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16/06/2020
Pedro, l’amico, forse falso, che fece di tutto per essere carino
Errante per la dirupata costa galiziana in cerca dei percebes da aprire per strappare l´artiglio con le mani e mangiarne la polpa
Pedro, per gli amici Pedrito. Un uomo di statura minuscola dal colorito quasi nocciola come...
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10/02/2020
A Venezia per le calli, in barba ai calli
Il percalle è un tessuto dal nome antico: un filato in cotone di eccezionale finezza e compattezza. Ideale per confezionare camicette e sottovesti
Ci chiamano piedipiatti? Bene, allora trascorrerò questa mia giornata veneziana senza salire neanche una volta...
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13/01/2020
Il commissario, il cane Barone, la cornacchia Orune e la tartaruga Pasqua
Tra «aride argille che toccano il cielo» in mezzo ai calanchi dell’Appennino Lucano c’è il paese che non è Eboli dove Carlo Levi si fermò suo malgrado.
Tra « aride argille che toccano il cielo » in mezzo...
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16/12/2019
Greccio. Il caso freddo della Notte Silente
Le tende accostate lasciano entrare una lama che illumina un angolo della stanza; sul comò, nella grossa ceneriera, la mia pipa s’è raffreddata
Solo il sospiro del cigolio della rete del letto e fuori un silenzio profondo che...
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02/12/2019
Lamotte Beuvron. Il misterioso caso delle due sorelle e della torta rovesciata
Sul treno che da Orléans corre verso la Loira ho modo di riguardare i miei appunti su un caso interessante che risale alla fine del 1800
A Lamotte Beuvron, un paesotto nella Loira, ci abitano meno di cinquemila persone ma il...
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11/11/2019
Il muflone della porta accanto
Il vento di maestrale e gli effluvi di mirto. E quella indistinta sensazione di piacevole spossatezza che spesso ci vuole.
Sono tre giorni che mi tengo il cappello con la mano, le raffiche da nordovest...
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05/11/2019
La Donna del Perù con il grembiule blu
La donna del Perù. Nelle guide c’è sempre, non con questo nome. Perché non tutti vedono le cose alla stessa maniera.
Nel pomeriggio l’ombra del campanile s’allunga fino a qui. Non ci tornavo da oltre vent’anni....
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20/12/2018
Il commissario, la postina fumatrice e il macellaio umorista
Natale. Il fornello della pipa mi bruciacchia i polpastrelli e la nuvola di fumo sotto la falda del cappello mi protegge in una tiepida tenda
Non c’è niente di meglio in una mattina fredda che sedersi da soli a un...
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Il commissario, il beccamorto e il pecorino di fossa
Verbale N.52 a carico del decurione Giuseppe di Arimatea, nemico giurato delle fosse comuni. Le castagne, il rosso feroce e la pizza croccante
C’è fossa e fossa Mangiamo castagne bollite accompagnate da un rosso toscano tannico...
Una nuova rubrica di ristoranti e cibo. Ancora! Un’altra? Si, cioè... forse, se si inventa un punto di vista diverso. E allora ho iniziato concentrandomi sul titolo. Il primo lì per lì è stato “A tavola con l’art director”. Pensavo potesse giovare la prospettiva dell’esteta, dell’esperto di spazi ed equilibri con una spiccata sensibilità per il colore. Ma... mica faccio l’art director io, piuttosto racconto fatti cercando le parole tra quelle che somigliano al tratto di un disegno. “A tavola con il disegnatore” allora! No, neanche. Non va bene. C’è bisogno di qualcosa che introduca anche il metodo di valutazione, non dico la scientificità e neanche le solite punte di Forchetta o Stelle che sbiadiscono! Piuttosto, che so... i Buchi nella cintura. Ecco, più buchi ci saranno - metaforicamente - da lascare a fine pasto e più vorrà dire che mi sono trovato bene. Ho pensato, il metro giusto dev’essere quello che sancisce la goduria che ho provato a stare in quel posto. Alla fine risulta una somma vaga basata sulla singolarità del luogo, nel senso dell’atmosfera e dell’accoglienza, sull’originalità di quello che ho trovato nel piatto e nel bicchiere e, perché no, un corretto rapporto qualità-prezzo che è una formula orribile ma di certo è chiara a tutti. Per questo ci vuole attenzione massima ai particolari, naso da segugio, pazienza e perseveranza. È qui che mi è tornato in mente il commissario Maigret investigatore e mangiatore d’eccellenza: nel corso delle sue inchieste, quando gli tocca fare un appostamento, sceglie angoli di tavolo dove poter rimanere a lungo, mangiando e bevendo un bicchiere, là dove passa gente d’ogni tipo in cui confondersi o, meglio, con cui abbinarsi. E vada per “A tavola con il commissario” allora, per perdersi in gustose indagini fatalmente destinate a finire con una scarpetta. Solo un paio di regole: niente fotografie di tavoli, sedie e piatti, il commissario viaggia a bordo della sua mezza cozza e registra tutto con la sua memoria selettiva... Semmai qualche tratto disegnato al margine di un pezzo di carta.