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Mostre ed eventi // Pagina 74 di 230
21.01.2014 # 3441
In piena luce. Fotografie di Herb Ritts

Daria La Ragione //

In piena luce. Fotografie di Herb Ritts

a Roma fino al 30 marzo 2014

Creatore delle immagini più incisive, sognanti e perfette dello star system hollywoodiano, Herb Ritts è stato un grande interprete della fotografia internazionale. Suoi sono molti dei ritratti che hanno costruito, è proprio il caso di dirlo, celebrities come Madonna, Michael Jackson o Richard Gere. Sue sono le fotografie patinate e oniriche della moda, dove gli abiti lucenti di Versace, i corpi perfetti delle modelle, sono immersi in una luce piena e vaporosa.
Concepita espressamente per l’AuditoriumExpo, In piena luce è una retrospettiva eccezionale di immagini di Herb Ritts, tra le più celebri ed altre inedite, provenienti dall’Herb Ritts Foundation di Los Angeles. In esposizione oltre 100 preziose fotografie di diverso formato, dalle imponenti stampe al platino, alla serie di stampe ai sali d’argento di medio formato fino alle grandi gigantografie spettacolari. I celebri ritratti realizzati da Herb Ritts, le fotografie di moda, i lavori sul corpo, le straordinarie immagini della California, l’eccezionale reportage sull’Africa.
Lo stile di Herb Ritts è inconfondibile, nutrito di uno sguardo potente – uno sguardo che idealizza – e che arrivò proprio nel momento giusto. Uomo colto e sensibile, appassionato di arte e di storia della fotografia, Ritts studiava le composizioni classiche, la plasticità del dialogo tra i corpi nell’arte rinascimentale, così come nelle fotografie di inizio secolo.    
Rapito dal rigore formale del fotografo tedesco Herbert List (suo riferimento irrinunciabile per tante immagini), Ritts cercava di comprendere il mistero che risiede al fondo di quelle perfette composizioni di luci e di volumi che, spesso distrattamente e con superficialità, vengono chiamate semplicemente “fotografie di moda”.
Come è possibile restituire sulla carta fotografica il tocco serico di un tessuto cangiante, come mantenere l’aura magica di piacere che un abito di alta sartoria emana, come mettere in relazione l’aria densa di un giorno di sole con il vento, la sabbia del deserto, la pelle di una modella?
Tutte le immagini create dalla fantasia e dalla professionalità di Herb Ritts nascono dal lavoro intorno a questi temi e dalla possibilità di trovare a ogni momento, per ogni immagine da realizzare, una nuova soluzione, una nuova risposta. Gli elementi naturali di cui si alimentava il suo sguardo – il vento, la luce e la terra della California, l’orizzonte a perdita d’occhio, gli spazi immensi - entrano in ogni sua fotografia. Il risultato è una combinazione, rara e preziosa, geniale eppure semplice, di questi ingredienti.
Così come i lavori sui corpi statuari, sulle atmosfere africane, anche i ritratti di Ritts appaiono inimitabili, nati ognuno da un’intesa profonda, un’affinità intellettuale, spesso da un rapporto di amicizia. Madonna si affidò a lui per la costruzione della sua multiforme immagine e per la foto della copertina di True Blu, il suo primo LP di successo.
Nello stesso modo Liz Taylor, altra grande amica del fotografo, confidò proprio al suo obiettivo tutta la fragilità del suo corpo: la sua testa bianca, quasi completamente rasata dopo l’operazione di tumore al cervello, riempie senza vergogna il rettangolo dell’inquadratura, stagliandosi elegante sul nero dello sfondo. E ancora, il corpo sinuoso di Tina Turner, lo sguardo e gli occhiali di William Burroughs, le guance straripanti di Dizzy Gillespie che si espandono su uno sfondo bianco. Non esiste alcuno standard, nessuna formula preconfezionata nei ritratti di Ritts. Per ognuno, il fotografo inventava una creazione originale e semplice, tagliata su misura, folgorante e perfetta. E per ognuno di loro, esattamente come è avvenuto per le cinque supermodelle della sua foto forse più celebre, Ritts realizzava una creazione autonoma.

29.01.2014 # 3447
In piena luce. Fotografie di Herb Ritts

Daria La Ragione //

Igor Grubic - Angels With Dirty Faces

a Milano fino al 30 marzo 2014

La galleria Laveronica di Modica è orgogliosa di ospitare per la prima volta in Italia la personale dell’artista croato Igor Grubić dal titolo Angels with dirty faces.
Mentre si trovava a Belgrado nell’ottobre del 2000, Igor Grubić venne a sapere che i minatori del bacino minerario di Kolubara erano scesi in sciopero e alcune migliaia di persone si erano unite a loro per sostenerne la protesta. Questo evento segnò l’inizio della fine del regime di Milošević. Sul piano simbolico questo fatto coincise con la fine di un secolo e, al contempo, con quella del socialismo sul territorio dell’ex Iugoslavia.
Dal momento che il 50% dell’energia elettrica utilizzata in Serbia era prodotta da quella miniera, i minatori poterono influenzare il corso degli eventi politici e sociali del paese, prendendo
consapevolezza della loro forza e coalizzandosi.
Ispirato da questo evento, l’artista decise di realizzare un’opera espressamente per il Museo di Arte Contemporanea di Belgrado. Iniziò dunque a incontrare i minatori per discutere di arte, e in particolare di cinema. I suoi interlocutori avevano familiarità soprattutto con i film di Kusturica, la maggior parte dei quali era ricca di elementi surrealisti che simboleggiavano la libertà creativa.
Grubić esaminò poi Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders con uno dei leader sindacali a capo della protesta. Il film diventa così la chiave di interpretazione dell’opera: per aiutare il genere umano, un angelo scende fra la gente e trova altri angeli arrivati sulla Terra prima di lui.
Scegliendo di rimanere sulla Terra, questi angeli rinunciano alle ali (l’immortalità) e diventano minatori.
Il titolo dell’opera si riferisce alla situazione paradossale vissuta in questa regione negli anni
Novanta: da una parte i minatori, onesti e indefessi lavoratori, con le mani e la coscienza pulita, che vivevano al limite della povertà, e dall’altra i politici e i governanti corrotti, che – mossi dalla sete di potere e di loschi guadagni – perpetravano violenze quando invece avrebbero dovuto dare il buon esempio.

29.01.2014 # 3446
In piena luce. Fotografie di Herb Ritts

Daria La Ragione //

SOFT PICTURES

a Torino fino al 23 marzo 2014

La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta, dal 22 ottobre 2013 al 23 marzo 2014, Soft Pictures, mostra collettiva dedicata all'uso del medium tessile nell'arte contemporanea, a cura di Irene Calderoni. Storicamente posto al confine tra arti liberali e arti applicate, l’uso del tessuto come materiale per creare immagini artistiche è oggi ripreso dagli artisti nelle sue molteplici valenze, storiche, politiche, sociali e simboliche, una ricca trama di significati di cui questa mostra rende conto.

Come prodotto del lavoro umano, fusione perfetta di tecnica e invenzione, grande maestria e impegnativa applicazione, l’arte tessile può sembrare lontana dall’approccio concettuale di tanta arte del nostro tempo, ma sono proprio questi aspetti che divengono centrali nel recupero odierno di questa tradizione. Al tempo dell’immagine digitale, scegliere il tessuto come materiale e antiche tecniche per lavorarlo diviene il primo gesto significante, un gesto forte, che riapre un campo di possibilità espressive per l’arte. Il tessuto è impiegato dagli artisti per riflettere sulle nozioni di tradizione, di memoria, di folklore: là dove l’opera d’arte non ha un autore definito, ma porta in sé la ricchezza di un’intera cultura, di innumerevoli mani e menti che l’hanno forgiata nei secoli, tramandandone l’arte fino a noi. Ma il legame con la cultura di un popolo e di un’epoca richiama anche le connotazioni politiche e sociali di questi manufatti: il lavoro umile e domestico, prettamente femminile e funzionale alle esigenze private, è l’altra faccia di un’arte che arriva a rappresentare la ricchezza e la potenza delle corti europee. Funzione e decorazione, design e arte, tradizione e modernità: tra questi diversi poli si muovono gli artisti in mostra per riflettere sull’immagine e sul materiale stesso come concentrazione di tensioni e simboli differenti.

29.01.2014 # 3444
In piena luce. Fotografie di Herb Ritts

Daria La Ragione //

Festa della grafica

a Parigi fino al 2 febbraio 2014

Va in scena a Parigi una manifestazione per festeggiare la grafica e invitare a una riflessione sul ruolo che essa svolge nel nostro quotidiano: dalle etichette del vino e di una bibita, ai biglietti del treno, dai manifesti ai cataloghi il graphic design ci circonda.
LA Festa della Grafica è stata pensata come una piattaforma che metta in comunicazione gli addetti ai lavori tra loro e con i fruitori dei loro lavori.




21.01.2014 # 3440
In piena luce. Fotografie di Herb Ritts

Daria La Ragione //

ANISH KAPOOR | LUCIO FONTANA - SCONFINAMENTI

a Milano fino al 15 febbraio 2014

Da martedì 21 gennaio a sabato 15 febbraio 2014 il MUSEO PECCI MILANO, lo spazio espositivo distaccato del Centro Pecci promosso da Comune di Prato e Regione Toscana, in collaborazione con Spazioborgogno, presenta un confronto diretto fra le opere di due tra i maggiori protagonisti dell'arte degli ultimi decenni: ANISH KAPOOR e LUCIO FONTANA.

Un'opera della collezione del Museo e una di collezione privata - Courtesy Farsetti Arte sono esposte per un mese in un intenso "faccia a faccia", un parallelo fra due idee e realizzazioni plastiche e pittoriche incentrate sull'esperienza spaziale, fisica e cognitiva, dell'opera d'arte e del suo possibile sconfinamento: quella di Kapoor è risucchiata in una concentrazione contemplativa interiore alla forma e rappresenta "uno spazio potenziale... attratto verso sensazioni di precipitare, di esser spinto verso l'interno, di perder il senso di se stessi" (Anish Kapoor); quella di Fontana si spalanca in una intenzione esplorativa che va oltre la superficie della tela e sprofonda nell'infinito, "s'impossessa della materia e la rende dinamica in un rapporto sensuale e erotico" con "una circostanziata allusione evidentemente sessuale, quasi d'astrazione archetipa" (Enrico Crispolti).

ANISH KAPOOR (Bombay/India 1954. Vive a Londra)
Here and There del 1987, opera di Anish Kapoor, è stata esposta a Prato nel 1988 nella mostra d'inaugurazione del Centro Pecci (Europa Oggi), alla vigilia delle consacrazioni mondiali dell'artista nel Padiglione britannico alla Biennale di Venezia 1990 e con il Turner Prize 1991. L'articolata composizione plastica di pietra arenaria da una parte si raccoglie in un cumulo di forme stondate come bozzoli o otri primitivi e dall'altra è scavata dentro a un masso squadrato e inciso, un'architettura ancestrale simile a un altare o a un santuario dove il "qui" sensibile della materia si spalanca su un "altrove" onirico e sublime, evocato dall'impalpabile profondità del pigmento blu. Al di là dell'apparente pienezza fisica delle forme terrene, organiche e artificiali, lo sguardo e il pensiero precipitano nella cavità interiore e indistinta del vuoto, nella dolce vertigine dell'assenza.

LUCIO FONTANA (Rosario de Santa Fè/Argentina 1899 - Varese 1968)
Concetto spaziale del 1962, opera di Lucio Fontana (cat. gen. 1986, n. 62 O 44), appare come una evoluzione pittorica delleNature realizzate in terracotta (1959-1960), con la sua densa superficie a olio rosa su cui riecheggiano le incisioni concentriche e il rilievo plastico aperto sullo squarcio profondo, un "taglio" slabbrato inferto nella tela che attira verso una profondità fisica, dinamica, lontana dalla sospensione nel tempo assoluto, metafisico delle Attese (1958-1968). Quest'opera rappresenta "un atto di violenta appropriazione che Fontana compie nella tersa materia del campo pittorico, ma soprattutto una possibilità di un'immagine, configurata in una sorta di rapporto sensuale, carnale, ma malgrado l'artificiosità lussureggiante e spiazzante delle scelte cromatiche anche di segno doloroso" (Enrico Crispolti, Centenario di Lucio Fontana, 1999).


21.01.2014 # 3439
In piena luce. Fotografie di Herb Ritts

Daria La Ragione //

Riflessi della Materia

a Roma fino al 28 febbraio 2014

La Philobiblon Gallery inaugura la prima Mostra del 2014 dedicandola all'incisione italiana e internazionale, presentando la collettiva "Riflessi della materia". La passione per il libro antico e per l'incisione tradizionalmente intesa trova nuove traiettorie di sviluppo nella grafica contemporanea e la Mostra apre una serie di appuntamenti dedicati al segno inciso.
Frutto della collaborazione con il Kaus (Centro Internazionale per l'Incisione Artistica), la Stamperia Santa Chiara di Urbino, il Contemporary Printmaking Research Centre, l'Atelier Empreinte di Lussemburgo e le associazioni culturali "I Diagonali", "Atelier" e la "Stamperia del Tevere" di Roma – Riflessi della materia ha carattere ri-cognitivo: un'esposizione mirata ad allargare lo sguardo sulle ricerche tecniche ed espressive di maggior interesse in Italia e all'estero.
La Mostra rappresenta le molteplici potenzialità degli strumenti tecnici che sono base ed essenza dell'immagine incisa - scelta delle matrici e dei supporti finali, procedimenti di stampa, combinazione diversa di più tecniche – selezionando significative opere di oltre 70 artisti, tra maestri e giovanissimi, italiani e stranieri.
Paragonabile ai tasselli di un mosaico, ogni opera è stata scelta sulla base della particolare qualità della ricerca tecnica svolta, con l'intento di raccontare la grafica contemporanea attraverso la sua vasta gamma di riflessi espressivi. Arte incisoria che non rimane confinata nei margini bidimensionali del supporto cartaceo e che si scoprirà ulteriormente sviluppata per dare vita a lavori di carattere installativo, scultoreo e video.
Con questi Riflessi della Materia la neonata Philobiblon Gallery irrompe nel panorama artistico nazionale e internazionale non solo come semplice Galleria d'Arte ma come centro sperimentale di ricerca e produzione di grafica: Philobiblon Lab, estensione militante della Gallery, con il contributo di Alessandro Fornaci, si propone di aggregare giovani artisti e artigiani del torchio nella realizzazione di opere grafiche e libri d'Artista.

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