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Scrive Fausto Lupetti: Penso che così come il vecchio marketing si è dissolto nella comunicazione, la comunicazione oggi via via si va dissolvendo nel progetto di design che la contiene.
Quindi le imprese per costruire vantaggi competitivi nel loro settore merceologico sempre di più si dovranno affidare al design. Leggendo questo libro si ha l’esatta percezione come il fenomeno design possa essere disarticolato e compreso in tutte le sue componenti, le sue applicazioni, le sue implicazioni, e costituisca una variabile strategica. Dopo l’ampia Introduzione scritta nel 2001 da Jeffrey Osborne al volume Mondo Materialis – materials and ideas for the future di George M. Beylerian, Gocce distillate di “product design”, costituisce il più importante contributo dato al rapporto tra materiali e innovazione, con opportune incursioni nel modo in cui le nuove tecnologie, quelle esistenti ad oggi e quelle che si profilano all’orizzonte, stanno modificando e complicando e arricchendo il modo di progettare, i comportamenti di acquisto, e, conseguentemente, le strategie delle imprese dedicate all’innovazione.
L’autore Stefano Rossi è professore Presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Trento si occupa di ingegneria dei materiali e, in modo particolare, di rivestimenti e trattamenti superficiali e del rapporto materiali e design. Membro della Commissione Osservatorio Permanente ADI Design Index: Design dei Materiali e dei sistemi tecnologici.
La parola design nelle sue declinazioni è sulla bocca di tutti. Oggetto di design, hotel di design, cake design, interaction design, designer famosi... oggi un prodotto sfonda sul mercato non tanto per le sue caratteristiche funzionali ma per quelle percettive. Tutti pensano di sapere cosa sia il design o, almeno, si sono fatti un´idea propria del design, normalmente errata o parziale. Tutti si sentono designer. Questo libro si propone il difficile compito di provare a fare un po´ di chiarezza nel mondo sfaccettato del design cercando d´illustrare brevemente i concetti più importanti relativi al prodotto industriale. Quanto sia importante il design per sfondare sul mercato, per mantenere concorrenziale un prodotto sul mercato, cosa vuol dire creatività nella progettazione di un prodotto, vedere che si può innovare senza fare grandi investimenti ma... cambiando modo di pensare. È un libro che non vuole essere un trattato completo sul design, ma che cerca di stimolare il pensiero laterale e la riflessione.
Ho assistito in questi mesi ad un proliferare di esperti del design che, a causa delle disposizioni relative al contenimento della popolazione a causa del Covid, si prodigano sui social ad elargire preziosissime perle di conoscenza dei segreti della comunicazione, direi volgarmente quei “trucchetti” che i designer utilizzano per esaltare alcuni aspetti del prodotto reclamizzato, attraverso esempi e una infinita serie di video esplicativi.
Intendiamoci, nulla di male. Per un riflesso personale però, ogni volta che mi sono imbattuto in uno di questi post/interventi, la mia mente è corsa subito ad un volume, non proprio recente a dire il vero, che però contiene la gran parte di questi esempi e che basterebbe suggerire ai lettori/utenti/follower per evitare di affollare la loro mente di chiacchiere assolutamente superflue e al contempo, incoraggiare l’industria dell’editoria che mai come in questo periodo, in cui c’è tanto tempo per guardarsi intorno, ci racconta quanto ce ne siamo allontanati,. Sigh!
Principi Universali del Design è la prima opera di riferimento interdisciplinare dedicata al design. La regola dell’80/20, il rasoio di Occam, l’autosomiglianza, il chunking sono solo alcuni dei 100 principi del design più importanti e diffusi, molto spesso applicati senza averne compreso appieno le potenzialità e le origini.
Scrivere è progettare. La natura “progettuale” della scrittura, che deriva dal poter assimilare le fasi della preparazione di un testo, ossia lo studio delle fonti, l’organizzazione dei concetti, la redazione dello scritto, la verifica e correzione e la pubblicazione, ha un impatto fondamentale nella progettazione che attiene all’operato del designer. Per quanto possa apparire non direttamente correlato, un buon lavoro del writer spinge enormemente il designer a migliorare la performance creativa; parimenti una buona base offerta dal designer al writer mette quest’ultimo in condizione di essere più efficace e produrre una migliore scrittura. Il risultato di questa interazione è l’esperienza che l’utente sperimenta nell’uso di un software, la consultazione di un sito, l’utilizzo di una app. Alice Morrone ci introduce alla figura dello UX writer non tralasciando nessun aspetto della sua professione, dal cosa fa al come lo fa, e perché.
Lo UX writer è una figura professionale recente, in USA e UK già molto richiesta, in Italia al suo debutto, che progetta l’esperienza utente attraverso la scrittura e l’ottimizzazione di quei piccoli testi (definiti “microcopy”) che ci guidano nel compiere certe azioni, come iscriversi a una newsletter o completare un acquisto on line. Lo UX writer non si occupa solo di testi per interfacce digitali: anche se nasce in un contesto digitale, il suo compito potrebbe essere di decidere i nomi dei pulsanti della nostra automobile o di facilitare le nostre interazioni con un’assistente vocale o di farci sentire meno disorientati quando camminiamo in un centro commerciale o in un ospedale. Un buon lavoro di UX Writing non solo facilita le nostre vite, ma ha anche un impatto diretto sui fatturati aziendali e sulla soddisfazione cliente (Customer Life Time Value): per questo è così importante che i decisori aziendali si rivolgano a uno UX writer. L’obiettivo di questo libro è dunque, in primo luogo, diffondere la centralità di questa figura, ma anche spiegare, a tutti coloro che vorrebbero intraprendere questa strada, la quotidianità lavorativa dello UX writer: quali competenze deve possedere, con quali figure deve interloquire, quali obiettivi si deve porre, quali strumenti gli possono essere utili e come misurare i risultati del suo intervento. Un testo preciso, verticale, completo e ricco di testimonianze su una delle figure certamente più richieste nei prossimi anni.
Mentre ero in cerca di approfondimenti sulla grafica editoriale per via di un nuovo progetto mi sono imbattuto in diverse decine di pubblicazioni sul tema ma a parte il generale affollamento, qualcuno lo definirebbe la ricchezza dei contenuti, credo dovuto alla natura del progetto editoriale di un newspaper che deve contenere il massimo delle informazioni nel minimo spazio, non ho trovato nulla che mi esaltasse particolarmente.
Forse il mio errore è stato cercare l’effetto wow, insomma quella soluzione geniale che ti risolve in un sol colpo il layout e la funzionalità.
Poi sono finito a leggere di Francesco Franchi. È uno dei più talentuosi esperti in grafica editoriale che l’Italia potesse mai vantare a livello mondiale e ha all’attivo due libri entrambi interessantissimi. Il primo, pubblicato nel 2013 è Designing News: Changing the World of Editorial Design and Information Graphics (di cui non accennerò in questa recensione) e il secondo, del 2016 è The Intelligent Lifestyle Magazine: Smart Editorial Design, Ideas and Journalism. In questo volume Franchi analizza il suo stesso lavoro alla ricerca di una sempre maggiore qualità visiva oltre che di contenuti di IL Intelligent Lifestyle Magazine, illustrando ogni modifica nei dettagli e corredandola di osservazioni davvero utili, immediatamente spendibili e facilmente comprensibili specialmente per gli addetti ai lavori. Consigliatissimo.
Ci siamo già occupati di manuali per graphic designer in questa rubrica. In effetti si potrebbe obiettare che più o meno questo genere di pubblicazioni tendono a somigliarsi nei contenuti e spesso anche nell’impostazione generale. Del resto, da un punto di vista strettamente funzionale, la grafica si basa su regole precise che vanno applicate rigorosamente, e il dubbio legittimo di ogni studente che si avvicina al mestiere di graphic design potrebbe essere a questo punto: cosa rende creativo qualcosa che segue regole ben precise?
Ebbene, in questo manuale viene illustrato molto bene come distinguere tutto ciò che può essere modificato con creatività da tutto quello che invece resta in un “recinto” di elementi da non toccare mai. Non è una distinzione da poco, a ben pensarci, e poi la natura operativa di questo manuale lo rende utile a mio parere non solo a chi si avvicina al mestiere ma anche ad alcuni professionisti che, nella convinzione di far bene, continuano a perpetrare grossolane mediocrità.
Organizzare lettere su una pagina bianca o uno schermo è la sfida quotidiana del grafico. Quale stile usare? Quanto grande? Come dovranno essere allineati, spaziati, ordinati, modellati i paragrafi, le parole e le lettere? “Caratteri, testo, gabbia” offre indicazioni immediate e spiegazioni chiare a chi studia grafica o desidera perfezionare le proprie abilità. I tre capitoli, “La lettera”, “Il testo”, “La gabbia”, sono completati da esempi ed esercizi che vivacizzano la trattazione con spunti stimolanti. Illustrazioni e considerazioni di carattere pratico arricchiscono l’edizione italiana. Gli esempi tratti dal lavoro di esperti insegnano a muoversi con sicurezza, oltre le regole, per essere creativi senza calpestare la nobile cultura tipografica. 92 pagine a colori con 130 illustrazioni commentate, oltre 50 esercizi ed esempi didattici, oltre 80 note di cultura storica, tecnica e guida bibliografica, segnalazione dei trabocchetti assolutamente da evitare (i crimini tipografici), suggerimenti utili alla soluzione dei principali dubbi, convenzioni in uso per la correzione di bozze.