Damien Hirst è protagonista tra Montecarlo e Venezia con ben due mostre. La prima, Cornucopia, è ospitata fino al 30 settembre al Museo Oceanografico di Monaco, in occasione del centenario del museo. Qui sono esposte circa una sessantina di opere che ripercorrono la carriera di Hirst dal 1955 ad oggi. Ci saranno istallazioni, sculture, quadri in un dialogo serrato tra arte e scienza. La seconda mostra, Death in Venice, ospitata presso la Galleria Michela Rizzo di Venezia fino al 31 luglio, è un’esposizione con venti opere recenti dell’artista, tra cui una serie di sei teschi intitolati Dead, due grandi grafiche Sceptic e Faithles e un grande Spin painting (tele dipinte durante un movimento rotatorio). In particolare, le sue tecniche definite spin painting, sono realizzate dipingendo su una superficie circolare in rotazione come un vinile sul giradischi, mentre le spot paintings, consistono in righe di cerchi colorati spesso emulate dalla grafica pubblicitaria degli ultimi anni. Damien Hirst è uno degli artisti più controverso degli ultimi anni. Nel 1995 vince il Turner Prize dicendo di sé, in diretta televisiva: “ É incredibile dove si possa arrivare con un quattro in arte, un’immaginazione bacata e una sega elettrica”. Ottimo imprenditore di sé stesso, ha avuto moltissime stroncature ma le sue quotazioni sono state subito altissime. Di Lui colpisce in particolare la macabra miscela tra arte, scienza, ironia, sesso, satira e tecnologia con cui esplora tutte le tematiche dell’esistenza, a partire dal celebre squalo in formaldeide. La morte, in particolare, è sempre stata il tema centrale della sua poetica anche se in realtà, citando le sue stesse parole” le mie opere esprimono una preoccupazione per a vita….la società nasconde la morte sotto il tappeto. Per vivere è necessario invece affrontarla. E’ l’avvenimento più importante della vita”. Oggi, oltre ad essere tra gli artisti viventi più quotati, nonostante alcune sue opere, come gli Spin Paintings, non richiedono neanche il suo intervento diretto ( infatti basta mettere tele e colori su una specie di piatto del giradischi e accendere il motore, l’opera si autorealizzerà grazie alla forza centrifuga), è anche uno dei pochi artisti che Charles Saatchi ritiene che sarà presente nei libri di storia dell’arte in futuro: nel 2105, sostiene il celebre gallerista, quasi tutti gli artisti della seconda metà del ‘900 avranno una nota a fondo pagina, tranne Hirst, Pollock, Warhol e Judd.