

Daria La Ragione //
MICHELE ZAZA. Corpo cosmico
a Lissone fino al 15 febbraio 2015
Tra i più acclamati maestri della fotografia concettuale italiana, Zaza ha sempre scandagliato la condizione umana, in particolar modo il corpo e il volto dei suoi protagonisti/ performer. Il volto è inteso sia come spazio, sia come luogo dell’identità: “tratto somatico” della creatività. Si vedano in questo senso i trittici Paesaggio primo del 2000 e Paesaggio segreto del 2005; le sequenze fotografiche scandiscono gesti minimi ma eloquenti, gestualità che l’artista associa al colore. Il corpo dipinto evidenzia infatti le funzioni vitali, delineando un universo interiore e magico al con-tempo (per Zaza “la magia è una necessità”). Ne nasce un racconto per immagini in cui le figure assumono la valenza di viaggiatori che risalgono alla propria origine per riscoprire se stessi, portando così a compimento una ciclicità e una circolarità archetipica.
Oltre a creare relazioni interpersonali, le foto-grafie sono “rivelazioni” che convertono il pensiero in immagine. Le idee (vale a dire le “astrazioni”) si contrappongono al reale (ba-nal, standardizzato, effimero), ragion per cui l’artista dissimula il reale in ambienti disadorni e atmosfere rarefatte. Spazi magici-arcaici-spirituali dominati da un blu profondo, cosmico, onirico, segreto.
La mostra al MAC di Lissone presenta un excursus della quarantennale attività di Zaza, dagli anni Settanta fino ai giorni nostri, una piccola antologia che è anche un compendio della propria poetica. A latere dell’esposizione, allestita al secondo piano del museo, l’artista ha inoltre realizzato un progetto speciale appositamente per la cittadina briantea. Fulgido esempio di quel mondo onirico ed estraneo alla dinamica convenzionale del quotidiano, il progetto dal titolo Corpo cosmico occuperà le cinque grandi vetrate al pian-terreno che si affacciano sul viale della stazione ferroviaria. Le immagini, che saranno visibili di giorno e di notte per i successivi cinque mesi, “dialogheranno” con i passanti, rivelando loro quell’ineffabile che da sempre caratterizza l’arte di Michele Zaza.