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Mostre ed eventi // Pagina 104 di 231
14.02.2013 # 2927
BOB DYLAN - The New Orleans Series

Daria La Ragione //

BOB DYLAN - The New Orleans Series

a Milano fino al 10 marzo 2013

Palazzo Reale ospita la prima mostra in Italia dei dipinti di Bob Dylan, esponendo nelle stanze dell’Appartamento di Riserva la serie più recente delle creazioni dylaniane, New Orleans Series, realizzata dall’artista tra il 2008 e il 2011. La mostra, promossa e prodotta dal Comune di Milano Cultura Moda Design e da Palazzo Reale, è curata da Francesco Bonami.

Tutti conoscono Bob Dylan come musicista, poeta della canzone e autore di testi entrati nella storia della musica come colonna sonora della vita di intere generazioni. A coronamento di questa carriera, nell’aprile del 2008 gli viene assegnato il Premio Pulitzer “per il profondo impatto sulla musica popolare e sulla cultura americana, grazie alle liriche composte e alla straordinaria forza poetica dei suoi testi”.

Pochi però sanno che Dylan è da sempre anche un artista visivo, che disegna fin da quando era molto giovane e che verso la fine degli anni ‘60 ha iniziato a dipingere. La prima collezione di bozzetti e disegni, nata in un tour che lo portò dall’America in Europa e Asia tra il 1989 e il 1992, fu pubblicata nel 1994 in un libro dal titolo Drawn Blank ed esposta per la prima volta al Kunstsammlungen di Chemnitz in Germania nel 2007, rielaborata per la mostra in versione di acquarelli e gouaches con il titolo The Drawn Blank Series. Una seconda serie di tele vede la luce nel 2010, in occasione di una personale in Danimarca, alla National Gallery di Copenhagen, per la quale Dylan crea The Brazil Series. - Immagine a lato "Little Theater Courtyard" 2008-2011 -

Il set dei 23 dipinti esposti nelle sale di Palazzo Reale sarà invece New Orleans: non la città del passato recente devastata dall’alluvione, bensì la New Orleans impregnata nell’atmosfera un po’ losca ma cool degli anni ‘40 e ‘50. La mostra è una narrazione personale, dove ogni opera è un frammento di una storia più grande e ogni immagine vive a metà fra sogno e ricordo.

11.03.2013 # 2955
BOB DYLAN - The New Orleans Series

Daria La Ragione //

GIOVANNI GASTEL

a Torino fino al 26 aprile 2013

La mostra presenterà 40 immagini di uno dei fotografi italiani più conosciuti a livello internazionale, che interpretano in modo originale la bellezza e la femminilità.
 
 
Dal 6 marzo al 26 aprile 2013, lo Spazio Ersel di Torino (piazza Solferino 11) ospiterà la personale diGiovanni Gastel (Milano,1955).
La mostra, curata da Valerio Tazzetti e Paola Giubergia, illustrerà attraverso 40 immagini (a colori e in bianco e nero) la carriera di uno dei fotografi italiani più conosciuti a livello internazionale indagando il suo rapporto con la figura femminile e presentando alcuni dei suoi scatti più celebri; quelli che hanno legato il suo nome a uno stile che è diventato, nel corso degli anni, sinonimo di fotografia di moda di alta qualità.
 
Il percorso espositivo, focalizzato sul rapporto tra la donna contemporanea e le sorprendenti creazioni delle grandi firme della moda, documenterà oltre trent’anni di lavoro, dagli anni Ottanta a oggi, proponendo alcuni degli esempi più conosciuti e apprezzati della sua creatività. Tra questi, gli scatti realizzati per le più prestigiose testate di moda italiane e straniere. Sono fotografie contraddistinte da una inconfondibile cifra espressiva, caratterizzate da grande eleganza formale e poetica ironia. A volte rarefatte e auliche, a volte oniriche e allegoriche, altre invece surreali e smitizzanti, le sue immagini raccontano un percorso inarrestabile di ricerca creativa che, letto a ritroso, rispecchia l'evoluzione del costume a cavallo di questo complesso millennio.
La profonda passione per l’arte traspare nella composizione delle sue inquadrature, che risentono fortemente dello studio della pittura rinascimentale, della storia del cinema moderno, dell'arte contemporanea e della grande tradizione della fotografia di moda, da Irving Penn a Richard Avedon. Cultore della sperimentazione, Gastel ha saputo apportare alla percezione della moda un contributo innovativo, un approccio insieme fresco e ironico, colto e raffinato.
L’esposizione comprende 20 fotografie fine-art di medio e grande formato e altrettante Polaroid 20x25, tra cui gli intensi ritratti delle giovanissime Naomi Campbell, Monica Bellucci, Linda Evangelista, Lynn Kostner, citazioni esemplari di quel messaggio di grande rispetto per la femminilità e i suoi valori estetici che pervade tutta la mostra.
 

11.03.2013 # 2954
BOB DYLAN - The New Orleans Series

Daria La Ragione //

HELMUT NEWTON White Women, Sleepless Nights, Big Nudes

a Roma fino al 21 luglio 2013

Questo progetto, nato nel 2011 per impulso di June Newton, vedova del grande fotografo, raccoglie le immagini dei primi tre libri di Newton pubblicati alla fine degli anni 70, da cui deriva il titolo della mostra.
Nel 1976, Helmut Newton è un famosissimo fotografo di cinquantasei anni ma, malgrado la non più giovane età, non ha ancora dato alle stampe un libro monografico, così decide di curare White Women, oggi considerato un volume leggendario, che riceve subito dopo la sua pubblicazione il prestigioso Kodak Photobook Award.
Seguirono Sleepless Nights nel 1978 e, soprattutto, Big Nudes nel 1981 che rimangono tuttora gli unici volumi concepiti e curati da Helmut Newton e che la mostra romana riunisce esponendo 200 immagini ristampate sotto la supervisione della moglie June.
In White Women Newton porta il nudo all’interno del mondo della moda, ottenendo immagini così sorprendenti e provocanti che rivoluzionano lo stesso concetto di fotografia di moda e diventano testimonianza della trasformazione del ruolo della donna nella società occidentale.
Anche Sleepless Nights, uscito due anni dopo, è incentrato sulle donne, sui loro corpi, sugli abiti ma, conduce a una visione che trasforma le immagini da foto di moda a ritratti, e da ritratti a reportage da scena del crimine. È un volume a carattere più retrospettivo che raccoglie in un’unica pubblicazione i lavori realizzati da Newton per diversi magazine (Vogue, tra tutti) ed è quello che definisce il suo stile rendendolo un’icona della fashion photography.
Le sue modelle vengono ritratte sistematicamente fuori dallo studio, in strada, spesso in atteggiamenti sensuali, a suggerire un uso della fotografia di moda come puro pretesto per realizzare qualcosa di totalmente differente e molto personale.
È con la pubblicazione di Big Nudes avvenuta nel 1981 che raggiunge il ruolo di protagonista nella fotografia del secondo Novecento. Qui inaugura una nuova dimensione, quella delle gigantografie che entrano nelle gallerie e nei musei di tutto il mondo.
Il percorso espositivo permetterà al visitatore di conoscere una storia diversa e più segreta rispetto a quella più diffusa. Se infatti l’opera di Newton è sempre stata ampiamente pubblicata, e con grande successo, sulle più importanti riviste di moda, non necessariamente la selezione degli scatti, compiuta dalle redazioni, esprimeva in modo compiuto anche il pensiero dell’artista che le aveva realizzate.


27.02.2013 # 2940
BOB DYLAN - The New Orleans Series

Daria La Ragione //

Le immagini, il tempo, una retrospettiva

a Parma dal 2 al 10 marzo

Una preziosa selezione di 60 fotografie presentate in cornici d’epoca e provenienti dalla raccolta del noto collezionista, esposta nell’ambito di Mercante in Fiera.
 
La storia di Fabio Castelli, un protagonista dell’arte contemporanea, attraverso un’esposizione di un prezioso nucleo della sua collezione di fotografie, questo è quello che si propone la mostra “Le immagini, il tempo, una retrospettiva” allestita dal 2 al 10 marzo, nell’ambito di Mercante in Fiera a Parma.
Una laurea in economia e una lunga esperienza a capo di un’azienda nel settore siderurgico, ma sempre accompagnato da una passione per il collezionismo e la fotografia. Castelli, è tra le altre cose, l’ideatore e il fondatore di MIA Fair (www.miafair.it), la prima e più importante fiera di fotografia d’arte in Italia in programma a Milano dal 10 al 12 maggio 2013.
 
Insieme alle sessanta immagini della Collezione Castelli, presentate utilizzando cornici d’epoca, la mostra offrirà anche un connubio inedito tra la storia della fotografia e quella dell’alta orologeria attraverso la collezione di Eberhard & Co., una della più antiche Maison svizzere di orologeria e partner di MIA Fair.
Venti esemplari di segnatempo di Eberhard & Co., prodotti nel periodo di riferimento presentato, saranno abbinati alle sezioni temporali della mostra: dai tasca del XIX e XX secolo, ai primi cronografi, fino ai moderni orologi e alle novità più recenti con l’iconico modello “Chrono 4”.

27.02.2013 # 2939
BOB DYLAN - The New Orleans Series

Daria La Ragione //

Arte in Giappone 1868 - 1945

A Roma fino al 5 maggio 2013

In occasione del cinquantesimo anniversario della nascita dell'Istituto Giapponese di Cultura di Roma, Japan Foundation, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Museo d'arte moderna di Kyoto organizzano, per la prima volta in Italia, un'ampia mostra dedicata all'arte giapponese del Novecento, un periodo ancora poco esplorato di intense trasformazioni che va dalla restaurazione dell'Imperatore Meiji nel 1868 alla fine della seconda guerra mondiale.

La mostra comprende complessivamente 111 dipinti e 59 opere d'arte decorativa provenienti dai più importanti musei e collezioni private giapponesi.

14.02.2013 # 2926
BOB DYLAN - The New Orleans Series

Daria La Ragione //

Astratto & Concreto

a Roma fino al 9 marzo 2013

Se da un punto di vista grammaticale non è sempre facile distinguere il concreto dall’astratto, visto il diverso significato di certi vocaboli della lingua italiana (si pensi ad esempio al concetto del termine capace per un recipiente e capace per una persona), ancora più sottile è la differenza tra l’astrattismo e l’arte concreta. Intendendo per astrattismo la ricerca della forma pura tramite colori e forme geometriche e definendo con termini diversi le altre esperienze non figurative come espressionismo astratto, informale, eccetera, è quasi impercettibile la differenza tra l’astratto geometrico e la proposta, nel dopoguerra, del MAC (Movimento Arte Concreta). L’Astrattismo, nato nei primi anni del ‘900 dalla scelta degli artisti di negare la rappresentazione figurativa per esaltare i propri sentimenti attraverso forme, linee e colori in composizioni geometriche, si propone come il rifiuto della realtà anche se da essa a volte prende ispirazione, mentre l’Arte concreta attinge a forme, linee e colori elaborati dalla personale immaginazione dell’artista anziché dai processi di astrazione delle immagini della natura e lontana da ogni significato simbolico. Il percorso della pittura astratta italiana, che si snoda nei decenni non attraverso una linea del tutto continua ma nello stesso tempo neanche con strappi troppo violenti, transita attraverso diverse e diversificate esperienze tutte comunque legate dal comune intento di evidenziare la dicotomia tra la realtà e la sensibilità emotiva degli artisti espressa con un linguaggio autonomo e privo di riferimenti reali. Ne sono la prova le opere in mostra realizzate da alcuni grandi protagonisti dell’astrattismo italiano e del MAC, tra i quali spiccano nomi come: Enrico Bordoni,  tra i primi ad aderire al MAC, nel 1951 presente alla mostra Arte astratta e concreta in Italia alla GAM di Roma con opere a campiture strettamente compatte e spesso geometricamente spigolose; Attanasio Soldati, fondatore con Dorfles, Monnet e Munari del  Movimento Arte Concreta nel 1947 a Milano, già all’inizio degli anni Trenta aveva iniziato ad elaborare, indagando le potenzialità espressive della forma e del colore, opere di un rigoroso astrattismo geometrico; Piero Dorazio, che da quando nel 1947 con Accardi, Attardi, Consagra, Guerrini, Perilli, Sanfilippo e Turcato dà vita al gruppo Forma 1 prosegue la sua intensa attività pittorica in una costante ricerca sul colore, rompendo le superfici geometriche in tessuti ordinati ricchi di segni quasi a voler modellare e filtrare la luce; Carla Accardi, sempre legata alle problematiche dello sviluppo dell’intreccio, con un rincorrersi quasi automatico del segno dapprima monocromatico e poi con una vasta gamma di colori; Achille Perilli, che dalle opere della fine degli anni Quaranta orientate contemporaneamente verso la geometrizzazione e il contenuto simbolico-cromatico a quelle più recenti, quando le sue figure irregolari ed inverosimili giocano sull’ambiguità prospettica, ha quasi sempre rivolto la sua attività pittorica ad una rappresentazione astratta;  Giulio Turcato,  tra i fondatori dell’Art Club a Rom, rimane costantemente impegnato sul fronte dell’astrattismo con opere che testimoniano la tensione tra forma e colore e la ricerca di nuovi orizzonti spazio temporali; Albino Galvano fondatore con Biglione, Levi Montalcini, Parisot, Rama e Scroppo del gruppo torinese del MAC, anche in questo periodo di ricerca senza rinunciare a rimanere dentro alla pittura associa l’immagine ad un oggetto, anche se non alla sua sostanza, dove le sagome, fini a se stesse, sono un pretesto per dipingere; Bruno Munari, grafico, designer, pittore, scultore, dopo le esperienze astratte degli anni Trenta affronta le ricerche visive con opere anche tridimensionali fino agli enigmatici positivi-negativi dove lo spettatore sceglie tra la forma in primo piano o quella di fondo; Luigi Veronesi, protagonista della stagione astrattista italiana degli anni Trenta (aderisce nel 1934 al gruppo parigino Abstraction-Creation), nel secondo dopoguerra, aderendo al MAC, ha continuato le sue ricerche in ambito astratto-geometrico con iniziative molto personali come le trasposizioni cromatiche di partiture musicali o le sperimentazioni fotografiche del fotogramma astratto; Gualtiero Nativi, firmatario del Manifesto dell’Astrattismo Classico nel 1950, con dipinti caratterizzati da un intensa vibrazione e da un utilizzo del colore nelle più diverse sfumature cromatiche, rimane tra i maggiori protagonisti dell’astrattismo fiorentino del dopoguerra. Sono inoltre presenti in questo spaccato dell’arte astratta contemporanea proposto dalla Globart Gallery, le opere di altri artisti con esperienze geometriche come Enrico Sirello, Rocco Borella, Carlo Nangeroni, Renato Spagnoli, Eugenio Carmi, Nicola Carrino.



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