Tonino Risuleo //
Lamotte Beuvron. Il misterioso caso delle due sorelle e della torta rovesciata
Sul treno che da Orléans corre verso la Loira ho modo di riguardare i miei appunti su un caso interessante che risale alla fine del 1800
A Lamotte Beuvron, un paesotto nella Loira, ci abitano meno di cinquemila persone ma il suo nome è conosciuto in tutto il mondo per via di una crostata malriuscita. La storia è questa.
All’inizio del 1880 le sorelle Stéphanie e Caroline Tatin ereditarono una piccola locanda di campagna che presto divenne un punto d’appoggio ideale per i cacciatori e i passeggiatori che capitavano lungo il Canale della Sauldre e negli ottomila ettari della vicina foresta.
In quegli anni il canale costituiva un’importante via di comunicazione per le merci trasportate a bordo di chiatte lunghe una trentina di metri con una portata fino a 55 tonnellate.
I Berrichon -che dovevano il loro nome alle barche del Canale di Berry- venivano trainati a mano da due uomini o per quelli più fortunati da un mulo. I barcaioli trascorrevano a bordo i cinque o sei giorni di viaggio condividendo un’essenziale cabina di poppa e, fieri dei loro natanti, li battezzavano con nomi altisonanti come “Terrible”, “Neptune” o addirittura “Surcouf” che significa sottomarino.
Alla fine dell’Ottocento quel territorio era considerato un vero Regno del Cacciatore e la dimora delle sorelle Tatin iniziò ad affollarsi di ospiti talvolta anche illustri.
Si racconta che Stephanie, intenta a preparare il pasto della giornata, avesse deciso di fare una gustosa torta di mele preparata con le due varietà regionali, Calville e Reine des Reinettes tagliate a fettine. Quel giorno, distratta, lasciò le mele a rosolarle troppo a lungo nel burro e nello zucchero e quelle cominciarono a bruciacchiarsi. Per evitare di carbonizzarle, posizionò uno strato circolare dell’impasto per la torta sopra le mele, quindi mise tutto nel forno augurandosi un fortunato recupero.
La fama della Tarte Tatin fu suggellata dal racconto probabilmente inventato dal leggendario chef del Maxim’s di Parigi, Louis Vaudable:
“Da giovane ero solito cacciare in quel di Lamotte-Beuvron; un giorno ho scoperto, in un minuscolo hotel gestito da un paio di vecchie signore, un dessert meraviglioso, indicato nel menu come Tarte Solgnote. Ho chiesto allo staff la ricetta ma si rifiutarono categoricamente di darmela. Non mi diedi per vinto, tornai e riuscii a farmi assumere come giardiniere in quello stesso hotel. Sono stato licenziato tre giorni dopo, era evidente che non fossi in grado nemmeno di piantare un cavolo, ma quel breve periodo fu sufficiente per infiltrarmi nella cucina e carpirne i segreti. Ho portato la ricetta a Parigi e l’ho messa nel mio menu come Tarte des Demoiselles Tatin.”
Per la verità le sorelle Tatin morirono una nel 1911 e l’altra nel 1917 e la famiglia Vaudable acquistò il Maxim’s soltanto nel 1932. Quel furbacchione di Vaudable.
Voilà. Mi basta scendere dal treno alla stazione di Lamotte-Beuvron e in tre minuti sono già sulla scena del crimine. Una sala linda mi accoglie oltre la tettoia coperta da piccole tegole rosse ma procedo oltre per guadagnare un bel tavolo al fresco nel giardino sul retro. Il cameriere è di quelli che la sanno lunga, è l’ennesimo custode della dolce menzogna ma fa finta di niente sciorinandomi le specialità della casa standosene col naso all’in su.
Opero le mie scelte. Inizierò con della testina di vitello in salsa Ravigote e un medaglione di Storione al rosmarino con crema di Curcuma… assieme ci bevo un calice di Muscadet sur lie.
Come piatto forte ne prendo due un bel filetto di Luccio arrosto “à la Moutarde d’Orléans” e un duo di rognone e animelle di vitello “flambés au Cognac”. Il sommellier cerca di confondermi le idee facendomi assaggiare in rapida successione Pouilly-Fumé, Sancerre, Touraine St.-Nicolas-de-Bourgueil, Muscadet de Sèvre-et-Maine e un tardivo Chenin Blanc.
Non mi distraggo e pretendo una porzione del corpo del reato: eccola la mitica Tarte Tatin, se ne sta lì bel bella, fumante e sottosopra infischiandosene dei secoli che passano.
Beh, caso risolto!
P.S. La Salsa Ravigote: tritate abbastanza finemente i capperi, lo scalogno, il cetriolino e le erbe odorose (basilico, maggiorana, menta). Raccogliete il trito in una ciotola, unite la senape e amalgamate. Emulsionate due cucchiai d’aceto con quattro cucchiai d’olio. Versate l’emulsione nella ciotola continuando a mescolare con cura. Regolate sale e pepe.