Daria La Ragione //
Lexmark e la responsabilità sociale
Blog! di Daria La Ragione
È un fatto che da quando esistono i computer usiamo un sacco di carta inutile: perché stampiamo cose che potremmo leggere online, per non stancarci, per sottolineare, per pigrizia, perché siamo spesso resistenti all’innovazione etc.
Lexmark ha una lunga tradizione di attenzione al tema della sostenibilità, iniziata 25 anni fa con il primo programma di raccolta delle cartucce esauste e poi rigenerate: oltre 42 milioni di Kg di materiali riutilizzati. L’attenzione va anche in direzione della riduzione dell’inquinamento dovuto al trasporto dei prodotti; inoltre l’azienda si propone di riciclare il 75% dei propri rifiuti.
Insomma una storia credibile.
Ultimo arrivato è il sistema Unison, che consente di ridurre significativamente le emissioni di carbonio.
L’azienda comunica alcune delle sue attività a favore dell’ambiente qui e qui.
E anche la sua ultima multisoggetto, uscita ad agosto in Colombia, rientra in queste attività: una seria di annunci in cui la stampante è stilizzata per ricordare un animale.
«Quanto meno riusciamo a vedere una stampante come una stampante, tanto più essa sarà sostenibile per il pianeta.»
Un invito a usare con responsabilità questa tecnologia, facendoci personalmente carico dell’impatto che i nostri gesti hanno sull’ambiente.
Advertising Agency: Publicis Visage, Kiev, Ukraine
Creative Director: Anton Savchuk
Head of the Creative Team: Artem Karelin
Art Director: Anastasia Roganova
Perché questa lunga premessa sulla storia di Lexmark?
Perché un paio di mesi fa mi sono trovata a partecipare a una discussione a cui ho ripensato oggi: una bottiglia di acqua minerale, non ricordo quale, recava sull’etichetta l’avviso che in molti casi si può tranquillamente bere l’acqua dell’acquedotto locale, risparmiando in tal modo l’inquinamento che deriva da tutto il ciclo che porta il prodotto bottiglia sullo scaffale del supermercato.
La questione era stata lanciata da un amico che si chiedeva che senso avesse scrivere una cosa del genere, e che si rispondeva pensando a una presa in giro del consumatore.
Io avevo allora provato a suggerire che il posizionamento di un’azienda può anche essere onesto; non tutte le aziende vogliono vendere a chiunque, anzi, sempre di più cercano un mercato specifico, magari una nicchia a cui rivolgersi per costruire un rapporto di fiducia. Per questo motivo, se hai a cuore l’ambiente, potresti coerentemente rivolgerti a un mercato che non compra l’acqua minerale per berla a casa tutti i giorni, ma solo in alcune occasioni o solo dove quella del rubinetto è terribile, o a chi usa una stampante e però ha a una coscienza ecologista, e parlare a queste persone in modo onesto e responsabile, senza che questo significhi circuirle con una subdola manovra di psicomarketing della scuola di Okuto.