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Mostre ed eventi // Pagina 142 di 231
20.02.2011 # 1887
Lugano | Araki.  Love and Death

Ilas Web Editor //

Lugano | Araki.
Love and Death

20/02/2011

Nobuyoshi Araki, classe 1940, è oggi uno degli artisti più celebrati al mondo. La mostra di Lugano, presso il Museo d’arte in Villa Malpensata, lo celebra con 18 serie della sua grande opera di cui molte opere sono per la prima volta mostrate al di fuori del Giappone. Amore, morte, erotismo, il vuoto, sono i temi ricorrenti della sua opera fotografica. L’amore per la moglie Yoko, seguito con la macchina fotografica fino alla scomparsa di lei, immortalata attimo per attimo, nell’amplesso, nel momento del riposo e nel momento della morte. Così come fa anche con l’amata gatta Chiro, portatagli dalla moglie poco prima di morire. Ne fotografa tutti gli istanti, in una modalità simile a quella in cui, nella serie Sentimental Journey/ Winter Journey, fotografa la moglie. Nelle serie Tokyo Nude e Nude ( Bondage), ci sono quelle foto “erotiche” che lo hanno in qualche modo reso celebre( gli ingrandimenti dei genitali femminili, che negli anni ’70 fecero scalpore e a cui rimandano continuamente anche le foto del cibo e dei fiori). Ma il tema è sempre e comunque collegato alla morte, al deperimento, come nel modo ossessivo in cui fotografa i fiori e il cibo, l’atto stesso della decomposizione in cui si prefigura un qualcosa di erotico, che assomiglia al sesso, ma anche alla gioventù che svanisce, man mano, come appassiscono i fiori. Fiori che immortala dettagliatamente affinché, quelle foto, quando Araki scopre di soffrire di cancro vengano messe sulla sua tomba. I nudi legati, invece, rappresentano il modo in cui egli tiene legata una donna perché non può legarne il cuore. Una sorta di emblema del possesso, che si esprime, in un’azione, quella del legare una persona, che tradisce un senso d’impotenza attraverso un’azione di forza. Ci sono poi le facce dei giapponesi, di ogni tipo e classe sociale, che rispondono ai criteri in voga un tempo, della fisiognomica, oggi scomparsi. Un volto, un carattere, un destino. Roba vecchia, insomma, anche se Araki si diverte molto a fotografare volti non solo nell’amata Tokio, ma anche fuori. Emblematica la serie Skyscape, che viene poi ripresa con l’intervento diretto dell’artista in Sky letters, Sky paintings. I cieli sono fotografati, così come ne è immortalato il vuoto. In occidente il vuoto rappresenta qualcosa di negativo, l’horror vacui. Nella cultura orientale no, il vuoto è qualcosa da riempire, è il presupposto al pieno. Ecco perché, alla fine Araki con la pittura interviene direttamente nell’opera,lasciando un segno di sé in quei cieli,” riempiendoli di sé”. Araki fotografa sempre, ogni due o tre minuti è pronto a scattare, al punto che rivela che anche con sua moglie, più che un rapporto è stato un rapporto fotografico. La vita, le immagini e i volti quotidiani, come la serie ambientata in metropolitana, lo affascinano. La macchina posata sulle ginocchia, scatta le foto e coglie sprazzi di vita istantanei, atteggiamenti che suggeriscono storie e vicende umane che non conosceremo mai, ma che attraverso quelle immagini possiamo divertirci ad immaginare. Su di lui influirono i neorealismo italiano, con De Sica e Rossellini( come si può ben vedere nella serie dedicata ad un quartiere di Tokyio in cui sono immortalati i ragazzini, dopo la guerra, Satchin). E la polaroid? Più che la fotografia digitale, Araki ha amato l’immediatezza della Polaroid, quel restituire immediatamente l’immagine reale, un’immagine non asettica come nel digitale, non morta o fredda, ma bagnata, viva, sensuale. Le foto di Araki sono struggenti, le pose spesso rituali sono di un fascino altissimo, quasi indescrivibile, tutto è molto reale e simbolico al tempo stesso e aperto a tutte le possibili letture, come la vita stessa. Araki, nel 1981, realizzò anche il suo primo ed unico film, Diario di una studentessa, che racconta le vicende di una giovane che vuole sfondare nel settore del soft-porno. Dagli anni ’80 espone in tutto il mondo e il suo lavoro è apprezzato sia dal pubblico che dalla critica. Ha all’attivo circa 16000 fotografie scattate in un decennio, 200 mostre personali e 150 collettive e su di lui sono state realizzate ad oggi quasi 300 pubblicazioni in tutto il mondo.




20.02.2011 # 1856
Lugano | Araki.  Love and Death

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Londra |
Shadow Catchers
Exhibition

20/02/2011

L’Albert and Victoria Museum di Londra nasconde nei suoi saloni d’epoca, tra i suoi marmi vittoriani, una mostra di raro interesse per tutti quelli che indagano la realtà con un obiettivo fotografico, ma non solo. Una mostra che si chiama letteralmente Mostra dei Cacciatori d’ombre. Laddove l’irreale, ciò che non si vede, viene catturato con un obiettivo fotografico, ombre che si vedono apparire dove non dovrebbero essere. Cinque artisti contemporanei( cinque maestri di indiscusso talento) ma non giovanissimi, Floris Neusüss, Pierre Cordier, Susan Derges, Garry Fabian Miller e Adam Fuss, con una capacità straordinaria di fissare ombre e superfici ipersensibili alla luce, sia con una fotocamera che senza. Tutti, però, fissano frammenti, immagini, tracce, segni, memorie e sogni. Il mondo in cui ci si addentra è infatti proprio quello del sogno e dell’immaginazione, un mondo fatto di oggetti e di visoni.Oniriche.


18.02.2011 # 1991
Lugano | Araki.  Love and Death

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Milano | Invito al Viaggio 2



26/03/2011

L’esposizione presentata al Centro Pecci di Milano è un invito al viaggio, tema comune alle opere selezionate ma anche metafora dello spostamento spaziale. Di fatto, il Centro Pecci di Milano è come un’arteria del Centro Pecci di Prato, viva e pulsante realtà museale toscana. Le opere, raccolte in più di 20 anni sono di una bellezza straordinaria, testimonianza unica e rara di tutto ciò che gravita intorno al tema del viaggio. Impressioni, sensazioni, umori, immagini che sembrano provenire direttamente dall’onirico o dall’inconscio, trasfigurate e trasfiguranti, evanescenti, astratte, pittoriche, nitide. Non c’è limite allo sguardo che gli artisti che espongono in questo Invito al Viaggio, parte seconda, offrono allo spettatore. L’introduzione è affidata a Lucio Fontana, con il Progetto per Concetto spaziale (1966). Proseguono gli ambienti con le opere di Pinot Gallizio, Fabio Mauri, Mario Merz, Superstudio, Loris Cecchini, Enzo Cucchi, Remo Salvadori, Gilberto Zorio.

17.02.2011 # 1987
Lugano | Araki.  Love and Death

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Milano | INCROCI. ATM
negli scatti di Gianni Berengo
Gardin

Fino al 20/03/2011

Con 50 scatti del maestro Gianni Berengo Gardin, si celebrano gli 80 anni dell’Atm meneghina. Un percorso tematico che racconta la storia del rapporto tra il mezzo di trasporto e la città, in cui si mettono in evidenza gli affetti familiari, le passioni, le amicizie, la solidarietà. Testimonianze quotidiane di persone che lavorano e vivono in una città come Milano, ospitate negli spazi della Triennale. Le tematiche sono quattro: si va dall’affrontare il senso di appartenenza dell’azienda, al tema dell’eccellenza in cui si mette in risalto il gioco di squadra e lo spirito di collaborazione che c’è alla base di questo importante mezzo di trasporto che fa muovere la città meneghina. E ancora, un percorso è interamente dedicato all’aspetto umano dell’azienda, all’integrazione sociale, allo sviluppo, fino all’incontro tra tradizione e innovazione. Gianni Berengo Gardin è uno dei mastri della fotografia mondiale e vanta la pubblicazione di circa 200 libri fotografici e almeno un milione di scatti. La mostra è a cura di Davide Bruno, architetto e  professore di disegno industriale presso la Facoltà del Design del Politecnico di Milano, occupato da anni nel settore del trasporto pubblico e responsabile a Milano di progetti come il revamping del Jumbo Tram 4900, il restyling della stazione di Garibaldi e l’originale gamma dei tram ristorante ATMosfera.

13.02.2011 # 1796
Lugano | Araki.  Love and Death

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Vienna | Hyper Real. The passion of the real in Painting and Photography

Fino al 13/02/2011

Più reale del reale. Il realismo sotto i molteplici punti di vista di 100 artisti, protagonisti dell’iperrealismo ( nato nel 1960), con connessioni anche con la pop art di Lichtenstein e Warhol. Al Mumok di Vienna, è possibile ammirare le opere di un gruppo di pittori usciti dall’espressionismo astratto e rivolti verso la tradizione pittorica realista. Di qui invenzioni di successo come la trasformazione della fotografia in pittura, attraverso la rappresentazione dell’american dream e del lifestyle americano ( che è stato sa sempre al centro anche della pop art). Protagonisti i fotografi Jeff Wall, Andrei Gursky e artisti come Gerhard Richter, Richard Hamilton, Domenico Gnoli, Richard Estes, Ralph Goings e Don Eddy. In mostra, una quarantina di opere molto suggestive. La collezione è stata messa su dall’industriale della cioccolata Peter Ludwing, assieme alla moglie Irene e le opere provengono da vari musei in tutto il mondo.

11.02.2011 # 1981
Lugano | Araki.  Love and Death

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Tours | Émile Zola photographe /
André Kertész.
L’intime plaisir de lire

Fino al 29/05/2011

Quello di Émile Zola e di André Kertész è un incontro simbolico, uno scambio proficuo tra l’arte fotografica e la letteratura. Da un lato abbiamo il celebre scrittore, noto per il naturalismo letterario, per i suoi soggetti presi tout court dalla realtà di tutti i giorni. Dall’altro abbiamo il fotografo, che non pretende d’immortalare la realtà così com’è ma così come la sente, preso dalla sua immaginazione. Un connubio unico, irresistibile, fatto di immagini reali oppure di immagini che comunque, erano già impresse nei loro occhi e nella loro mente?* Leggere, scrivere e fotografare. Tre attività che danno accesso alla comprensione, alla rappresentazione e all’interpretazione del mondo, sono i soggetti principali di questo fotografare e di questo leggere. La realtà “ad oltranza” di Zola e il piacere scaturito dalle visoni letterarie di Kertész sino in mostra al Castello di Tours, in Francia.

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