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Firenze | Gerhard Richter e la dissolvenza dell'immagine nell'arte contemporanea
Fino al 25/04/2010
In collaborazione con la Kunsthalle di Amburgo, ospitata dalla Strozzina di Firenze, la mostra mette a confronto le opere di Gerhard Richter, uno dei più importanti artisti della seconda metà del Novecento, con quello di sette artisti contemporanei, il cui nesso è lo scetticismo profondo sulla capacità dell’immagine di veicolare la verità. Tema della mostra è la dissoluzione dell’immagine, in cui si porta all’estremo la sua manipolazione. In particolare, la sua tecnica vede l’uso della pittura in maniera sfocata su fotografie originali. L’artista gioca con la realtà e cerca di mettere in dubbio la chiarezza delle immagini, convertendole da figurative in astratte utilizzando diversi generi su uno stesso piano. Qui si mette a confronto con altri sette artisti che nelle loro opere hanno affrontato il tema della dissoluzione dell’immagine, comne Xie Nanxing (Cina, 1970) che unisce insieme video, fotografia e pittura per dare vita ad immagini che riflettono sulla condizione umana del nostro presente; Lorenzo Banci (Italia, 1974) che studia i confini tra la rappresentazione e l’astrazione; Scott Short (USA, 1964) che con il suo lavoro concettuale ha fotocopiato centinaia di volte lo stesso foglio bianco, che ha portato alla comparsa di segni casuali che potevano essere considerati alla stregua di un’immagine accidentale; Roger Hiorns (Gran Bretagna, 1975), che crea installazioni scultoree in cui componenti chimiche innescano processi di trasformazione che generano nuove forme; Marc Breslin (USA, 1983), che usa la superficie pittorica come un palinsesto, in cui segni, graffi e tracce su diversi strati di pittura creano una metafora della mente umana; Antony Gormley (Gran Bretagna, 1950), che propone un’arte sociale che si muove tra figurazione e astrazione, creando installazioni che evocano il segno del creazione astratta ma che sono il risultato di un processo di dissolvenza della figura umana. Wolfgang Tillmans (Germania, 1968) sperimenta le possibilità e i limiti della fotografia, lavorando su vari generi e spingendosi fino all’astrazione con immagini create direttamente sul negativo.