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24.04.2017 # 4829
Monopoli con trucco: uno spot sulle disuguaglianze

Daria La Ragione //

Monopoli con trucco: uno spot sulle disuguaglianze

Blog! di Daria La Ragione

Un’associazione francese si affida al Monopoli per costruire uno uno spot sulle disuguaglianze


È un fatto che i bambini abbiamo molti meno filtri degli adulti quando si confrontano con la realtà

Antipatie e simpatie in genere sono motivate da comportamenti, piccoli egoismi e comunque mai da preconcetti di tipo culturale. Almeno fino a una certa età.

Observatoire des Inegalities, Osservatorio delle disuguaglianze, è un’associazione francese che ha promosso uno spot molto interessante.

Cosa accade quando le regole del gioco non sono uguali per tutti?

Se alcuni giocatori vengono sistematicamente sfavoriti, perché di colore, arabi, donne mentre altri ottengono benefits come la possibilità di guadagnare di più, di non essere mai penalizzati, di scegliere liberamente come giocare, come si sentono i bambini?

Questo Monopoli truccato è un caso esemplare di come l’assenza di pari opportunità, (di cui in molti si riempiono la bocca senza davvero sapere quale sia lo stato della cose), si traduca in profonde ingiustizie e dunque in un senso di rabbia, frustrazione, emarginazione.

Insomma, una società ingiusta è una società che soffoca le opportunità dei suoi “anelli deboli”.

Un tema di grande attualità, che l’agenzia Herezie ha saputo trattare con tatto ed efficacia in questo spot sulle disuguaglianze.

 

30.06.2017 # 4873
Monopoli con trucco: uno spot sulle disuguaglianze

Daria La Ragione //

Lidl - Come lo riconosci il vero esperto di birra?

Blog! di Daria La Ragione

Lidl - Come lo riconosci il vero esperto di birra?

Vi occupate di birra artigianale e stavate valutando se assumere un esperto di birre? Pensavate a LinkedIn? Al solito vecchio curriculum vitae magari, o di contattare un’associazione di categoria.

Per carità, sono tutte idee valide, ma alla Lidl hanno pensato a un test un po’ diverso per lanciare la loro Craft Beer. Diciamo che preferiscono la prova dei fatti.

Il regista di questo commercial – Readyforcraft – è Bernd Faass, il direttore creativo Oliver Flohrs e a occuparsene è stato presumibilmente l’ufficio comunicazione dell’azienda tedesca.

Il tutto si potrebbe riassumere in poche battute, ma invece mi soffermerò sull’atmosfera: pub fumoso, i soliti vecchi avventori che si conoscono da sempre, il barista che li chiama per nome e quando tutto sembra scorrere regolare e placido come ogni giorno ecco che arriva la sfida.

La tensione è palpabile nel locale, tutti si bloccano perché sanno cosa sta per succedere ed ecco il protagonista, che stava andando via tranquillo alla fine di una serata come un’altra che si blocca sulla porta chiamato da un tizio alto e grosso e per niente rassicurante.

Qual è la sfida? Cosa sta per dirgli? Voleranno bicchieri? Sedie? Piatti?

Non vi anticipo nulla, ma sappiate che READYFORCRAFT il nuovo spot di Lidl, non va troppo per il sottile ed è una specie di versione nobilitata del nostro amato e classico:  frittatona di cipolle per la quale andava pazzo, familiare di Peroni gelata, tifo indiavolato e rutto libero!

Non sarà un commercial raffinatissimo, ma tutto sommato porta a casa il risultato: parla di birra artigianale, di esperti che l’apprezzano e di contesti facili e di grande confidenza in cui si beve: insomma per un prodotto di largo consumo, benché a suo modo di nicchia, c’è davvero tutto quello che serve.



 


19.06.2017 # 4872
Monopoli con trucco: uno spot sulle disuguaglianze

Daria La Ragione //

#miumiuscenique

Blog! di Daria La Ragione

Quando, nel 1936, Margaret Mitchell raccontava, in una delle scene iniziali di Via col Vento, il disappunto con cui Mamy spiegava a Rossella che “vera dama in pubblico dovere mangiare poco”, ribadiva un concetto che è stato in auge fino a cinquanta/sessanta anni fa: la fame era questione che riguardava i poveri e soltanto loro, dunque non bisognava manifestarne. 

Così, in tempi moderni, il contraltare della vera signora che non si mostrava affamata era la mamma ossessionata dal rimpinzare i figli ogni volta che era possibile, fino a ottenere quella pinguedine che senza ombra di dubbio ne manifestava il “non deperimento” che si traduceva in salute.


Ci ho ripensato oggi, guardando questo spot per #miumiuscenique - la linea di eyewear Miu Miu – diretto dalla fotografa inglese Victoria Hely-Hutchinson, che è un concentrato di eleganza e bellezza. Ma non quell’eleganza opulenta e barocca che riempiva alcune scene de La grande bellezza di Sorrentino, per esempio, piuttosto quella che discende dalla semplicità, dalla rilassatezza di chi non ha bisogno di ostentare una posizione.

 


Ci ho ripensato perché la magrezza sembra essere un elemento fondamentale e indispensabile di questo racconto: la gioventù, lo stile, la freschezza li concepiamo oggi inevitabilmente associati a questo requisito. Anni e anni di “educazione” a questi canoni, dai tempi di Kate Moss in poi, hanno plasmato il nostro senso estetico in questa direzione e non c’è maison che sappia (o voglia) allontanarsene.

Dunque, in questa società in cui i veri ricchi rimangono (o ritornano) sempre giovani, belli e magri, il racconto del lusso è espressione di questo ideale. Ma non basta: c’è un altro grande protagonista di questo spot, ed è il tempo.


È vero che l’estate è il periodo in cui le vendite di occhiali da sole raggiungono il picco, ma non è soltanto per questo motivo che questo commercial così come quello dello scorso anno (bellissimo), diretto da Francesco Maria Tiribelli, sono ambientati nel pieno di una vacanza.

Il motivo secondo me principale è che il vero lusso è il tempo. Calme, indolenti, senza ansie, con un tutto il futuro a disposizione: le giovani donne di #miumiuscenique sono ricche, ricchissime e splendide proprio perché sono giovani.

 


10.06.2017 # 4860
Monopoli con trucco: uno spot sulle disuguaglianze

Daria La Ragione //

L’Appocalisse alla vigilia del WWDC 2017

Blog! di Daria La Ragione

Si è appena concluso il WWDC 2017, acronimo che indica la Worldwide Developers Conference organizzata da Apple, la Settimana mondiale degli sviluppatori di app.

Per la cronaca, l’occasione nella quale vengono premiate le eccellenze quest’anno ha visto anche due vincitori italiani: si tratta di Bear, strumento di scrittura per la creazione di appunti e testi e di AirMail 3, la nuova versione del client di posta per il Mac.

L’Italia è stato l’unico paese – otto in tutto i premiati – ad aggiudicarsi due premi. È una buona notizia ed è bello che ogni tanto ce ne siano anche i quei settori in cui siamo sempre convinti di essere arretrati.

Arriviamo al punto: per lanciare il WWDC 2017 Apple ha scelto un commercial tutto giocato sull’iperbole, una delle figura retoriche più amate in pubblicità, che consiste nell’esagerare qualcosa in modo palese ed evidente, tanto da essere chiaro a tutti che non può trattarsi della realtà.

Cosa accadrebbe se una banale distrazione cancellasse in blocco tutte le app dai cellulari? L’Appocalisse!

Una specie di ritorno all’anno zero, con mercati neri in cui si spacciano cd-rom di vecchie app, modelle disperate alla ricerca di qualcuno che voglia un selfie, traffico in tilt, persone barricate in case che non vogliono affittare.

Insomma un mondo delirante e disperato, ma molto divertente.

 

26.05.2017 # 4856
Monopoli con trucco: uno spot sulle disuguaglianze

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Can’t Skip Portugal - una campagna per sognare

Blog! di Daria La Ragione

Da qualche anno a questa parte le migliori campagne che ho visto erano campagne turistiche. Quasi mai si è trattato di campagne istituzionali, promosse da enti, ministeri etc; in genere le cose migliori le hanno fatto le compagnie aeree.

Ma oggi ho ho avuto il piacere di scoprire l’eccezione: Can’t Skip Portugal è una campagna multisoggetto lanciata dall’agenzia  Partners, Lisbon a sostegno di Visit Portugal, una campagna sostenuta dal ministero portoghese dell’economia.

Tre protagonisti, tre lunghi discorsi per raccontare i motivi che rendono il Portogallo una meta turistica in continua crescita: la natura, spettacolare, potente da scoprire abbandonando il cellulare, per ricordarsi che posti così belli esistono in tre dimensioni e che possiamo scegliere di viverli - se le cose vanno male viaggia per dimenticare, se vanno bene viaggia per festeggiare, se nulla accade viaggia per far accadere qualcosa; l’arte, la bellezza delle città, come fonte di ispirazione quando ci sentiamo scarichi, quando abbiamo bisogni di nuovi stimoli e nuove prospettive; e infine il nuovo inizio di chi non credeva più di averne a disposizione: sono molti i pensionati che si trasferendo in Portogallo, in parte per il costo della vita contenuto, in parte per il clima, e soprattutto per un ritmo di vita ancora “umano”.

Can’t skip freedom, can’t skip inspiration, can’t skip new beginnings: tre commercial che puntano tutto sull’emozione, con un gioco felice di rimandi tra un copy che esalta il viaggio in quanto tale e un visual che incanta con le bellezze portoghesi.


Advertising Agency: Partners, Lisbon, Portugal

Creative Directors: Pedro Lima, Ivo Purvis

Art Director: Ivo Purvis

Copywriters: Pedro Lima, Pedro Varela

Director: Pedro Varela

 


 


 


13.05.2017 # 4849
Monopoli con trucco: uno spot sulle disuguaglianze

Daria La Ragione //

Don't F*ck the Ocean

Blog! di Daria La Ragione

Ogni anno vengono buttate in mare circa 8 milioni di tonnellate di immondizia, in buona parte plastica, che potrebbero coprire una superficie equivalente alla superficie di Manhattan 34 volte.
Come sempre, affrontare questi temi in pubblicità è complicato. Tanto per cominciare, si rischia di raggiungere soltanto chi è già sensibile al problema. In secondo luogo, modificare un atteggiamento è quasi impossibile; o meglio, è impossibile per una pubblicità da sola, ma quando alcuni diventano (anche grazie alle pubblicità) argomenti caldi, di cui si parla tanto, allora si compiono passi decisivi.
Quindi uno dei punti importanti è: portare alla ribalta della cronaca argomenti importanti per fare in modo che entrino “in agenda”.
E qui interviene il terzo punto di grande difficoltà: qual è il tono di voce giusto?

Non mi stancherò mai di dire che la colpevolizzazione non è una strada efficace: siamo diventati bravissimi a proteggerci dalla pubblicità, al punto che riusciamo a diventare ciechi davanti ai messaggi che non ci interessano. Figuriamoci quanta attenzione siamo disposti a concedere a chi cerca di farci sentire egoisti.
Quindi ci vuole un approccio che incuriosisca, possibilmente ironico, e un’idea che faccia parlare del tema.
Don't F*ck the Ocean è tutto questo.
Una campagna sociale intelligente di MTV Brasile con un concept piuttosto semplice: riciclare plastica recuperata dall’oceano per farne dei dildo, anzi, dei fucking dildos!
 
 

Advertising Agency: Africa, Brazil
Creative Directors: Pedro Bullos, Valdir Bianchi, Sergio Gordilho
Copywriter: Tiago Abreu
Art Director: Linus Oura
Designers: Linus Oura, Marina Cota, Michel Morem

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