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Milano | Robert Doisneau. Dal mestiere all'opera e Palm Springs 1960
Fino al 17/11/2010
Il mondo era il suo teatro, la sua personale riserva di caccia. Un cantore, un menestrello, un amante di stornelli piuttosto che di canzoni sofisticate. Questo grande fotografo francese, nato a Gentilly, nord di Parigi, nel 1912, si appostava negli angoli più remoti delle strade di Parigi, per cogliere un momento in cui cercava “ di mostrare un mondo in cui la gente è gentile, in cui si trova la tenerezza che vorrei ricevere. Le mie foto sono la prova che un mondo cos’ può esistere”. Un passato di lavoro alla Renault( esperienza che, a suo dire, decretò anche la fine della sua gioventù), azienda lasciata per intraprendere il mestiere di fotografo presso l’agenzia Rapho, con cu cominciò i suoi primi reportage. Vissuto in un periodo in cui ebbe la fortuna di conoscere Prévert, Man Ray, Rolleiflex e il poeta Robert Giraud, con cui girò la Parigi notturna del jazz, i café esistenzialisti di Sartre e Cocteau, lavorò per Vogue e per Life. Nel 1960 la rivista Fortune lo incaricò di raccontare per immagini la vita di una città tutta nuova, particolare, “nata come un fiore sgargiante nel deserto della California”: Palm Springs. Doisneau la raccontò in maniera ammirevole, significativa, attraverso la sabbia del deserto, le palme, il cielo blu cobalto, gli abiti chiassosi dei suoi abitanti, i cocktail e i campi da golf, componendo il suo personale puzzle dell’american dream, non stemperato dal bianco e nero ma reso vivido dai colori, pieni, quasi pittorici, ma reali come mai. La mostra è presente per la prima volta in Italia, con l’album dedicato a Palm Spring e non solo. Scatti del periodo parigino, durante la guerra, scatti di momenti catturati durante la sua “caccia personale”. Amico e collaboratore di Daniel Pennac e di Mario Capanna, ne condivise la sensibilità e la filosofia di vita. Uno che voleva affrontare il lavoro un po’ come fanno gli artisti di strada, cogliendone l’immediatezza, la poesia, la prosaicità, la verità e l’umanità nascosta. Di sé, infine, diceva di “affrontare il lavoro come fosse l’unico antidoto all’angoscia di non essere”. La mostra è nata dalla collaborazione con la famiglia Doisneau e la Fondation Cartier-Bresson di Parigi: Dal mestiere all’opera e Palm Springs 1960.