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Mostre ed eventi // Pagina 170 di 231
01.04.2010 # 1334
Berlino | Alighiero e Boetti | Insicuro Noncurante

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Berlino | Alighiero e Boetti | Insicuro Noncurante

Fino al 01/04/2010

La galleria Sprüth Magers di Berlino ospita le opere di Alighiero e Boetti risalenti al periodo 1966-1975. Si possono ammirare numerosi schizzi originali, cartoline, lettere e numerose copie e le grandi opere appartenenti alla sua produzione. Alighiero Boetti ( Torino 1940, Roma, 1994) era autodidatta. Entrò presto a far parte del movimento dell'Arte Povera sdoppiandosi in due negli anni '70 e diventando Alighiero e Boetti. Questo rappresenta la dicotomia presente tra la società e l'artista, la contrapposizione tra individuo e società, ordine e disordine, la crisi d'identità dell'artista nei confronti di se stesso. Nella sua vita artistica si è occupato di disegno industriale, di serie di riproduzioni a china di oggetti fra cui microfoni, cineprese e macchine fotografiche. Ha compiuto esperimenti con gesso, masonite, plexiglas ed elementi luminosi. Sin dall'inizio della sua carriera ha utilizzato materiali come extra-artistici e industriali, come l'eternit, il ferro, il legno, il tessuto mimetico e le vernici a smalto. Si dedica poi anche ai ricami ispirati all'attualità e ai viaggi. Presenti in questa mostra 81 fogli numerati e gran parte delle cartoline postali a disegni geometrici e matematici, con gli arazzi e le mappe del mondo che lo hanno contraddistinto. Alighiero e Boetti è uno dei massimi esponenti dell'Arte Povera e Concettuale ed è tra gli artisti italiani il più originale e influente a livello internazionale. Dal 1990 al 1994 si occupò dei fregi per la Biennale fino ai grandi tappeti Kilim e tutta la sua opera confluì nella scultura autoritratto "Mi fuma il cervello".

05.04.2010 # 1303
Berlino | Alighiero e Boetti | Insicuro Noncurante

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Roma | Martin Parr. Sei Fotografie

Fino al 05/04/2010

 Al MACRO di Roma la mostra di Martin Parr "Sei Fotografie" che inaugura un progetto di collaborazione tra il MACRO e FORMA (Centro Internazionale di Fotografia, Milano) che vedrà la mediateca del museo raccogliere diverse mostre di importanti fotografi contemporanei. Al centro dell’opera del fotografo britannico Martin Parr c’è lo studio della ritualità collettiva, come ad esempio il turismo di massa o la crisi dei valori della piccola e media borghesia che lui coglie con il tipico sense of humour britannico in icastiche e lapidarie fotografie, sintetiche ma molto espressive e graffianti. Il suo lavoro è una via di mezzo tra studio sociologico e documentazione. Martin Parr ha vinto per ben tre volte consecutive il premio dell’Arts Council britannico, diventando nel 1994 membro di Magnum Photos. Le sue opere sono raccolte in molte mostre organizzate tra l’Europa e gli Stati Uniti e fanno parte del patrimonio permanente di importanti collezioni pubbliche e private. La collaborazione che il MACRO inaugura con il FORMA di Milano è molto importante dal momento che quest’ultimo, sin dalla sua fondazione, nel 2005 si propone come un centro di raccolta e di documentazione dell’opera fotografica molto importante, con spazi per le proiezioni, per i dibattiti, una libreria aperta alla vendita e mostre articolate intorno a tre direttrici fondamentali, la storia della fotografia, i grandi autori e i maestri della moda e del ritratto. Inoltre, Il FORMA si costituisce anche grazie alla collaborazione tra Corriere della Sera e Contrasto che formano la società Fotospazio, progetto realizzato in collaborazione con ATM.

05.04.2010 # 1275
Berlino | Alighiero e Boetti | Insicuro Noncurante

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Napoli | BAROCK | Arte, Scienza, Fede e Tecnologia nell'Età Contemporanea

Fino al 05/04/2010

Curata da Eduardo Cicelyn e Mario Codognato apre al MADRE di Napoli la grande mostra collettiva Barock che, come suggerisce il titolo per esteso, vuole indagare le analogie e le ricorrenze con l’arte barocca del ‘600, individuando, attraverso determinati artisti contemporanei, le suggestioni e le relazioni con l’arte di oggi. In questo “ calderone” artistico si possono estrapolare significativi punti di discernimento come il progresso scientifico, il fervore religioso sfociato nel fondamentalismo e l’alienazione che ne consegue, maturata in un clima di conflitti ideologici di ritorno rispetto all’epoca barocca, in cui, tanto per intenderci, Galileo era costretto, in seguito alle sue scoperte scientifiche ad abiurare. La mostra è il frutto della mescolanza, contrapposizione e riscoperta della materia storico-artiscica e ideologica che governa queste due epoche, il barocco, appunto e l’era contemporanea, rivelando una serie di verità che spesso soltanto l’arte e la scienza riescono a fornirci, prive spesso di abbellimenti, come invece potrebbe suggerire erroneamente l’arte. La strategia espositiva vede coinvolte le varie strutture interne ed esterne del museo, come il terzo piano, gli spazi aggiuntivi della Chiesa di Donnaregina Vecchia, la Project Room, il cortile interno, la sala polifunzionale, il terrazzo di copertura, le scale monumentali e l’ingresso del museo dove sarà allestita “Heaven” di Damien Hirst, un grande squalo tigre immerso in formaldeide. Gli artisti presenti: del Abdessemed, Micol Assael, Matthew Barney, Domenico Bianchi, Bianco & Valente, Antonio Biasiucci, Karen Cytter, Mircea Cantor, Maurizio Cattelan, Jake & Dinos Chapman, Claire Fontaine, Lara Favaretto, Gilbert & George, Douglas Gordon, Mona Hatoum, Damien Hirst, Anish Kapoor, Jeff Koons, Jannis Kounellis, Shirin Neshat, Carsten Nicolai, Orlan, Philippe Parreno, Giulia Piscitelli, Michal Rovner, Cindy Sherman, Jeff Wall, Sisley Xhafa.

29.03.2010 # 1359
Berlino | Alighiero e Boetti | Insicuro Noncurante

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Praga | Chelsea Hotel: Ghosts of Bohemia | Harry Smith, Andy Warhol, Robert Mapplethorpe

Fino al 29/03/2010

Al DOX, Centro per l'Arte Contemporanea di Praga in mostra opere ed immagini che ruotando intorno al Chelsea Hotel di New York sul concetto artistico di Bohemien con i protagonisti di un epoca che forse comincia a scomparire. L'oggetto della mostra è proprio questo e si concentra soprattutto su tre artisti, Harry Smith, Andy Warhol e Robert Mapplethorpe attraverso l'esplorazione del concetto Bohemia tra gli anni '50 e '80. Nella storia dell'American Bohemien, essi hanno lottato contro le contraddizioni moderne tra progresso materiale e spirituale, tra l'atteggiamento critico dell'artista per la società e la sua dipendenza da essa. Attraverso la vita e il lavoro degli artisti viene messo gradualmente in luce un atteggiamento diverso nei confronti del successo, e anche attraverso il confronto con altri due artisti, Jonas Mekas e Michel Auder, emerge un quadro complesso che oltre a rilevare diverse nozioni dell'alterità bohèmien e tentativi vari di affrontare le contraddizioni emerse, mira a descrivere la storia della Boemia nella seconda metà del ventesimo secolo e ad esplorarne il significato. Collegata a questa mostra, vale la pena menzionare anche quella di Julia Calfee, "All'interno del Chelsea Hotel", fino al 15/13/2010, con fotografie e ritratti creati dall'artista che seguono la pubblicazione di un libro, con prefazione scritta da Milos Forman. Le immagini vertono sulla leggendarietà del Chelsea Hotel, fonte di ispirazione per molti libri e film, canzoni di Leonard Cohen e di Bob Dylan. La Calfee ha vissuto per 4 anni nel Chelsea Hotel, fotografando e vivendo in simbiosi artistica con i personaggi che vi ruotavano intorno e vi risiedevano, a cominciare dallo stesso Forman, riuscendo a catturare aspetti che ai fotografi ufficiali sfuggivano, uniti ad archetipi, leggende e fantasmi, penetrando intimamente nell'anima e nelle vite artistiche del movimento bohèmien della seconda metà del secolo scorso.

28.03.2010 # 1467
Berlino | Alighiero e Boetti | Insicuro Noncurante

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Milano | Green Life: costruire città sostenibili

Fino al 28/03/2010

Ancora una volta al centro delle idee creative e progettuali la visone del futuro, ovvero, come la mente umana, attraverso le sue suggestioni creative, immagina e progetta le città del futuro. A questo proposito Legambiente, Triennale di Milano e Istituto di Ricerche Ambiente presentano Green Life: costruire città sostenibili, una mostra dedicata agli architetti e alle città che hanno saputo darsi una visione del futuro, hanno adottato strategie coraggiose e hanno messo in atto azioni concrete per un'architettura più sostenibile. Parliamo quindi non solo di idee futuribili, legate più alla fantascienza che alla realtà concreta, ma di suggestioni che trovano conferma nella realtà attraverso applicazioni pratiche e funzionali. Si passa di fatto dall'utopia alla realizzazione per dimostrare la possibilità che si può vivere in spazi urbani in maniera più sostenibile. Sono in mostra opere e progetti di Thomas Herzog, Norman Foster, Renzo Piano e Richard Rogers, che nel 1996, promossero la Carta Europea per l'Energia Solare nell'Architettura e nella Pianificazione Urbanistica, a cui aderirono altri progettisti. Piano&Co sono qui presenti con Auer + Weber e l'esperienza di progettazione dell'eco- quartiere di Solar City a Linz. Troviamo Norman Foster con le Vivaldi Towers nel quartiere energeticamente avanzato ad Amsterdam e con il master plan di Eurogate, il quartiere ad edilizia passiva di Vienna. Richard Rogers con il nuovo aeroporto di Barajas; Renzo Piano con la California Academy of Science a San Francisco, Thomas Herzog con Soka Bau, l'edificio per uffici ad alta efficienza energetica a Wiesbaden. E ancora, per dimostrare che urbano e sostenibile è possibile, i recentissimi Linked Hybrid di Steven Holl a Pechino, Manitoba Hydro di KPMB_Architects a Vancouver, il Genzyme Centre di Stefan Behnisch a Boston, tutti certificati LEED. Non mancano le case popolari espandibili con l'autocostruzione di ELEMENTAL Architects in Cile, la scuola di F. Kere in Burkina Faso, il recupero urbano a Dublino di B. Mc Evoy Arch. e le residenze di edilizia sociale di S. Solinas e G. Verd a Siviglia. Da vedere progetti futuri e progetti che sono già in cantiere, come quello pensato per Amsterdam dove entro il 2015 tutte le nuove costruzioni saranno ad emissioni zero e Friburgo, città verde e solare per eccellenza, con gli eco–quartieri di Vauban, Rieselfeld e Sonnenschiff e la simbolica Solar Fabrik, fino a Vienna e Salisburgo con i "Quartieri solari e senza auto" (Floridsdorf, Gneiss Moss, Bike City, Samer Mosi). Si tratta di un concetto, quello del Green Life, che ormai non solo è di moda in tutte le categorie del concept Design, ma diventa sempre di più forma del pensiero in cui dobbiamo imparare a progettare tutto, dal manifesto pubblicitario all'automobile, dal modulo abitativo alla lavastoviglie, se vogliamo essere al passo con i tempi, ma anche e soprattutto per salvaguardare l'ambiente che racchiude le nostre idee creative.

27.03.2010 # 1398
Berlino | Alighiero e Boetti | Insicuro Noncurante

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Roma | Chris Burden | The Heart: Open or Closed

Fino al 27/03/2010

 


Alla Gagosian Gallery di Roma espone il controverso artista americano Chris Burden ( Boston, 1946), dopo un percorso in nome dell'arte e della provocazione che lo ha portato ad atti estremi. Burden nel '71 si fece sparare ad un braccio, per il suo desiderio di lavorare in condizioni estreme, a contatto con il rischio, andando diverse volte vicino alla morte. Nel 2009 , altro esperimento estremo, quello di esporre 100 lingotti d'oro alla galleria di Larry Gagosian a Beverly Hills, dal valore di 3 milioni di dollari. I lingotti furono poi sequestrati prima dell'inaugurazione perché erano stati comprati da un miliardario texano impelagato in una frode fiscale. Nella mostra di Roma, invece, non ci saranno lingotti o pallottole, ma istallazioni ispirate al rapporto architettura e cultura, in un'atmosfera basata sul contrasto odio e amore, dove accanto a situazioni serene e rilassanti, fatte di tendaggi preziosi e strutture che ricordano parchi vittoriani, gazebo e tende nomadi, appare un video, The Rant, in cui Burden si presenta con le sembianze di un predicatore xenofobo proclamando discorsi di odio e di intolleranza. La scelta è dovuta al significato simbolico che Burden attribuisce alla città di Roma, sede della mostra, che secondo l'artista, è " basata sul rapporto tra odio, amore e religione".

 

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