Daria La Ragione //
Friday For Future
Blog! di Daria La Ragione
15 anni, le guance piene e uno sguardo molto molto determinato: se oggi in tutto il mondo – oltre 2052 le città in cui sono previsti i cortei –gli studenti scendono nelle piazze per chiedere ai governi di affrontare e risolvere la questione dei cambiamenti climatici, buona parte del merito è suo.
Li abbiamo visti sfilare questa mattinata per il Friday For Future: dalle elementari in poi, studenti di ogni ordine e grado ci guardavano sui balconi gridando “Scendi giù, scendi giù, manifesta pure tu” ed erano bellissimi.
Una piccola rivoluzione che ha già portato molti frutti, di cui il più importante non è, come potrebbe sembrare, di aver tematizzato la questione ambientale, costringendo i media a portarla finalmente in prima pagina, come una questione non più rimandabile.
No, il più importante è aver dato a tutti questi studenti la percezione di poter influire sul proprio futuro: avranno tempo per capire che le bottiglie di plastica da cui bevevano, gli abiti che indossavano, gli snack monodose che mangiavano, sono parte del problema. E sarà compito degli insegnanti e, ancora una volta, dei mass media educarli a comprendere quanto è complesso il problema del clima e quanto è intimamente intrecciato con questione economiche e sociali che fanno da ancora, da freno che blocca la volontà dei governi di intervenire.
Ma è stato lanciato un sasso, da una 15enne svedese, ed è diventato una valanga.
E questa immagine di ragazzi sorridenti, allegri e serissimi nel chiederci di farci carico della soluzione di un problema che non può aspettare loro (sarà già tardi quando saranno cresciuti), questa immagine dicevo ha la forza che le tante pubblicità sull’argomento non hanno: è carica di speranza.
A seguire una gallery di annunci stampa e commercial delle maggiori associazioni internazionali che si muovono a difesa dell’ambiente – Greenpeace, WWF, Sea Shepherd – alcuni più emozionanti, altri che fanno riflettere, ma nessuno di questi centra fino in fondo il punto: il bisogno che ognuno di noi ha di sentirsi parte della soluzione, oltre che del problema.
Suscitano paura, rabbia, sdegno, dolore e lasciano sempre fuori la speranza, dimenticando che gli esseri umani sono assai bravi a difendersi dai sensi di colpa. Questa volontà di aggredire i sentimenti del target, rende quasi inevitabilmente inefficaci queste azioni e ci ricordano che il vero problema di qualunque campagna sociale è fare breccia in un’armatura di atteggiamenti e pregiudizi e un filo spinato di autodifese.
Poi ti affacci al balcone, ti viene voglia di scendere a manifestare e ti rendi conto che nel tuo personale carnet di donne che hanno cambiato il mondo c’è una figurina nuova, ha 15 anni, le guance piene e uno sguardo molto molto determinato.