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Mostre ed eventi // Pagina 4 di 230
07.02.2019 # 5181
Francesco Rastrelli in mostra con La fortuna di esser nato a Napoli

Marco Maraviglia //

Francesco Rastrelli in mostra con La fortuna di esser nato a Napoli

Un calendario in omaggio ai visitatori della mostra presso la più antica stamperia di Napoli negli affascinanti locali che hanno resistito nel tempo.

Le prime foto che vidi oltre vent’anni fa di Francesco Rastrelli, furono delle diacolor sulla mattanza di Favignana che mi fecero subito capire lo spessore tecnico e umano del suo modo di approcciarsi a ciò che fotografava. Uno stile fresco, dinamico, colpo d’occhio veloce, un certo senso della previsione dell’azione…


Nato a Mergellina, Francesco Rastrelli si afferma come art director nell’advertising internazionale… asseconda la sua passione per il mare, dedicandosi a fotografia ed archeologia subacquea…


Da più di dieci anni è approdato al photo yachting, in particolare di vele d’epoca, di cui segue come fotografo ufficiale i Raduni del Mediterraneo nonché i restauri delle più belle barche d’antan; alla passione per il mare si affianca quella per le Auto Classiche, di cui segue i rally in tutta Europa. 


C’è un certo quid in chi è nato a contatto con il mare. Nascere a Mergellina credo sia stato caratterizzante per Francesco Rastrelli perché è uno dei pochi fotografi che hanno “il mare dentro”, in sintonia con tutte le sue danze, i suoi tempi e ritmi, i suoi umori.


Francesco Rastrelli l’ho sempre collocato nel mio immaginario tra quei pochi fotografi per me “riconoscibili anche senza credit” specializzati in fotografia nautica, subacquea e di tutto il mondo intorno al mare.


Quando ho saputo che avrebbe allestito questa mostra su Napoli, mi sono chiesto se il tema non fosse già stato esaurito ampiamente da ogni fotografo e se non temeva il rischio di cadere nella banalità, nella ridondanza di immagini stereotipate di Napoli…


La fortuna di esser nato a Napoli


Si è fortunati nel nascere in città eclettiche, creative, liquide, stimolanti come Napoli, ma si è ancor più fortunati nel nascere vicino al mare. Perché sono del parere che se nasci in un contesto, hai l’imprinting di quel mondo.


Perché entri in contatto visivo con le grafiche auree ed essenziali della natura marina che assorbi e, anche se inconsciamente, restano quelle che ti fanno osservare in un certo modo tutto il resto.


Ma se poi hai lavorato anche per diversi anni nell’advertising, il senso estetico della composizione che “deve comunicare” ce l’hai comunque per affrontare ogni genere di soggetto. E, se il soggetto può essere scontato, già ritrito in tutte le salse, resta il modo di come lo comunichi che conta.



Il calendario

In realtà il pretesto della mostra è stato quello di realizzare un calendario da regalare.

Un piccolo grande progetto di Francesco Rastrelli, tra i tanti lavori già realizzati in tandem con le Officine Grafiche Francesco Giannini & Figli, la più antica industria tipografica napoletana dal 1856 e che ospita la mostra.

Il calendario è un oggetto di cui se n’è perso un po’ il suo senso classico e prezioso di una volta.

Regalare un calendario è un modo per ringraziare l’affezionata clientela con la quale mantenere un legame nell’arco dell’anno successivo. Perché per tutto l’anno non puoi dimenticarti del barbiere o dell’impresa che ti ha ristrutturato casa. Quel calendario ti resta davanti agli occhi, per 365 giorni.

 

Per chi ha vissuto gli anni ’70 ricorda sicuramente la quantità calendari in omaggio che entravano in casa. A volte quasi non si sapeva dove appenderli.

Oggi è difficile trovare qualcuno che ti regali un bel calendario.

Sembra che produrre il calendario aziendale sia un investimento che non dia più un buon feedback. Forse è meglio organizzare festicciole per presentare una nuova sede aziendale con annesso buffet e, in tale occasione, recuperare indirizzi mail per lo “spam consensuale”. O altre fantasmagoriche alternative.

Strategie di marketing che cambiano…

Francesco Rastrelli, classe ’64, è figlio del Baby Boom e quindi per questo è legato probabilmente al concetto del calendario da dare in omaggio. E infatti non è nemmeno il primo che realizza…



Le immagini di “La fortuna di essere nato a Napoli”

Aumenta il turismo in città, aumenta l’offerta ricettiva, aumentano le visite guidate… ma tra i souvenir, tanti magneti e niente calendari. O almeno non è facile trovarne di un certo gusto.

Sembra complicato rappresentare Napoli attraverso fotografie che non ricadano nello stereotipato, nell’oleografica, nel banale, nel déjà vù, eppure, credo che il segreto delle foto scattate da Francesco Rastrelli, sia stato proprio il luogo comune di Napoli.

Ciò che il turista imprime nella mente durante il suo soggiorno a Napoli, è proprio il Maschio Angioino, Santa Chiara, Piazza Plebiscito, Castel dell’Ovo…

Nessuna inquadratura virtuosa, nessun dettaglio che decontestualizzi in maniera astratta la città, nessuna “ora blu”, nessuna spettacolarizzazione della città con grandangolate a fish-eye o dronate (tra l’altro Francesco ha anche la patente per “volare” con drone). Il segreto consiste in realtà nel “semplice semplice”: semplice il soggetto e semplice la sua inquadratura.

Una semplicità affinata poi dal viraggio seppia, da una cornice che ricorda i bordi di certe stampe del ‘900 di quando erano emulsionate a mano le carte, dall’equilibrio delle ombre e luci… senza particolari spennellate di correzione in Camera Raw che ingannerebbero la percezione media che potrebbe avere un turista.

Perché sono immagini realizzate fondamentalmente da un comunicatore.

Francesco Rastrelli non può non conoscere quella vecchia regola della grafica che “è meglio togliere che aggiungere” ma sa anche che la percezione latente di un osservatore riesce a cogliere in maniera minimalista la stampa quadricromica in Offset, pur se l’effetto finale è monocromo.

Perché la semplicità è eleganza ed è più diretta.


Caratteristiche tecniche delle immagini esposte

Francesco Rastrelli ha esposto ventidue immagini nei locali degli uffici delle Officine Grafiche Giannini in via Cisterna dell’Olio.

Stampate a laser su carta ad effetto baritata, firmate e con timbro a secco e successivamente calandrate su cartone grigio/grigio.

Alcune appese al muro, altre su cavalletti.

Ogni immagine è accompagnata da citazioni di personaggi del mondo della cultura internazionale: da Goethe a Erri De Luca, da Eduardo De Filippo a Giorgio Bocca; e poi Stendhal, Elsa Morante, John Turturro, Christian De Sica, Luciano De Crescenzo… testi che sono grandi testimonianze di affetto verso la città e, in particolar modo, di chi non ha avuto la fortuna di nascere a Napoli.

 

Francesco Rastrelli, La Fortuna di esser nato a Napoli

Fino all’8 marzo 2019

Visitabile: giov. e ven. dalle 16.00 alle 18.00

Officine Grafiche Francesco Giannini & Figli

Via Cisterna dell’Olio, 6/B

15.05.2020 # 5523
Francesco Rastrelli in mostra con La fortuna di esser nato a Napoli

Daria La Ragione //

THE SKY INSIDE US - opening/enclosing

ripensare una mostra

Magari dico una sciocchezza, ma spesso ho avuto la sensazione di entrare in un museo o di visitare una mostra con uno spirito non diverso da quello con cui si entra in un supermercato: per vedere cosa offre, se mi offre, se c´è qualcosa che potrò consumare.

È una cosa di cui mi sono accorta qualche giorno fa per la prima volta, quando ho letto il comunicato stampa di THE SKY INSIDE US, un’esposizione che avrebbe dovuto svolgersi proprio durante la quarantena e che, di conseguenza, era stata sospesa.

Lunedì 18 la mostra dell’artista 8ki (alias Gianfranco De Angelis) riaprirà, o meglio, chiuderà al pubblico: non un opening, ma un enclosing, una chiusura dello Spazio NEA, di Luigi Solito e di Marco Izzolino che, con l´artista, hanno deciso di accettare la sfida di ripensare totalmente la mostra.

Dal 18 maggio al 18 giugno, dalle 10.00 alle 19.00, chi lo vorrà potrà provare un’esperienza diversa di fruizione dell’arte e:

- trascorrere 5-7 minuti da solo all’interno dell’installazione; 

- avere a disposizione dei materiali editoriali in cui saranno fornite le parole chiave per comprendere i diversi livelli di significazione dell’opera e poter così averne una lettura personale;

- l’opportunità di incontrare una o tutte le parti coinvolte nella realizzazione del progetto (artista, curatore, gallerista, editore) in un’area separata rispetto a quella in cui si trova l’installazione.

Questa modalità di fruizione mi ha fatto ripensare a quanto accennavo all’inizio: quanto davvero riusciamo a entrare in rapporto con l’arte? Le altre persone, soprattutto a un opening, sono un ostacolo alla creazione di questo rapporto o fanno parte di quell’esperienza? E come cambia la mia aspettativa quando entro da sola in una galleria, con 7 minuti e delle chiavi di lettura? Sono ancora lì per capire se quell’esperienza mi offre qualcosa? O questa stessa nuova modalità di accedere alla galleria è essa stessa un’esperienza e quindi mi predispone in modo diverso alle opere?

Io lo scoprirò lunedì, ma per chi volesse approfondire di seguito il comunicato stampa con tutte le informazioni:





COMUNICATO STAMPA

8ki (alias Gianfranco De Angelis)

THE SKY INSIDE US

Enclosing time (ovvero un opening chiuso che rompe il lockdown)


Quelle che seguono sono le prime righe del comunicato stampa della mostra di 8ki che Spazio NEA era pronto a inaugurare il 3 aprile scorso:


Venerdì 3 aprile alle ore 19:00 Spazio NEA presenta the sky inside us, personale di 8ki (alias Gianfranco De Angelis), a cura di Marco Izzolino. Il progetto espositivo ideato per la galleria napoletana di Lugi Solito sarà visitabile fino al 31 maggio. 


Poi l’8 marzo l’Italia intera si è fermata e nessuna mostra ha più potuto essere visitata. 


La chiusura forzata così ci ha obbligati a un totale ripensamento della mostra, ma ci ha fatto anche realizzare quanto profetico sia stato il progetto espositivo. The sky inside us era – ma continua a essere – anche un invito a riflettere su quanto la nostra vita sia influenzata da tutti gli agenti naturali e artificiali che sono presenti nell’aria che respiriamo: un invito a comprendere l’intima e delicata connessione che c’è tra il cielo fuori e dentro di noi.

Abbiamo pensato che per la sua capacità visionaria il progetto di 8ki vada comunque raccontato, e – soprattutto – raccontato in questo momento in cui tutto il mondo sta ancora vivendo gli effetti di un virus pandemico che circola nell’aria. Sicché la nostra idea è di aprirla e renderla fruibile già dal primo giorno in cui saremo ufficialmente fuori dalla quarantena forzata.


Ma il ripensare questa mostra ha significato anche per noi rimodulare completamente il meccanismo della fruizione espositiva; per ragioni contingenti, ma anche per poter amplificare i possibili effetti sui visitatori dei contenuti che the sky inside us tenta di trasmettere. Il frutto di questo lavoro di ripensamento ha generato un ulteriore livello di significazione. Da una prima idea di mostra intesa in senso tradizionale ne è scaturito un progetto in cui il concept, lo spazio espositivo, lo studio degli effetti sul pubblico e i supporti editoriali si integrano e si completano l’un l’altro per generare un unicum che non è più soltanto una mostra.

Abbiamo colto l’opportunità di avere una relazione diretta e personale con l’opera d’arte trasformando la galleria in un vero e proprio “gabinetto delle arti”, un ambiente dedicato alla fruizione personale ed esclusiva.


A partire dalla data di apertura così tutti avranno l’opportunità di:

- trascorrere 5-7 minuti da soli all’interno dell’installazione; 

- avere a disposizione dei materiali editoriali in cui saranno fornite le parole chiave per comprendere i diversi livelli di significazione dell’opera e poter così averne una lettura personale;

- l’opportunità di incontrare una o tutte le parti coinvolte nella realizzazione del progetto (artista, curatore, gallerista, editore) in un’area separata rispetto a quella in cui si trova l’installazione.


Abbiamo dunque trasformato l’opening in un enclosing, cioè un momento in cui invece di aprire la mostra al pubblico, sarà il pubblico ad avere l’opportunità di fruire in forma privata e diretta della mostra. The sky inside us sarà così anche un’occasione per riflettere su nuovi e vecchi meccanismi di fruizione dell’arte e proporre una modalità sperimentale di visione unita alla consultazione di apparati d’approfondimento per trasformare la visita alla mostra in una intima e straordinaria esperienza conoscitiva.


E in questo “spazio” si inserisce anche la volontà da parte nostra di immaginare nuovi scenari, di pensare a “cosa” vorremmo fare alla riapertura? e soprattutto come? da dove iniziare?

Ci siamo dati una risposta, una risposta che corrisponde a una parola specifica: RICEVERE.

Ricevere chiunque, uno alla volta allo Spazio NEA, per parlare d’arte contemporanea, per parlare di editoria, per parlare del futuro... Insomma quello che abbiamo sempre fatto, ma vis à vis.

Riceviamo chiunque – e vi consiglio di farlo – perché da oggi ciascuno di noi dovrà incontrare tutti i giorni persone e dedicargli del tempo, soprattutto a chi non ne abbiamo dedicato prima. Per questo abbiamo previsto dei tavoli tematici, dei desk dove sedersi e scambiare opinioni.


Intorno avremo una nuova mostra, l’istallazione the sky inside us dell’artista 8ki: il primo opening al chiuso, senza folla, senza glamour. Un’installazione che già in origine voleva essere presentata “sottovoce”, una mostra che avrebbe avuto la durata del “lockdown”, lo stesso confinamento che è nella natura dell’istallazione. Proprio per questo abbiamo deciso di riproporla “chiusa”, facendone acquisire così un significato diverso attraverso una fruizione essenziale, destinata al singolo, per una lettura senza filtri. Una mostra che si pensava di posticipare in autunno, ma poi abbiamo capito che è proprio questa la sua natura: esistere in questo periodo, essere visitata in semi isolamento. 


La fortuna, inoltre, di aver trovato nella persona di Marco Izzolino, curatore, studioso e scrittore attento, un alleato nell’immaginare il progetto e una figura chiave per il suo sviluppo. Insieme, il curatore, l’artista, Marco Polito e io saremo dall’altra parte dei desk ad aspettarvi.


Un’esposizione senza esporsi, un enclosing, un cielo dentro

(Luigi Solito - Spazio NEA)



artista: 8ki (alias Gianfranco De Angelis)

titolo: the sky inside us

a cura di: Marco Izzolino

durata: 18 maggio - 18 giugno 2020

dove: Spazio NEA, via Costantinopoli 53 - Napoli

orario: lunedì - domenica dalle 10.00 alle 19.00

ingresso: libero

info e contatti: +39 329 56 48 758 (solo WhatsApp) | 081 45 13 58 | info@spazionea.it




Per le modalità di fruizione dell’istallazione the sky inside us di 8ki si precisa che:

- l’ingresso è consentito a 1 persona (massimo 2) per volta 

- la durata massima della visita è di 5-7 minuti

- l’ingresso (via Costantinopoli) e l’uscita (piazza Bellini) sono separati 

- alla fine del percorso di uscita, e quindi in un’area separata dalla galleria, è possibile soffermarsi per incontri di confronto ai desk tematici presenti (artista, curatore, gallerista, editore)

- all’ingresso sarà presente un dispenser con gel igienizzante (come previsto dalle vigenti norme sanitarie) e sarà distribuito un pamphlet informativo realizzato dall’artista come testimonianza tangibile di questo momento storico


30.04.2020 # 5522
Francesco Rastrelli in mostra con La fortuna di esser nato a Napoli

Paolo Falasconi //

La Reggia di Caserta si racconta nei filmati del Mibact

Il filmato “Sguardioltre” ripercorre attraverso gli scatti fotografici di Fabio Caricchia gli scorci e i dettagli più belli del sito Unesco di Terra di Lavoro.

“La posizione è di eccezionale bellezza, nella più lussureggiante piana del mondo, ma con estesi giardini che si prolungano fin sulle colline; un acquedotto v’induce un intero fiume, che abbevera il palazzo e le sue adiacenze, e questa massa acquea si può trasformare, riversandola su rocce artificiali, in una meravigliosa cascata. I giardini sono belli e armonizzano assai con questa contrada che è un solo giardino” con le parole di Johann Wolfgang Goethe che visitò la Reggia di Caserta, ospite del grande pittore di corte Jakob Philipp Hackert nel1787, durante il suo viaggio in Italia, si apre il nuovo contributo video del Palazzo Reale dei Borbone, disponibile sul canale YouTube del MiBACT dove dall’inizio della pandemia musei, istituti, biblioteche, archivi, parchi archeologici e soprintendenze forniscono contributi e esperienze virtuali per continuare a far vivere la cultura.



Il filmato “Sguardioltre” ripercorre attraverso gli scatti fotografici di Fabio Caricchia gli scorci e i dettagli più belli del sito Unesco di Terra di Lavoro. Ecco comparire la Castelluccia, la fontana di Eolo, la fontana di Diana e Atteone, la fontana dei Delfini, il Giardino Inglese, lo Scalone d’onore, il Vestibolo, il Teatro di Corte, la Cappella Palatina, gli Appartamenti Reali, il Teatro di Corte e la spettacolare Cascata. Questo contributo è un’anticipazione della bellezze artistiche che presto torneremo a visitare dal vivo.

Con questa iniziativa il Mibact, attraverso un impegno corale di tutti i propri istituti, mostra così non solo ciò che è abitualmente accessibile al pubblico, ma anche il dietro le quinte dei beni culturali con le numerose professionalità che si occupano di conservazione, tutela, valorizzazione. Attraverso il sito e i propri profili social facebook, instagram e twitter il Ministero rilancia le numerose iniziative digitali in atto.

Sulla pagina La cultura non si ferma del sito https://www.beniculturali.it/laculturanonsiferma, in continuo aggiornamento, sono inoltre già presenti diversi contributi dei luoghi della cultura statali.

26.02.2020 # 5444
Francesco Rastrelli in mostra con La fortuna di esser nato a Napoli

Marco Maraviglia //

Fino al 31/01 al Blu di Prussia // Giovanni Gastel, Selected Works, 25 foto in mostra al Blu di Prussia

Per la prima volta a Napoli il fotografo di moda in mostra con le sue eleganti opere che appartengono ormai all’immaginario. Con una rivelazione: Il digitale? È la nascita della fotografia.



Chi è Giovanni Gastel

Giovanni Gastel nasce a Milano nel 1955. Negli anni Settanta, avviene il suo primo contatto con la fotografia. Inizia con lo still-life. Dal 1982 ha collaborato con “Vogue Italia”, “Mondo Uomo” e “Donna”. Dai primi anni Ottanta a oggi, Gastel ha collaborato con più di 50 testate italiane ed internazionali e pubblicato circa 130 copertine; ha prodotto oltre 500 campagne e cataloghi per diverse maisons di moda (come ad esempio: Dior; Trussardi; Guerlain; Missoni; Tod’s) e grandi firme di beauty, gioielli e design (tra cui: Artemide ed Edra). Nel 2002, nell’ambito della manifestazione La Kore Oscar della Moda, ha ricevuto l’Oscar per la fotografia. Ha scritto e pubblicato vari libri.

La postproduzione è la nascita della fotografia

I fotografi che hanno vissuto a cavallo dei due secoli attraversati dal passaggio dall’analogico al digitale hanno avuto una fortuna che pochi hanno colto.

Giovanni Gastel è uno di quelli che ha sfruttato le opportunità tecniche del digitale per evolvere il proprio lavoro.

Cari dinosauri della fotografia, amanti della pellicola, di ingranditori e baritate, di palummelle (come si dice a Napoli: le stecchette di ferro filato con le sagome per mascherare in camera oscura le zone in ombra) e “la magia della luce rossa è un’altra cosa”, abbiate un minimo di ripensamento.

L’analogico è archeologia, col digitale la fotografia sta finalmente nascendo! Lo dice Giovanni Gastel, uno dei fotografi di moda italiani che ha a che fare con i più grandi stilisti del Made in Italy e internazionali.

Con Versace è stata un’esperienza bellissima, <>

Accade quando un committente si fida particolarmente delle qualità tecnico-creative di un fotografo e gli dà carta bianca. Nessun layout da seguire, nessun briefing, nessuna riunione con un qualche reparto creativo del cliente. Basta conoscere lo stile del fotografo che diventa una garanzia del lavoro che produrrà.

Fotografare per Giovanni Gastel, un rito

Fotografare, per Giovanni Gastel, è come compiere un vero e proprio rito per ambire alla bellezza assoluta. L’immagine si deve imprimere nella memoria, deve essere ricordata dall’osservatore ma innanzitutto da lui.

Gastel percepisce i desideri della committenza ma in relazione all’utilizzatore finale: le donne e gli uomini che indosseranno i vestiti.

Abiti che passano quasi in secondo piano perché è l’atmosfera che ricrea, l’espressione o la posa di una modella che ne costruiscono il brand.

Giovanni Gastel durante i casting per la scelta dei soggetti da ritrarre bada particolarmente ai dettagli. Lui sa che le mani, dai polsi stretti, dalle dita lunghe e affusolate, possono incidere non poco sulla comunicazione dell’immagine intera. Sceglie in base all’espressività mimico-facciale, ai dettagli del corpo.

A volte gli bastano solo tre scatti per sapere di avere la foto “assoluta”. Lo sente. Questione di istinto ed esperienza. Altre volte si rende conto che ne deve scattare molte di più.


© Giovanni Gastel

L’estetica di Giovanni Gastel

Le immagini, quelle di Giovanni Gastel, lontane dalla volgarità, di grande eleganza, la donna non è oggetto ma espressione di estrema femminilità intima, delicata, che non ammicca ma seduce.

Ho formato la mia estetica sulle persone di famiglia

Le foto esposte sono stampate in fine art su diversi tipi di supporti. Giovanni Gastel usa talvolta contrasti con alte luci al di sotto del limite ma sempre dalle ombre morbide. Ambientazioni ricreate in studio con scenografie e giochi di ombre e luci che accentrano l’attenzione sulle parti migliori della modella: il volto a volte così serico che sembra preziosa porcellana, le gambe, le spalle, la schiena. Il tutto in un’armonia ellenica, talvolta dai tratti artistici fiamminghi e rinascimentali.

È un mondo oltre, quello che il pubblico può osservare attraverso le immagini di Giovanni Gastel, estatico oltre che estetico, silenzioso, ricco di un benessere evocativo puro, senza rumore.

E Giovanni Gastel continua con la sua ricerca, sperimentando, con una fotografia “auto-commissionata” tornando anche alle sue radici, allo still-life.

GIOVANNI GASTEL – “SELECTED WORKS”

a cura di Maria Savarese

Al Blu di Prussia

Dal 19 ottobre al 31 gennaio, apertura al pubblico mar-ven 10.30-13.00/16.00-20.00, sab.10.30-13.00

Ingresso libero.


© Giovanni Gastel

26.02.2020 # 5443
Francesco Rastrelli in mostra con La fortuna di esser nato a Napoli

Paolo Falasconi //

Modigliani e l’avventura di Montparnasse. A Livorno dal 7 novembre 2019

Giovedì 7 novembre apre al Museo della Città (piazza del Luogo Pio) la grande retrospettiva “Modigliani e l’avventura di Montparnasse. Capolavori dalle collezioni Netter e Alexandre” visitabile fino al 16 febbraio 2020

Modigliani a Livorno

In occasione del centenario della morte di Amedeo Modigliani (Livorno,1884 – Parigi,1920), il più illustre fra i livornesi, saranno eccezionalmente riuniti, nelle sale del Museo della Città di Livorno, 14 dipinti e 12 disegni del più straordinario artista del ‘900, oltre a più di un centinaio di altri capolavori dell’Ecole de Paris, appartenuti ai due collezionisti più importanti che hanno accompagnato e sostenuto “Dedo” nella sua vita.


Non solo Modigliani

Insieme alle opere di Modigliani saranno esposti, inoltre, più di un centinaio di altri capolavori, anch’essi collezionati da Jonas Netter a partire dal 1915. Si tratta di opere rappresentative della grande Ecole de Paris.
Tra queste si potranno ammirare dipinti di Chaïm Soutine come L’Escalier rouge à CagnesLa FolleL’Homme au chapeau e Autoportrait au rideau, eseguite dal 1917 al 1920; opere di Maurice Utrillo come Place de l’église à MontmagnyRue Marcadet à ParisPaysage de Corse; opere di Suzanne Valadon come le Trois nus à la campagneAndrè Derain con Le Grand BagneusesSt.Tropez e Portrait d’homme (Jonas Netter) di Moïse Kisling, artista polacco che ci ha lasciato uno dei ritratti più emblematici del collezionista Jonas Netter.



Orari
Lunedì – Giovedì ore 10.00 – 19.00

Venerdì, Sabato e Domenica ore 10.00 – 23.00

Nessun giorno di chiusura.

In occasione di festività gli orari potrebbero subire variazioni.

Per informazioni 0586 – 824551

07.02.2019 # 5183
Francesco Rastrelli in mostra con La fortuna di esser nato a Napoli

Federica Cerami //

L’incredibile regalo di Sebastiao Salgado ai tre ragazzi del Binario 49

Uno dei più grandi fotografi del mondo ha deciso di regalare a tre giovani un sogno impossibile


«Sono Salgado, so che mi state cercando. Cosa posso fare per voi?».
 


Inizia con queste parole l’avventura nella quale, uno dei più grandi fotografi del mondo ha deciso di regalare, a tre giovani un sogno impossibile: esporre nel loro nascente caffè letterario di Reggio Emilia, 100 foto tratte da una sua retrospettiva che racchiude 30 anni di reportage realizzati nell’Africa sub-sahariana che immortalano gli effetti devastanti di guerre, carestie, malattie e deforestazioni.

Il progetto di Claudio Melioli, Khadija Lamami e Alessandro Patroncini punta a rigenerare uno ambiente urbano degradato e creare reti sociali attraverso l’apertura di un nuovo spazio per il quale sono stati utilizzati per gli arredi, delle vecchie strumentazioni delle ferrovie donate dalla Regione Emilia-Romagna. L’intento di questi tre giovani sognatori è di risanare un quartiere dalla pessima reputazione e fare in modo che l’integrazione possa arrivare anche in periferia, creando un incubatore di economia solidale in un quartiere – quello della stazione di Reggio – da sempre zona franca; un guazzabuglio di emarginazione e disillusione in cui gravitano balordi, pusher e giovani extracomunitari senza identità e futuro.

Grazie alla incredibile generosità di Salgado, da sempre molto attento alle tematiche sociali, la mostra potrà essere aperta al pubblico dal 9 febbraio al 24 marzo e sarà divisa tra lo spazio di via Turri – dove saranno visibili gli scatti realizzati tra il 1974 e il 2005 nel sud del continente tra Mozambico, Malawi, Angola, Zimbabwe e Ruanda – e quello di via Gerra, poco distante, che accoglierà tra gli altri i reportage realizzati dal 1973 al 2006 nelle Regioni dei Grandi laghi tra Repubblica Democratica del Congo, Burundi, Tanzania, Zaire, Senegal ed Etiopia. L’ingresso sarà gratuito perché, affermano i ragazzi: «Salgado ha donato le sue foto a noi e noi le doniamo al pubblico. Presto attiveremo un crowdfounding su sito https://b49.it/  perché vogliamo che questa associazione cammini con le sue gambe anche dopo la fine della mostra».

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