Adelma Rago //
Memorie di palazzo: pagine di scatti che raccontano l´autentico microcosmo racchiuso nelle portinerie di Napoli e Milano
“Una città senza portinaie, non ha storia, non ha gusto, è insipida, come una minestra senza pepe né sale...” diceva Céline
Memorie di palazzo è un progetto di Antonella Cappuccio e Filippo Cristallo che si propone di raccontare attraverso volti, oggetti, azioni, il mondo racchiuso nei limitati metri quadri delle portinerie del centro di Napoli e Milano.
Il progetto
Ovunque ci si trovi, nel quartiere Magenta, residenza della buona borghesia meneghina o nel popolarissimo cuore antico di Napoli, le portinerie conservano il loro carattere di microcosmi, che tanto cinema e letteratura hanno ispirato.
“Una città senza portinaie, non ha storia, non ha gusto, è insipida, come una minestra senza pepe né sale, una ratatouille informe”, scriveva Louis-Ferdinand Céline nel suo Viaggio al termine della notte, scoprendo Manhattan senza portinerie.
Le foto restituiscono non solo i variegati ambienti delle guardiole, ma anche l´immagine dei custodi che le abitano, palesando una prima significativa differenza tra le due città: nel capoluogo lombardo il mestiere del portinaio, “a rischio di estinzione”, ha subito negli ultimi anni un´inversione di rotta. La maggior parte dei custodi è straniera, di nazionalità filippina, srilankese, peruviana e albanese. Siamo lontani dalle portinaie de L’Adalgisa di Gadda ma la funzione sociale della portineria in molti casi è rimasta la stessa. A Napoli la figura del guardaportoni non ha subito grandi cambiamenti rispetto alla descrizione che ci ha lasciato Matilde Serao ne Il ventre di Napoli: “Per disimpegnare gli obblighi del proprio mestiere, svariati e non senza difficoltà, i portinai napoletani adoperano la sveltezza naturale del loro ingegno, fanno le ambasciate, distribuiscono le carte da visita, dividono le lettere e i giornali...” “La portineria bene avviata, con gli inquilini che vanno e vengono” citando Totò, nei panni del portinaio Antonio Bonocore de La banda degli onesti, a Napoli si eredita, passa di padre in figlio, veri e propri archivi ambulanti di vita condominiale tra strada e casa.
Gli autori
Antonella Cappuccio è nata ad Avellino nel 1980. Si è laureata a Napoli con una tesi in Storia della critica d´arte e ha conseguito a Milano il diploma di specializzazione in Storia dell´arte medievale e moderna. Dal 2013 è docente di Storia dell’arte. Nel 2017 ha realizzato con Filippo Cristallo il progetto fotografico Memorie di palazzo esposto nell´ambito del Festival Fotografia Europea di Reggio Emilia, al Museo Antropologico Visivo di Lacedonia e nel 2018 al PAN (Palazzo delle Arti di Napoli). Nel 2019 porta a termine il suo progetto fotografico I_mago Maradona, pubblicato dalle riviste Clic.hè magazine, Positive magazine, Witness Journal e dal quotidiano La Repubblica.
Filippo Cristallo è nato e vive ad Avellino dove ha avuto inizio la sua passione per la fotografia. Si è dedicato prevalentemente al reportage, affascinato dagli strumenti espressivi e dalle possibilità interpretative che questo genere mette a disposizione. Nel 2013 prende parte alla collettiva 12x12 al Teatro Gesualdo di Avellino con Napoli e...
Nel 2015 espone al Circolo della Stampa di Avellino il reportage My Mexico. Da questo lavoro l´anno seguente nasce il libro Dia de Muertos dedicato alla Festa dei Morti messicana. Nel 2017 realizza con Antonella Cappuccio il progetto Memorie di palazzo. Nello stesso anno realizza il progetto Senza Tempo, esposto ad Avellino al Circolo della Stampa. La mostra è accompagnata dal libro omonimo edito da Edizioni ZEROTRE.
I suoi lavori sono stati pubblicati dalle riviste Witness Journal, Clic.hè magazine, Positive Magazine e Discorsi fotografici.