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Trieste | SCIENCE + FICTION | FESTIVAL DELLA FANTASCIENZA
FINO AL 29/11/09
Dopo aver lavorato per i più grandi magazine di moda del mondo, come Vogue e Harper's Bazar, il fotografo Richard Avedon si staccò dal mondo della moda il 6 novembre 1995 pubblicando una mostra fotografica intitolata In memory of late Mr. and Mrs. Comfort. A fable, in cui vengono raccontati due personaggi suggestivi e opposti : la modella Nadja Auermann che interpreta Mrs Comfort, esaltata al massimo dal colore nella sua vanità e uno scheletro, che interpreta Mr Comfort, che per quanto elegante e ben vestito, resta sempre uno scheletro, ben poco fashion e molto inquietante. Appare chiara la critica al mondo della moda, in questa sua messa in scena tra glamour e morte, decadenza estrema e vanità esasperata, colori sgargianti che mettono ancora più in evidenza l'onnipresenza della morte. L'ambientazione è surreale, tra ruderi, devastazione, specchi rotti. Qui abbandona il consueto bianco e nero per rinforzare il suo messaggio attraverso il colore in un progetto allestito in due anni assieme alla collaborazione di grandi stilisti come Jean Paul Gaultier, Christian Lacroix, Karl Lagerfeld. Ci sono inoltre anche altri scatti dell'epoca d'oro della fotografia di moda che sono considerati veri e propri capolavori. Avedon è stato importante perché ha rivoluzionato il linguaggio della fotografia di moda portando le modelle fuori dagli atelier, superando le pose statiche e manierate e introducendo uno stile diverso, più fresco e giovane, con fotografie in movimento. Diventò il fotografo di moda più famoso e imitato e pietre miliari restano, negli anni sessanta, le foto che hanno creato il culto della celebrità intorno alle modelle, che prima di allora non erano altro che "manichini" da vestire. Jean Shrimpton, Lauren Hutton, Twiggy, Penelope Tree e Veruschka sono solo alcuni dei nomi resi celebri da Avedon, cui seguirà il periodo delle super Top Model e culminerà, alla fine, proprio con il suo distacco da questo mondo con la mostra In memory of late Mr. and Mrs. Comfort. A fable, ospèitata fino all'otto dicembre presso il Palazzo Ducale di Lucca nell'ambito del Lucca Digital Photo Fest e in collaborazione con la Staley Wise Gallery di New Jork.
Tutti i protagonisti del Futurismo, fra i più grandi creativi del Novecento, si ritrovano, dal 6 settembre all'8 dicembre 2009, alla Fondazione Magnani Rocca nella grande mostra "FUTURISMO! da Boccioni all'Aeropittura". L'esposizione propone, per la prima volta tutti insieme in Emilia Romagna, capolavori di Boccioni, Balla, Severini, Sironi, Soffici, Russolo, Depero, Prampolini, sculture, ceramiche, libri futuristi (il libro imbullonato di Depero, il libro di latta di D'Albisola), figurini di abiti futuristi, fino alle opere di aeropittura di Dottori, Crali, Fillia, Tato. Una sezione di arte pubblicitaria futurista arricchisce la mostra documentando una formidabile inventiva anche in questo ambito creativo, di inalterato impatto comunicativo. Oltre alla presenza nella collezione permanente della Magnani Rocca di una importante opera futurista come Danseuse Articulée (1915) di Severini, la performance di Filippo Tommaso Marinetti al Teatro Regio di Parma nel dicembre 1906 con la recita di "Ode à l'automobile" (in francese) costituisce una ragione particolarmente motivante per l'organizzazione della mostra. L'Ode di Marinetti, infatti, trattando il tema della divinizzazione del mezzo meccanico e dell'ebbrezza siderale della velocità, può essere a ragione considerata uno dei primi segnali della successiva nascita del movimento futurista, evidenziando spirito e analogie confluiti organicamente nel Manifesto del Futurismo del febbraio 1909 (prima emiliano con la pubblicazione nella Gazzetta dell'Emilia, poi parigino con Le Figaro), proprio un secolo fa. La mostra "FUTURISMO!" riunisce oltre cento opere spiccatamente innovative e sorprendenti che, partendo dagli antefatti divisionisti, offrono del primo e secondo Futurismo una visione estesa e aderente alla sequenza creativa dei manifesti del movimento, dalla teorizzazione della valenza estetica del dinamismo e della simultaneità del primo periodo, alla rappresentazione della meccanizzazione giocosa della figura umana e del suo contesto degli anni venti, fino all'aeropittura degli anni trenta, basata sulla visione emozionale del paesaggio da un aereo in volo. Collegato al tema dell'aeropittura, la mostra intende celebrare anche un secondo centenario: il 2009, infatti, vede anche i cent'anni dai primi voli aerei in Italia.
Torna la fiera d'arte più prestigiosa del mondo con 2000 artisti proposti dai 250 espositori più importanti della scena artistica contemporanea. Non mancheranno certo le gallerie italiane, per le quali questa incredibile fiera è una vetrina enorme. Il direttore della fiera, Mark Spiegler, ha spiegato che per attirare un pubblico giovane è stata coinvolta l'artista emergente americana Pae White che ha ridisegnato l'Oceanfront, ovvero un'area dedicata ai progetti pubblici più innovativi, dove è possibile sperimentare. In questa grande kermesse le gallerie italiane puntano soprattutto sugli artisti internazionali, a cominciare da Lia Rumma con Vanessa Beecroft e Thomas Ruff, Stein con Kounellis, Paladino e Pistoletto. La galleria Continua propone le istallazioni politiche del cinese Chen Zhen, Raffaella Cortese le opere fotografiche di dell'olandese Roni Horn, mentre la galleria Artiaco punta sullo svizzero Thomas Hirschhorn. La galleria Kauffmann propone invece Pae White e la Prometeo Gallery punta sulla guatemalteca Regina Cosè Galindo. Soltanto la gallerie Soffiantino, Magazzino d'arte modera, T293 e Zero puntano sugli emergenti. Tra le gallerie internazionali spiccano la Gallery Bernier / Eliades di Atene con Ry Rocklen, la Niels Borch Jensen Editions & Gallery di Berlino con Olafur Eliasson, la Galleria Luciana Brito di san Paolo con Waldemar Cordeiro & Geraldo de Barros, la Galerie Haas & Fuchs di Berlino con George Grosz, la Barbara Mathes Gallery, New York con Fausto Melotti, The Paragon Press di Londra con Anish Kapoor, ma l'elenco è lungo. Non è dato sapere al momento chi vincerà questa incredibile fiera mondiale dell'arte, una cosa è certa, la tendenza di massima, tra le sculture luminose di Pae White e i collage di Thomas Hirschhorn sembra essere l'audacia.
Il Giappone è tornato di moda. Nel corso degli ultimi due secoli, il disegno e l’arte giapponese sono spesso state al centro di tendenze e costumi che hanno dato un segno incisivo nel design e nell’arte occidentale. Basta pensare all’Art Nouveau, ai tipici segni e colori che rimandavano a certe stampe giapponesi ottocentesche. In questa mostra ospitata alla galleria Old English Forniture, Gregg Baker porta una mostra intitolata come un omonimo film, L’impero dei sensi. Il desiderio di realizzare una mostra con questo titolo, pare sia affiorato spesso nella mente di Baker che dalla Gregg Baker Asian Art di Londra ha portato fino al 23 dicembre questa mostra nella galleria di Milano. I sensi, quindi, sono al centro della mostra, in un contesto, come quello giapponese in cui l’estetica è importantissima e anela alla perfezione, anche dei sensi, in maniera completa. La sensualità viene infatti narrata attraverso molteplici forme, rituali e creature che la rappresentano, continuamente stimolata, in un contesto caratterizzato da una forte coscienza del divenire quotidiano. I sensi come lessico quotidiano, appunto, fatto di modi di vestire, di mangiare, di scrivere, tutto mostrato in base a questo criterio in cui primeggia l’estetica dei gesti e della forma, vera ossessione del mondo giapponese.
Dal 6 giugno al 22 novembre 2009, due luoghi particolarmente significativi di Venezia quali l'Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti - Palazzo Cavalli Franchetti e la Scuola Grande Confraternita di San Teodoro, ospitano la mostra GLASSTRESS.
L'esposizione si presenta come uno dei più originali eventi collaterali della 53. Esposizione Internazionale d'Arte La Biennale di Venezia.
Adriano Berengo ha visto come il tema della Biennale di quest'anno, ovvero "la costruzione di nuovi mondi", potesse dare lo spunto per proporre un'iniziativa che fosse un tentativo di immaginazione di un mondo altro, un contesto dove il vetro, grazie all'idea di grandi artisti internazionali, avesse la possibilità di mostrare le sue potenzialità.
Organizzata dal Mjellby Konstmuseum di Halmstad (Svezia) in collaborazione con Berengo Studio 1989 di Murano-Venezia, la mostra presenta le opere di 45 tra i più conosciuti artisti contemporanei - da César a Tony Cragg, da Lucio Fontana a Dan Graham, da ORLAN a Joseph Kosuth, da Man Ray a Jean Arp, a Louise Bourgeois ad altri ancora - che si sono confrontati nell'arco della loro carriera con la tecnica vetraria.
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