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Mostre ed eventi // Pagina 85 di 231
23.09.2013 # 3263
1963 e dintorni.

Daria La Ragione //

1963 e dintorni.

a Milano fino al 27 ottobre 2013

Dal 4 giugno al 27 ottobre 2013 le Gallerie di Piazza Scala di Intesa Sanpaolo ospitano la nuova esposizione monografica 1963 e dintorni. Nuovi segni, nuove forme, nuove immagini.
A cinquant’anni di distanza, il 1963, anno di particolare importanza per l’arte e la cultura in Italia, viene rivisitato attraverso un nucleo di trenta opere della collezione Intesa Sanpaolo in un approfondimento monografico di Cantiere del '900.
In quell’anno, mentre lo sviluppo economico del secondo dopoguerra conosce un momento di rallentamento, il mondo vive segnali contrastanti. La “guerra fredda” spinge papa Giovanni XXIII a richiamare al mondo i valori della pace con l’enciclica Pacem in Terris, tra gli ultimi atti da lui compiuti prima di morire, nel giugno di quell’anno. Il 22 novembre un altro grande protagonista di quel momento storico, il presidente americano John F. Kennedy, viene ucciso nell’attentato di Dallas. I mezzi di comunicazione, sempre più diffusi nella vita quotidiana, contribuiscono decisamente alla trasformazione del modo di vivere. L’arte e la cultura attraversano una fase di grande fermento, come si può constatare nel panorama italiano, al quale la collezione Intesa Sanpaolo specificamente guarda.
Nel settore dell’arte visiva i temi allora al centro dell’attenzione sono quelli del superamento dell’informale, del confronto fra l’attività dei “gruppi” e quella individuale, del rapporto tra arte e tecnologia, attraverso la nuova incidenza dei mezzi di comunicazione di massa.
L’ascesa della Pop Art, che avrà la sua consacrazione europea nella Biennale di Venezia del 1964, è preparata in Italia, in una lettura critica dell’incidenza dei mezzi di comunicazione, dalle iniziative di alcuni gruppi, come gli artisti romani della “Scuola di Piazza del Popolo”, che già nei primi anni Sessanta svolgono una nuova esplorazione pittorica delle “immagini” popolari, o il “Gruppo 70” di Firenze, che riflette sulla relazione fra i nuovi media e i linguaggi dell’arte.
Il superamento dell’informale, sancito da una mostra storica di quell’anno (L’Informale in Italia fino al 1957, curata da Maurizio Calvesi, che ha luogo a Livorno in febbraio) e da interventi critici, come il numero 12 della rivista “Il Verri” (che esce in autunno, sul tema Dopo l’informale), vede contrapporsi posizioni di ricerca visiva fondate sulla strutturazione della “forma”, come nelle iniziative dei componenti del “Gruppo T” e degli altri gruppi di area programmata e cinetica, confluiti all’interno delle mostre di “Nuove Tendenze” (Zagabria, 1961 e 1963), e la configurazione di nuove ipotesi di elaborazioni di “segni”, come nelle proposte degli artisti milanesi del “Gruppo del Cenobio”.
Tra le numerose importanti manifestazioni di quell’anno (IV Biennale d’arte di San Marino; Aspetti dell’arte contemporanea, Castello Visconteo, L’Aquila; La Nuova Figurazione, La Strozzina, Firenze, oltre ad altre mostre in gallerie private), un ruolo particolare ha il convegno di artisti e critici che si svolge a Verucchio, nel corso del quale Giulio Carlo Argan sostiene la scelta delle poetiche di gruppo indirizzate alla progettazione formale, generando reazioni e interventi attraverso i quali si può misurare, in prospettiva storico-critica, la centralità del dibattito allora sviluppatosi. Al di là di esso, emerge la forza delle posizioni individuali, in forza delle quali possiamo oggi comprendere meglio il carattere di quell’epoca.
La mostra si apre con due opere di Piero Manzoni e di Francesco Lo Savio, scomparsi non ancora trentenni in quell’anno, e prosegue con esempi delle diverse situazioni che caratterizzano una fase di trasformazione e rinnovamento.

23.09.2013 # 3269
1963 e dintorni.

Daria La Ragione //

Omaggio a Marcello Avenali 1912 - 1981

Fino al 3 novembre 2013

Si tratta di Ritratto di Anna (1933), olio su tavola e immagine di assorta contemplazione interiore che rimanda alla cultura artistica del Novecento; Villa Borghese (1938), veduta romana di intensa tensione lirica ed espressiva che denota la successiva adesione dell’artista alla Scuola Romana; Angelina (1953), olio su tela che introduce un rinnovamento profondo del suo linguaggio espressivo, essendo già presente, pur nella forza del colore, quel delicato momento di transizione dalla figurazione all’astrazione che interessa il percorso artistico di Avenali, e in genere la pittura italiana, alla metà del secolo XX.
I tre lavori oggetto della recente donazione vengono esposti accanto a quelli già esistenti nella collezione storica del museo, risultato di precedenti acquisizioni presso le occasioni espositive romane e ad alcuni altri attentamente selezionati dal ricco Archivio di famiglia, come il Ritratto di Renata, la moglie dell’artista in un’intensa immagine degli anni Quaranta, Sinfonia notturna, arazzo degli anni Settanta rappresentativo del periodo astratto, Struttura, scultura in ferro esemplificativa della ricerca tridimensionale che integra l’attività.
Un totale di diciassette preziose opere che costituiscono una testimonianza significativa dell’intera produzione di Marcello Avenali, consentendo di leggere con assoluta coerenza il percorso dell’artista tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta del Novecento.
Nato il 16 novembre 1912 in un contesto familiare dove il padre scultore, il nonno materno pittore, il nonno paterno architetto lo avvicinano al mondo dell’arte, Marcello Avenali è stato inesauribile sperimentatore di vie espressive e di soluzioni tecniche, artista presente nelle principali occasioni espositive nazionali e con interessanti esperienze a livello internazionale, insegnante appassionato al suo mestiere così da farne ragione di vita nell’insegnamento presso l’Accademia di Belle Arti di
Roma dove, al pari degli allievi, mise a disposizione la grande esperienza maturata.
Un apparato documentario, messo a disposizione dall’Archivio Marcello Avenali e dalla Fondazione La Quadriennale di Roma, completa l’esposizione fornendo - con fotografie, lettere, ricordi, disegni e bozzetti, e altro ancora - il quadro di un artista e di un’epoca.

23.09.2013 # 3268
1963 e dintorni.

Daria La Ragione //

IL VOLTO DEL '900 DA MATISSE A BACON. CAPOLAVORI DAL CENTRE POMPIDOU

a Milano fino 19 gennaio 2013

La storia della rappresentazione della figura umana dall'Antico Impero egiziano ad oggi è al tempo stesso lunga e complessa e la selezione di opere provenienti dal Centre Pompidou di Parigi, esposte nel piano nobile di Palazzo Reale, racconta, attraverso una serie strepitosa di icone della pittura e scultura del XX secolo, un periodo fondamentale per l'evoluzione del concetto stesso di ritratto e autoritratto, messo in discussione e trasformato dai più celebri maestri dell'epoca, in seguito ai grandi cambiamenti della società e alle tragedie della storia umana.
La mostra, promossa dal Comune di Milano – Cultura, prodotta da Palazzo Reale con MondoMostre e Skira editore in collaborazione con il Centre Pompidou di Parigi e curata appunto da uno dei suoi conservatori, Jean-Michel Bouhours, presenta oltre ottanta straordinari ritratti e autoritratti, capolavori assoluti di artisti celebri come Matisse, Bonnard, Modigliani, Magritte - il cui celeberrimo Lo stupro con il volto-nudo femminile è l'immagine della rassegna - Music, Suzanne Valadon, Maurice de Vlaminck, Severini, Bacon, Delaunay, Brancusi, Julio Gonzalez, Derain, Ernst, Mirò, Leger, Adami, De Chirico, Picasso, Giacometti, Dubuffet, Fautrier, Baselitz, Marquet, Tamara de Lempicka. Accanto a loro, nomi meno noti al grande pubblico - Kupka, Raoul Dufy, André Masson, Max Beckmann, Henry Le Fauconnier, Emile Othon Friesz, Jacques Villon, Joseph Csaky, Henry Laurens, Juan Gris, Martial Raysse, Henry Manguin, Boris Grigorieff, Auguste Macke, Marie Laurencin, Cassandre, Erro, autori anch'essi di opere magistrali, spesso mai esposte in Italia, di eccezionale qualità pittorica e artistica, che entrano a pieno titolo nella rappresentazione di quella evoluzione del genere ritratto avvenuta nel corso del Novecento.


23.09.2013 # 3266
1963 e dintorni.

Daria La Ragione //

DA DONATELLO A LIPPI

a Prato fino al 13 gennaio 2014

Una grande mostra fa rivivere uno dei momenti magici dell'intera storia dell'arte italiana, quello vissuto nel Quattrocento dalla città di Prato quando qui operarono molti tra i maggiori artisti italiani dell'epoca.
Per "Da Donatello a Lippi. Officina Pratese", curata da Andrea De Marchi e da Cristina Gnoni Mavarelli, tornano in città capolavori creati in quegli anni e oggi dispersi in musei di mezzo mondo. La mostra è promossa dal Comune di Prato, con il sostegno della Fondazione Cassa di risparmio di Prato.
Intorno alla fabbrica della prepositura di Santo Stefano (poi cattedrale) presero forma imprese memorabili, da annoverare fra gli episodi più singolari ed affascinanti del primo Rinascimento. Per il pulpito destinato a mostrare la reliquia della Sacra Cintola, per gli affreschi della cappella dell'Assunta e della cappella maggiore, per altri arredi vennero chiamati artisti della grandezza di Donatello, Michelozzo, Maso di Bartolomeo, Paolo Uccello e Filippo Lippi. A loro va aggiunto il figlio di fra Filippo, Filippino, che da Prato prese le mosse e a Prato tornò a lavorare da anziano.
La mostra vuole offrire, attraverso una scelta di opere tutte di grande qualità, alcuni squarci di luce su queste personalità, per aiutare a capire meglio quanto a Prato di loro è rimasto. Al tempo stesso si prefigge alcune operazioni esemplari di ricostruzione di opere che erano a Prato e che sono state smembrate, riunendo predelle e pale ora divise fra i musei pratesi e le collezioni straniere.

23.09.2013 # 3265
1963 e dintorni.

Daria La Ragione //

Leonardo Da Vinci. L'uomo universale

a Venezia fino al 1 dicembre 2013

Dal 29 agosto fino al 1 dicembre 2013 la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Venezia e dei comuni della Gronda lagunare, diretta da Giovanna Damiani, presenta la mostra “Leonardo Da Vinci. L’Uomo universale” alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, organizzata da MondoMostre e a cura del Direttore del Gabinetto dei Disegni Annalisa Perissa.
Per la prima volta, dopo trent’anni – l’ultima è stata nel lontano 1980 – avremo l’occasione di vedere esposto l’intero fondo di eccezionali fogli autografi del maestro di Vinci, conservato nella raccolta grafica delle veneziane Gallerie dell’Accademia dal 1822, 25 opere grafiche di norma mai visibili al pubblico. Accanto a questo nucleo straordinario vengono affiancati altri 27 preziosi fogli, prestigiosi prestiti di musei italiani, presenti con la Biblioteca Reale di Torino, gli Uffizi di Firenze, la Galleria Nazionale di Parma, ed internazionali, dalle maggiori raccolte straniere: le collezioni Reali di Windsor Castle, il British Museum di Londra, il Musée du Louvre, l’Ashmolean Museum di Oxford.
Una mostra imperdibile che si può ammirare una sola volta in una generazione. Per un motivo oggettivo: i disegni, prima e dopo l’esposizione pubblica devono necessariamente ritornare, per molti anni, al buio assoluto dei caveaux climatizzati nei quali sono opportunamente custoditi. È una regola imposta dalla priorità che deve essere giustamente data alla conservazione di opere fragilissime e preziosissime.

23.09.2013 # 3264
1963 e dintorni.

Daria La Ragione //

La Cina Arcaica (3.500 a.C. - 221 a.C.)

a Roma fino al 20 marzo 2014

La mostra rientra nel quadro dell’accordo di Stato sul partenariato per la promozione del patrimonio culturale tra Italia e Cina, siglato dai rispettivi Ministri della Cultura nell’ottobre 2010 e prevede lo scambio di spazi museali permanenti dedicati alle rispettive culture. Dopo “Spazio Italia” che ha inaugurato lo scorso luglio presso il National Museum of China a Pechino con la mostra, da poco conclusasi, “Il Rinascimento a Firenze. Capolavori e Protagonisti”, apre dunque lo spazio espositivo gestito dall’Amministrazione Statale per il Patrimonio Culturale della Repubblica Popolare Cinese.
“La Cina Arcaica” è il frutto di due anni di lavoro e presenta al pubblico circa 150 preziosi manufatti provenienti da collezioni della Provincia dello Shanxi, dello Shandong, dell’Hubei e del Sichuan. Si tratta di tesori datati dai 2 mila ai 5 mila anni fa. Alcuni di essi non sono mai stati esposti in Italia, come ad esempio, la testa di bronzo con maschera d’oro dallo Sanxingdui Museum e le campane di bronzo appartenute agli Sui nell’epoca degli Stati Guerrieri. Attraverso questi preziosi reperti si potrà conoscere il percorso storico della Civiltà cinese da 5 mila anni fa fino alla prima unificazione sotto l’Imperatore Qin nel 221 a.c. Osservando ogni singolo manufatto si potrà immaginare il lusso e la ricchezza, restando ammirati dal livello di tecnologia raggiunto e dall’alone di mistero che li circonda.

La mostra è suddivisa in cinque parti: la nascita della civiltà, l’avvento del regno, i sacrifici per gli Dei e gli antenati, la musica legata alle cerimonie, e l’epoca degli Stati Guerrieri. Di ogni epoca il pubblico riuscirà a conoscerne gli aspetti più caratteristici, così da avere un quadro storico e culturale accurato di quel leggendario periodo.

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