Adelma Rago //
Con "The Letter", Coca Cola riscrive le priorità del Natale 2020
Uno storytelling ricco di emozioni, ci racconta l´incredibile viaggio di un padre devoto.
Coca Cola decide di colpirci dritti al cuore con la sua campagna per questo Natale 2020: uno storytelling commovente e a tratti simbolico, che parla di valori autentici, fondamentali in questo periodo.
Un padre, sua figlia, una lettera da consegnare a Babbo Natale e - dettaglio non indifferente - nessuna mascherina, né il minimo accenno diretto alla questione pandemica: questi sono gli ingredienti, non segreti ma ben evidenti, del nuovo commercial Coca Cola.
Certo, di padri impavidi che affrontano tanti pericoli per far felici i propri figli, ne abbiamo visti tanti - sia al cinema che in pubblicità - e di bambine piene di aspettative per i propri doni, anche.
Qualcuno potrebbe affermare che The Letter sia uno spot troppo semplice, ai limiti del banale, che ricalchi stereotipi già proposti in precedenza, strade già percorse da altri. A un primo sguardo, sembra una campagna buona per tutti i natali, quasi anacronistica, slegata dal periodo che stiamo vivendo. In realtà, è proprio la situazione attuale a rendere questo film ricco di significato.
Metaforicamente, le difficoltà affrontate dal protagonista sembrano rappresentare quelle che ci stiamo trovando a vivere in questo momento: lavora a distanza, viene investito da un’ondata, resta senza fiato sott’acqua e in alta quota, lotta strenuamente per andare avanti. Può darsi che questi parallelismi siano evidenti solo a chi scrive ma l’inconscio filmico di questa campagna, dice altro.
Interpretazioni a parte, con The Letter, Coca Cola vuole dirci che in condizioni di solitudine e avversità, il nostro istinto ci porta a desiderare l’essenziale, ad andare oltre il superfluo, per riscoprire ciò che conta realmente: l’affetto e la vicinanza di chi amiamo davvero.
Per raccontare il viaggio di The Letter, Coca Cola si è affidata alla creatività della Wieden + Kennedy London che ha ideato lo spot, e alla sensibilità di Taika Waititi - regista, attore e sceneggiatore visionario - per la regia. Pluripremiato per il suo film Jojo Rabbit Waititi, con The Letter, ha mostrato tutta la sua abilità nel saper veicolare le emozioni del pubblico.
Molte inquadrature proposte riescono a generare un rapporto di empatia con il protagonista: il plongée del gommone, oltre a rendere visibile un’incombente minaccia, comunica solitudine, smarrimento, come anche i campi lunghi mentre attraversa luoghi impervi e desolati.
Fondamentale è il dettaglio della lettera, che visivamente la sostituisce al fuoco, e che sarà in grado di scaldare il protagonista per tutta la durata del viaggio. Diversi primi piani esprimono tutta la sua fatica per arrivare a destinazione, a causa di ogni tipo di avversità climatica.
La fotografia è ottima e dona coerenza e densità a tutta la narrazione, amplificando ogni tipo di sensazione con il giusto tono.
Lo speech è assente, fatta eccezione per la line finale, “Questo Natale, regala qualcosa che solo tu puoi regalare.”
E Coca Cola? Già, quasi la dimentichiamo nel corso della visione ma vale la pena sottolineare la sua presenza. Una presenza discreta, rappresentata da un Babbo Natale insolito, quasi pragmatico, che vediamo in volto solo nell’ultimo frame, alla guida dell´iconico truck, mentre guardando in macchina ci fa un occhiolino rassicurante e complice.
Mettendosi in secondo piano, Coca Cola lascia tutta la scena al messaggio, un messaggio che - più che mai di questi tempi - vale la pena sottolineare: i doni migliori, fanno parte della nostra vita da sempre. È ora di rendercene conto.