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Mostre ed eventi // Pagina 74 di 231
29.01.2014 # 3446
SOFT PICTURES

Daria La Ragione //

SOFT PICTURES

a Torino fino al 23 marzo 2014

La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta, dal 22 ottobre 2013 al 23 marzo 2014, Soft Pictures, mostra collettiva dedicata all'uso del medium tessile nell'arte contemporanea, a cura di Irene Calderoni. Storicamente posto al confine tra arti liberali e arti applicate, l’uso del tessuto come materiale per creare immagini artistiche è oggi ripreso dagli artisti nelle sue molteplici valenze, storiche, politiche, sociali e simboliche, una ricca trama di significati di cui questa mostra rende conto.

Come prodotto del lavoro umano, fusione perfetta di tecnica e invenzione, grande maestria e impegnativa applicazione, l’arte tessile può sembrare lontana dall’approccio concettuale di tanta arte del nostro tempo, ma sono proprio questi aspetti che divengono centrali nel recupero odierno di questa tradizione. Al tempo dell’immagine digitale, scegliere il tessuto come materiale e antiche tecniche per lavorarlo diviene il primo gesto significante, un gesto forte, che riapre un campo di possibilità espressive per l’arte. Il tessuto è impiegato dagli artisti per riflettere sulle nozioni di tradizione, di memoria, di folklore: là dove l’opera d’arte non ha un autore definito, ma porta in sé la ricchezza di un’intera cultura, di innumerevoli mani e menti che l’hanno forgiata nei secoli, tramandandone l’arte fino a noi. Ma il legame con la cultura di un popolo e di un’epoca richiama anche le connotazioni politiche e sociali di questi manufatti: il lavoro umile e domestico, prettamente femminile e funzionale alle esigenze private, è l’altra faccia di un’arte che arriva a rappresentare la ricchezza e la potenza delle corti europee. Funzione e decorazione, design e arte, tradizione e modernità: tra questi diversi poli si muovono gli artisti in mostra per riflettere sull’immagine e sul materiale stesso come concentrazione di tensioni e simboli differenti.

29.01.2014 # 3451
SOFT PICTURES

Daria La Ragione //

GEMME DELL'IMPRESSIONISMO

a Roma fino al 23 febbraio 2014

La mostra Gemme dell’Impressionismo. Dipinti della National Gallery of Art di Washington, nasce dall’incontro e dalla collaborazione di due grandi istituzioni, Roma Capitale - Assessorato Cultura, Creatività e Promozione Artistica, e la National Gallery of Art di Washington.
Verso la fine degli anni ‘20 del XX secolo, uno dei massimi esponenti del capitalismo statunitense, imprenditore e banchiere, Andrew W. Mellon, avviò quella che sarebbe poi diventata una delle collezioni d’arte più importante al mondo, con l’ambizione di abbracciare il meglio dell'arte europea dal medioevo al XVIII secolo. Dopo la sua morte, 1937, a raccogliere la sua eredità furono i figli, Paul ed Ailsa, i quali coltivarono la stessa passione del padre, arricchendo quella che a noi oggi è nota come Collezione Mellon ed è conservata, a seguito di una donazione, presso la National Gallery of Art di Washington.
Gli artisti francesi in genere e quelli impressionisti e postimpressionisti in particolare, hanno sempre avuto una grande preminenza nella collezione Mellon, non a caso ne annovera i capolavori più eloquenti. Ad occupare gli spazi espositivi del Museo dell’Ara Pacis di Roma saranno infatti artisti quali Manet, Monet, Degas, Renoir, Boudin, Pissarro, Bonnard, Toulose-Lautrec, Cèzanne, Gauguin, Van Gogh e Seurat.
La mostra realizza un focus sulle opere impressioniste e postimpressioniste della Collezione. È così che nasce un percorso espositivo unico nel suo genere, e reso possibile grazie al prestito di ben 68 opere, con l’intento di presentare al grande pubblico non una mostra qualunque di artisti impressionisti e postimpressionisti, ma una mostra che ambisca a comunicare un punto di vista diverso ed esclusivo, ovvero quello di una collezione d’arte privata, dunque opere acquisite secondo un’idea ed un gusto, del tutto personale quale quello del collezionista, filtrato, intimo, ma con la forza comunicativa che solo i grandi capolavori possiedono.


29.01.2014 # 3450
SOFT PICTURES

Daria La Ragione //

titolo

a Roma fino al 28 settembre 2014

Più di 200 opere di oltre 70 artisti e architetti dalla collezione del MAXXI
in una mostra che mette in dialogo arte e architettura

Christian Boltansky, Elisabetta Benassi, Maurizio Cattelan, Alberto Campo Baeza, Teddy Cruz, Giancarlo De Carlo, Gilbert&George, Alfredo Jaar, Ilya ed Emilia kabakov, Paul Mccarthy, Nobuyoshi Araki, Tony Oursler, Adrian Paci, Michelangelo Pistoletto, Gerhard Richter, Aldo Rossi, Doris Salcedo, Carlo Scarpa, Superstudio, Lara Favaretto, Toyo Ito, Vedovamazzei, Kara Walker, Lawrence Wiener, Cino Zucchi e molti altri. Sono solo alcuni degli artisti e architetti protagonisti della grande mostra che il MAXXI dedica alla sua collezione.
La mostra si articola e si anima intorno a parole e temi universali, che appartengono alla vita di ciascuno di noi: città e ambiente, gioia e dolore, politica e ideologia, fisicità e intimità, teatro e performance. I lavori sono stati scelti rispondendo a queste suggestioni, senza tuttavia voler realizzare sezioni chiuse, lasciando lo spettatore libero nelle sue interpretazioni.
Sulle pareti delle sale, i temi affrontati dalla mostra verranno sottolineati da titoli poetici: La stanza del genio, Il teatro del mondo, La città tra ordine e caos, Il corpo in azione, Miracoli di infrastrutture, Oltre la prigione, Il paese dei sogni, La verità a giudizio, Co-abitare e Alla fine la luce; questi titoli incoraggeranno gli spettatori ad interpretare le opere esposte con libertà e immaginazione.


29.01.2014 # 3449
SOFT PICTURES

Daria La Ragione //

ALESSANDRO ANSELMI. Figure e frammenti

a Roma fino al 16 marzo 2014

In mostra oltre 100 disegni, modelli, acquarelli dei progetti presenti nella collezione del MAXXI Architettura, generosamente donati dall’architetto, che raccontano il suo lavoro dagli anni Sessanta al 2002.
Cinque sono gli ambiti tematici che guidano il pubblico in un percorso espositivo nel quale la dimensione del progetto continuamente sconfina in quella personale dell’architetto: Il sogno dell’architettura, Geometrie della memoria, Figure del moderno, Recinti e frammenti,Nature geometrizzate.
Tra i progetti esposti, il cimitero di Parabita in Puglia del 1967, l’Archivio di Stato di Firenze (1972) e, per Roma, la sistemazione di Piazza dei Navigatori (2000), l’edificio polifunzionale del Parco Tecnologico Industriale Tiburtino (2002) e quello presso la Stazione di San Pietro (2002).
La mostra mette in luce la figura di un architetto per certi versi radicale, pienamente inserito nelle dinamiche del dibattito contemporaneo ma anche, per il suo sguardo attento alla storia, fortemente sensibile alle logiche e ai suggerimenti del luogo e del contesto, con un’attenzione peculiare alla tradizione romana. Un lato intimo, quasi onirico, dal quale affiora una riflessione sull’architettura e sulle sue forme intessuta di suggestioni metafisiche.


29.01.2014 # 3448
SOFT PICTURES

Daria La Ragione //

Gabriele Basilico. Fotografie dalle collezioni del MAXXI

a Roma fino al 30 marzo 2014

“Quello che mi interessa in modo costante, quasi ossessivo,
è il paesaggio urbano contemporaneo, il fenomeno sociale ed estetico
delle grandi, rapide, incontenibili trasformazioni in atto nelle città del pianeta”.
Gabriele Basilico
Oltre 70 fotografie provenienti dalle collezioni del MAXXI Arte e del MAXXI Architettura per raccontare la lunga e felice collaborazione tra il museo e uno dei massimi interpreti della fotografia di architettura in Italia: il MAXXI rende così omaggio a Gabriele Basilico, un grande maestro che attraverso le sue fotografie ha saputo offrire suggestioni, riflessioni, visioni proprie di un grande artista.
Dalle immagini dello stretto di Messina realizzate per il progetto Atlante Italiano del 2003, alle foto del cantiere del MAXXI per Cantiere d’Autore del 2009, fino agli splendidi scatti dedicati alla mostra di Luigi Moretti che ha inaugurato il museo nel maggio 2010, la mostraGabriele Basilico. Fotografie dalle Collezioni del MAXXI ricostruisce, attraverso le numerose committenze realizzate, una vera e propria biografia del MAXXI oltre che la storia di una felice collaborazione.
In mostra anche una serie di fotografie tratte dai lavori più significativi del percorso artistico di Basilico, come le celebri immagini di Beirut dopo la guerra e una serie di ritratti di città italiane che testimoniano la sua straordinaria capacità di leggere il paesaggio urbano.
Completa l’esposizione anche un film-documentario inedito di Amos Gitai dedicato al fotografo: una lunga intervista in cui Basilico racconta il suo lavoro e che viene presentata in anteprima al MAXXI proprio in occasione della mostra.

29.01.2014 # 3447
SOFT PICTURES

Daria La Ragione //

Igor Grubic - Angels With Dirty Faces

a Milano fino al 30 marzo 2014

La galleria Laveronica di Modica è orgogliosa di ospitare per la prima volta in Italia la personale dell’artista croato Igor Grubić dal titolo Angels with dirty faces.
Mentre si trovava a Belgrado nell’ottobre del 2000, Igor Grubić venne a sapere che i minatori del bacino minerario di Kolubara erano scesi in sciopero e alcune migliaia di persone si erano unite a loro per sostenerne la protesta. Questo evento segnò l’inizio della fine del regime di Milošević. Sul piano simbolico questo fatto coincise con la fine di un secolo e, al contempo, con quella del socialismo sul territorio dell’ex Iugoslavia.
Dal momento che il 50% dell’energia elettrica utilizzata in Serbia era prodotta da quella miniera, i minatori poterono influenzare il corso degli eventi politici e sociali del paese, prendendo
consapevolezza della loro forza e coalizzandosi.
Ispirato da questo evento, l’artista decise di realizzare un’opera espressamente per il Museo di Arte Contemporanea di Belgrado. Iniziò dunque a incontrare i minatori per discutere di arte, e in particolare di cinema. I suoi interlocutori avevano familiarità soprattutto con i film di Kusturica, la maggior parte dei quali era ricca di elementi surrealisti che simboleggiavano la libertà creativa.
Grubić esaminò poi Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders con uno dei leader sindacali a capo della protesta. Il film diventa così la chiave di interpretazione dell’opera: per aiutare il genere umano, un angelo scende fra la gente e trova altri angeli arrivati sulla Terra prima di lui.
Scegliendo di rimanere sulla Terra, questi angeli rinunciano alle ali (l’immortalità) e diventano minatori.
Il titolo dell’opera si riferisce alla situazione paradossale vissuta in questa regione negli anni
Novanta: da una parte i minatori, onesti e indefessi lavoratori, con le mani e la coscienza pulita, che vivevano al limite della povertà, e dall’altra i politici e i governanti corrotti, che – mossi dalla sete di potere e di loschi guadagni – perpetravano violenze quando invece avrebbero dovuto dare il buon esempio.

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