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Mostre ed eventi // Pagina 52 di 231
30.09.2014 # 3860
memoMI. La memoria di Milano

Daria La Ragione //

memoMI. La memoria di Milano

online fino al 31 dicembre 2014

memoMI è un museo virtuale della memoria di Milano; un progetto innovativo che nasce da un lavoro di ricerca condotto in collaborazione con archivi pubblici e privati per raccogliere materiale video sulla storia della città, ad accesso libero sulla web tv di www.memomi.it

memoMI è anche produttore di eventi per riscoprire il patrimonio storico-culturale milanese. Il primo appuntamento è in programma giovedì 25 settembre, alle 20.30, al Piccolo Teatro Grassi, con la serata dedicata a Dino Risi milanese.

La memoria di Milano ha una nuova casa. Nasce memoMI, un museo virtuale della storia del Novecento milanese.
memoMI è un progetto innovativo promosso dall’Associazione Chiamale Storie, con il sostegno della Fondazione Pasquinelli, il patrocinio del Comune di Milano, di Regione Lombardia, dell’Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della Provincia di Milano, sviluppato da 3D Produzioni, che nasce da un lavoro di ricerca condotto in collaborazione con gli archivi pubblici e privati per raccogliere saperi e memorie che altrimenti sarebbero andati persi.
Tutti i materiali video sono ospitati da un web tv sul sito internet www.memomi.it, a cui gli utenti possono accedere in maniera facile e gratuita e, in un prossimo futuro, si potranno trovare all’interno di postazioni internet, installate nei punti della città a maggior fruizione per i cittadini, come biblioteche, musei, info point.
Si può così visitare la città accompagnati da Pier Paolo Pasolini, Alberto Savinio, Anna Maria Ortese, Giovanni Verga, rileggere le vicende di chi ha scritto la grande storia di Milano, come la matematica Maria Gaetana Agnesi, gli artisti Giuseppe Arcimboldo, Francesco Hayez, Giuseppe Pellizza da Volpedo, o la protagonista del Risorgimento italiano, Cristina Trivulzio e la fondatrice del Partito Socialista Italiano, Anna Kuliscioff. Non mancano approfondimenti sui personaggi del Novecento, come la signora dell’alta moda, Jole Veneziani, la designer grafica Lora Lam; e ancora sugli architetti e i designer, quali Ettore Sottsass, Vico Magistretti, Gae Aulenti, Achille Castigioni, Vittorio Gregotti, Alessandro Mendini e altri, il cui stile e le cui idee innovative sono state ambasciatrici della milanesità nel mondo.
memoMI ricostruisce l’avventura della grande industria - Alfa Romeo, Breda, Innocenti, Pirelli -, gli episodi di cronaca nera che hanno segnato la storia della città, di fenomeni sociali come l’affermazione del ruolo delle donne, e ripercorre anche l’evoluzione della metropoli, dai suoi luoghi più nascosti - i bagni sotterranei di piazza Oberdan, i bagni Diana, la Casa del Sole, il Brefotrofio, il Rifugio 87 - ai momenti che ne hanno caratterzzato la storia antica - il Barbarossa, le Nozze del Moro, le Cinque giornate - e quella più recente - i funerali di Verdi, le Esposizioni del 1881 e del 1906, la nascita del Corriere della Sera.

11.10.2014 # 3867
memoMI. La memoria di Milano

Daria La Ragione //

HOPPERIANA

A Milano fino al 28 novembre 2014

La mostra vede protagonisti tre importanti artisti quali Luca Campigotto, Gregory Crowdson e Richard Tuschman che attraverso le quindici opere esposte , si confrontano in modo diretto con l’opera dell’artista Edward Hopper, ispirandosi ai suoi silenziosi e quanto mai realisti dipinti. Dall’unione dei luoghi emblematici della città americana quali ristoranti, teatri, cinema ed uffici, sino ai distributori di benzina e agli interni semideserti con l’esigua presenza di figure, perlopiù femminili, in atteggiamenti riflessivi e meditabondi, quasi lontani dalla realtà in cui si trovano, l’artista crea dipinti dalle atmosfere solitarie e pacate, che suggeriscono immobilità e rassegnazione. Sia nelle scene urbane che nei dipinti d’interni, la luce chiara, quasi aurorale, assume un ruolo importante: posandosi sui soggetti e gli ambienti ritratti, dona ai dipinti un alone di sospensione che mitiga il sentore di alienazione che spesso traspare dalle scene ritratte. Ciò che ritrae Hopper non è soltanto la malinconia e la solitudine di un’intera società, quella americana degli anni ’50, ma nelle sue opere rappresenta la noia, il rimpianto e il silenzio che regnano nell’animo umano con la pacatezza e la sensibilità frutto di una luce che mitiga gli interni bui e la desolazione dei paesaggi industriali presenti spesso sullo sfondo delle opere.

11.10.2014 # 3866
memoMI. La memoria di Milano

Daria La Ragione //

GLITCH - Interferenze tra arte e cinema in Italia

a Milano fino al 6 gennaio 2015

La mostra, a cura di Davide Giannella, è un'ampia panoramica dedicata ad uno dei temi più dibattuti dell'arte contemporanea: arte o cinema? Per rispondere abbiamo radunato 50 artisti italiani delle ultime generazioni, con l'obiettivo di esplorare le relazioni di linguaggio e contesto tra due questi due diversi mondi.

 

Il passaggio al digitale, la condivisione su vasta scala di immagini drammatiche come quelle dell' 11 Settembre e la nascita di youtube.com hanno contribuito negli ultimi quindici anni ad allargare quell’area di confine in continua evoluzione chiamata Art Cinema. Per esplorare questo universo la mostra parte dall'idea di storytelling, di rifrazione tra narrativa lineare e non lineare, tra verità e finzione, ma anche l'idea di ricerca attorno all’atto di guardare e di montare storie: elementi fondanti del cinema e trame dell’arte recente, ma soprattutto strumenti nella creazione di miti e immaginari attraverso differenti linguaggi.

 

Il titolo prende a prestito un termine del linguaggio dell'elettronica: il glitch è una distorsione, un’interferenza non prevista all’interno di una riproduzione audio o video, un’onda breve e improvvisa che dura un istante e poi si stabilizza. Un momento inatteso che può diventare rivelatore, come le opere di questa mostra, tracce in un territorio i cui confini sono in costante definizione, sfumati tra diversi sistemi critici di produzione, distribuzione e fruizione.

 

GLITCH si sviluppa su tre livelli principali che si muovono intorno all'idea di opera filmica.

 

Il primo livello, quello cinematografico, trasforma il PAC in un multisala: 64 film d’artista sono stati suddivisi in due programmi, che verranno proiettati a giorni alterni all’interno di tre mini-cinema realizzati ad hoc per la mostra. Le opere, raccolte in serie e per temi, avranno soprattutto carattere narrativo: produzioni di artisti che lavorano nella cornice dell’arte contemporanea o meta-film, appartenenti all’ampia categoria del cinema sperimentale.

 

Il secondo, quello delle installazioni, contiene opere che instaurano relazioni con il linguaggio e l’immaginario cinematografico e funzionano come declinazioni, traduzioni o presupposti dei lavori filmici.

 

Il terzo,  di approfondimento, proporrà performance come dispositivi dal vivo di immagini in movimento che creano relazioni con elementi specifici del cinema, insieme a proiezioni monografiche dedicate a singoli autori.



30.09.2014 # 3861
memoMI. La memoria di Milano

Daria La Ragione //

Marc Chagall. Una retrospettiva 1908-1985

a Milano fino al 1 febbraio 2014

“Gli uomini frettolosi di oggi sapranno penetrare nella sua opera, nel suo universo?” è la domanda che si pone Marc Chagall nel 1947 scrivendo la postfazione dell’autobiografia della moglie Bella, che l’ha lasciato “nelle tenebre” morendo all’improvviso tre anni prima.

Ma è una domanda che è lecito porsi anche per la sua opera, quella di un artista che parla un linguaggio così universale da essere amato da tutti, giovani e vecchi, uomini e donne, intellettuali e uomini della strada, e da tutti conosciuto e riconosciuto e che, tra tutti gli artisti del '900, è rimasto fedele a se stesso pur attraversando un secolo di guerre, catastrofi, rivoluzioni politiche e tecnologiche.

La mostra Marc Chagall. Una retrospettiva 1908-1985 è promossa dal Comune di Milano-Cultura,è organizzata e prodotta da Palazzo Reale, 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, Arthemisia Group e GAmm Giunti, è ideata da Claudia Zevi & Partners e curata da Claudia Zevi con la collaborazione di Meret Meyer.

Il percorso scientifico nasce da un interrogativo e da un’esigenza: da una parte il tentativo di capire quale fu la forza che permise a un pittore che pure sperimentò i linguaggi di tutte le avanguardie, di rimanere sempre così coerente con se stesso, sempre curioso di tutto ciò che lo circondava, sviluppando un linguaggio immediatamente riconoscibile alle persone di qualunque età e di qualunque stato sociale; dall’altra, l’esigenza di individuare nell'opera di Chagall, il segreto della poesia di quest'uomo fragile che pure seppe mantenersi sempre fedele alla propria tradizione e, insieme, alla propria umanità in un mondo scosso da catastrofi indicibili e fino ad allora inimmaginabili.

La mostra che si aprirà il 17 settembre a Palazzo Reale di Milano è la più grande retrospettiva mai dedicata in Italia a Marc Chagall, con oltre 220 opere – prevalentemente dipinti, a partire dal 1908, data in cui Chagall realizzò il suo primo quadro, Le petit salon, fino alle ultime, monumentali opere degli anni ‘80 – che guideranno i visitatori lungo tutto il percorso artistico di Marc Chagall, accostando, spesso per la prima volta, opere ancora nelle collezioni degli eredi, e talvolta inedite, a capolavori provenienti dai maggiori musei del mondo, quali il MoMa, il Metropolitan Museum di New York, la National Gallery di Washington, il Museo Nazionale Russo di S. Pietroburgo, il Centre Pompidou, oltre a 50 collezioni pubbliche e private che hanno generosamente collaborato.

Il tema dell’esposizione è dunque centrato su una nuova interpretazione del linguaggio di Chagall, la cui vena poetica si è andata costruendo nel corso del ‘900 attraverso la commistione delle maggiori tradizioni occidentali europee: dall’originaria cultura ebraica, a quella russa, all’incontro con la pittura francese delle avanguardie.

30.09.2014 # 3859
memoMI. La memoria di Milano

Daria La Ragione //

ACTION : SPACE

a Milano fino al 1 novembre 2014

La stagione espositiva autunnale della Fondazione Rivolidue di Milano (via Rivoli 2) si apre con la collettiva, in programma dal 26 settembre al 1° novembre 2014, di Emily Hawes (Sussex, UK, 1990), Chloë Iza Manasseh (Londra, 1990) e Maria Teresa Ortoleva (Milano, 1990), diplomate al Master in Arte della Slade School of Fine Art (University College London), una delle scuole d’arte più prestigiose al mondo, fondata nella seconda metà del XIX secolo.

Rivolidue continua così la sua missione di promuovere e documentare il percorso di artisti emergenti, curatori e creativi in genere, stringendo legami con le istituzioni pubbliche territoriali e internazionali.

La mostra, dal titolo ACTION : SPACE, ruota attorno a una citazione del filosofo francese Henri Bergson tratta dal libro Materia e Memoria che recita “La percezione è signora dello spazio nella stessa misura in cui l'azione è signora del tempo”.

Il concetto di percezione dello spazio muove l'interesse delle tre artiste, sviluppandosi attraverso l’indagine del paesaggio, dello spazio digitale e di quello virtuale. Considerando la nozione di esperienza come nodo imprescindibile, l’esposizione rifletterà su come uno spazio reale dia forma a una percezione, e come questa si traduca in creazione attraverso il disegno, la pittura e il video.
La mostra presentarà un percorso che si articola e sviluppa tra le proiezioni digitali e i disegni di Maria Teresa Ortoleva, i dipinti di Chloë Iza Manasseh, le strutture scultoree composite e i video di Emily Hawes.

Intervenendo sullo spazio espositivo e integrandosi tra loro, le opere metteranno in dialogo diversi livelli di fisicità che caratterizzano il lavoro delle artiste creando momenti di contrasto e altri di chiarezza all’interno dello spazio collettivo.
La partecipazione del pubblico sarà essenziale affinché le opere possano superare la propria materialità, risvegliando in ciascun visitatore la coscienza della percezione dello spazio che si attiva, come affermava Bergson, nell’interazione tra le cose presenti e la memoria personale.

30.09.2014 # 3858
memoMI. La memoria di Milano

Daria La Ragione //

SENDAI CITY. Alla fine del futuro

a Merano fino al 11 gennaio 2014

Dal 26 settembre 2014 all’11 gennaio 2015, Merano Arte ospita il progetto di Marco Bolognesi, Sendai City. Un percorso concepito dall’artista, nato a Bologna nel 1974, per guidare il visitatore alla fine del futuro, in una megalopoli post-moderna, conflittuale e decadente, un non-luogo abitato da cyborg, governato dalle multinazionali e creato da un’intelligenza artificiale.

Il museo di Merano si trasformerà in Sendai City, una città-stato situata sul pianeta Caliban, dove il mondo (ormai ridotto a un’unica immensa capitale), è governato da una multinazionale, la Sendai Corporation, a capo della quale c’è il Grande Cervello.

La mostra, curata dal direttore artistico di Merano Arte, Valerio Dehò, ricostruisce questo scenario futuribile grazie a modellini, plastici, dee femminili, proiettori fatti da decine e decine di pezzi di meccano, offrendo un’esperienza a 360 gradi grazie anche a immagini “live” della città ripresa dall’alto e alla realtà aumentata accessibile attraverso tablet di ultima generazione.

Marco Bolognesi presenta un mondo ipertecnologico, colmo di omaggi a partire dal nome Ono-Sendai, la multinazionale giapponese che compare in Burning Chrome, un racconto del 1982 di William Gibson, uno dei padri fondatori del cyberpunk, e citazioni, come la tecnica scelta dall’artista per riprodurlo: il collage. Tecnica che consente di creare sculture utilizzando pezzi di giocattolo, scomporre e rimontare vecchi B-movie, inventare nuovi personaggi che rimandano ai fumetti, secondo il più puro pensiero cyberpunk.

Il risultato è una storia affascinante che occuperà due piani del museo e che avrà come punto centrale la grande installazione site specific (9 metri quadrati) che dialoga con un secondo livello di realtà aumentata, percepita attraverso l’uso di tablet. Il visitatore ha così l’opportunità di scoprire un extra-mondo, un secondo livello di spazio urbano, semplicemente puntando lo schermo verso le diverse angolazioni della stanza.
Il pubblico conoscerà i momenti più importanti di questa storia, dalla causa iniziale, la corsa agli armamenti che innesca il conflitto e che porta a un mondo collassato dove le Nazioni, ormai senza alcun potere, vengono rimpiazzate da una sola multinazionale governata dal Grande Cervello, alla popolazione, con tre tipi di esseri: i mutanti, i cyborg e gli umani, ai quali si aggiungono numerose schiere di robot. La polizia, l’esercito e tutta la nomenclatura della Repubblica Sendai sono costituiti da cyborg e robot addestrati a gestire e controllare l’ordine della città e a lottare contro la resistenza dei mutanti ribelli.
Tutto questo accade su due livelli di percezione: il primo, quello reale, costituito da Sendai City, ha un aspetto cyberpunk e post-moderno. Il secondo è quello in cui vivono gli umani, è un mondo virtuale, generato dagli impianti visivi della Sendai Corporation. È disegnato come il pianeta Terra degli anni 2000, è l’unica realtà percepita dagli umani ma ospita anche cyborg e mutanti, che assumono sembianze umane ed è anch’esso scenario della loro guerra. Il passaggio da un mondo all’altro si attua con la rimozione o l’inserimento degli impianti visivi.
Il pensiero artistico da cui è nata la mostra è documentato da disegni a colori, il primo passo per la progettazione dell’universo di Bolognesi, con i suoi edifici, i suoi abitanti, le sue architetture, le sue atmosfere.

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