
Generazione Ilas: Giulio Schioppa, dalla ILAS ai Musei Vaticani
Un Social Media Manager racconta il suo lavoro che gli ha cambiato la vita, in uno dei musei più meravigliosi al mondo
di Marco Maraviglia
Giulio Schioppa è nato a Napoli. Classe 1991. Amante dell‘arte e della fotografia che vede come uno strumento per catturare la spontaneità e la naturalezza del mondo intorno.
Si laurea in Giurisprudenza e fa il tirocinio come avvocato presso uno studio civilista e uno penalista. A un certo punto mette a fuoco sullo stile di vita che sta conducendo e immagina che non può essere quello il futuro in cui avrebbe voluto vivere per sempre.
Inizia a guardarsi intorno e un‘amica gli suggerisce i corsi della ILAS da lei già frequentati.
Giulio frequenta allora i corsi di Photoshop, Illustrator, Google web-designer, Google marketing e il corso di Social Media Manager con Alfonso Cannavacciuolo, Jose Compagnone, Fabio Bergamo e Mascia Zakhryalova, che gli suggeriscono di ampliare le conoscenze partendo proprio da Instagram, Facebook e Tik Tok.
Gli si apre un mondo.
Oggi Giulio Schioppa lavora come stagista presso i Musei Vaticani e ha già tanto da raccontare.
D: Come hai fatto a lavorare nel compartimento social network dei musei vaticani?
R: Ho inviato il CV quando ho visto che cercavano questa figura professionale. Oltre all‘attestato conseguito come SMM alla ILAS ho allegato lettere di referenze scritte da altri datori di lavoro: quella dell‘associazione AIDO per la quale scrivevo testi o correggevo bozze, quella di una società immobiliare per cui ho lavorato e di cui mi occupai della creazione e gestione del sito e della creazione dei contenuti sulle pagine Facebook, Instagram, WhatsApp business e Google Maps.
Non ho fatto un colloquio, è stata sufficiente la documentazione che mandai a novembre e a gennaio mi chiamarono.
So che, insieme alla mia, ci sono state candidature anche a livello mondiale. Attualmente ci sono 19 stagisti che provengono da varie parti del mondo come Taiwan, Russia, Israele.
Inutile dire che tra i requisiti era importante la conoscenza dell‘inglese.
D: Come ti trovi in questo prestigioso ambiente di lavoro?
Da amante dell‘arte per me è come un sogno essere approdato in questa Grande Bellezza. Ogni giorno scopro nuove opere, le loro storie, curiosità. So di essere un privilegiato lavorando in questo contesto.
Lavoro nei Musei Vaticani dal lunedì a venerdì e se capita di fare straordinari anche nei festivi per necessità, ne sono felice.
C‘è molta sintonia con la squadra di lavoro. I nostri ruoli sono ben distinti e quindi ognuno ha precise responsabilità. Interagiamo quotidianamente, viviamo come una famiglia e, pur pranzando insieme, capita che andiamo anche a cena insieme.
D: Quali mansioni svolgi all‘interno dell‘ufficio stampa dei musei vaticani?
R: Mi occupo della creazione dei contenuti per Instagram, in particolare dei reel, dei testi, della revisione dei post: il controllo del formato delle foto, controllare la correzione delle didascalie, gli hashtag da inserire.
Durante il corso di SMM in ILAS ho scoperto anche di avere una certa destrezza nel creare i video.
Con i colleghi creiamo le scalette, programmazioni mensili che rivediamo ogni due giorni e siamo sempre in allerta per variarle a seconda delle esigenze museali non sempre prevedibili nell‘arco di un mese. Capita infatti di anticipare i contenuti di alcuni post, rispetto alla scaletta, e nel frattempo perfezioniamo quelli che avremmo dovuto inserire prima.
Osserviamo i competitor internazionali, ci aggiorniamo su varie piattaforme per eventuali novità.
Sto cercando di studiare in modo specifico gli algoritmi di Instagram.
Bisogna capire, attraverso l‘analisi della pagina, quali strategie migliori adottare per le storie, i reel e i post.
Tutti i contenuti li inserisce il capo-staff che è l‘unico ad avere le credenziali per accedere al profilo di Vaticanmuseums.
D: Quali sono le tue strategie per aumentare l‘engagement e la partecipazione del pubblico sui social media dei Musei Vaticani?
Dipende dal materiale dei contenuti da pubblicare. I reel attirano di più il pubblico perché mostrano un po‘ il backstage dei Musei: ad esempio come funziona la biglietteria, si mostra qualcosa che non è aperto al pubblico, l‘allestimento o lo spostamento di qualche opera. A volte anche ripubblicare i contenuti creati da altri utenti, previa richiesta di autorizzazione all‘utilizzo e taggando gli autori delle foto, serve a stimolare il pubblico incitandolo a rispondere su cosa piace di più tra 5 o 10 foto. In tal modo la quantità dei commenti fanno posizionare i post in maniera più vantaggiosa nella home di Instagram.
Per politica adottata dai Musei Vaticani, non condividiamo le storie degli utenti perché diventerebbe una gran mole di lavoro che, come sappiamo, dura poi solo 24 ore.
D: Quali possono essere secondo te i nuovi canali della pubblicità? Come vedi il futuro della comunicazione via social?
R: In questo periodo storico Tik Tok è abbastanza nuovo ed è utile per comunicare alla Generazione Z. I Musei Vaticani hanno colto questa opportunità e, ma non nell‘immediato, c‘è l‘intenzione di aprire il canale dedicato.
Da pochi giorni si è attivata la possibilità di creare community su Instagram e probabilmente Facebook è destinato nel giro di pochi anni scomparire se non si rinnova ulteriormente.
Il cosiddetto Metaverso è stato lanciato, a mio parere, troppo in anticipo rispetto alle reali possibilità attuali. Sì, interagire tra realtà virtuale e realtà aumentata offrirà nuove opportunità per la comunicazione ma non credo che queste siano proprio dietro l‘angolo.
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