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15.06.2015 # 4203

Daria La Ragione //

Francesca Rosaria Sommino vince il contest Becycle

studentessa di Grafica

L'evento sulla comunicazione organizzato da ilas al Pan in occasione del Behance Portfolio Review è stato, tra le altre cose,il momento giusto per premiare nella cornice più bella i vincitori dei contest che la scuola bandisce periodicamente per offrire agli studenti l'opportunità di mettersi alla prova.
Dopo anni in cui abbiamo partecipato a concorsi nazionali e internazionali, vincendo premi e facendoci molto onore, da qualche anno abbiamo deciso di cambiare rotta: decidiamo noi su quali temi invitare gli studenti a riflettere, stabiliamo i tempi, in modo che siano i più opportuni in base al percorso didattico e i risultati ottenuti ci convincono sempre di più che questa sia la strategia vincente.
Ma torniamo ai vincitori, anzi, torniamo alla vincitrice: Francesca Rosaria Sommino ha vinto il contest BeCycle, col quale invitavamo gli studenti a creare una campagna che sensibilizzasse le persone all'utilizzo della bicicletta, molto più ecologica e rispettosa dell'ambiente da tutti i punti di vista.

Questo era il brief che abbiamo sottoposto agli studenti:
"Obiettivo della campagna di sensibilizzazione è portare alla conoscenza e coscienza popolare la possibilità di utilizzare, nelle aree urbane, la bicicletta come mezzo di trasporto privilegiato.
La sostenibilità dell’utilizzo della bicicletta per gli spostamenti all’interno della città, per i piccoli tratti e come cosiddetto mezzo da “ultimo chilometro” ovvero in associazione ad altri mezzi pubblici, è indiscutibile da molteplici punti di vista: ambientale/ecologico, economico, personale, salutistico e per il buon funzionamento della mobilità cittadina.
A sostegno dell’impegno dimostrato dall’amministrazione e dal Comune di Napoli nell’attivare e patrocinare numerose iniziative per incentivare l’uso della bicicletta come mezzo di mobilità urbana, la campagna di sensibilizzazione deve offrire al grande pubblico un’idea di mobilità sostenibile e far percepire l’utilizzo della bicicletta come alternativa positiva facendo leva sia sull’aspetto “emotivo” che sugli evidenti benefici razionali.
"

Francesca ci ha stupito: non è da molto che ha iniziato il corso, ma si vede subito che la stoffa c'è e quando le abbiamo chiesto di raccontarci qual era stato il suo percorso creativo, abbiamo anche capito perché:



«Semplicemente leggendo gli obiettivi della campagna, come si suol dire, si è accesa la lampadina. Ho preso carta e penna e ho cominciato ad appuntare idee, parole chiave, schizzi e bozzetti vari (che conservo ancora).
L’idea di partenza era piuttosto diversa. Avevo concepito un solo esecutivo per la stampa che riassumesse i benefici dal punto di vista ambientale, economico, personale, salutare e sulla mobilità cittadina: un unico manifesto con l’ingranaggio e i pedali di una bicicletta al centro e intorno cinque icone rappresentative dei benefici suddetti, come se il fatto stesso di pedalare li generasse.
Tuttavia, fatti da parte alcuni problemi di gestione dello spazio a disposizione, sin dai primi tentativi c’era qualcosa che non mi convinceva a livello comunicativo.





Ho pensato, quindi, che fosse prematuro partecipare. 
Ciononostante le idee hanno continuato a ronzarmi in testa, ma ho deciso comunque di aspettare, mettendo per un po’ da parte il contest.
Almeno fin quando, nel pomeriggio di giovedì 14 maggio, mi rimetto a lavoro stravolgendo in parte l’idea iniziale: non più un manifesto, ma tre; via ingranaggio e pedali, ma sì alle icone come mezzo di comunicazione diretto; conserva slogan e stile flat (eccetto che per la paper texture).



Venerdì 15 maggio, data della scadenza del contest, mostro la bozza “incompleta” ed espongo le mie idee ad Alessandro Leone, che mi ha spronata a partecipare nonostante il pochissimo tempo a mia disposizione. Senza il suo incoraggiamento e i suoi consigli probabilmente non lo avrei fatto. Così lavoro ininterrottamente dalle 16 alle 23.30 (consumando una magra cena con panino davanti al pc).



Sin dall’inizio ho optato per uno stile semplice, sia dal punto di vista grafico che dei contenuti, perché in fondo la bici è un mezzo di trasporto anch’esso semplice, così come lo sarebbe la vita se scegliessimo di pedalare. Le icone, poi, mi hanno aiutata a esprimere e riassumere il messaggio senza dover ricorrere a troppe parole.
Il bello di una pubblicità sta anche nel saper comunicare, trasmettere un’idea, un sentimento, un’emozione anche col solo contatto visivo. 
È quello che vorremmo tutti ogni giorno: capire ed essere capiti senza la necessità di lunghe e noiose disquisizioni.

La vittoria è arrivata del tutto inaspettata. Ho partecipato per mettermi alla prova e testare il livello delle mie capacità. In realtà il mio percorso di studi è stato completamente diverso. Circa due anni fa ho conseguito la laurea magistrale in Economia, ma già da molto tempo prima vivevo con malcontento le mie scelte passate.
È poco più di un mese che frequento il corso di Grafica pubblicitaria e stavolta sento di essere sulla strada giusta. Grazie all’Ilas sono di nuovo motivata perché finalmente ho la possibilità di dare sfogo alla mia creatività e di esprimere finalmente quello che sono.
Non è mai troppo tardi per inseguire i propri sogni. Oggi, lo so. Erich Fromm ha scritto: «Creativity requires the courage to let go of certainties».
Non sempre le scelte che facciamo sono quelle giuste. L’importante è avere il coraggio di cambiare.»


I docenti di Francesca sono:
Alessandro Leone per la progettazione grafica
Rosario Mancini per i software

30.11.2014 # 3955

Daria La Ragione //

Un Brand per Napoli #1 - le strategie creative

Carolina Prezioso racconta il suo percorso creativo

Congratulazioni a Carolina Prezioso, vincitrice del concorso Un Brand per Napoli, un contest promosso da ilas come esercitazione didattica per stimolare gli studenti a confrontarsi con il tema attualissimo del city branding.
Abbiamo chiesto alla vincitrice di raccontarci quale percorso creativo avesse seguito, quali difficoltà aveva tenuto presenti e come aveva deciso di superarle.

«Come riassumere in un unico segno tutti i valori, le sensazioni, i temi necessari per evocare la realtà che si sta rappresentando?
Oppure come scegliere, tra tanti, quell'unico segno che raccolga tutti gli aspetti che si vogliono evidenziare?
Questo il problema che si presenta ogni volta che si comincia un nuovo lavoro. Ed è tanto più complesso quanto più è multiforme e sfaccettata la realtà da rappresentare. Come nel caso dello sviluppo del logo di una città. Soprattutto se questa città è Napoli. 

Napoli è una città dalle mille facce, descritta e decantata da tanti autori diversi, contributi che risalgono a migliaia di anni fa e che continuano ad essere numerosi al giorno d'oggi. Come racchiudere Napoli in un segno? Anzi, è possibile che un solo segno la rappresenti completamente? Colga il suo essere così molteplice e diversa, piena di colori, odori, suoni, persone differenti?
Partendo da questa riflessione, e dopo aver fatto qualche ricerca sui loghi di altre grandi città, europee, multietniche, interconnesse, come Napoli, ho deciso di sviluppare il mio lavoro concentrandomi su un'elaborazione tipografica del nome della città stessa, che reca in sé già tanti significati. 

Napoli, Nea Polis, città nuova. Una città nuova però già ai tempi dei coloni greci, che così la chiamarono. E quindi perché non partire da li, dalle origini, trovare qualcosa che potesse raccontare Napoli dalla sua fondazione ad oggi.
Partire dalle origini, partire dalle fondamenta. E quindi scegliere la forma assai peculiare delle gallerie scavate nel tufo, prima dai greci e poi dai romani, e quindi dai Borbone, come possiamo vedere nel caso dell’antro della Sibilla Cumana, o del tunnel nel borbonico, per citarne alcuni.
Un elemento che riesce già ad aprirci uno spiraglio sulla complessità della città, fatta di tutti gli intrecci tra i popoli che l'hanno abitata e che hanno generato combinazioni inedite di stili letterari, cibi, architetture, musica.


Partendo dunque dal "trapezio" ricavabile dalla vista frontale delle gallerie, ho cominciato a lavorare su una composizione tipografica di Napoli all'interno di quella figura, fino a quando non si è reso necessario creare le lettere da zero, alterandole, intrecciandole, combinandole in modo che i caratteri che avevo utilizzato fino a quel momento non permettevano.
Ed è così che il logo "Napoli" è composto da lettere che si intersecano, che si stratificano e si sostengono l'un altra, che si fondono.


Così come è Napoli, una realtà che affonda le sue radici in un passato remoto, che continua ad evolversi e mutare, mantenendo però un forte legame con le sue origini e tradizioni, capace di accogliere e inglobare culture diverse, giungendo ad una sintesi nuova. In quest'ottica ho scelto anche di non vincolare la scelta dei colori, ma permetterne combinazioni diverse, che rispecchino la molteplicità della città.
Il lavoro dunque ha caratteristiche di flessibilità e adattabilità e riesce a rappresentare il carattere sempre nuovo ed in evoluzione di una città millenaria come Napoli.»

Ecco la nostra più grande soddisfazione: avere offerto a Carolina e ai suoi colleghi l’occasione per riflettere e studiare prima di progettare, per cimentarsi un un lavoro di ampio respiro che, soprattutto nella sua metodologia, non ha nulla da invidiare a un progetto professionale.

Complimenti Carolina!

Guarda il suo portofolio nella gallery Ilas 

30.11.2014 # 3954

Daria La Ragione //

Un Brand per Napoli #2 - le strategie creative

Alessandra Capuano racconta il suo percorso creativo

Non è stato affatto semplice decretare il vincitore del contest Un Brand per Napoli: i lavori dei nostri studenti erano davvero belli di alto livello qualitativo, e sceglierne uno tra tutti è stato difficile. Certo, una di quelle difficoltà che ci auguriamo sempre di incontrare e che per fortuna incontriamo spesso.

Quello che ci interessava davvero era stimolarli a riflettere, studiare, ragionare prima che progettassero. Per questo motivo abbiamo, dopo avere fatto una selezione di lavori che, pur non essendo i vincitori, ci sembravano troppo belli per non essere almeno segnalati, abbiamo chiesto agli studenti che ne sono gli autori di raccontarci quale sia stato il percorso che li ha portati a creare quel brand o quel sito.


Questo è il lavoro di Alessandra Capuano e queste le riflessioni che ha condiviso con noi.

«Un brand per Napoli.
Questa la sfida propostaci da Ilas, lo scorso Aprile.
Si trattava di rilanciare l’immagine di Napoli, di considerarla una città internazionale, moderna, al pari di altre grandi città europee. Una doppia sfida per me, ché, da ex studentessa di Beni Culturali, mi dava la possibilità di “parlare”, ai turisti ma anche ai napoletani stessi, della Napoli che più mi piaceva; un luogo che non è certamente solo fisico, ma anche fatto di sensazioni, odori, luci, atmosfere che si mescolano, di contaminazioni e di vicinanze estreme, insomma una Napoli moderna, di superficie ma con solide basi nel sottosuolo.
La maggiore difficoltà era quella di riuscire a trasportare, trasferire su di una homepage tutta la pienezza di Napoli: come riuscire a contenere una città di per sé “incontenibile”, come richiamare l’atmosfera di una città affollata e caotica, ricca di input, quale è Napoli?

“Feel the vibe”, questa è l’espressione internazionale intorno a cui si è sviluppata la mia idea di sito per Napoli, un’espressione che ho voluto lasciare in lingua madre, ma che non stona affatto con l’identità di una città da sempre aperta alle contaminazioni più straordinarie, sia nella musica che nella cultura in generale.
Una homepage “scoppiettante” di contenuti.
Questa la mia idea per Napoli; un tentativo, il mio, di descriverne la pienezza, un modo di accennarne l’atmosfera e di invogliare a visitarla.
All’interno di un contenitore neutro (bianco), blocchi affollati, colorati e dal ritmo incalzante, si susseguono al centro, richiamandosi a vicenda, quasi a voler abbracciare piccole slide show centrali, che senza sosta, mostrano piccoli angoli di paradiso insieme ai mille set di Napoli, perché Napoli è anche questo, una città naturalmente cinematografica.
Infine il visitatore, quasi accompagnato per mano dal ritmo incalzante dei contenuti, che si annunciano a vicenda, viene immerso in un tour a 360° delle diverse piazze storiche della città.
Ed è nelle piazze, più che altrove, che si rivela la magia di Napoli, dove il nuovo semplicemente si aggiunge al vecchio,senza troppi problemi, arricchendosi di diversità e modernità.
Anche nella scelta del font, ho voluto insistere sull’internazionalità di Napoli, trovo il Museo Sans, pulito, leggibile e moderno.
Nel complesso è stata un’esperienza positiva, certo impegnativa, ma anche divertente e gratificante, una rincorsa contro il tempo che sembrava non essere mai abbastanza... alla fine è andata bene.
Un ringraziamento speciale va al Prof. di Web Nicola Cozzolino per i suoi preziosi consigli e per aver sempre creduto in me, nonostante la mia strampalata autostima.»

Li abbiamo messi alla prova, spinti a crederci e messi un po’ crisi e i risultati sono stati migliori di quelli attesi.
Complimenti Alessandra!

Guarda il suo portfolio nella gallery Ilas 

30.11.2014 # 3953

Daria La Ragione //

Un Brand per Napoli #3 - le strategie creative

Danilo Di Leva racconta il proprio percorso creativo

Non è stato affatto semplice decretare il vincitore del contest Un Brand per Napoli: i lavori dei nostri studenti erano davvero belli di alto livello qualitativo, e sceglierne uno tra tutti è stato difficile. Certo, una di quelle difficoltà che ci auguriamo sempre di incontrare e che per fortuna incontriamo spesso.
Quello che ci interessava davvero era stimolarli a riflettere, studiare, ragionare prima che progettassero. Per questo motivo abbiamo, dopo avere fatto una selezione di lavori che, pur non essendo i vincitori, ci sembravano troppo belli per non essere almeno segnalati, abbiamo chiesto agli studenti che ne sono gli autori di raccontarci quale sia stato il percorso che li ha portati a creare quel brand o quel sito.


Questo è il lavoro di Danilo di Leva e queste le riflessioni che ha condiviso con noi.

«Napoli, una città tanto bella quanto ricca. Storia, tradizioni, arte sono alcuni degli elementi che la caratterizzano e decorano.
Come quindi racchiudere in una parola e rappresentare in un pittogramma un qualcosa di così vasto e complesso che potesse essere, a sua volta, percepito da tutti?
Lavorando proprio su quelli che sono i “pilastri” della sua unicità. Quindi analizzandola dettaglio per dettaglio.
Ma partiamo dall’inizio. Ho scelto di utilizzare il nome di Napoli in versione inglese (Naples) proprio per attribuire al brand un respiro più internazionale.
Ad un primo sguardo però è possibile notare che nel nome la “E” è spezzata, cioè manca di un’asta. Questo per identificare uno dei luoghi più antichi, importanti e visitati della città: Spaccanapoli.
Per quanto riguarda la forma dove è contenuto il nome ho preso ispirazione dal palazzo dello spagnolo, una costruzione che prende sembianza dal barocco napoletano.

All’interno di tale forma è possibile intravedere la coda di una sirena che si immerge nel mare. Questo per fare riferimento non solo alla mitologia dove tale creatura viene posta come simbolo di bellezza, ma anche al famosissimo Golfo di Napoli, uno dei luoghi più affascinanti e citati al mondo per le ricchezze naturali di cui dispone.

La scelta del bianco e nero è dovuta ad un preciso motivo. Sappiamo infatti che questi sono i colori di “partenza” di ogni programma. Napoli è stata molto spesso definita una vera e propria capitale proprio per i tanti avvenimenti e le riforme a cui ha dato vita. Quindi proprio da dove sono state lanciate una serie di evoluzioni che hanno poi ispirato centinaia di città.
Una famosa citazione recita “Vedi Napoli e poi muori”. Io aggiungo, non basta vederla ma bisogna viverla attimo per attimo perché è davvero tanto quello che ti può dare ma anche quello che poi, una volta andato via, ti può lasciare sia nel bene che nel male.»

Complimenti Danilo
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30.11.2014 # 3952

Daria La Ragione //

Un Brand per Napoli #4 - le strategie creative

Alessandro Esposito racconta il proprio percorso creativo

Non è stato affatto semplice decretare il vincitore del contest Un Brand per Napoli: i lavori dei nostri studenti erano davvero belli di alto livello qualitativo, e sceglierne uno tra tutti è stato difficile. Certo, una di quelle difficoltà che ci auguriamo sempre di incontrare e che per fortuna incontriamo spesso.
Quello che ci interessava davvero era stimolarli a riflettere, studiare, ragionare prima che progettassero. Per questo motivo abbiamo, dopo avere fatto una selezione di lavori che, pur non essendo i vincitori, ci sembravano troppo belli per non essere almeno segnalati, abbiamo chiesto agli studenti che ne sono gli autori di raccontarci quale sia stato il percorso che li ha portati a creare quel brand o quel sito.


Questo è il lavoro di Alessandro Esposito e queste le riflessioni che ha condiviso con noi.

«Nella fase di progettazione mi sono soffermato su un concetto principale che racchiudesse tutto quello che questa città può fornire, collegare il cenno storico con l'evoluzione che sta subendo, è stato molto difficile da scegliere dato che questa città offre molte possibilità, ma infine la mia ricerca si è basata sulla multi cultura europea presente in questa città.
Durante le bozze a matita, come mia abitudine durante la progettazione di un lavoro, ho riscontrato molti dubbi e molte critiche dato che, dopo svariati tentativi, non riuscivo ad avere un’idea su come ricreare in modo semplice l'idea di multi cultura, non avendo abbastanza esperienza in un lavoro così grande ed importantissimo, ma ugualmente mi sono lanciato per provare questa nuova esperienza che sicuramente mi servirà anche in futuro.
Infine, ho ricreato un testo molto sintetico, ogni lettera è caratterizzata da un prolungamento che varia di direzione e colore in ogni lettera, proprio come gli abitanti, che pur avendo culture, lingue, colore della pelle e religione diversi caratterizzano e arricchiscono il bagaglio artistico e culturale di questa città.»

Complimenti Alessandro!
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