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Lugano | Araki.
Love and Death
20/02/2011
Nobuyoshi Araki, classe 1940, è oggi uno degli artisti più celebrati al mondo. La mostra di Lugano, presso il Museo d’arte in Villa Malpensata, lo celebra con 18 serie della sua grande opera di cui molte opere sono per la prima volta mostrate al di fuori del Giappone. Amore, morte, erotismo, il vuoto, sono i temi ricorrenti della sua opera fotografica. L’amore per la moglie Yoko, seguito con la macchina fotografica fino alla scomparsa di lei, immortalata attimo per attimo, nell’amplesso, nel momento del riposo e nel momento della morte. Così come fa anche con l’amata gatta Chiro, portatagli dalla moglie poco prima di morire. Ne fotografa tutti gli istanti, in una modalità simile a quella in cui, nella serie Sentimental Journey/ Winter Journey, fotografa la moglie. Nelle serie Tokyo Nude e Nude ( Bondage), ci sono quelle foto “erotiche” che lo hanno in qualche modo reso celebre( gli ingrandimenti dei genitali femminili, che negli anni ’70 fecero scalpore e a cui rimandano continuamente anche le foto del cibo e dei fiori). Ma il tema è sempre e comunque collegato alla morte, al deperimento, come nel modo ossessivo in cui fotografa i fiori e il cibo, l’atto stesso della decomposizione in cui si prefigura un qualcosa di erotico, che assomiglia al sesso, ma anche alla gioventù che svanisce, man mano, come appassiscono i fiori. Fiori che immortala dettagliatamente affinché, quelle foto, quando Araki scopre di soffrire di cancro vengano messe sulla sua tomba. I nudi legati, invece, rappresentano il modo in cui egli tiene legata una donna perché non può legarne il cuore. Una sorta di emblema del possesso, che si esprime, in un’azione, quella del legare una persona, che tradisce un senso d’impotenza attraverso un’azione di forza. Ci sono poi le facce dei giapponesi, di ogni tipo e classe sociale, che rispondono ai criteri in voga un tempo, della fisiognomica, oggi scomparsi. Un volto, un carattere, un destino. Roba vecchia, insomma, anche se Araki si diverte molto a fotografare volti non solo nell’amata Tokio, ma anche fuori. Emblematica la serie Skyscape, che viene poi ripresa con l’intervento diretto dell’artista in Sky letters, Sky paintings. I cieli sono fotografati, così come ne è immortalato il vuoto. In occidente il vuoto rappresenta qualcosa di negativo, l’horror vacui. Nella cultura orientale no, il vuoto è qualcosa da riempire, è il presupposto al pieno. Ecco perché, alla fine Araki con la pittura interviene direttamente nell’opera,lasciando un segno di sé in quei cieli,” riempiendoli di sé”. Araki fotografa sempre, ogni due o tre minuti è pronto a scattare, al punto che rivela che anche con sua moglie, più che un rapporto è stato un rapporto fotografico. La vita, le immagini e i volti quotidiani, come la serie ambientata in metropolitana, lo affascinano. La macchina posata sulle ginocchia, scatta le foto e coglie sprazzi di vita istantanei, atteggiamenti che suggeriscono storie e vicende umane che non conosceremo mai, ma che attraverso quelle immagini possiamo divertirci ad immaginare. Su di lui influirono i neorealismo italiano, con De Sica e Rossellini( come si può ben vedere nella serie dedicata ad un quartiere di Tokyio in cui sono immortalati i ragazzini, dopo la guerra, Satchin). E la polaroid? Più che la fotografia digitale, Araki ha amato l’immediatezza della Polaroid, quel restituire immediatamente l’immagine reale, un’immagine non asettica come nel digitale, non morta o fredda, ma bagnata, viva, sensuale. Le foto di Araki sono struggenti, le pose spesso rituali sono di un fascino altissimo, quasi indescrivibile, tutto è molto reale e simbolico al tempo stesso e aperto a tutte le possibili letture, come la vita stessa. Araki, nel 1981, realizzò anche il suo primo ed unico film, Diario di una studentessa, che racconta le vicende di una giovane che vuole sfondare nel settore del soft-porno. Dagli anni ’80 espone in tutto il mondo e il suo lavoro è apprezzato sia dal pubblico che dalla critica. Ha all’attivo circa 16000 fotografie scattate in un decennio, 200 mostre personali e 150 collettive e su di lui sono state realizzate ad oggi quasi 300 pubblicazioni in tutto il mondo.