Lucio Pozzi [Milano, 1935] sarà protagonista di una “pitturazione” che si svolgerà il 10 maggio dalle ore 12:00 fino alle ore 20:00 (le “assurde otto ore di ufficio” svolte dalla maggior parte delle persone), dando prova dei temi che da oltre un decennio ricorrono nella pittura dell’artista: l’atto stesso del dipingere e la sua estensione teatrale. In questo senso, Il Sogno Bianco di Pozzi non è solo un quadro ma anche un evento; il titolo scelto dall’artista si pone come un ossimoro, perché l’opera è dipinta con del colore nero: «Forse questo titolo addita all’importanza degli spazi negativi fra le forme nere, ma può anche alludere al vuoto trascendente che si intreccia nella nostra esistenza piena di detriti».
Dall’ossimoro all’agone: al MAC di Lissone Pozzi si cimenterà con una tela alta due metri e lunga dieci, gigantismo che sancisce una sfida con se stesso (non finalizzata a stupire o dimostrare alcunché), “condizione estrema” che permetterà all’artista di far fluire in diretta pensieri e sensibilità, senza remore o filtri. La grande tela verrà dipinta in pubblico, mettendo così a nudo il conflitto amoroso che intercorre fra il pittore e lo spettatore.
L’evento pittorico non coinvolgerà soltanto Pozzi, ma anche altri artisti, musicisti e spettatori. Nell’arco delle otto ore di “pitturazione”, Stefano Castagna e Luca Formentini produrranno suoni per mezzo di strumenti da loro costruiti, e allo scoccare di ogni ora riceveranno la visita di altri musicisti – Pino Dieni, Roberto Zorzi, Maddalena Fasoli Max Foti, Vittorio Guindani – che collaboreranno alla produzione sonora. Alla mezza di ogni ora, una persona scelta tra il pubblico sarà invece invitata a piantare un chiodo all’interno delle campiture nere dipinte sulla tela per appendervi un piccolo quadro fatto pervenire da otto artisti amici di Pozzi. Attraverso il pubblico si stabilirà un’imprevedibile collaborazione con le opere di Luca Bertolo, David Lindberg, Filippo Manzini, Maria Morganti, Albano Morandi, Luca Pozzi, Lorenza Sannai e Lynn Umlauf.
L’ambiente nel quale si svolgerà l’azione sarà considerato parte integrale dell’opera: fruibile nel suo aspetto disadorno, con le tracce di allestimenti precedenti e lasciando a vista le prese elettriche, gli estintori e la segnaletica di servizio. Nella sala verranno sparse alcune sedie, atte a formare piccoli nuclei di conversazione, nei quali gli spettatori si potranno accomodare per riposare o chiacchierare.
L’andirivieni e le voci delle persone presenti in sala concorreranno in pari modo a definire l’evento in “corso d’opera”, che sarà registrato e proiettato nelle quattro settimane successive alla serata inaugurale.