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23.09.2013 # 3270
Smells like TED spirit

Daria La Ragione //

Smells like TED spirit

Blog di Daria La Ragione

TED (Technology Entertainment Design) è una conferenza in cui le menti più brillanti del pianeta intervengono raccontando le esperienze che, nei rispettivi ambiti di interesse, hanno permesso loro di raggiungere la vetta, di cambiare le prospettive della scienza, dell'arte, della politica, della musica.
La missino di TED - ideas worth spreading, idee che meritano di essere diffuse, spiega come sia proprio questo il tema centrale della conferenza che ogni anno si svolge a Monterey, California: le idee, la creatività, la capacità di guardare i problemi da una nuova prospettiva.
Così, se anche gli argomenti sono i più disparati, l'obiettivo sembra essere sempre lo stesso: ispirare! attivare le
Da un paio di anni si svolgono conferenze TED in altri paesi del mondo, Italia inclusa, e si possono guardare i video, con e senza sottotitoli, sul canale youtube TEDx.

Questo, per esempio, è il Talk divertente e secondo me illuminante di Jinsop Lee, che si occupa di Design Multisensoriale.


25.09.2013 # 3273
Smells like TED spirit

Daria La Ragione //

Nike Free Flyknit

la campagna affissione curata da W+K Shangai

È firmata da Wieden & Kennedy Shangai la campagna lancio per le Nike Free Flyknit, con la main promise di adattarsi al piede come una seconda pelle. Si tratta di una campagna in divenire: la prima affissione riguardava la fotografia (ma sarebbe più corretto dire la gigantografia) di un piede, affissione che è stata poi completata ricoprendo il piede con la nuova scarpa. 

Impossibile non notarla.


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23.07.2013 # 3186
Smells like TED spirit

Daria La Ragione //

Vivi, lotta, ama

Tina Modotti: lo straordinario a fumetti

Ci sono storie che, quando te le raccontano, ti sembrano film, romanzi, creature nate dalla penna di un romanziere, frutto della fantasia. Perché sono così avventurose che si stenta a credere che il personaggio sia stato persona, che davvero qualcuno abbia camminato sulla luna, deciso le sorti di milioni di persone, trasformato la vita quotidiana con invenzioni rivoluzionarie. Sono lì che aspettano solo che qualcuno le metta su carta, su pellicola, per impedire che il ricordo svanisca, che si perda questo patrimonio di eccezionalità.

Tina Modotti è stata una di queste persone, con una vita così intensa che sono due, tre, quattro.




Piccola emigrante friulana, poi astro nascente del cinema muto a Holliwood, personaggio di spicco del circolo culturale messicano che ruotava intorno alle figure carismatiche di Frida Khalo e Diego Rivera, amante di artisti, politici, fotografa strepitosa dei lavoratori, dei contadini, delle masse sfruttate, ma anche spia per l'URSS.
Tutto ciò in poco più di quarant'anni.



Una vita così andava raccontata e non stupisce che, oltre ai tanti libri, non uno, ma due fumetti siano stati dedicati al racconto della storia di questa donna appassionata. Il primo, del 2003, è dell'italiano Paolo Cossi, edito da Biblioteca dell'Immagine. Un'altra graphic novel, del 2007, dello spagnolo Angel De La Calle, è stato rieditata quest'anno, e a settembre è prevista l'uscita del secondo volume dedicato dal disegnatore alla fotografa italiana.


Fino alla fine la sua via fu segnata dall'eccezionale: fu Neruda a scriverne l'epitaffio, dedicandole la poesia con cui si chiude questo piccolo omaggio alla fotografa e alla donna.


Tina Modotti, sorella, tu non dormi, no, non dormi:
forse il tuo cuore sente crescere la rosa
di ieri, l'ultima rosa di ieri, la nuova rosa.
Riposa dolcemente, sorella.


La nuova rosa è tua, la nuova terra è tua:
ti sei messa una nuova veste di semente profonda
e il tuo soave silenzio si colma di radici.
Non dormirai invano, sorella. 


Puro è il tuo dolce nome, pura la tua fragile vita:
di ape, ombra, fuoco, neve, silenzio, spuma,
d'acciaio, linea, polline, si è fatta la tua ferrea,
la tua delicata struttura. 


Lo sciacallo sul gioiello del tuo corpo addormentato
ancora protende la penna e l'anima insanguinata
come se tu potessi, sorella, risollevarti
e sorridere sopra il fango. 


Nella mia patria ti porto perché non ti tocchino,
nella mia patria di neve perché alla tua purezza
non arrivi l'assassino, né lo sciacallo, né il venduto:
laggiù starai tranquilla. 


Non odi un passo, un passo pieno di passi, qualcosa
di grande dalla steppa, dal Don, dalle terre del freddo?
Non odi un passo fermo di soldato nella neve?
Sorella, sono i tuoi passi. 


Verranno un giorno sulla tua piccola tomba
prima che le rose di ieri si disperdano,
verranno a vedere quelli d'una volta, domani,
là dove sta bruciando il tuo silenzio. 


Un mondo marcia verso il luogo dove tu andavi, sorella.
Avanzano ogni giorni i canti della tua bocca
nella bocca del popolo glorioso che tu amavi.
Valoroso era il tuo cuore. 


Nelle vecchie cucine della tua patria, nelle strade
polverose, qualcosa si mormora e passa,
qualcosa torna alla fiamma del tuo adorato popolo,
qualcosa si desta e canta. 


Sono i tuoi, sorella: quelli che oggi pronunciano il tuo nome,
quelli che da tutte le parti, dall'acqua, dalla terra,
col tuo nome altri nomi tacciamo e diciamo.
Perché non muore il fuoco.

 

Pablo Neruda, 5 gennaio 1942.

 

 

30.06.2013 # 3041
Smells like TED spirit

Daria La Ragione //

#WEAREBEAUTIFUL

blog di Daria La Ragione

Secondo me la pubblicità dovrebbe dire un bel GRAZIE al web: ci offre la preziosa occasione (per chi è capace di sfruttarla) di costruire delle storie, delle narrazioni che non sono vincolate ai 30 tirannici secondi di un commercial; e di raccontare queste storie nel momento in cui le persone hanno voglia di ascoltarle: non interrompono la visione di un programma o un di un film, male che vada rimandano di pochi secondi la visione e si può sempre scegliere se guardarle oppure passare oltre.

Alcuni brand hanno capito al volo che fantastica occasione si prospettava mentre altri ci hanno messo un po' di più. 



Oggi sono 'inciampata' in questo filmato di Dove, un'azienda che da qualche anno usa la viralità, o più facilmente il passaparola, per raggiungere le donne con una narrazione che, se da un lato cavalca una sensibilità sempre crescente, dall'altro risale la corrente di un fiume che da anni porta la bellezza verso una valle incantata e irreale, una valle in cui è difficile sentirsi a proprio agio perché si compete con un ideale spacciato per reale.

 

 

La campagna per la bellezza autentica va avanti ormai da un bel po', e ha avuto l'indubbio merito di posizionare Dove là dove nessuna azienda concorrente (cioè orientata al largo consumo) aveva pensato di spingersi. Tutto era cominciato nel 2004, quando una ricerca, The Real Truth About Beauty: A Global Report, aveva rivelato un dato sconcertante: solo il 2% delle donne nel mondo si descriverebbero come belle. Fu allora che Dove affidò a Ogilvy UK il primo passo di questo cammino lungo e fortunato.

 


Poi era venuto il turno di questa famosissima campagna, (condita da una gustosa parodia), che raccontava con grande efficacia quanto irreali siano i modelli di bellezza e femminilità che ci guardano dalle cover patinate.




Ultimo arrivato è questo prezioso piccolo gioiello di intimità e dolcezza, che appartiene alla campagna È il momento di amarsi insieme al filmato linkato all'inizio di questo post: 3 minuti per raccontare come nessuna di noi abbia una percezione reale di se stessa, un commercial commovente, uno di quelli che ti riconciliano con la pubblicità.



chapeu

P.S. se vi siete accorti dell'errore grammaticale nei sottotitoli malgrado il video fosse davvero bello, allora non c'è dubbio: siete un copy!

20.05.2013 # 3061
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Daria La Ragione //

Fermiamo la pubblicità sessista #adci

blog di Daria La Ragione

Non è un'iniziativa di area femminista, non viene dalla società civile, dalla rete e da quegli ambienti reali e virtuali da cui oggi sembra debbano partire tutte le iniziative degne di un minimo di attenzione. Questa nasce dove meno te lo aspetti: dall'Art Directors Club italiano, porta la firma di due giovani creativi - Lara Rodriguez e Giorgio Fresi (Tbwa) - vincitori del brief per la sezione stampa dei 'Giovani Leoni', una manifestazione per giovani creativi organizzata da Sipra.



Sul blog dell'ADCI il presidente, Massimo Guastini, racconta la storia che è a monte di questa iniziativa, il cui obiettivo è promuovere l'adesione a  una petizione rivolta al ministro per le Pari Opportunità, Josefa Idem, che mira a ottenere «che le indicazioni europee vengano recepite e tradotte in indirizzi chiari e in poche norme semplici e vincolanti», con riferimento alla Risoluzione Europea del 3 settembre 2008.


Il concept della campagna è semplice e gioca sullo stereotipo della donna che vive e lavora nel focolare domestico, stereotipo che contrasta con una realtà in cui le laureate sono in numero maggiore dei laureati, e sono quelle che ottengono i migliori risultati accademici.

«A quante figure carismatiche, possibili premier, premi nobel, imprenditrici, artisti, stiamo rinunciando, tarpando loro le ali, senza esserne consapevoli? Siamo certi che sia conveniente, per un paese a terra, accontentarsi di un solo motore quando per decollare ce ne servirebbero due?»


A me ha fatto pensare a  "la sorella di Shakespearecosì come l'immaginò Virginia Woolf in una splendida conferenza rivolta a giovani donne: come un talento soffocato dalla circostanze, come una poetessa mai venuta alla luce, la cui opera ci sarebbe stata negata da un mondo in cui le donne non avevano altri spazi oltre a quello domestico.

In un paese in cui «l’80% degli individui si forma un’opinione sulla base di quello che trasmette la televisione» questa iniziativa dell'ADCI ha due meriti: il primo, quello di sforzarsi di portare avanti un discorso importante sui diritti di cui non gode, almeno non in misura degna, il 50% della popolazione italiana, il secondo di non liquidare la questione del rapporto tra media/pubblicità/società con la solita scrollata di spalle. È significativo che proprio dall'associazione che riunisce i migliori pubblicitari italiani venga questo appello a fermare la pubblicità sessista, e dunque il riconoscimento della sua esistenza: è un'iniziativa che fa bene alla pubblicità e fa bene alla società.

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02.04.2013 # 2994
Smells like TED spirit

Daria La Ragione //

Effetto Toscani

quando l'inciampo fa gioco

A settembre 2012 sul sito del corriere della sera si potevano vedere questo banner e leggere questo articolo contemporaneamente. Cosa che di certo non avrà fatto la gioia dell’inserzionista – una rivista di culto per gli amanti della culinaria – ma che ha invece suscitato l’ilarità di molti, inclusa la sottoscritta, che apprezza sempre l’ironia del caso.






Capita: si pianifica una media strategy con cura e attenzione e poi il destino ti fa uno scherzo. Sei lì che promuovi un importante torneo di ciclismo e sulla pagina di fianco spicca la lista degli ultimi arresti per doping. Stai offrendo un volo a prezzi eccezionali e cinque centimetri più sotto si parla di un quasi disastro aereo sventato all’ultimo momento.
Sono cose imprevedibili, c’è poco da recriminare.

Altre volte invece capita di lavorare a una campagna scrupolosamente, di curarla nei dettagli, di analizzarla da ogni punto di vista, o almeno così si crede. Perché spesso i nostri punti di vista sono un po’ limitati, soprattutto quando lavoriamo a qualcosa che sentiamo ‘nostro’, come può capitare con le idee.

Così, un annuncio stampa che voleva richiamare in tono ironico le serie televisive alla C.S.I. si trova al centro di una bufera.

L’annuncio incriminato vede un uomo seduto sul bordo di un letto, con uno degli strofinacci pubblicizzati, dietro di lui un corpo femminile, il claim recita «elimina tutte le tracce». Risultato: una lista di proteste infinita per aver sfruttato uno tra i temi più sentiti del momento, il femminicidio.

Il tema è serissimo e, in Italia, l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria dice chiaramente che le pubblicità hanno l’obbligo di non offendere la sensibilità di nessuno.  Quindi non si discute sulla sensibilità di chi si è sentito colpito.
Tuttavia, a me è sembrato un grosso caso di ingenuità molto più che di malafede.
In primo luogo: si tratta di una campagna multisoggetto, in cui c’è anche una protagonista femminile, nella stessa identica situazione e questo, mi pare, assolve dalle accuse di sessismo che pure erano state rivolte alla campagna. D’altra parte anche le vittime sono sia una donna sia un uomo.


Poco importano però i ragionamenti a posteriori.

La sensazione è che non ci si sia resi conto di andare a toccare un nervo scoperto, in un paese dove le donne muoiono uccise da uomini cui sono legate a un ritmo da far pensare a un bilancio di guerra. Sarebbe bastato che qualcuno, in agenzia, avesse avuto un dubbio: ma vuoi vedere che questa campagna si può leggere anche da una prospettiva diversa dalla nostra? Vuoi vedere che rischiamo un gaffe grande come un grattacielo?

Da un punto di vista creativo, poi, ci si potrebbe anche chiedere se si tratti o meno di una bella campagna, di una campagna valida, di una di quelle che, se non ci fosse stato questo grand trambusto, qualcuno avrebbe poi ricordato. Io propenderei per il no, ma non conta, perché quello che è certo è che l’azienda, che pure si è scusata ufficialmente e ha deciso (ma ci aveva già pensato lo I.A.P.) di ritirare la campagna, ha goduto di quello si potrebbe definire l’effetto Toscani: come molti degli annunci creati dal fotografo per la famosa azienda di abbigliamento,  anche questo ha avuto un’eco e una risonanza non grazie all’idea in sé, ma grazie allo scalpore che ha suscitato.
Alle spalle mancava però la brand awarness dell’azienda di abbigliamento e solo il tempo ci dirà se qualcuno ricorderà il nome di questi strofinacci o sarà l’ennesimo “Buonaseeeeera” della pubblicità italiana.

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