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19.10.2021 # 5820

Paolo Falasconi //

Aurora Experience, la palestra per under20 per allenarsi alle skill del futuro

un progetto di respiro europeo, nato dalla condivisione di saperi e metodi di un’ampia rete di enti e fondazioni che si occupano di imprenditoria giovanile.

Non ha data, non ha luogo. Aurora Experience è la straordinaria occasione di allenamento delle skill del futuro, pensata da Aurora per gli under20 di tutta Europa.

Sempre aperta ad accogliere nuovi partecipanti, l’Experience è un modo unico per essere pronti alle sfide del XXI secolo. E per potere accedere poi alla Fellowship di Aurora.

Cos’è Aurora?
Aurora è un progetto di respiro europeo, nato dalla condivisione di saperi e metodi di un’ampia rete di enti e fondazioni che si occupano di imprenditoria giovanile. Ne fanno parte tra gli altri Fondazione Homo Ex Machina, Fondazione Golinelli, Junior Achievement Italia e Fondazione Mondo Digitale.
Un network che ogni anno coinvolge più di 200.000 ragazzi in Europa e lungo le coste del Mediterraneo.
L’obiettivo di Aurora è allenare gli under20 a uscire dalla propria comfort zone, facendo scelte lungimiranti e coraggiose, e prendendo decisioni di buon senso per l’ecosistema sociale e imprenditoriale.
“In uno scenario economico incerto e pieno di ambiguità - spiega Jacopo Mele, founder di Aurora - è importante che i ragazzi sviluppino la capacità di sperimentare, andando costantemente oltre i loro limiti. Se questo allenamento avviene nel periodo più intenso e formativo della loro vita, è più probabile che conserveranno a lungo le attitudini sviluppate.”

Cos’è Aurora Experience?
Un percorso di formazione modulare e progressivo, interamente fruibile da remoto, pratico e senza barriere tecnologiche.
È il momento aurorale di un iter, che affianca i ragazzi nell’acquisire:
• strumenti di apprendimento proiettati in un futuro sempre più mutevole
•  competenze spendibili immediatamente, al passo con esigenze e standard internazionali
• una forma mentis improntata alla formazione continua e innovativa

L’Experience è articolata in 3 step: 
1. Consapevolezza
Giocando con KnackApp, i candidati scoprono i punti di forza e le competenze trasversali per sviluppare il proprio potenziale. Partendo da ciò, raccontano in una lettera o in un video motivazionale quali sono le leve che li spingono a esplorare, a migliorare: così imparano a dare una cornice ai loro sogni e alle loro passioni.
Alla lettera (o al video) devono ricevere 10 commenti positivi, mostrando le loro abilità sociali e di creatività relazionale.

2. Coraggio
Devono conquistare due endorsement da parte dei Wizard di Aurora, straordinari professionisti, mentori con cui confrontarsi poi durante la Fellowship. Un test multiplo e difficile, che lascia ai candidati un enorme tesoro:
a. La determinazione di abbandonare la propria area di comfort ed esplorare mondi lontani dai loro interessi del momento;
b. Il coraggio di mettersi in discussione di fronte a professionisti straordinari;
c. La capacità di gestire la comunicazione con i Wizard (ed è fondamentale non
far capire loro che si intende partecipare ad Aurora);
d. La cura nella costruzione di una relazione sana e profonda.

3. Gioco di squadra
L'ultima prova è una escape room, basata su Google Maps e Wikipedia e valutata dal team di esperti di Aurora. Ogni ragazzo viene inserito in una squadra, senza conoscere gli altri componenti.
Si sviluppano così acutezza nell'osservare e nel rendersi utili. Si impara come partecipare attivamente in un gruppo, come condividere ciò che si sa e cosa si fare, come essere empatici. Si costruisce un ruolo di valore per sé stessi e per il gruppo.
Alla fine di ogni step il team di Aurora riconosce a ogni partecipante un open badge che certifica le skill acquisite, a testimonianza di quanto appreso.
Grazie all’Experience, Aurora seleziona ogni anno i 100 profili più adatti e propone loro l’accesso alla Fellowship, che dura tre anni.
“Un programma unico nel suo genere, perché non ha interesse a finanziare un’idea, ma si concentra sul processo di sperimentazione.” Commenta Jacopo Mele, founder di Aurora
Aurora Experience è l’occasione per tutti gli under20 di essere pronti alle sfide del XXI secolo.


Per candidarsi alla Experience e per approfondire l'argomento clicca sul link: 

18.10.2021 # 5819

Marco Maraviglia //

Lost the Way Home, il libro di Antonino Condorelli per gli invisibili di Amburgo

Iniziativa editoriale in tandem con i medici volontari di ArztMobil Hamburg per sostenere attività di solidarietà per indigenti e senzatetto

Chi è Antonino Condorelli

Classe 1973. Fotogiornalista freelance nato a Catanzaro e dove ha vissuto parte della sua vita.

Ha studiato fotografia a Milano. Inizia la professione di fotografo lavorando per i giornali calabresi coprendo fatti di cronaca, politica e i primi sbarchi dei migranti nello Jonio.

Si è sempre occupato principalmente del Sud nel mondo documentandone i suoi aspetti sociali.

Ha collaborato con agenzie nazionali e internazionali. Ha pubblicato su giornali Italiani e stranieri. Ha viaggiato in Argentina durante la crisi del 2002, in varie città d’Europa e in Burundi dove capì che l’Africa e il vicino Medio Oriente erano i luoghi dove avrebbe concentro la sua attenzione.

È stato in diversi paesi africani colpito da quel che si dice “il mal d’Africa”. Un amore che lo ha visto impegnato 

Dal 2015 si trasferisce in Germania con la sua famiglia e dove ha più opportunità professionali.

Nel 2016 ha vinto il “Blauer Löwe” per un lavoro realizzato in un paese della Bassa Sassonia circa gli immigrati che vivono in quel posto.

 

Il Sud del mondo

Quando pensiamo al Sud del mondo immaginiamo quelle zone economicamente depresse concentrate in Africa, nel Sud dell’Asia, luoghi dell’America latina. Ma i punti cardinali possono acquisire una loro soggettività in un mondo dove anche nelle metropoli più ricche, civilizzate, tecnologicamente avanzate,esistono sacche di emarginazione socio-economiche, di minoranze bistrattate. Il Sud del mondo si trova anche nella dispersione scolastica delle grandi città, nel non riconoscere pari diritti di lavoro a prescindere dal genere, nei disabili che vivono in contesti urbani che li impediscono di spostarsi autonomamente causa barriere architettoniche, negli immigrati sfruttati sul lavoro, carceri sovraffollate, nei senzatetto, indigenti e tanto altro. Invisibili. Un Sud di cui molti girano la testa dall’altra parte. Un Sud a volte considerato parassitismo che “meglio se non ci fosse”. Ma c’è. Esiste. E servirebbe un po’ di sensibilità ed empatia in più per salvaguardare la dignità umana. Sostenibilità umana.

 

L’esercito dei volontari

Fortunatamente quel Restiamo umani di Vittorio Arrigoni sembra calzare a pennello come un claim per tutte quelle attività di associazioni ed altre organizzazioni che si prodigano nel sostenere i cosiddetti “invisibili”. Minoranze “fastidiose”.

A mia memoria credo che tutto sia iniziato nel 1865 conl’Esercito della Salvezza, un’organizzazione evangelica che aiutava i bisognosi e ancora operativa in tutto il mondo. La solidarietà si è poi estesa a tante altre realtà e il fotoreporter Antonino Condorelli entrando in contatto con una di queste, ha voluto dare il proprio contributo.

 

Antonino Condorelli per ArztMobil Hamburg

“Lost the way homeè un progetto fotografico nato durante la prima ondata della pandemia da Coronavirus nel 2020. Il Fotogiornalista Antonino Condorelli ha seguito in quel periodo un’organizzazione di medici volontari che, nella città di Amburgo, si prendono cura delle persone senza tetto e con scarsa sufficienza economica. Il lavoro, partito inizialmente come un reportage da pubblicare sui giornali, ha preso una "piega" diversa quando Condorelli ha proposto ad ArztMobil Hamburg di realizzare un libro con il quale poter sostenere economicamente l'organizzazione.

Per più di un mese il fotografo Antonino Condorelli ha seguito i medici di ArztMobil Hamburg cercando di raccontare il difficile lavoro che svolgono i volontari nel curare e assistere i senzatetto della città, soprattutto in questo periodo incerto di pandemia. Lost the way home è un viaggio intimo nella vita di medici e assistiti che attraverso il loro incontro rischiarano le ombre della vita. Lost theway home allude al complicato rapporto con la vita di una società che esclude chi vive diversamente.” (Dal comunicato stampa).

 

 

Il libro Lost the way home

Il libro consta di sessanta fotografie in bianconero con testi dell’autore e dei medici di ArztMobil Hamburg per un totale di 88 pagine.

Immagini che raccontano l’attività dei medici volontari, tra visite mediche nel camion attrezzato ad ambulatorio, rifornimenti alimentari e relative distribuzioni tramite furgone; momenti intensi le cui foto lasciano intuire il rapporto di fiducia instaurato tra medici e pazienti e con ritratti di alcuni di questi. Ritratti dove si scorge un filo comune per tutti: lo sguardo sofferto, di una vita provata che racconta storie probabilmente irraccontabili, fatte di miseria, violenze, soprusi, abbandoni subiti da chi magari doveva esserti vicino. Persone che non ce l’hanno fatta perché emotivamente fragili, senza spirito combattivo e che si sono lasciate andare. Per scelta o per vicissitudini della vita.

Ma i volontari sono lì. Non fanno domande. Ascoltano, i loro malesseri, per curarli o perlomeno alleviarli.

 

Il nostro autobus non è solo una sala per trattamenti sanitari, maanche un rifugio. Spesso l'attenzione non è solo sulle cure mediche, ma sulletue preoccupazioni e sui tuoi problemi.

- JuliaHerrmann; volontaria dell’ArztMobil Hamburg

 

E l’obiettivo di Antonino è lì, occhio discreto ma penetrante, dentro quelle atmosfere dure ma impregnate di bontà.

Antonino Condorelli, in termini di celebrità, non è Dorothea Lange ma ha fatto un passo avanti perché oltre a sensibilizzare con questo libro su uno spaccato sociale della “civiltà” occidentale, ha messo a disposizione la sua professionalità senza badare al profitto.

 

… queste esperienze mi hanno aperto gli occhi. Ho camminato per le strade con più attenzione. E all'improvviso ho notato molte difficoltà nella nostra ricca città che non avevo mai visto prima o forse non volevo vedere. Coloro che vedono le difficoltà devono agire.

-Von Levke Sonntag; volontaria dell’ArztMobil Hamburg

 

 

Il libro è stato autopubblicato nel febbraio 2020 ed èacquistabile sul sito di Antonino Condorelli (https://www.antoninocondorelli.com/prodotto/lost-the-way-home-homeless/)

 

 

PROSSIME MOSTRE:

 

Dal 22-10-21 al 21-11-21

Vernissage giorno 22 ottobre alle ore 19 presso St.Michaelis Kirche, Johan Sebastian Bach Platz, Lüneburg.

La chiesa in cui si tiene la mostra è una delle chiese maggiori di Lüneburg costruita dai benedettini intorno al 1300. Bach è stato allievo lì.

Contatti +49 04131 2072-14

 

Dal 26-11-21 fino al 19-12-21

Vernissage giorno 26 novembre alle ore 18 presso Reso FabrikWinsen Luhe, Neulander Weg 15, Winsen Luhe.

La Reso Fabrik è una fabbrica sociale in cui vengono realizzati programmi di inclusione per gli abitanti della città. Si occupa di realizzare progetti di vario tipo, spesso basati sull'arte, con cui si cerca di aggregare le varie culture presenti.

Contatti +49 04171 783940

 

In entrambe le strutture l'ingresso è libero, e in entrambe le mostre sarà possibile acquistare il libro Lost the Way Home per sostenere imedici di Arzt Mobil. Costo del libro 45,00 € se acquistato sul posto.

 

Ufficio Stampa e Organizzazione: antoninocondorelli@antoninocondorelli.com

09.10.2021 # 5815

Marco Maraviglia //

Modalità: No Humans. Le visioni di otto artisti per un mondo (im)probabilmente distopico

Massimo Sgroi, curatore della mostra presso la Andrea Nuovo Gallery, ci conduce in un percorso di riflessioni relative all’influenza del progresso sull’uomo e l’ambiente

Cosa fanno gli artisti per produrre opere? Pensano. A volte si lasciano passare addosso il malessere della vita. Come tir che affondano le ruote su dune di sabbia lasciando tracce, impronte, ma senza distruggerle, accolgono il tormento di quei copertoni che li investono. Metabolizzano il vissuto, a volte inconsciamente, mentre conducono la vita di tutti i giorni. Poi la lente della mente mette a fuoco su ciò che stanno per andare a materializzare. Comunicano visivamente la loro immaginazione. Il loro briefing consiste in quegli input che solo gli artisti colgono grazie a una sensibilità che raccoglie metadati tra i rumori di informazioni lasciate inesplorate dai comuni mortali. Talvolta con risultati avveniristici.

Alla fin fine, fanno comunicazione visiva. Con un approccio diverso da quello di un creativo pubblicitario. Ma comunque comunicano. Art director, copywriter e grafici questo lo sanno e perciò li incontriamo spesso in musei o in occasione di mostre d’arte. L’arte è linfa per la mente. Sorgente per la comunicazione.

 

Massimo Sgroi, curatore della mostra Modalità: No Humans, ha messo insieme otto artisti internazionali (fotografia, pittura, digital art, installazioni) seguendo il filo di un racconto su quel che potrebbero essere le (im)probabili trasformazioni dell’ambiente psicologico e fisico vissuto dall’uomo; urbano e naturale: Güler Ates, Jean Michel Bihorel, Patrick Jacobs, Federica Limongelli, Suzanne Moxhay, Barbara Nati, Helene Pavlopoulou e Simon Reilly.

Tecnologia e innovazione favoriscono il progresso ma c’è un prezzo da pagare? L’individuo si arricchisce umanamente, emozionalmente, o sta subendo un processo di svuotamento della sua stessa presenza attraverso la trasformazione del proprio habitat?

 

Il tempo scorre trasformando la vita reale sempre più in un universo parallelo, virtuale, fatto di polvere elettronica. Le piazze dove ci si incontrava divengono “second life”; al calcio o minigolf si gioca online con persone che manco conosci e che vivono (vivono?) in altri luoghi. Con i lockdown si è testato il gradimento del pubblico rispetto ai concerti da seguire online. Da casa. Senza l’essenza del brusio e di sguardi che si incrociano che solo dal vivo fanno meglio apprezzare lo spettacolo. Incontri culturali svolti in video. I veri effetti psicologici dello smart working e della didattica a distanza sono ancora tutti da approfondire. Ma non possiamo negarci che hanno contribuito a una desocializzazione che porta a uno svuotamento di valori dell’individuo. Alterazioni nelle sfere amicali, affettive. E quindi della propria mente.

Un progresso che sembra sfuggire di mano, in cui valori come l’identità, la memoria storica, il pensiero emergente, vengono penalizzati, sopraffatti.L’uomo rischia di diventare sempre più un passivo consumer. Con quella protesi-display di cui non riesce più a farne a meno.

In un mondo di un futuro prossimo, potremmo essere costretti a restare chiusi in casa per lunghi periodi per avversità climatiche, tempeste geomagnetiche, blackout, lunghi periodi di austerity per scarsezza di risorse. Sarebbe una grande brutta guerra che noi contemporanei non vorremmo vivere e di cui abbiamo modo di vedere le prime avvisaglie.

 

Come sarà il mondo con lo svuotamento interiore dell’individuo? E come sarebbe il mondo con una popolazione fisicamente decimata o annullata del tutto?

 

Modalità: No Humans ci pone di fronte a riflessioni etiche lasciando all’osservatore un’ampia interpretazione. Ma l’aspetto positivo di un mondo che si rigenera grazie all’assenza umana, per un’implosione del progresso, in paesaggi metafisici e iperrealistici, contrasta con il dramma della sua stessa estinzione. L’URBEX (Urban Exploration) suggerita in alcune opere, contiene fascino e allerta. Il fascino di avere il privilegio di sentirsi unico abitante di paesaggi rigenerati, sfuggiti a regole geologiche e biologiche. E un avvertimento che dovrebbe farci pensare sul dove stiamo andando.

Il mondo di oggi non è un granché ma bisogna essere sognatori per (ri)costruire gli umani.



Photo credit: Barbara Nati, Inverted Kingdom (Underpass); Modalità: No Humans, 2021. CourtesyAndrea Nuovo Home Gallery

 

 

 

 

 

MODALITÁ: NO HUMANS

Artisti: Güler Ates, Jean Michel Bihorel, Patrick Jacobs,Federica Limongelli, Suzanne Moxhay, Barbara Nati, Helene Pavlopoulou e SimonReilly.

A cura di Massimo Sgroi

Dal 01/10/2021 al 07/01/2022

Orari: martedì - venerdì, ore 10:00 - 13:15 e 16:15 - 19:00

Sabato, domenica e lunedì su appuntamento / Ingresso Libero

Andrea Nuovo Home Gallery

Via Monte di Dio, 61, 80132 – Napoli

Tel. +39 081-18638995

www.andreanuovo.com/- info@andreanuovo.com

 

Ufficio Stampa:Fabio Pariante - fabiopariante@gmail.com 

07.10.2021 # 5818

Ilas Web Editor //

Modulo Extra di Art Direction

Il modulo è gratuito / 8 lezioni / Riservato agli studenti del solo corso di Pubblicità online


Modulo Extra di Art Direction
Corso di Pubblicità online (esclusi laboratori)
Venerdì 22 ottobre alle ore 17,00, avrà inizio un modulo composto da 8 lezioni dedicate all'Art Direction con il docente Gianluca Tramontano. Il modulo è aggiuntivo alle lezioni del corso di Pubblicità programmate nelle giornate del giovedì, sono gratuite e, per gli studenti che per motivi lavorativi non possano assistere live, saranno disponibili su richiesta in modalità asincrona su un gruppo Facebook dedicato.

Le lezioni si terranno online il venerdì dalle ore 17,00 alle ore 18,30. Per partecipare occorre prenotare attraverso il seguente link: 

PRENOTA IL MODULO


INIZIO MODULO:
22/10/2021

DURATA:
8 lezioni

DOCENTE:
Gianluca Tramontano

CALENDARIO LEZIONI:
22 ottobre 2021 / dalle 17.00 alle 18.30
29 ottobre 2021 / dalle 17.00 alle 18.30
05 novembre 2021 / dalle 17.00 alle 18.30
12 novembre 2021 / dalle 17.00 alle 18.30
19 novembre 2021 / dalle 17.00 alle 18.30
26 novembre 2021 / dalle 17.00 alle 18.30
03 dicembre 2021 / dalle 17.00 alle 18.30
10 dicembre 2021 / dalle 17.00 alle 18.30



Il comunicato non riguarda gli studenti dei laboratori che hanno già svolto i programma di Art Direction con il docente Tramontano nell'ambito delle lezioni del venerdì pomeriggio.



06.10.2021 # 5811

Marco Maraviglia //

Marina Alessi in mostra con +D1, i ritratti corali di una perfetta padrona di casa

Presso la Galleria Gallerati a Roma i bianconeri della fotografa Marina Alessi e la possibilità di essere ritratti su prenotazione

Chi è Marina Alessi

Classe 1960. Vive e lavora a Milano dal 1984 iniziando come assistente per Giovanni Gastel e Fabrizio Ferri. Professionalmente attiva dalla fine degli anni ’80, fotografa specializzata in ritratti, ha colto attraverso il suo obiettivo  i protagonisti del mondo del teatro, del cinema, della cultura e della televisione, seguendoli sui set, sui palcoscenici e nella vita come ritrattista e fotografa di scena.

Partecipa a tutte le edizioni del CliCiak, il concorso nazionale riservato ai fotografi di scena.

 

Ha lavorato principalmente in grande formato con Linhof Technika 4x5.

Ebbe l’audacia di presentare un progetto alla Polaroid per poter utilizzare la Giant Camera, di cui sono presenti nel mondo solo 5 esemplari, fotografando per sei anni oltre 280 personaggi. La Giant Camera, per intenderci, realizza scatti unici 50x60 su supporto Polaroid a sviluppo immediato.

 

Ha pubblicato i libri fotografici:  44+1, AutoRitratti – fotografia e street art gioco a due (Vallecchi 2009,introduzione di Dario Fo e testo critico di Roberto Mutti); Facce da leggere – 282 ritratti di scrittori(Rizzoli 2010, prefazione di Sandro Veronesi), Zelig – 25 anni di risate (Mondadori 2012).

 

Tutto il resto lo si può conoscere sul suo sito: www.marinaalessi.com

 

+D1 –Ritratti corali

Più di uno, più di una. Sono principalmente ritratti di gruppo in bianconero realizzati con reflex digitale. Un lavoro iniziato nel 2019 come residenza d’artista presso il MACRO e, successivamente, implementato da nuove immagini. Una bella avventura fatta non solo di abilità professionale ma di passione per la gente da ritrarre perché senza l’entusiasmo di voler “leggere” le persone, conoscendole attraverso i propri occhi e cuore, senza sovrastrutture e pregiudizi, i risultati sarebbero asettici. O unilaterali. Perché, come scrisse Roland Barthes in Nota sulla fotografia:

 

“Quattro immaginari vi s’incontrano, vi si affrontano, vi si deformano. Davanti all’obbiettivo, io sono contemporaneamente: quello che io credo di essere, quello che vorrei si creda io sia, quello che il fotografo crede io sia, e quello di cui egli si serve per far mostra della sua arte”

 

Con il solo punto di vista del fotografo non è possibile la danza condivisa del ritratto fotografico. O almeno, non quello che dovrebbe apparire con quella spontaneità tipica di una convivialità dove le espressioni degli ospiti del banchetto sono serene, rilassate, sorridenti, paghe. Dalle immagini di Marina Alessi si intuisce che il suo lavoro la diverte. E, volendo continuare il paragone con una tavolata, Alessi sembra essere la perfetta padrona di casa che riesce a mettere a proprio agio anche invitati sconosciuti, creare l’atmosfera giusta della festa (quella del set) e condire con sapienza le proprie portate: i giusti tempi per sistemare con adeguate indicazioni le pose dei soggetti da ritrarre, tranquillizzarli e decidere il momento dello scatto. E per i ritratti di gruppo, è un po’ come quando a tavola percepisci all’istante che quello più in disparte vorrebbe gli si passasse la saliera che subito gli fai arrivare. Sorprendendolo. Tutti tenuti a vista, perché tutti devono star bene.

Se non si è contenti di ritrarre persone, se non si ha un buon rapporto con se stessi, se il proprio volto non è sereno e sorridente come quello di Marina Alessi, i soggetti che sono davanti all’obiettivo rifletterebbero inevitabilmente tutt’altre espressioni.

 

In +D1 presso la Galleria Gallerati, vi sono esposti ritratti di Daniele Di Gennaro, Luca Briasco, Umberto Ambrosoli, Elisa Greco, Amanda Sandrelli, Serena Iansiti, Emiliano Ponzi, Stefano Cipolla, Chicco Testa, Marco Tardelli, Mario Tronco con tre musicisti dell’Orchestra di piazza Vittorio, e Sonia (Zhou Fenxia) con la sua famiglia. Ed altri ancora. Immagini tratte tra tante da una selezione casuale.

 

“Ho sempre fotografato persone: mi piace la complicità che si crea quando le ritraggo e questa maniera di entrare in punta di piedi nel sentimento, nel legame. Soprattutto quando si tratta di ritratti di gruppo – famiglie con figli – ragiono molto in libertà. Non c’è la finzione della messa in posa. Anche per questo i miei ritratti rimangono classici, non di maniera: ritratti di cuore”

 

Ecco, ritratti affettivi. Affezionarsi alle persone che siritraggono. Con tutte le loro emozioni, stati d’animo sfuggenti, sentendoli vicini attraverso quel processo di empatia alchimistica tipica di un collaudato ritrattista.

Grazie a quella tensione e attenzione che la perfetta padrona di casa riesce a creare: Marina Alessi.

 

 

 

MarinaAlessi

+D1 –Ritratti corali

A cura di Manuela De Leonardis

Galleria Gallerati  (Via Apuania, 55 – Roma)

 

Inaugurazione giovedì 14 ottobre 2021, ore 19.00-22.00

Fino a venerdì 12 novembre 2021 (ingresso libero)

Orario: dal lunedì al venerdì: ore 17.00-19.00 / sabato, domenica e fuori orario: su appuntamento

Secondo le disposizioni in vigore, ingressi contingentati e consentiti soltanto con opportuni dispositivi di protezione individuale


Ritratti in galleria su prenotazione

Ufficio stampa: Galleria Gallerati, ufficiostampa@galleriagallerati.it

Informazioni: info@galleriagallerati.it, www.galleriagallerati.it,  www.marinaalessi.com

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