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Mostre ed eventi // Pagina 101 di 231
25.03.2013 # 2984
Living in lift e Verticalità

Daria La Ragione //

Living in lift e Verticalità

a La Spezia fino al 14 aprile 2013

Dopo il successo di Torino, Milano, Genova e Napoli, dal 15 marzo al 14 aprile 2013 la mostra Living in Lift, parte del più ampio progettoSchindler per l’ Arte, viene ospitata al CAMeC della Spezia, con il contributo ideativo e organizzativo di bevisible+ e la curatela di Walter Vallini e Roberto Mastroianni. Dedicata all’espressione artistica contemporanea nell’ambito della fotografia, arte digitale, video arte e installazione, negli spazi del CAMeC dialoga con le opere prodotte dai giovani artisti selezionati dal concorso nazionale dedicato alla Verticalità.
La mostra Living in Lift è dedicata alle installazioni e ai video che rappresentano, probabilmente, il tentativo più forte operato dagli artisti di relazionarsi alla spazialità transazionale dell’ascensore, ricreando attraverso la figurazione e la narratività oggettuale porzioni di quel microcosmo relazionale che solitamente sfugge alla nostra attenzione. Agli artisti è stato proposto un tema comune su cui sviluppare i loro lavori: l’ascensore, luogo-non luogo del nostro quotidiano, spazio antropico che ben si presta a mettere in scena la condizione umana in una fase socio-storica, come quella tardo moderna, che sin dalla sua nascita si presenta con i caratteri di una mobilità capace di appiattire la temporalità sulla spazialità. Lo spazio limitato dell’ascensore diventa pertanto il luogo della messa in scena di strategie e comportamenti atti a preservare la percezione della propria identità in relazione a un’alterità umana non scelta ma subita, anche se per tempi brevissimi.
Verticalità è una collettiva esito di un concorso rivolto ad artisti under 35, con lavori selezionati da una giuria composta, oltreché dai curatori Vallini e Mastroianni, da Maria Flora Giubilei, direttore Musei di Nervi e presidente della commissione, Matteo Fochessati, conservatore Wolfsoniana – Fondazione regionale per la Cultura e lo Spettacolo di Genova, Marzia Ratti, direttore dell’Istituzione per i Servizi Culturali della Spezia, Eliana Mattiauda, direttore Palazzo Gavotti di Savona, Monica Biondi, vicedirettore Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Ilaria Bonacossa, curatore Museo di Arte Contemporanea Villa Croce di Genova e Francesca Serrati, conservatore Museo di Arte Contemporanea Villa Croce di Genova.
Attraverso opere di fotografia, video arte e installazioni, la mostra propone lo sguardo di giovani creativi sulle problematiche della mobilità metropolitana, con riferimento al peculiare contesto genovese, contraddistinto da collegamenti verticali, come ascensori e funicolari, che mettono in evidenza l’adattamento dello sviluppo urbano alla specifica conformazione orografica della città.

02.04.2013 # 2997
Living in lift e Verticalità

Daria La Ragione //

Gae Aulenti - Gli oggetti e gli spazi

a Milano dal 9 al 14 Aprile 2013

Triennale Design Museum ricorda Gae Aulenti attraverso una selezione dei suoi più iconici oggetti di design realizzati dal 1962 al 2008, a cura di Vanni Pasca con progetto di allestimento dello studio Gae Aulenti Architetti Associati.
Triennale di Milano e Triennale Design Museum negli ultimi anni hanno avviato un percorso di promozione e valorizzazione dei maestri del design e della architettura italiani con una serie di mostre e iniziative specifiche. Dal 2003 Gae Aulenti è stata protagonista della mostra itinerante Maestri del design italiano presentata al Grand Hornu in Belgio, a Tokyo, Osaka, Hong Kong e Mosca e nel 2012 è stata insignita dalla Triennale della Medaglia d'Oro alla carriera. Ora è protagonista di un omaggio volto a ricordare un aspetto meno valorizzato della sua progettazione, rispetto agli interventi in campo urbanistico, alle architetture e ai progetti di allestimento: il design.
Nella mostra viene ripercorsa la storia progettuale di Gae Aulenti, capace di guardare al razionalismo e al good design attraverso la lente del Neoliberty e dell’Art Deco e di reinventarli con eleganza (come nella Pipistrello o nello Sgarsul) ma anche capace di recuperare con ironia la pratica dell’assemblage e la lezione delle avanguardie (come nel Tavolo con ruote).
Triennale Design Museum conferma così la sua duplice natura di luogo della sperimentazione, da una parte, e luogo della memoria e della conservazione, dall’altra, sulla scia dei recenti omaggi a figure fondamentali per il design italiano come Carlo De Carli e De Pas D'Urbino e Lomazzi”.

25.03.2013 # 2988
Living in lift e Verticalità

Daria La Ragione //

THE CAMERA'S BLIND SPOT

a Nuoro fino al 26 maggio 2013

Dopo le importanti retrospettive dedicate a Werner Bischof e Marino Marini, figure di riferimento del secolo scorso nei diversi campi della fotografia e della scultura, il Museo MAN propone un nuovo progetto espositivo dedicato ai rapporti tra le due discipline nella produzione artistica contemporanea.

Curata da Simone Menegoi e Lorenzo Giusti, direttore del Museo MAN, la mostra The Camera's Blind Spot indaga le relazioni fra scultura e fotografia attraverso il punto di vista di un gruppo composito di artisti europei e statunitensi nati negli anni Settanta. Il termine "Blind spot" definisce la parte oscurata del campo visivo, il punto cieco del nostro sguardo.

Oltre ai più recenti sviluppi della formula canonica, in cui la fotografia documenta, rivisita e ricrea opere tridimensionali già esistenti (formula nata con la fotografia stessa e che ha conosciuto una straordinaria svolta creativa quando scultori come Medardo Rosso e Costantin Brancusi, al principio del XX secolo, hanno iniziato a fotografare le loro stesse opere in condizioni mutevoli di luce e di spazio), la mostra ambisce a dare conto di altre possibilità oggi non meno
importanti, in particolare quella in cui la materialità dell'immagine fotografica è spinta a tal punto da diventare essa stessa scultura. Una sfida a ciò che, sino dalle
origini della tecnica fotografica, ne costituisce il limite maggiore, l'impossibilità di restituire su una superficie piana un oggetto tridimensionale.

In mostra non saranno quindi presentate soltanto stampe fotografiche, ma anche e soprattutto altre opere - video, installazioni, sculture realizzate con carta fotografica o "zavorrate" da altri materiali, come legno, metallo, cemento - tutte ambiguamente sospese fra seconda e terza dimensione.

Dieci gli artisti coinvolti nel progetto: Becky Beasley (Regno Unito 1975) Bruno Botella (Francia 1976), Stefan Burger (Svizzera 1977), Michael Dean (Regno Unito 1977), Giuseppe Gabellone (Italia 1973), Francesco Gennari (Italia 1973), Curtis Mann (Usa 1979), Taiyo Onorato & Nico Krebs (Svizzera 1979), Erin Shirref (Usa 1975), Sara VanDerBeek (Usa 1976).


25.03.2013 # 2987
Living in lift e Verticalità

Daria La Ragione //

PAOLO SCHEGGI - ZONE RIFLESSE

a Prato fino al 30 giugno 2013

Il Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato dedica a Paolo Scheggi (Settignano, Firenze 1940 - Roma 1971) un articolato percorso espositivo incentrato sulla presentazione dell'Intercamera plastica, ambiente monocromatico praticabile che entra per l'occasione nella collezione del Museo d'arte contemporanea della Toscana, grazie alla disponibilità e generosità di Franca e Cosima Scheggi. Parte dell'esposizione ripercorrerà la collaborazione di Paolo Scheggi con la "sarta intellettuale" di origine fiorentina Germana Marucelli, presentando alcune sue creazioni del 1961 e 1962, abiti dipinti da Scheggi oggi conservati a Milano.
Allo sguardo parallelo, al talento fotografico di Ada Ardessi sarà dedicata l'esposizione allestita nella lounge del Centro Pecci,intitolata Zone riflesse. La vita e le opere di Paolo Scheggi nella fotografia di Ada Ardessi.

25.03.2013 # 2986
Living in lift e Verticalità

Daria La Ragione //

DELVAUX E IL SURREALISMO.

a Mamiano di Traversetolo fino al 30 giugno 2013

Tele dominate da baluginanti nudità, da scheletri implicati in scene religiose. Le mostre di Paul Delvaux hanno destato scandalo, come la retrospettiva di Ostenda del 1962, che consacrerà definitivamente l’artista sul piano internazionale, vietata ai minori di diciotto anni. Oppure la Biennale di Venezia del 1954, nella quale il patriarca, futuro papa Giovanni XXIII, proibì ai preti l’eccesso di una pittura che avrebbe potuto turbarli.
Affabulatore dell'inconscio, intrigante stratega di atmosfere da sogno, Delvaux trova fonte d’ispirazione in quelli che lui considera i suoi due mentori, Giorgio De Chirico, il metafisico “faro” per i surrealisti, e René Magritte, insieme a Delvaux il più grande pittore belga del XX secolo: "Cercavo negli altri l'alimento che mi permettesse di scoprire me stesso. Perciò ho fatto pittura espressionista. Ho fatto pittura come quella di Ensor. C'era qualcos'altro che volevo trovare: fu allora che scoprii Giorgio de Chirico, e fu lui, d'un tratto, a mettermi sulla strada giusta". Si presenta con queste parole Delvaux, protagonista della stagione del Surrealismo, il movimento d'avanguardia nato nel 1924 col Manifesto di André Breton, che eleva il sonno a stato di coscienza e realtà, con Sigmund Freud inconsapevole profeta: “Automatismo psichico puro con il quale ci si propone di esprimere il funzionamento reale del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale.”
Questa dimensione artistica viene indagata dalla nuova mostra della Fondazione Magnani Rocca dal titolo "DELVAUX E IL SURREALISMO” dal 23 marzo al 30 giugno 2013, a cura di Stefano Roffi insieme al Musée d’Ixelles-Bruxelles, dove l’enigma, perfettamente surreale, sull’adesione o meno dell’artista al dettato del movimento surrealista (egli la negava, contraddicendo una apparente evidenza, definendosi un “realista poetico”) costituisce il tema della mostra stessa che, con circa 80 opere scandite tematicamente (Il paesaggio, L’enigma della ferrovia, Il mistero femminino, Le coppie, La classicità, Gli scheletri) offre anche il confronto con i lavori di accertati surrealisti quali lo stesso Magritte, Max Ernst, Man Ray, oltre al grande De Chirico; con loro Delvaux partecipa a “L’Exposition Internationale du Surréalisme” nel 1938 a Parigi, in un incontro artistico fra i più sorprendenti del Novecento, dopo essere rimasto molto colpito dalle opere che aveva visto alla mostra “Minotaure”, tenutasi al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles nel 1934.



25.03.2013 # 2985
Living in lift e Verticalità

Daria La Ragione //

Joel-Peter Witkin - Il Maestro dei suoi Maestri

a Firenza fino al 23 giugno 2013

La Fratelli Alinari. Fondazione per la Storia della Fotografia, in collaborazione con la Galleria Baudoin Lebon, di Parigi presenta a Firenze al MNAF l’opera fotografica unica e provocatoria di Joel-Peter Witkin (New York, 1939).

La mostra propone una selezione dei lavori del fotografo americano, noto per le sue immagini enigmatiche in cui la gloria del corpo umano si confonde con la miseria e la ricerca spirituale con l’inquietudine religiosa.
Nel suo lavoro Witkin applica la metodologia compositiva tipica del pittore, rivisitando i temi della mitologia occidentale, i capolavori della tradizione artistica europea e la rappresentazione canonica del corpo umano. Le sue opere sono dense di citazioni formali in cui mescola insieme i grandi nomi della storia della fotografia, come Muybridge, Rejlander e Holland Day, con la scultura greca e romana, l’arte barocca, neoclassica e moderna. Il lavoro di Witkin è dominato dal tema della rappresentazione della nudità, i suoi legami con l’erotismo, la sofferenza e il piacere, ma anche con il deterioramento e la morte.

In un percorso di 55 opere, la mostra offre l’occasione di apprezzare l’aspetto creativo e interpretativo di Witkin nella sua sperimentazione fotografica. Ogni opera è il risultato di una lunga e complessa elaborazione formale che riguarda sia i soggetti ritratti che il processo di stampa. Le fotografie sono frutto di una serie di passaggi manuali in cui Witkin sperimenta le tecniche più diverse dal graffio allo strappo dei negativi, dall’utilizzo di filtri a varie tipologie di ostacoli posti tra il supporto e l'ingranditore. Le sue composizioni sono ampiamente studiate e create con la massima cura per i dettagli. Le scene sono ricche di rimandi, più o meno espliciti, ai grandi maestri dell’arte da Velasquez a Manet. Witkin affronta le stesse problematiche plastiche e gli stessi ambiti iconografici di questi capolavori, ritraendo e celebrando in atmosfere sublimi i corpi di soggetti ritenuti storicamente non rappresentabili come nani e storpi, androgini ed ermafroditi.


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