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Mostre ed eventi // Pagina 136 di 230
12.04.2011 # 2082
Brussels | Art Brussels

Ilas Web Editor //

Brussels | Art Brussels

Fino al 01/05/2011

Tempo di fiere in tutto il mondo, in attesa della nuova edizione di ArtBesel, segnaliamo la 29esima edizione di Art Brussels, dal 28 aprile al 1 maggio. Un crocevia di artisti e gallerie di tutto il mondo, compratori, critici, giornalisti, un’opportunità per mercanti d’arte e artisti di tutte le età. Anche solo fare un giro per queste fiere aiuta a comprende il trend dell’arte, cosa piace e cosa no, cosa è in voga e cosa ci si aspetta. Anche se, in fondo, a sfondare sono sempre gli artisti che “rompono”, gli schemi, la tradizione, la visione ufficiosa, il trend acquisito, le immagini da rivista. La moda la fa, spesso, chi non è di moda. Art Brussels vanta 30mila professionisti, collezionisti e amanti dell’arte provenienti da tutto il globo. Una piattaforma ideale per lanciare talenti nel campo della scultura, pittura, fotografia, video e istallazioni. Con circa 170 gallerie e 300 collezionisti, Art Brussels ha il profilo più internazionale di qualsiasi altra fiera in Europa, con l'80% dei suoi partecipanti provenienti da oltre 25 paesi. Le gallerie italiane presenti: Galeria Continua ,Galleria Massimo De Carlo, A arte Studio Invernizzi e Tucci Russo.

12.04.2011 # 2083
Brussels | Art Brussels

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Amburgo | Out of focus.
After Gerhard Richter

Fino al 22/05/2011

In genere il fuori fuoco è uno sbaglio. Nella fotografia, si può sceglier di mettere a fuoco un’immagine in primo piano e lasciare il resto “fuori fuoco”. Si può anche fare l’inverso, secondo un processo creativo difforme. Ma, il fuori fuoco di Gerhard Richter ha poco a che fare con tecnicismi e simbolismi vari, è più affine alla tecnica dello sfumato di Leonardo Da Vinci e alla tradizione pittorica europea del Xv secolo che alle tecniche fotografiche del XX secolo. Gerhard Richter, classe 1932, utilizza il fuori fuoco dal 1960. Dopo di lui, molti artisti ne vengono contaminati. Lo sfocato diventa un contrassegno silistico, una prerogativa dell’artista Tedesco e non solo. Dov’è il confine tra realismo e astrazione? In alcune immagini l’essenz a ela forma di persone e cose sono appena evocate, come se fossimo davanti alle immagini delk ricordo, del sogno, a frammenti di fotografie dell’onirico. Si toccano tutte le corde del fuori fuoco, dal romantico al nostalgico, al misterioso, mentre all’opposto, la foschia di elementi e cose in apparente movimento, rappresenta il progresso e il dinamismo della vita moderna. All’’Hamburger Kunsthalle di Amburgo espongono: Pablo Alonso, David Armstrong, Anna und Bernhard Blume, Michael Engler, Wolfgang Ellenrieder, Isca Greenfield-Sanders, Maxine Henryson, Nicole Hollmann, Bill Jacobson, Adam Jankowski, Tamara K.E., Wolfgang Kessler, Karin Kneffel, Peter Loewy, Marc Lüders, Ralf Peters, Qiu Shihua, Gerhard Richter, Ugo Rondinone, Johanna Smiatek, Thomas Steffl, Ernst Volland, Franziskus Wendels, Michael Wesely e Paul Winstanley.

11.04.2011 # 2077
Brussels | Art Brussels

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Parigi | Société Réaliste.

Fino all’08/05/2011

Empire, State, Building. Ovvero, tre concezioni e prospettive di lavoro della Società realista, che si condensano nel celebre grattacielo newyorchese, mitico ed emblematico degli States e fonte d’ispirazione per l’arte del XX secolo. C’è l’impero, il potere, che passa per lo stato. Le costruzioni, i building, il costruito, il costruibile. Tutto viene indagato attraverso i segni visivi, dal punto di vista antropologico, storico ed economico. Si prende spunto dalle fotografie, dalla cartografia, dalla tipografia per esplorare i segni della politica, della storia, le tracce intorno a noi. Lo fanno egregiamente Ferenc Gróf e Jean-Baptiste Naudy, collettivo o duo, cooperativa che forma Società Realista. Tutte le opere recenti si articolano soprattutto intorno a due oevres pivots, The Fountainhead (2010) e Culte de l’Humanitée (2011). In tutto questo, quello che emerge è che il mito, è alterato continuamente dal disordine dei simboli, che si sovrappongono, cercano di sostituirsi, non sono cancellati in maniera esemplare come in un vero regime ma sono confusi, soppiantati da altri, anche questo, simbolo dei tempi, della politica e del potere. Alla Galleria Jeu de Paume di Parigi.

10.04.2011 # 1884
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New York | Norman
Rockwell: Behind the
Camera

10/04/2011

Norman Rockwell è uno dei più famosi illustratori americani, ammirato da intellettuali, musicisti, pittori, cineasti come Lucas e Spielberg. Anche Google, quest’anno, lo ha celebrato dedicandogli la home page nel giorno della sua nascita, il 3 febbraio.Norman Rockwell, nato a New York nel 1894, conobbe presto l’amore per l’illustrazione, disegnando, fin da piccolo, le storie che il padre raccontava la sera. Dopo avere frequentato le migliori scuole d’arte del luogo, Rockwell cominciò prestissimo la sua carriera di “cantastorie romantico”, che in breve tempo e fino alla fine, con le sue più di 300 copertine per il Saturday Evening Post, ammaliò tutta l’America. Il suo lavoro è permeato da un sottile umorismo, un’ ironia che spesso si dispiega in giochetti divertenti come il collocare particolari incongruenti in illustrazioni come ne il Pesce d’Aprile ( 3 aprile ’48). Per le sue illustrazioni cominciò ad un certo punto ad aiutarsi con la fotografia, che gli serviva a fissare meglio le pose. Si servì soprattutto del Balopticon, una macchina che, come lui stesso riferiva, “produce assuefazione ma fa risparmiare tempo ed è di grande aiuto”. Il suo motto era “la storia è per me la prima e l’ultima cosa” e fino alla fine coltivò l’idea di dipingere la grande opera che avrebbe cambiato il mondo. Nel frattempo, le sue copertine, che annoverano ogni tipo di prodotto, tema simbolico legato all’immaginario consumistico americano, si arricchivano di nuovi dettagli. La sua opera fu importante anche per l’impatto ottimistico sulle menti degli americani, in cui l’attualità veniva tratteggiata in maniera garbata, ironica e la pubblicità ( calzini, bibite, chewing gum e dolciumi) era espressa in maniera intensa e vivida. Con il tempo nelle sue tematiche entrò anche la questione razziale, con la raffigurazione di Ruby Bidges per la rivista Look, una bambina di origine afroamericane che sfidò il razzismo americano frequentando una scuola per soli WASP( americani bianchi). La mostra è ospitata al Brooklyn Museum di New York, con la collaborazione del Norman Rockwell Museum in Stockbridge, Massachusett, che ha contribuito a digitalizzare più di 20 mila negativi dell’artista.


08.04.2011 # 2074
Brussels | Art Brussels

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Bologna | James Casebere.
Landscapes with Houses

Scade il 30/04/2011

Fotografie di case. Case tipicamente americane, ma potrebbero essere anche nordeuropee. Case colorate, coi i tetti a spiovente rossi, bianchi, grigi, lilla. Fotografate dall’alto, da varie angolazioni, con luci diverse, come fossero persone. Case che parlano, hanno qualcosa da dire. Il tutto è estremamente rassicurante, come i colori pastello, le siepi ben curate, i verdi prati, le piscine, i bambini che giocano. Un “contorno” ridente, buonista. Qualcosa di patriottico e inquietante. Questo è quello che ritrae James Casebere, nato in Michgigan nel 1953. Un mondo bello ma posticcio. I particolari, inquietanti, sono nella palese finzione, nelle macchine che sono giocattoli, modellini in gesso, cartone e gommapiuma. L’ordine, la simmetria, le luci brillanti ma artificiali, le atmosfere seriali, austere, sospese. Questa serie, presentata a Parigi fino al 9 aprile, prosegue a Bologna, alla Galleria Marabini, con gli scatti dal 1975 al 1991. Le sue fotografie da sempre vogliono dimostrare che la fotografia è una forma d’arte che non cattura mai le immagini in maniera oggettiva. Su questo concetto, egli dice: “più diventiamo consapevoli delle nostre costruzioni di realtà, meno saremo portati a imporle agli altri nel nome di una verità oggettiva”.

07.04.2011 # 2071
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Modica | Moira Ricci /
Amir Yatziv

Fino al 17/03/2011

In comune hanno la capacità di manipolazione delle immagini, a partire da un fatto vero, storico. Il punto di arrivo, però, non è reale. Assomiglia ad un gioco, forse un gioco della memoria, qualcosa legato all’inconscio. Moira Ricci e Amir Yatziv, di Grosseto la prima, classe ‘77 e israeliano il secondo, classe 1972, espongono insieme alla Galleria Laveronica di Modica. La prima fa bellissimo lavoro sulle immagini fotografiche, prendendo spunto dalla morte della madre, avvenuta nel 2004. Ricci fa una serie fotografica ritraendo la madre in tutti i momenti della sua vita. Cerca di fissare la storia, il momento, il ricordo, cerca di vivere quelle immagini nel presente, illudendosi di “essere li”. Yatziv, invece, immagina una fantomatica battaglia tra i nazisti e l’esercito dello Stato di Israele in una foresta polacca. Un gioco di ruolo, un sogno, un incubo? Eppure l’umanità dei volti, la storia, le immagini, i racconti, le scene che sembrano, appunto, prese da un sogno, si “assomigliano”. Raccontano un mondo che c’è, ma non si vede. Un mondo che gli artisti ci fanno vedere, in quel momento, in nessun luogo, dove noi siamo.

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