Marco Maraviglia //
Marco Craig in mostra al PAN con Witness 1:1, testimonianze dal mondo dello sport
Cimeli di (ex) atleti e sportivi in una wunderkammer dove le storie di imprese epiche e prodigiose diventano arte
Chi è Marco Craig
Figlio dell’attore e doppiatore Mimmo Craig, fin da piccolo ha avuto modo di osservare le fasi di preparazione di spettacoli teatrali restando affascinato dal potere della regia, dai cambi di personalità degli attori attraverso il make-up e i costumi, la disposizione delle luci. Tutto un mondo che lo ha influenzato portandolo ad appassionarsi poi al cinema e alla fotografia. Da ragazzo studia presso una scuola d’arte ma approfondisce estetica e tecnica della fotografia nel prestigioso studio fotografico di Aldo Ballo e Marirosa Toscani.
L’arte della regia appresa da piccolo in teatro osservando maestri come Strehler, gli servirà per realizzare le immagini delle campagne pubblicitarie per conto di grandi agenzie pubblicitarie come Young & Rubicam, Leo Burnett, Ogilvy & Mater, Publicis e altre ancora.
È inoltre autore di servizi e copertine per riviste internazionali tra le quali: Wallpaper, Vogue, Elle, Vanity Fair, Brutus Japan.
Ma, con una buona dose di eclettismo, realizza anche immagini per il design e l’arredamento e pubblica alcuni libri tra cui NYC Marathon do not cross le cui immagini mostrano scene di backstage della famosa maratona di New York. Un volume che fa comprendere non poco l’interesse di Marco Craig sul mondo che vive intorno a un evento sportivo.
Gli occhialini di Federica Pellegrini © Marco Craig
Witness 1:1
Witness. Testimonianze. Del mondo olimpico e dello sport.
Marco Craig è uno che lo sport lo segue, lo pratica (attualmente si dedica al tennis) e si appassiona alle storie che ci sono dietro agli atleti. Alle loro imprese. Alla ricerca dei dettagli che ne enfatizzano le storie stesse.
Diventando una sorta di fan feticista ma con un meticoloso istinto di catalogatore di memorie. Esalta, attraverso le proprie opere, momenti di gloria che hanno segnato l’immaginario sportivo collettivo.
Stringere la mano a un idolo ci farà dire, «io l’ho toccato!» come aver catturato parte di un’aurea pensando che “indossarla” su di sé funzionerebbe allo stesso modo per una specie di transfert per niente dimostrabile scientificamente. Pensare che in quella fascetta che fermava i capelli di Björn Borg ci sono vecchie tracce di sudore che un giorno potrebbero servire a clonare nuovi campioni del tennis, è qualcosa che supera l’immaginazione ma che può farci sentire legati al futuro remoto. O, perlomeno, stabilire una corrispondenza d’amorosi sensi. Come direbbe Ugo Foscolo.
Ma Marco Craig elabora un concept alternativo alla semplice infatuazione del mito dell’atleta.
Come un grande giornalista d’inchiesta ha indagato oltre quelli che erano gli indumenti indossati da (ex) atleti entrando in contatto con musei, collezionisti, familiari, aziende, andando a spulciare aneddoti ed emozioni delle loro imprese memorabili.
Con un collezionista è stata abbastanza dura. Dopo sette cene che gli avevo offerto per trattare il prestito di uno dei cimeli, finalmente gli risultai simpatico e si fidò concedendomi il pezzo che volevo ritrarre.
1:1
I guanti di Giacomo Agostini, la piccozza di Walter Bonatti, le pagine del diario di bordo di Ambrogio Fogar, gli occhialini di Federica Pellegrini, una maglietta epica di Maradona… cimeli inseriti in buste, messi sottovuoto e poi fotografati in scala 1:1. E sembra strano vedere la tuta di Alberto Tomba più piccola rispetto a quanto invece immaginiamo la sua stazza in quel metro e ottantadue di altezza ma, spiega Marco Craig:
In realtà la tuta è molto elastica e quindi si presenta piccola se non è indossata.
Ma non è tutto.
Per ogni riproduzione del cimelio in busta sottovuoto, è applicata una targhetta scritta in stampatello e a mano, dallo stesso Craig, su cartoncino da imballaggio con tutti i riferimenti dell’oggetto. Oggetto, nome dell’atleta, l’evento in cui è stato usato l’oggetto, data, luogo dell’evento, storia didascalica dell’evento. Tutto rigorosamente in inglese ma non preoccupatevi se non conoscete qualche parola di inglese perché accanto a ogni opera esposta c’è l’etichetta didascalica sul muro anche in italiano. Brevi informazioni che riportano il pubblico a riflettere anche sui periodi storici dell’attualità socio-politica dell’epoca.
Si tratta di una sorta di disposofobia positiva questa di Marco Craig che ha realizzato una wunderkammer estemporanea per fissare storie di oggetti che diventano protagonisti di imprese sportive epiche, entrati a stretto contatto con gli atleti. Usurati, sporchi di sforzi, lasciati con tracce di DNA invisibile ma emozionalmente percepibile.
Cimeli le cui riproduzioni continueranno a viaggiare con le loro storie divenute ormai opere d’arte grazie alle immagini di Marco Craig.
Informazioni Tecniche:
Stampe fotografiche FineArt montate su alluminio, cornice in rovere e vetro. Dimensioni diverse – Edizione di 5 esemplari + 2 p.a.
WITNESS 1:1
di Marco CRAIG a cura di Marina Guida
PAN Palazzo delle Arti Napoli – Via dei Mille, 60, 80121 Napoli
Dal 12 giugno al 4 luglio 2022
Tutti i giorni dalle ore 09:30 alle 19:30
Ufficio Stampa: Anna Chiara Della Corte acdellacorte@gmail.com Tel. 333 8650479
In copertina: bicicletta di Giuseppe Saronni © Marco Craig