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Venezia | Jheronimus
Bosh
20/03/2011
Chi non ama Bosch, tra i più visionari artisti della storia dell’arte? Che appartenga ad un’epoca ormai così apparentemente lontana dalla “nostra”, è un dettaglio insignificante. Jheronimus Bosch (‘s Hertogenbosch, Olanda 1450 – 1516), in realtà Jeroen Anthoniszoon van Aken( ma aveva scelto, appunto, Bosh come nome d’arte), è fantastico e inquietante, un’artista spesso difficilmente interpretabile per la critica più allineata. La mostra presentata a palazzo Grimani a Venezia, in realtà, non è una grande mostra, ma presenta tre grandi opere, provenienti dal Palzzo Ducale di Venezia: la Visione dell’Aldilà (1500 – 1503), il Trittico di santa Liberata (1505) e il Trittico degli eremiti (1510). Tutte opere dal tema strettamente religioso. Ma interpretate alla maniera di Bosh, spesso caricaturale, ai confini del grottesco, del deforme, forse perché magari con quel tratto deformante soleva immaginare vizi e virtù, bassezze ipocrisie, paure e inquietudini degli esseri umani, che, sovente, cercavano nella religione e nella rappresentazione della santità, un tentativo di espiazione. Una cosa è certa: l’umanità p condannata all’inferno per i suoi peccati e deve espiare per forza, attraverso la passione di Cristo, magari. Magari, appunto, calcava un po’ la mano nel rappresentare i vizi, i peccati capitali e quant’altro ci potesse essere di”orrendo” nel comportamento e nella moralità umana. Ma se non avesse “calcato la mano” così, non lo avremmo amato come lo amiamo ancora e soprattutto oggi. La decadenza, l’orrore, gli spettri del presente, trovano un perfetto riscontro nelle opere di Bosh. Anche se, la soluzione che ci propone (la meditazione sulla vita dei Santi e sulla Passione di Cristo) probabilmente va un po’ reinterpretata e sostituita, magari, con un po’ di meditazione e di ricerca del sé perduto, oppure, con una semplice auto analisi collettiva e un parziale abbandono di tutto ciò che appare strettamente materiale e che, quindi, confonde troppo gli animi, disperdendone l’essenza e creando, appunto “ipotetici” mostri.