Daria La Ragione //
Stefano De Silvo Marketing & Communications Director in Piazza Italia
studente ilas di Grafica Pubblicitaria nel 2004 - 05
Sono passati quasi dieci anni da quando Stefano ha frequentato il corso di Grafico Pubblicitario riconosciuto dalla Regione Campania qui alla ilas. La durata del corso era di 600 ore, 11 mesi per imparare a conoscersi oltre che per imparare a conoscere la grafica, il web, la comunicazione.
Veniva già con le idee chiare su quello che voleva ricevere dal suo percorso formativo, come accade spesso a chi sta lavorando e decide di approfondire le proprie conoscenze professionali: quando ha iniziato il corso ilas, Stefano aveva una sua piccola agenzia di servizi, Bushido.
Passano 11 mesi e quando il corso volge al termine, si presenta l'occasione di fare il salto di qualità: è assunto per affiancare il Responsabile della Comunicazione di Piazza Italia e, anche se in quel momento la gran parte del lavoro di comunicazione era affidato ai centri commerciali che ospitavano i negozi dell'azienda, è solo questione di tempo perché le responsabilità comincino ad aumentare.
Nell'arco di 3 anni cambia tutto, il responsabile lascia l'azienda e la proprietà decide di investire su lui, nel frattempo in Italia sbarcano i grandi brand della moda e cambiano il volto del mercato: Piazza Italia inizia a comunicare in proprio e Stefano si trova sulla cresta di questa onda che sta iniziando a crescere.
La concretezza che gli conoscevo all'epoca l'ho ritrovata nella nostra chiacchierata di qualche giorno fa, e in effetti deve essere una grande risorsa per chi come lui si trova a gestire e coordinare il lavoro di tante persone diverse.
Da quel lontano 2008 Piazza Italia ha continuato a crescere, sbarcando all'estero, strizzando l'occhio al franchising e approdando nei centri storici delle grandi città: oggi sono ben 200 i negozi.
E Stefano è Marketing & Communication Director, collabora con Diaframma, l'agenzia fiorentina che si è occupata della comunicazione di Piazza Italia dal primo momento, con cui hanno operato scelte strategiche di grande successo; coordina il lavoro di un'agenzia media, di un ufficio stampa e di un ufficio marketing ed è evidente, per me che lo ascolto, che ci mette dentro tutte le energie e tutta la passione.
Io gli chiedo 'parlami di te' e lui mi racconta la case history della comunicazione aziendale, e io capisco subito che sta rispondendo alla mia domanda, perché è come se da nove anni a questa parte la sua storia e quella aziendale fossero tutt'uno. Mi spiega i passi che hanno fatto, la strategia degli street casting, la scelta di persone normali, di eroi quotidiani, di persone che affrontano le sfide di ogni giorno come la volontà di trattare i clienti non come stupidi (il riferimento specifico è a un'azienda che aveva fatto del BE STUPID il proprio claim), di dare valore alle loro esperienze, ma anche con l'esigenza di non essere piatti, bensì creativi, di distinguersi in un panorama in cui, da copy posso affermarlo con cognizione di causa, sono forse l'unico marchio di moda che si preoccupa di costruire campagne con un messaggio e con testi ben scritti.
Prima di salutarlo non mi lascio scappare l'occasione di chiedergli, ora che è nella posizione di assumere, in base a quali criteri sceglie un collaboratore: la creatività è la prima cosa, mi dice, ma poi torna quel richiamo alla concretezza che non è mai mancato nella nostra conversazione, una persona che sappia abbinare creatività e capacità tecniche legate, per esempio, ai procedimenti di stampa, questo è il profilo ideale del candidato che assumerebbe.
In chiusura ci fa un bel complimento: ci dice che per lui il corso ilas è servito a costruire un buon approccio al suo lavoro e che per lui sapere che chi ha davanti ha frequentato questa scuola è sempre un buon biglietto da visita.
Ecco, io l'ho salutato contenta, non tanto e non solo per il complimento con cui ha concluso, ma soprattutto perché posso raccontare una storia di successo che si svolge nella mia città, in questa Napoli di cui si fa presto a elencare i limiti e le storture, ed è bello invece ogni tanto scrivere un lieto fine.