her son. But this is a story that, incredibly, does not speak of suffering, broken families, fear, or despair. Instead, looking to the sky, it speaks of freedom, dignity, love for life, poetry, a Calvino-like lightness, and much more, portraying nine birds saved and lovingly cared for by the protagonist.
Paola embraces this story wholeheartedly, a narrative that resonates deeply with her, having studied sociology and later completed a master’s in immigration and political asylum.
Paola meets Julia in Montegiordano, her hometown, in the summer of 2022, thanks to these birds, with whom Julia traveled 2800 km from Ukraine to Italy, using only transportation that allowed her to travel with them, secured in cardboard boxes.
The journey of Paola and Julia to the town’s vet, who would provide initial care for one of her birds, marks the beginning of this genuine friendship that would continue to grow even when Julia, a few months after this meeting, decided to return to Ukraine with her son to reunite with her husband and her beloved war-torn country.
The beauty Julia planted, as an ode to life, lingers in Paola’s thoughts, prompting her to dedicate this photographic narrative. The physical distance and communication difficulties would lead Paola to adopt a storytelling approach that the photographer and image theorist, Joan Funtcuberta, might describe as “post-photographic.”
After several attempts to assemble the mosaic of this woman’s poetic story, Julia grants Paola access to her photo archive on Facebook, with which Paola interacts creatively, adding a similar sense of poetry and beauty.
Julia’s feeling of needing to travel with these birds as part of her family, to save and care for them, offers viewers a powerful lesson and an alternative vision of life: priorities shift, and beauty goes beyond the fear and horror of war.
As Paola told me, “Julia teaches us how to love,” and so a fitting tribute is required, a style that is light yet strong at the same time.
Paola enters Julia’s archive, selects a few photographs, and renders the digital files analog, then prints them in the darkroom.
Paola’s creative process extends to the photosensitive paper, created with watercolor paper emulsified with silver gelatin, while the slide images were created by transforming a digital file into a positive transparent image, later projected as a simple slide.
Finally, the time comes for the exhibition setup, which seems to dissolve the barriers of time and space, delicately expanding across all the walls of the room hosting the exhibition.
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