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Mostre ed eventi // Pagina 222 di 230
11.02.2006 # 223
Milano | Buena vista. Mezzo secolo di grafica cubana | Fino al 11 febbraio 2006

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Milano | Buena vista. Mezzo secolo di grafica cubana | Fino al 11 febbraio 2006

fino al 11 febbraio 2006


"Buena vista. Mezzo secolo di grafica cubana" raccoglie oltre 100 manifesti e opere grafiche della  Cuba rivoluzionaria, realizzati dal 1° gennaio del 1959 sino ai giorni  nostri.

L'isola caraibica vanta una delle scuole di grafica tra le più prestigiose e al contempo originali del secondo Novecento,  nonostante il periodo di autarchia e di isolamento politico e sociale affrontato durante il  cinquantennio preso in  considerazione.

Il  percorso, suddiviso in più sezioni, prevede un'articolazione cronologica, per decenni, in modo da scandire, e sottolineare, l'evoluzione interna del discorso grafico in rapporto con la parallela evoluzione della vicenda storica e, al contempo, con le principali  tendenze dell'arte figurativa contemporanea, in modo tale da svelare le dinamiche concrete e gli effettivi nessi, attraverso i quali  la produzione grafica cubana ha raggiunto quegli esiti che le hanno fatto conseguire prestigio internazionale.

Il percorso allinea carteles legati alla propaganda politica, conosciuta  dal grande  pubblico soprattutto grazie all'immagine affidata al volto icona di Ernesto Che Guevara, e all'impegnativa campagna di comunicazione sociale inerente, per esempio, alla sensibilizzazione per la  scolarizzazione o per il risparmio idrico.

Sono presenti anche affiches legate alla produzione cinematografica, che possono essere considerate, tout court, opere d'arte in quanto dimostrano ed esprimono - grazie a quell'effervescente dialogo che si era venuto ad instaurare tra gli artisti cubani con quanto, nel mondo intero, si andava sperimentando nel settore della grafica pubblicitaria e dell'arte figurativa più avanguardistica in USA, in Polonia e in Russia, per esempio - con più libertà artistica  i  messaggi che si volevano proporre attraverso il grande schermo.

È utile ed interessante ricordare, a tale riguardo, come questa tipologia di cartel, proprio in virtù di  questa conquistata  indipendenza  artistica, spesso diverga significativamente dai  contenuti che il film  vuole ragionare.

Sono anche esposti manifesti  legati all'azione di solidarietà internazionale che Cuba, dal 1966 (con la nascita dell'OSPAAL), ha gratuitamente prodotto per alcune zone calde dell'Africa, dell'Asia e dell'America Latina, toccando, anche nella realizzazione dei manifesti politici, altissimi livelli di  qualità artistica.

I manifesti, provenienti da più collezioni  private  italiane, sono stati disegnati e impressi a Cuba tra il 1959 e il 2004 da artisti del calibro di (per citare solo i nomi più  conosciuti):

- Alfredo Rostgaard, la cui opera  spicca per l'originalità dei simboli utilizzati e per la felice  fusione  tra un'elevata sensibilità pittorica e una sottile ironia
- Eduardo Muñoz Bachs, principalmente disegnatore di cartoni animati, è colui che ha prodotto oltre 2000 manifesti del cinema, riconoscibili per la forte carica umoristica nonché per la definizione della  fortunata immagine di Chaplin a simbolo della cinematografia cubana
- Antonio Reboiro, esponente principale della tendenza psichedelica, partendo da uno stile  legato al realismo socialista, diventerà, per l'utilizzo di colori molto vivaci, il grafico emblema della solarità del Caribe
- Antonio Pérez detto "ñiko", che utilizza una  grande varietà di stili e  di soggetti, dalla ripetizione fotografica  ai motivi liberty del secolo passato.Un'esperienza  alquanto complessa quella della grafica  cubana, internamente  stratificata e densa di occasioni e di risultati,  nonché di rimandi al  più generale dibattito artistico mondiale,  capace, dunque, di  trasformare il manifesto non solo in un semplice  strumento di  propaganda o di cronaca per immagini della Rivoluzione,  ma piuttosto in  un genere artistico capace di raggiungere esiti di prestigio  internazionale.



16.02.2006 # 222
Milano | Buena vista. Mezzo secolo di grafica cubana | Fino al 11 febbraio 2006

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Roma | Burri. Gli artisti e la materia 1945 - 2004 | fino al 16 febbraio 2006

Fino al 16 febbraio 2006



La mostra, promossa dal Comune di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali e dall'Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con la Regione Umbria e  la Fondazione Albizzini - Collezione Burri di Città di Castello, è dedicata ad Alberto Burri, a dieci anni dalla sua scomparsa, alla sua personale ricerca sulla "materia" e a quella di altri  artisti, che ha caratterizzato e cambiato, in Europa come nel resto del mondo,  l'arte dal secondo dopoguerra ad oggi.

L'esposizione intende illustrare il percorso che ha portato gli artisti alle forme di arte attuale, mettendo a confronto epoche e stili, assonanze e discrepanze, scuole e outsider, offrendo un panorama esaustivo degli artisti principali, mantenendo sempre come centro propulsivo di questa radicale trasformazione dell'arte, il lavoro del maestro di Città di Castello.
L'esigenza degli artisti di confrontarsi con la materia, utilizzandola come strumento di innovazione linguistica o addirittura rendendola il fulcro della propria poetica, non solo diede vita a uno dei mutamenti più radicali nella storia dell'arte contemporanea, introducendo nel fare artistico una semantica radicalmente diversa, ma ha anche aperto la strada a successive ricerche nella concezione spaziale e nella strumentazione tecnica dell'opera d'arte.

La prima parte dell'esposizione sarà dedicata ad artisti che, contemporaneamente ad Alberto Burri, anche se con differenti approcci, hanno operato nella direzione di un profondo rinnovamento della pittura tradizionale, quali Antoni Tàpies, Jean Fautrier, Jean Dubuffet, Lucio Fontana, Cy Twombly, Franz Kline, Conrad Marca–Relli, Ben Nicholson. Le loro opere saranno presentate in mostra insieme ad un nucleo di opere del maestro umbro significative dei passaggi principali del suo intero percorso artistico, dalle iniziali prove dai sacchi, ai legni e ai ferri, alle plastiche, alle combustioni, ai cretti fino ai grandi cellotex.
Una sezione sarà dedicata al confronto con la ricerca tra new dada e pop art degli americani Robert Rauschenberg, Jasper Johns, Jim Dine.

La seconda parte della mostra presenterà artisti italiani e stranieri che dopo Burri hanno usato materiali non tradizionali nelle loro opere (dai detriti agli avanzi industriali a materiali organici e naturali), mutando radicalmente il volto dell'arte nella seconda metà del XX secolo. Tra gli artisti rappresentati figureranno Piero Manzoni, Ettore Colla, Mimmo Rotella, Salvatore Scarpitta, Giuseppe Uncini, Mario Schifano, Gino Marotta, Mario Ceroli, Manuel Millares, Raphael Canogar, Antonio Saura,  Arman, César, Yves Klein, Jacques Villeglé, Leoncillo, Joseph Beuys, Pino Pascali, Jannis Kounellis, Michelangelo Pistoletto, Gilberto Zorio, Giuseppe Penone, Ansel Kiefer, Damien Hirst, Julian Schnabel.


05.02.2006 # 209
Milano | Buena vista. Mezzo secolo di grafica cubana | Fino al 11 febbraio 2006

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Napoli | Mimmo Paladino - Quijote | fino al 5 febbraio 2006

fino al 5 febbraio 2006

In occasione dell'apertura al pubblico dei nuovi ambienti espositivi del Museo di Capodimonte, destinati alla presentazione di mostre e altri eventi culturali, nonchè della ricorrenza del quarto centenario della pubblicazione de "El Quijote de la Mancha" di Miguel de Cervantes y Saavedra, Antonio Bassolino, Presidente della Giunta Regionale della Campania e Nicola Spinosa, Soprintendente per il Polo Museale Napoletano, hanno invitato Mimmo Paladino ad interpretare l'eterna attualità di Don Chisciotte. L'artista ci offre una lettura del tutto inedita e personalissima della figura dell'ingegnoso hidalgo. Don Quijote è molto più che il semplice protagonista di una storia: è la storia stessa.

Una mostra
E "Quijote" si intitola la mostra che Paladino ha creato per raccontare il popolare eroe-antieroe di Cervantes. Una grande installazione, quindici tra bronzi e dipinti, quaranta acquarelli, un libro d'artista, per un sorprendente viaggio nell'immaginario di Don Chisciotte. Le opere di Paladino sono un percorso all'interno dell'universo del cavaliere dalla 'triste figura', così lontano nel racconto delle sue avventure e delle sue fantastiche battaglie contro i mulini a vento, ma anche così vicino, nelle reazioni emotive e sentimentali, alla nostra contemporaneità.

Un film
Paladino, nelle vesti di regista, continua il racconto del suo "Quijote" anche sul grande schermo, con un cast eccezionale: Peppe Servillo degli Avion Travel è don Chisciotte, Lucio Dalla è Sancho Panza, Enzo Cucchi è Mago Merlino, Alessandro Bergonzoni è Mago Festone e Ginestra Paladino è Dulcinea.

Un libro
Paladino è anche autore delle tavole di un prezioso 'Libro d'Artista', dal titolo "Don Chisciotte", realizzato da Editalia (Gruppo Istituto Poligrafico-Zecca dello Stato). Le immagini dell'artista dialogano con i versi del poeta Giuseppe Conte che narra "l'eroe mitico mediterraneo".
Sempre Editalia presenta, per l'occasione, una raffinata edizione del Chisciotte di Cervantes nella classica traduzione di Alfredo Giannini e accompagnata da 150 riproduzioni di acquerelli attraverso i quali Paladino offre la sua interpretazione non illustra il racconto, ma "gioca" con il libro, l'autore, i personaggi.
venerdì 16 dicembre alle ore 12, nei nuovi spazi espositivi del Museo di Capodimonte.

30.01.2006 # 186
Milano | Buena vista. Mezzo secolo di grafica cubana | Fino al 11 febbraio 2006

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Milano | Oggetti esistibili | fino al 30 gennaio 2006

fino al 30 gennaio 2006

Oggetti Esistibili - La pubblicità fa design

Questa mostra indaga una particolare relazione tre design e pubblicità, presentando 30 campagne pubblicitarie, realizzate dalle principali agenzie creative italiane, e riproducendone i relativi modelli tridimensionali: oggetti d'arredo, prodotti alimentari e cosmetici, imballaggi, capi d'abbigliamento, accessori moda...
Particolarità di tali oggetti consiste nell'essere nati esclusivamente per comunicare e non per essere venduti, invertendo la sequenza logica per cui prima si vorrebbe vendere e quindi successivamente si comunica.

Gli oggetti rappresentati, sospesi tra reale e virtuale, tra gioco e citazione, sono organizzati in quattro categorie che ne descrivono il processo creativo: Assemblaggio, Estensione, Ingrandimento, Ibridazione.

Gli Oggetti Esisitibili sono i protagonisti emblematici di un fenomeno comunicativo emergente, e al tempo stesso la dimostrazione della fluidità con cui si muove la creatività nel XXI secolo. Infatti i 30 modelli sono al tempo stesso comunicazione e design, riferimenti ed echi dalla Storia della pittura e dell'arte, piuttosto che applicazione disinvolta delle formule del brand business e delle prassi del marketing.
Alla Triennale di Milano fino al 30 gennaio 2006.

29.01.2006 # 160
Milano | Buena vista. Mezzo secolo di grafica cubana | Fino al 11 febbraio 2006

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Milano | The Keith Haring Show | fino al 29 gennaio 2006

fino al 29 gennaio 2006

Dopo il grande successo ottenuto con "The Andy Warhol Show", La Triennale di Milano e Chrysler tornano a presentare una grande mostra di arte contemporanea. Quest'anno l'appuntamento si rinnova con "The Keith Haring Show".

Curata da Gianni Mercurio e Julia Gruen, la mostra si qualifica come una delle più grandi esposizioni retrospettive al mondo, sinora dedicate al grande artista americano e comprende circa cento dipinti, quaranta disegni, numerose sculture e opere su carta di grande formato. Una vasta documentazione fotografica, circa seicento immagini, documenta inoltre il contesto attorno a cui è nata e si è sviluppata la sua arte.

L'attività artistica di Haring prende forma nell'arco di una sola decade, dal 1980 al 1990. In questo breve periodo la sua frenetica attività lo ha portato a produrre una mole molto vasta di opere, costituita da wall drawing metropolitani, tele, disegni, sculture, oggetti e gadget, sempre caratterizzati da un segno personale ed esclusivo che lo hanno fatto identificare come uno dei grandi testimoni della sua epoca. Protagonista emblematico della scena newyorkese degli anni '80, Haring è uno degli artisti più popolari dei nostri tempi. Ancora oggi, a quindici anni dalla morte, avvenuta quand'era ancora trentunenne nel febbraio del 1990, i suoi lavori e il suo linguaggio continuano ad affascinare il pubblico di tutto il mondo.
Questo si deve, oltre al suo stile personale, anche alla capacità del suo lavoro di portare all'evidenza lati oscuri e misteriosi della vita. Questa grande esposizione milanese offre così un quadro esaustivo della complessità del suo lavoro, ne evidenzia l'attualità, ma pone anche l'accento sui complessi rapporti che la sua arte ha con iconografie e tematiche dell'arte occidentale (dal Medioevo agli anni Sessanta) e delle culture tribali africane, asiatiche e sudamericane (precolombiane in particolare).

Con la sua arte, Keith Haring ha dato vita a un vero e proprio fenomeno sociale e mass-mediologico oramai legittimato in una collocazione 'alta' nella storia dell'arte contemporanea. Questo aspetto significativo della sua complessa personalità è qui messo a confronto con le radici culturali e i riferimenti storico-artistici europei e americani a cui l'artista ha fatto riferimento, dal primitivismo all'arte fantastica, apocalittica, pop, espressionismo astratto.

Il percorso espositivo della mostra "The Keith Haring Show" dà corpo al concetto di "all over" caro a Haring, secondo cui "l'arte deve poter essere per tutti e dappertutto". Tra le tele di grandi dimensioni che saranno presentate a Milano alcune raggiungono le dimensioni di oltre dieci metri di base o di altezza, tra queste le scenografie realizzate per la discoteca Palladium di New York, tempio della vita notturna negli anni '80, e la scenografia realizzata per "The Marriage of Heaven and Hell" di Roland Petit per il Ballet National de Marseille. Saranno inoltre esposte le famose "subway drawings", le maschere "primitive" e cubiste, i grandi vasi di terracotta, le sculture totemiche in legno pittogrammate e quelle in metallo con i suoi omini realizzati con colori primari, le statue in gesso del David di Michelangelo o Madame Pompadour.

Queste sono solo alcune delle sorprese che la mostra riserverà ai suoi visitatori, che potranno muoversi tra le opere di Haring come all'interno di un'unica grande opera colorata e fantasmagorica.

In occasione della mostra, Skira edizioni pubblicherà un catalogo con testi in lingua italiana ed inglese, a cura di Gianni Mercurio e Demetrio Paparoni. Il volume conterrà testi appositamente realizzati da David Galloway, Timothy Greenfield-Sanders, Julia Gruen, Kim Hastreiter, Fernanda Pivano, Arturo Schwartz, Tony Shafrazi e nuove interviste a Jeffrey Deitch e Peter Halley, oltre a una serie di estratti da interviste inedite realizzate da John Gruen, il biografo di Keith Haring, all'artista e a suoi amici, fra i quali Yoko Ono, William Burroughs, Leo Castelli, Henry Geldzhaler, Timothy Leary, Roy Lichtenstein e Madonna.

Per enfatizzare ulteriormente il concetto di "all over" che ha caratterizzato la creatività dell'artista, Chrysler ha prodotto uno spettacolare filmato, appositamente realizzato per la mostra ed integrato da video tratti dagli archivi della Keith Haring Estate, dal titolo "Haring ALLOVER, un viaggio con Chrysler".

Il film di Christina Clausen proietterà i visitatori in un viaggio virtuale presso le città del mondo in cui Haring ha realizzato grandi opere pubbliche. La sala Chrysler, con una scenografica proiezione multiscreen, porterà all'interno della mostra contributi video ed interviste inedite girate a New York, Chicago, Philadelphia, Parigi, Dusseldorf, Berlino, Anversa, Knokke, Montecarlo.
Un viaggio virtuale che culminerà a Pisa, dove l'artista ha realizzato pochi mesi prima della morte il suo ultimo meraviglioso murales, la sua eredità spirituale, intitolato non a caso "Tuttomondo". La mostra comprende anche fotografie di Timothy Greenfield-Sanders, Tseng Kwong Chi e altri.

Le opere selezionate provengono da importanti collezioni americane ed europee e dalla collezione di The Keith Haring Estate.

Gianni Mercurio, curatore e saggista, vive e lavora a Roma. Tra le sue mostre in spazi museali sui temi dell'arte americana: Andy Warhol, Viaggio in Italia (Roma, Napoli, Genova, Torino 1995/1996), Roy Lichtenstein, Reflections (Roma, Milano, Wolfsburg Kunstmuseum 1999/2000), Keith Haring (Pisa, Roma, Helsinki, Aachen- Ludwig Forum, Catania 1999/2001), Jean-Michel Basquiat (Roma, 2002), Gorge Segal (Roma, 2002), rassegne sui Graffitisti (American Graffiti - Napoli, Roma, 1997/1998) e gli Iperrealisti (Roma, 2003). A La Triennale ha curato nel 2004 "The Andy Warhol Show".

Julia Gruen vive e lavora a New York, è stata assistente personale di Keith Haring dal 1984 ed è dal 1990 direttore di "The Keith Haring Foundation".

Chrysler, con la collaborazione de La Triennale di Milano, co-promotore della mostra, ha prodotto "The Keith Haring Show", portando avanti il suo impegno pluriennale nell'arte contemporanea iniziato con "Iperrealisti" (Roma 2003) e proseguito col grande successo di "The Andy Warhol Show" (Milano 2004) con più di 151.000 visitatori in appena 16 settimane.

Il claim "L'auto contemporanea presenta l'arte contemporanea" trova così una sua continuità temporale e contenutistica, rafforzato dalla partnership vincente con La Triennale nella produzione di grandi eventi culturali a Milano. "Il nostro impegno nel mondo dell'arte contemporanea nasce dalla volontà di avvicinare il pubblico ai valori del brand Chrysler attraverso l'emozione di una esperienza visiva indimenticabile" ha affermato Federico Goretti, Direttore Generale Chrysler Group, DaimlerChrysler Italia. "The Keith Haring Show conferma questo speciale rapporto che lega i valori Chrysler di stile, qualità e stress-free experience alle straordinarie personalità artistiche dei protagonisti dell'arte contemporanea."

28.01.2006 # 412
Milano | Buena vista. Mezzo secolo di grafica cubana | Fino al 11 febbraio 2006

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Roma | Cina. Nascita di un impero

Fino al 28 gennaio 2007

Nel 221 a.C. Qin Shi Huangdi, il Primo Augusto Imperatore dei Qin (221-210 a.C.), completò la conquista militare di un vastissimo territorio. Realizzò il sogno di un unico impero sotto il quale riunire quell'insieme di insediamenti e città che fin dal Neolitico erano stati legati da una fitta rete di scambi e conflitti e che, già durante l'Età del Bronzo, avevano visto l'espandersi del dominio dei clan Shang e Zhou.
La mostra Cina. Nascita di un Impero intende presentare al pubblico la civiltà cinese proprio in quel periodo che va dall'ultima dinastia pre-imperiale dei Zhou (1045-221 a.C.) alle due dinastie imperiali dei Qin (221-206 a.C.) e degli Han Occidentali (206 a.C.-23 d.C.) attraverso un grande, affascinante affresco che abbraccia oltre dieci secoli.

La mostra comprenderà 320 reperti di grande raffinatezza e impatto, alcuni dei quali mai usciti finora dalla Cina e provenienti da 14 musei cinesi. Tra questi splendide giade e imponenti bronzi cerimoniali rinvenuti sia nell'area centrale e settentrionale della Cina, interessata dalla cultura di Qin, sia nell'area meridionale, dominata dalla cultura di Chu. Vedremo, fra l'altro, per la prima volta in Italia, bronzi provenienti dalla tomba del Marchese Yi di Zeng (433 a.C.), un feretro di legno laccato dipinto ove giaceva una delle sue concubine e un famoso 'poggiatamburo' a forma di uccello con corna di cervo in bronzo, unico nel suo genere. Non mancheranno vasi in bronzo intarsiato e in ceramica invetriata, céladon, lacche e gioielli.

Ma una delle attrazioni principali sarà certamente costituita dai famosi soldati di terracotta del Primo Imperatore. Un'armata imponente composta da migliaia di guerrieri, cavalli, carri da combattimento, tutti a grandezza naturale e diversi tra loro, rinvenuti in più fosse situate nei pressi del mausoleo, ancora inviolato, a Lintong (Xi'an, Shaanxi), nei pressi dell'antica capitale imperiale.


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