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Mostre ed eventi // Pagina 101 di 230
25.03.2013 # 2982
Hans Glauber:

Daria La Ragione //

Hans Glauber: "Dalla città meccanica" 1963 - 1973

a Brescia fino al 20 novembre 2013

Museion e la Galleria Prisma del Südtiroler Künstlerbund presentano opere di Hans Glauber. Con circa cinquanta lavori su carta tratti dalla propria collezione, Museion offre una panoramica d’insieme sull’opera di Glauber. La Galleria Prisma espone  tredici opere fotografiche di grande formato provenienti anch’esse dalla collezione di Museion.

Hans Glauber era un artista? In Alto Adige – e non solo – era noto ai più per il suo impegno nelle questioni ecologiche. Ma Glauber, nato a San Candido nel 1933 e morto a Bolzano nel 2008, tra la metà degli anni Sessanta e la metà dei Settanta svolge anche un’intensa attività come fotografo ed espone le sue opere in numerose istituzioni di prestigio. Varie sono le mostre personali come quelle nel Gewerbemusem di Zurigo nel 1965, nella Galerie nächst St. Stephan di Vienna nel 1969, nel Museo de Bellas Artes di Santiago del Cile e nel Kaiser-Wilhelm-Museum di Krefeld nel 1972, nella Kunsthalle di Basel nel 1973 o nel Joanneum di Graz nel 1974.
Fra il 1963 e il 1973 nascono circa 150 lavori fotografici con il titolo “Dalla città meccanica”. Sono immagini che rappresentano visioni urbane e architettoniche, affascinanti e minacciose al contempo, di una vita determinata dalla tecnica. Le opere di Glauber si possono interpretare come rappresentazione, nello spirito di Adorno e Horkheimer, di un mondo che si va facendo sempre più ostile all’uomo.
I lavori di Glauber prendono le mosse da fotografie di elementi meccanici delle macchine da scrivere e calcolatrici come quelle prodotte dall’Olivetti. Glauber sottopone queste fotografie a un complesso processo di solarizzazione, riconversione e collage. La fotografia di Glauber, pertanto, non è una semplice riproduzione fotografica delle cose, bensì genera la visione nel momento stesso della sua costruzione.

25.03.2013 # 2985
Hans Glauber:

Daria La Ragione //

Joel-Peter Witkin - Il Maestro dei suoi Maestri

a Firenza fino al 23 giugno 2013

La Fratelli Alinari. Fondazione per la Storia della Fotografia, in collaborazione con la Galleria Baudoin Lebon, di Parigi presenta a Firenze al MNAF l’opera fotografica unica e provocatoria di Joel-Peter Witkin (New York, 1939).

La mostra propone una selezione dei lavori del fotografo americano, noto per le sue immagini enigmatiche in cui la gloria del corpo umano si confonde con la miseria e la ricerca spirituale con l’inquietudine religiosa.
Nel suo lavoro Witkin applica la metodologia compositiva tipica del pittore, rivisitando i temi della mitologia occidentale, i capolavori della tradizione artistica europea e la rappresentazione canonica del corpo umano. Le sue opere sono dense di citazioni formali in cui mescola insieme i grandi nomi della storia della fotografia, come Muybridge, Rejlander e Holland Day, con la scultura greca e romana, l’arte barocca, neoclassica e moderna. Il lavoro di Witkin è dominato dal tema della rappresentazione della nudità, i suoi legami con l’erotismo, la sofferenza e il piacere, ma anche con il deterioramento e la morte.

In un percorso di 55 opere, la mostra offre l’occasione di apprezzare l’aspetto creativo e interpretativo di Witkin nella sua sperimentazione fotografica. Ogni opera è il risultato di una lunga e complessa elaborazione formale che riguarda sia i soggetti ritratti che il processo di stampa. Le fotografie sono frutto di una serie di passaggi manuali in cui Witkin sperimenta le tecniche più diverse dal graffio allo strappo dei negativi, dall’utilizzo di filtri a varie tipologie di ostacoli posti tra il supporto e l'ingranditore. Le sue composizioni sono ampiamente studiate e create con la massima cura per i dettagli. Le scene sono ricche di rimandi, più o meno espliciti, ai grandi maestri dell’arte da Velasquez a Manet. Witkin affronta le stesse problematiche plastiche e gli stessi ambiti iconografici di questi capolavori, ritraendo e celebrando in atmosfere sublimi i corpi di soggetti ritenuti storicamente non rappresentabili come nani e storpi, androgini ed ermafroditi.


25.03.2013 # 2984
Hans Glauber:

Daria La Ragione //

Living in lift e Verticalità

a La Spezia fino al 14 aprile 2013

Dopo il successo di Torino, Milano, Genova e Napoli, dal 15 marzo al 14 aprile 2013 la mostra Living in Lift, parte del più ampio progettoSchindler per l’ Arte, viene ospitata al CAMeC della Spezia, con il contributo ideativo e organizzativo di bevisible+ e la curatela di Walter Vallini e Roberto Mastroianni. Dedicata all’espressione artistica contemporanea nell’ambito della fotografia, arte digitale, video arte e installazione, negli spazi del CAMeC dialoga con le opere prodotte dai giovani artisti selezionati dal concorso nazionale dedicato alla Verticalità.
La mostra Living in Lift è dedicata alle installazioni e ai video che rappresentano, probabilmente, il tentativo più forte operato dagli artisti di relazionarsi alla spazialità transazionale dell’ascensore, ricreando attraverso la figurazione e la narratività oggettuale porzioni di quel microcosmo relazionale che solitamente sfugge alla nostra attenzione. Agli artisti è stato proposto un tema comune su cui sviluppare i loro lavori: l’ascensore, luogo-non luogo del nostro quotidiano, spazio antropico che ben si presta a mettere in scena la condizione umana in una fase socio-storica, come quella tardo moderna, che sin dalla sua nascita si presenta con i caratteri di una mobilità capace di appiattire la temporalità sulla spazialità. Lo spazio limitato dell’ascensore diventa pertanto il luogo della messa in scena di strategie e comportamenti atti a preservare la percezione della propria identità in relazione a un’alterità umana non scelta ma subita, anche se per tempi brevissimi.
Verticalità è una collettiva esito di un concorso rivolto ad artisti under 35, con lavori selezionati da una giuria composta, oltreché dai curatori Vallini e Mastroianni, da Maria Flora Giubilei, direttore Musei di Nervi e presidente della commissione, Matteo Fochessati, conservatore Wolfsoniana – Fondazione regionale per la Cultura e lo Spettacolo di Genova, Marzia Ratti, direttore dell’Istituzione per i Servizi Culturali della Spezia, Eliana Mattiauda, direttore Palazzo Gavotti di Savona, Monica Biondi, vicedirettore Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Ilaria Bonacossa, curatore Museo di Arte Contemporanea Villa Croce di Genova e Francesca Serrati, conservatore Museo di Arte Contemporanea Villa Croce di Genova.
Attraverso opere di fotografia, video arte e installazioni, la mostra propone lo sguardo di giovani creativi sulle problematiche della mobilità metropolitana, con riferimento al peculiare contesto genovese, contraddistinto da collegamenti verticali, come ascensori e funicolari, che mettono in evidenza l’adattamento dello sviluppo urbano alla specifica conformazione orografica della città.

25.03.2013 # 2983
Hans Glauber:

Daria La Ragione //

Tina Modotti. Fotografa

A Roma fino al 7 aprile 2013

Dopo la mostra dedicata a Charlotte Rampling, la rassegna La fotografia al femminile, realizzata in collaborazione con Contrasto, prosegue con l’esposizione dedicata a Tina Modotti. Dal 14 marzo al 7 aprile in AuditoriumArte sessanta fotografie dell’artista, tra le quali spiccano i capolavori scattati durante gli anni trascorsi in Messico. La mostra ricostruisce in maniera documentata sia la straordinaria vicenda artistica della Modotti (che la vide attrice di teatro e di cinema a Hollywood prima, e fotografa nel Messico post-rivoluzionario poi), sia la sua non comune vicenda umana che la rese protagonista in quegli anni in Messico, Russia, Spagna, Germania.

25.03.2013 # 2981
Hans Glauber:

Daria La Ragione //

MeMus/Terrae Motus

a Caserta fino al 3 giugno 2013

La mostra intende valorizzare la collezione Terrae Motus, legata alla Reggia fin dal 1992 per volontà del collezionista Lucio Amelio, facendola dialogare per la prima volta con “Arte all'Opera, Opera ad Arte”, la mostra con cui il primo ottobre 2011 è stato inaugurato il MeMus, Museo e Archivio Storico del Teatro di San Carlo, a cura di Laura Valente, Giusi Giustino, Nicola Rubertelli e Giulia Minoli.

Alle importanti opere di Kiefer, Ontani, Paladino, Paolini e Rauschenberg, si affiancano i preziosi manufatti realizzati dagli stessi artisti per la messa in scena di rappresentazioni al Teatro di San Carlo, poi successivamente esposte nell’ambito della mostra “Arte all’Opera” negli spazi del MeMus, lo spazio museale del Lirico di Napoli sito nel Palazzo Reale, all'interno del quale sono raccole foto di scena, bozzetti, costumi e altri suggestivi elementi di scenografie.

Così West Go Ho (1986) di Robert Rauschenberg dialoga “alla grande” con i “neapolitan gluts” realizzati dall’artista americano da poco scomparso, per Lateral Pass di Trisha Brown (San Carlo, stagione 1986-1987); le invenzioni di Luigi Ontani per Garibaldi en Sicile di Marcello Panni (stagione 2004-2005) si misurano con l’opera casertana Fofo non ha fifa (1986); l’olio e terracotta su tela di Anselm Kiefer (Et la terre tremble ancore, 1982) si confronta con i costumi e le scene realizzati per Elektra di Strauss (stagione 2003-2004); Re Uccisi dal decadere della forza (1981) di Mimmo Paladino “parla” alle scenografie realizzate per il Tancredi di Gioacchino Rossini, rappresentato al Lirico di Napoli nel 2002 per la regia di Toni Servillo. Infine, quanto ideato da Giulio Paolini per i titoli wagneriani Die Walküre (stagione 2004-2005) e Parsifal (stagione 2007-2008), si raffronta con due opere dello stesso artista presenti nella collezione casertana: un intellettualistico Senza titolo (1966) ed un’istallazione di gusto decisamente neoclassico, L’altra figura (1986).

25.03.2013 # 2980
Hans Glauber:

Daria La Ragione //

BORDERLINE. Artisti tra nomalità e follia. Da Bosch all'Art brut, da Ligabue a Basquiat

a Ravenna fino al 16 giugno 2013

Oggi il termine Borderline individua una condizione critica della modernità, antropologica prima ancora che clinica e culturale. In questo senso la mostra intende esplorare gli incerti confini dell’esperienza artistica al di là di categorie stabilite nel corso del XX secolo, individuando così un’area della creatività dai confini mobili, dove trovano espressione artisti ufficiali ma anche quegli autori ritenuti “folli”, “alienati” o, detto in un linguaggio nato negli anni ’70, “outsiders”.
La mostra curata da Claudio Spadoni, direttore scientifico del museo e da Giorgio Bedoni, psichiatra, psicoterapeuta, docente presso l’Accademia di Brera, con il supporto della Fondazione Mazzotta di Milano sarà inaugurata il prossimo 16 febbraio per proseguire fino al 15 giugno 2013.

Dopo una ampia introduzione introspettiva, con opere di Bosch, Géricault e Goya, l’esposizione sarà organizzata per sezioni tematiche. Le creazioni di Art Brut saranno comunque una presenza costante nel percorso della mostra.
Nel Disagio della realtà verranno presentate importanti opere di protagonisti riconosciuti quali Dubuffet, Basquiat, Tancredi, Chaissac, Wols, affiancate ai lavori di artisti dell’Art Brut, outsider della scena artistica, per stabilire confronti sull’ambiguo confine tra la creatività degli alienati e il disagio espresso dall'arte ufficiale dell’ultimo secolo.
Nella sezione del Disagio del corpo esporrà una serie di lavori dove è protagonista il corpo, che diviene l’estensione della superficie pittorica e talvolta opera stessa nelle sue più sorprendenti trasformazioni, descritte in toni ludici o violenti, con Moreni, Zinelli, alcuni protagonisti del Wiener Aktionismus e del gruppo Cobra come Jorn e Corneille.
All’interno dei Ritratti dell'anima ampio spazio verrà dedicato ad una sequenza di ritratti, e soprattutto autoritratti, una delle forme di autoanalisi inconsapevole più frequente nei pazienti delle case di cura, con opere di Ghizzardi, Kubin, Ligabue, Moreni, Rainer, Sandri, Jorn, Appel, Aleshinsky, Viani.
La mostra proseguirà con una sezione dedicata alla scultura, la Terza dimensione del mondo, con spettacolari sculture art brut, con inediti di Gervasi e grandi manufatti di arte primitiva.
Infine, nel Sogno rileva La natura delle cose (titolo che richiama una mostra della Fondazione Mazzotta del 1989), verrà definito l’onirico come fantasma del Borderline con una selezione di dipinti di surrealisti come Dalì, Ernst, Masson, Brauner, oltre a lavori di Klee, grande estimatore dell’arte infantile e degli alienati.

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