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Polaroid | di Petra Giloy-Hirtz
Edizioni Prestel
Julian Schnabel è pittore, scultore, regista, ma anche fotografo. Un aspetto meno noto dell’artista americano, messo in evidenza in questo volume che raccoglie immagini recenti, dal 2002 al 2008. Immagini che hanno il sapore di qualcosa di antico e di intimo, eseguite appunto, con una Polaroid, un mito degli anni ’80. Scene prese direttamente dalla vita di familiari e amici, carpite dalla realtà come un gioco o come appunti, qualcosa di apparentemente poco studiato, immediato e quasi furtivo. L’impressione che si ha davanti a queste immagini è di avere davanti qualcosa che, invece di svanire, resta lì, impressionata per chi guarda, con un livello emotiva indubbio in ritratti che incuriosiscono e intrigano. Ci sono i quadri, ma anche tanti volti, noti e meno noti, tra cui Max Von Sydow, Placido Domingo, Mickey Rourche. Ci sono le stanze private di Calazzo Cupi a New York, palazzo decorato da Schnabel stesso. C’è un autoritratto assieme al padre e uno, molto particolare di Rula Jebreal autrice del libro da cui l’artista ha tratto Miral, il suo ultimo film. Un connubio tra presente, passato, cose, volti, amore, amicizia, anonimato e notorietà, espresso in immagini che, invece di svanire, così transitorie in quel supporto da polaroid, sono invece molto presenti nella nostra mente, quasi il segno di uno sguardo dell’anima.