Daria La Ragione //
Steve McCurry. Le storie dietro le fotografie
Steve McCurry - Electa
Oltre 500 opere tra oli, sculture, readymade, assemblaggi, collage, disegni automatici, ripercorrono nella sua interezza la nascita, il susseguirsi dei Manifesti e delle principali mostre, il cammino figurativo dei tanti protagonisti di questi due movimenti rivoluzionari che tanto potere eversivo hanno avuto tra le avanguardie artistiche del Novecento e tanta influenza hanno esercitato sull'arte successiva alla prima metà del secolo scorso.
Pubblicato in occasione di una delle più imponenti e complete mostre mai realizzate su Dada e Surrealismo a cura dello storico dell'arte, saggista, poeta e filosofo Arturo Schwarz, il volume documenta tutti i diversi aspetti di queste correnti che segnarono un momento di netta cesura con tutta l'arte del passato e che furono tra di loro in rapporto non di continuità, ma di rottura reciproca.
Come ben descrive nei suoi testi il curatore dell'esposizione, Arturo Schwarz, Dada fu "una rivolta per la rivolta" nata da un bisogno profondo di indipendenza e di eversione, ma priva di un progetto politico-filosofico, mentre, al contrario, il Surrealismo nacque proprio sotto l'egida dell'impegno più assoluto in ogni campo, senza nessuna separazione tra l'arte e la vita stessa.
Assolutamente originale il taglio del progetto, inteso come "riscoperta" perché non si limita a proporre l'opera dei singoli e più celebrati artisti dei due movimenti, ma intende "riscoprire" e restituire, nel suo complesso, le atmosfere, le istanze etiche ed estetiche e più in generale la temperie di quel periodo cruciale per la storia dell'arte e non solo.
Se per Dada parliamo di artisti come il rumeno Tzara, l'alsaziano Arp, il francese Duchamp e l'americano Man Ray, per il Surrealismo l'onda d'urto arriva davvero negli angoli più remoti del pianeta: da Francia, Germania, Inghilterra e Svizzera, a Danimarca, Norvegia, Cecoslovacchia, Croazia e Spagna, a Stati Uniti, Cile, Cuba e Russia.
La riscoperta di Dada e del Surrealismo, a quasi un secolo di distanza dalla loro nascita, può essere, dunque, un'occasione importante per rileggere al meglio le ragioni e l'eredità di questi movimenti.
Skira
Il catalogo riassume gli elementi principali della carriera di Giorgio Armani suddivisi in sezioni ampiamente illustrate: il rapporto con Hollywood e le sue star- Meryl Streep, Rechard Gere, Wynona Rider ecc. -; gli stili (minimale, etnico, androgino) ; le riletture al femminile di abiti maschili e la creazione di abiti sensuali per l'uomo; l'ispirazione dalla moda del passato e di altre culture (cinese, indiana e polinesiana). La prefazione del direttore del Guggenheim Museum, Thomas Krens, l'introduzione di Germano Celant e i saggi di ogni sezione sono accompagnati da moltissime immagini di sfilate, delle più famose campagne promozionali e di celebrità, da alcuni schizzi di lavoro e da fotogrammi tratti dai film per i quali Armani ha realizzato gli abiti, fra cui American Gigolò e The Aviator.
Mondadori Electa
Un omaggio alla grafica, espressione artistica che vanta un proprio linguaggio autonomo dopo l'uscita dal cono d'ombra di una critica che la considerava forma semplificata e ancillare della pittura.
"È una raccolta di ampio respiro testimoniante la presenza dei più significativi esponenti dell'arte incisoria che unisce nomi di assoluta rilevanza internazionale (Picasso, Braque, Chagall, Kandinsky, Sutherland, Poliakoff, Miró, Dalí, Moore, Bacon, Hartung, Tápies, Fontana) con il contorno di altri, magari di apparente minor risonanza, ma altrettanto validi, unitamente ai maggiori rappresentanti del panorama italiano con le ultime mie scoperte di Gian Carlo Vitali e della sua vitalistica vena espressionista, del silenzioso panismo di Livio Ceschin, delle zoomate di puntasecca di Andrea Boyer e della rievocazione di un mondo perduto in Girolamo Battista Tregambe (però artisticamente bisognerebbe aggiungergliene una). Continuando con i grandi nomi, come non osservare le allucinazioni di Max Ernst, la bambola feticcia metamorfica di Hans Bellmer, il surrealismo visionario, non solo di Sutherland, ma di Masson, di Matta e di Lam, il purismo astratto di Ben Nicholson di contro all'architettura astrattista di Poliakoff, la white writing di Tobey, il "paesaggio del volto" del siriano-berlinese Marwan, fortunata conoscenza alla terza "Triennale dell'Incisione" alla Permanente di Milano nel 1975, insieme al rovinismo spiazzante delle costruzioni di Peter Ackermann, all'espressionismo surreale di Horst Janssen e a Peter Sorge. Ancora: il virtuosismo di Friedländer, il blot di Victor Pasmore e, rientrando in casa nostra, la triade dei nostri più grandi: l'intreccio ordinato di Morandi, la rapinosità fluente di Bartolini, lo stupore nei "fiori dell'anima" di Giuseppe Viviani che più lo si approfondisce più lo si innalza, cui occorre aggiungere i soffi tremuli di luce e di aria di Leonardo Castellani, l'insistito lenticolare puntinismo di Ferroni amico di un tempo passato, il segno incisivo e graffiante di Giuseppe Guerreschi negligentemente ora in un cono d'ombra.
Skira
Un incredibile repertorio di manifesti documenta le influenze storiche intercorse tra l'arte e la pubblicità dalla fine dell'Ottocento a tutto il Novecento. Si inizia con i primi sviluppi dell'arte dell'affiche, avvenuti a stretto contatto con la grafica popolare e con gli stili dominanti in pittura. Emergono autori come Jules Chéret, Alfons Mucha, Marcello Dudovich. Tra le due guerre si registra una maggiore consapevolezza di come la comunicazione pubblicitaria necessiti di linguaggi e procedimenti specifici e autonomi. Così artisti quali Depero, Prampolini e Sironi si sono cimentati con successo in ambito cartellonistico.
L'evoluzione della figura del progettista grafico prosegue fino a oggi e si avvale di artisti come Roberto Sambonet, Bruno Munari, Armando Testa, Max Huber, fino ad arrivare a interessanti contributi di artisti quali Mario Schifano e Andy Warhol.
Giovanna Mori è conservatrice alla Civica Raccolta Stampe A. Bertarelli presso il Castello sforzesco di Milano.
Claudio Salsi è direttore delle Civiche Raccolte d'Arte Applicata ed Incisioni e dell'Archivio Fotografico della Raccolta Bertarelli al Castello Sforzesco di Milano.
Skira
Dopo aver trasformato le strade di tutto il mondo in pagine bianche per le sue poesie, ivan propone una raccolta unica nel suo genere, che intreccia arte di strada e assalto-poesia, pittura e scultura, musica e multimedialità, nel racconto del cammino artistico dirompente del poetartista, tra le strade e le genti del mondo. È proprio dal concetto di strada, dal suo intendersi come luogo di socialità e confronto collettivo, dalla sua centralità per l'esperienza artistica e culturale di ivan che nasce il corpo dell'esposizione la quale, sotto la curatela di Jacopo Perfetti, crea un'unica grande esperienza poetica per la prima volta in "mostra". Dieci scaglie poetiche che dalla strada trovano la propria declinazione artistica all'interno dello spazio espositivo per raccontare mondi e emozioni del vivere quotidiano. Dai pozzi d'anime di Haiti all'indipendenza zapatista, dalle pagine bianche che nascondono poesie al futuro che non è più quello di una volta, l'artista accompagna lo spettatore in un lungo viaggio attraverso un percorso narrativo d'impatto artistico e poetico. ivan si confronta con molteplici supporti, dalle tele di grandi dimensioni, alle performance, dalle video-installazioni alle sculture, disciogliendo la poesia oltre i più comuni ambiti di fruizione. Tra le opere si ricordano: Il Futuro non è più quello di una volta (installazione), Il poeta sei tu che leggi (installazione), Chi pesta i piedi fa tamburo del mondo (video installazione interattiva), Chi getta semi al vento farà fiorire il cielo (scultura), Una pagina bianca è una poesia nascosta (installazione), Diverso è solo un altro modo di dire noi (lightbox), Ognuno merita il regime che supporta (Immensa Mexico), (videoinstallazione), Si scrive potere, si pronuncia sfruttamento (Pozzo d'anime ad Haiti) (installazione interattiva), L'ordine è un disordine con scarsa fantasia (installazione).
Artista e poeta, ivan nasce il 12 maggio 1981 nel quartiere della Barona, alla periferia sud di Milano. Studente della Facoltà di Sociologia in Bicocca, da sempre attento all'arte e alla società, fonda nel 2002 un laboratorio studentesco finalizzato ad una ricerca didattica sperimentale, promuove una rete di collettivi universitari e collabora come redattore per il quotidiano on line
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