In genere il fuori fuoco è uno sbaglio. Nella fotografia, si può sceglier di mettere a fuoco un’immagine in primo piano e lasciare il resto “fuori fuoco”. Si può anche fare l’inverso, secondo un processo creativo difforme. Ma, il fuori fuoco di Gerhard Richter ha poco a che fare con tecnicismi e simbolismi vari, è più affine alla tecnica dello sfumato di Leonardo Da Vinci e alla tradizione pittorica europea del Xv secolo che alle tecniche fotografiche del XX secolo. Gerhard Richter, classe 1932, utilizza il fuori fuoco dal 1960. Dopo di lui, molti artisti ne vengono contaminati. Lo sfocato diventa un contrassegno silistico, una prerogativa dell’artista Tedesco e non solo. Dov’è il confine tra realismo e astrazione? In alcune immagini l’essenz a ela forma di persone e cose sono appena evocate, come se fossimo davanti alle immagini delk ricordo, del sogno, a frammenti di fotografie dell’onirico. Si toccano tutte le corde del fuori fuoco, dal romantico al nostalgico, al misterioso, mentre all’opposto, la foschia di elementi e cose in apparente movimento, rappresenta il progresso e il dinamismo della vita moderna. All’’Hamburger Kunsthalle di Amburgo espongono: Pablo Alonso, David Armstrong, Anna und Bernhard Blume, Michael Engler, Wolfgang Ellenrieder, Isca Greenfield-Sanders, Maxine Henryson, Nicole Hollmann, Bill Jacobson, Adam Jankowski, Tamara K.E., Wolfgang Kessler, Karin Kneffel, Peter Loewy, Marc Lüders, Ralf Peters, Qiu Shihua, Gerhard Richter, Ugo Rondinone, Johanna Smiatek, Thomas Steffl, Ernst Volland, Franziskus Wendels, Michael Wesely e Paul Winstanley.